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Tiepolo

I primi dieci anni della Fondazione Cosso al Castello di Miradolo: bellezza, responsabilità e innovazione sociale.

  • Pubblicato il: 15/11/2018 - 08:01
FONDAZIONI DI FAMIGLIA
Dall’imprenditrice Maria Luisa Cosso e da Paola Eynard, sua figlia, nel 2008, nasce un ente dedicato a promuovere la valorizzazione del patrimonio storico-artistico e naturalistico piemontese, trasmettendo alla collettività l’interesse e l’attenzione per la cultura, la cura per il proprio territorio e l’impegno per la conoscenza, l’educazione e l’innovazione sociale. E la sua sede, il Castello di Miradolo con il suo Parco a San Secondo di Pinerolo (To), diventano risorsa di comunità. «Costituire la Fondazione è stato per me l’avverarsi di un sogno” – sostiene la signora Cosso, Presidente della Fondazione – “i percorsi, gli interventi multidisciplinari e di ricerca sono rivolti all’intera comunità, ma soprattutto ai giovani».
Articolo a cura di: 
Elena Inchingolo
Autore/i: 

Ci vede lontano “Viva l’Arte Viva”?

  • Pubblicato il: 16/05/2017 - 15:17
FONDAZIONI E ARTE CONTEMPORANEA

La critica d’arte non è la nostra missione, ma poteva mancare il nostro sguardo sulla 57ma Biennale di Venezia, la più spettacolare messa in scena del sistema,  del fermento dell’arte  contemporanea? Dopo la delusione di Documenta ad Atene, in una Venezia senza eguali, anche di attenzione mediatica, tra meraviglia,  party milionari, mostre muscolari,   engagement sociale  e profonde contraddizioni, la Biennale si dichiara  figlia del nostro tempo, di un mondo di diseguaglianze in cui la faglia di S. Andrea  è un eufemismo.  Christine Macel, la curatrice d’Oltralpe è riuscita a tener fede alle promesse del suo statement? “Più che mai il ruolo, la voce e la responsabilità dell’artista appaiono cruciali nell’insieme dei dibattiti contemporanei. È grazie alle individualità che si disegna il mondo di domani, un mondo dai contorni incerti, di cui gli artisti meglio degli altri intuiscono la direzione”. Neve Mazzoleni, inviata speciale, ci restituisce una lettura introduttiva che invita a ulteriori visite, al di là dei vernissage, per l’esercizio di quella critica slow che ci appartiene
 

Articolo a cura di: 
Neve Mazzoleni
Autore/i: 

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