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Biennale democrazia. La costruzione dello spirito critico e dell’educazione civica delle comunità

  • Pubblicato il: 14/04/2017 - 23:48
Rubrica: 
FONDAZIONI PER LA CULTURA
Articolo a cura di: 
Sara Marceddu e Giangavino Pazzola

Oltre 35 mila partecipanti ai 106 incontri tenuti da 246 relatori, per  Biennale Democrazia 2017 - Uscite di emergenza. "Per la quinta edizione abbiamo investito ulteriormente sul coinvolgimento dei cittadini e sull’allargamento a nuove aree della città”. Per Angela La Rotella – direttore organizzativo della manifestazione –“obiettivo centrato con una partecipazione vivace del pubblico”. Il festival si è chiuso il 2 aprile, ma proseguono le mostre “Esodi e Conflitti” fino al 20 maggio alla Film Commission Torino; “Corpi attraverso i Confini” alla Fondazione Merz fino al 30 aprile; “Abitare in Italia” all’ Urban Center Metropolitano fino al 5 giugno. A dieci anni dalla nascita di BD abbiamo voluto ragionare di tali temi, di questioni relative alla pianificazione e alla governance dell’evento con Angela La Rotella che, oltre ad essere direttrice artistica, e anche segreteria generale della Fondazione per la Cultura Torino – ente preposto alla realizzazione di una  manifestazione sostenibile “non abbiamo mai avuto difficoltà a sostenere tutto il bilancio di Biennale, senza ricevere finanziamenti pubblici”.
 


Torino– Fondazione per la Cultura Torino, ente strumentale della Città di Torino per “la valorizzazione della cultura attraverso un’attività integrata di fundraising per progetti e realizzazione degli stessi”, nasce per dare una spinta propulsiva alla trasformazione dell’identità cittadina puntando sulla cultura. Tra le varie manifestazioni in capo alla Fondazione, Biennale Democrazia rappresenta lo sforzo organizzativo più significativo: cinque giorni per 106 appuntamenti distribuiti in 15 sedi diverse con 246 ospiti, senza considerare le attività portate avanti tra un’edizione e l’altra.
La Fondazione per la Cultura Torino, oltre a Todays, Narrazioni Jazz, MITO Settembre Musica, organizza anche Biennale Democrazia – oggetto della nostra intervista. Come si coniuga la mission della Fondazione con quella di una manifestazione come BD? Quali sono le istanze sociali che cerca di intercettare?
BD nacque nel 2007 – con la prima edizione nel 2009 – con l’intento di offrire una manifestazione incentrata sull’educazione civica in una città particolarmente attenta alle questioni di natura sociale, dove esiste una cultura civile che tale si è dimostrata, per esempio, quando morì il nostro filosofo Norberto Bobbio. Allora organizzammo alcune lezioni pubbliche dall’enorme successo che diede conferma dell’attenzione estrema della cittadinanza alle tematiche della convivenza e realizzazione della democrazia. A differenza di altre manifestazioni più artistiche e legate ad altre dimensioni, BD è forse l’unica in Italia la cui finalità sociale è quella di formare una educazione permanente del cittadino con una particolare attenzione ai giovani, grazie al coinvolgimento di scuole e Università.
 
Quali sono le modalità di scelta delle tematiche da affrontare e qual è il percorso di progettazione delle proposte?
Esistono tre canali principali per la scelta dei temi e delle modalità di sviluppo degli stessi: il primo è quello del Comitato scientifico, formato da personalità importanti a livello italiano e internazionale; un gruppo più ristretto che è il Coordinamento scientifico – filosofi, storici, sociologi, economisti – che ha la possibilità di incontrarsi insieme al presidente Gustavo Zagrebelsky e col quale porta avanti un processo di individuazione prima delle tematiche e, in seconda battuta, delle proposte dei contenuti e degli ospiti. Il secondo livello è quello che ci arriva dalle relazioni istituzionali cittadine che da anni ci propongono attività specifiche. Da quest’anno abbiamo deciso di lanciare due call: la prima Diventa autore di BD2017 rivolta al singolo cittadino che ha avuto una risposta significativa sia a livello quantitativo che qualitativo. Abbiamo ricevuto una settantina di proposte da tutta Italia di cui ne abbiamo accolte 2 in più di quelle previste, 11 invece di 9, che sono confluite in 23 incontri. La seconda call era dedicata invece alle associazioni, a cui hanno risposto organizzazioni delle più varie che, altrimenti, non avremmo potuto raggiungere.
Come è cresciuta, dalla prima edizione del 2009 ad oggi, la rete di partnership di progetto – anche in merito ai ruoli – e come le collaborazioni hanno inciso sul sviluppo della programmazione?
Nonostante le partnership si siano avvicendate nel tempo, dalla prima edizione abbiamo avuto sempre il sostegno di Intesa San Paolo, di Compagnia di San Paolo e di Fondazione CRT. L’edizione 2017 di BD è la terza che ha come main partner Eni, azienda che ha sempre avuto particolare attenzione ai temi dell’educazione civica e che, nonostante non abbia una presenza specifica a Torino, ha sempre stimato il nostro lavoro e ha deciso di continuare a sostenerci. Dalla scorsa edizione si è aggiunta Terna, ma abbiamo perso Telecom che invece si era impegnata per un progetto specifico sul bullismo nell’edizione precedente; manteniamo la costante presenza di Reale Mutua e di Smat. Le collaborazioni cambiano da un’edizione all’altra anche a seconda dei temi affrontati rispetto ai quali troviamo più o meno attenzione e sensibilità da parte delle aziende. BD ha dunque uno zoccolo duro di partnership che garantisce la continuità e poi, tenendo presente il tema di ogni edizione, sta a noi organizzatori individuare quali realtà economiche possano essere più sensibili.
 
Il progetto della BD è pensato come un percorso di partecipazione distribuito nel tempo attraverso una serie di incontri preparatori e di appuntamenti intermedi che lo rendono impegnativo dal punto di vista gestionale e organizzativo. Qual è il modello di governance che sostiene questo sforzo?
BD viene realizzata da  Fondazione per la Cultura Torino e può vantare una governance virtuosa grazie alla piena collaborazione della macchina amministrativa del Comune di Torino; il bilancio dunque è reso più sostenibile poiché non ci si avvale di un’agenzia esterna, come accade in molti altri festival, cui noi appaltiamo il lavoro organizzativo. La forza lavoro dunque è interna, totalmente integrata negli uffici del Comune, grazie alla quale abbiamo un’ottimizzazione delle risorse umane.
La sostenibilità è garantita dalla sponsorizzazione di importanti aziende e dalle facilitazioni che derivano, per esempio, dalla possibilità di fruire di alcuni spazi senza corrispondere canone d’affitto. Le sedi di Biennale per quest’ultima edizione sono arrivate a 15, in virtù di in ampliamento che non si limita all’occupazione fisica delle sedi, ma che è legato alla natura degli spazi e alle collaborazioni con la programmazione.
 
Che tipo di investimento economico richiede la BD e chi sono i principali finanziatori?
La macchina poderosa di BD ha un costo che si aggira attorno ai 700 mila euro, la cui totale sostenibilità è garantita dal lavoro di fundraising della Fondazione. Quello che mi interessa sottolineare è che non abbiamo mai avuto difficoltà a sostenere tutto il bilancio di Biennale, senza ricevere finanziamenti pubblici. Ovviamente la Città partecipa con la forza lavoro dei colleghi del Comune di Torino, ma il budget economico arriva esclusivamente dalle partnership private. Le sponsorizzazioni economiche derivano da erogazione previa domanda di contributo da parte nostra; non abbiamo sponsorizzazioni tecniche e abbiamo La Stampa, La Repubblica, la Rai e Limes che, in qualità di media partner, ci aiutano nella comunicazione. I componenti del Comitato scientifico prestano la propria collaborazione in maniera gratuita, molti relatori rinunciano alla fee per i loro interventi e abbiamo dei cachet rigorosamente controllati, nel senso che i contributi massimi corrispondono a 500/700 euro, con un tetto massimo fissato a 1000 euro per la lectio magistralis, scelta in linea con un codice etico che vogliamo rispettare.
 
Le Giornate della manifestazione sono la restituzione alla comunità di un progetto costruito nell’arco di un anno. In un momento storico di crisi politica e socio-economica fortissima e di un conseguente allontanamento dai momenti di partecipazione democratica, c’è il rischio che la formula di prenotazione a pagamento sia un deterrente che ne pregiudichi l’accessibilità? Si tratta di una necessità legata alla sostenibilità del progetto stesso o va incontro a esigenze di tipo logistico/organizzativo?
BD è completamente gratuita, abbiamo inserito la formula della prenotazione per favorire quelle persone che per ragioni di tempo o per questioni logistiche non potrebbero mettersi in coda un’ora prima di ogni appuntamento. I 5 euro che il cittadino corrisponde per poter prenotare l’ingresso non compongono una voce significativa di entrata; si tratta di un servizio che permette a chi lavora e non ha tempo, a chi viene da fuori città e a chi faticherebbe a sostenere lunghe code di poter partecipare; ovviamente assicuriamo uno slot di biglietti per chi arriva a ridosso degli incontri. Gli studenti delle scuole superiori e dell’Università hanno la prenotazione gratuita.
 
Solo due anni fa il Presidente Gustavo Zagrebelsky affermava «Sappiamo ciò che non siamo più, non sappiamo ciò che saremo, ciò che stiamo diventando». Oggi, arrivati alla quinta edizione, la Biennale Democrazia ha un’idea di sé e del suo ruolo nel futuro?
Questo tipo di iniziative hanno un senso finché incontrano la risposta del pubblico: fino a quando saremo in grado di percepire un interesse da parte dei cittadini, BD avrà senso di esistere. Al di là delle personalizzazioni, poiché è necessario pensare che nella vita le cose importanti vadano oltre le persone, credo che BD sia un progetto importante, una manifestazione culturale utile, necessaria. La domanda da porsi non è: “E’ bello oppure no?” bensì “Aggiunge qualcosa all’esperienza umana personale e collettiva?”. Fino a quando riusciremo a rispondere in maniera positiva, allora BD continuerà ad esistere. Qualora l’evoluzione si esaurisse, dimostrando che non sussiste più questa necessità, si potrebbe decidere di chiudere. In una società come la nostra in cui le emergenze sono davvero tante e diffuse, sento ancora la necessità di BD. Il titolo dell’edizione 2017 Uscite di emergenza riassume in sé tutte le problematiche sociali, economiche e culturali che è d’uopo affrontare. Quando parlo di emergenza culturale faccio riferimento per esempio all’Europa che rappresenta un’emergenza soprattutto dal punto di vista culturale.
Il bisogno cui BD risponde oggi è quello di accompagnare i cittadini nella formazione di una coscienza critica, di fornire degli strumenti di partecipazione e coinvolgimento che non sia quelli passivi dei talk-show televisivi. L’obiettivo è quello di poter offrire il godimento intellettuale nell’ascolto di voci autorevoli a confronto su temi universali, che suscitino stimoli costruttivi da tradurre in approfondimenti e una sempre crescente consapevolezza.
 
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