LA CULTURA FA STAR BENE
Rubrica di ricerca in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo
La cultura viene annoverata in modo diretto e indiretto tra i determinanti sociali della salute con impatto sul benessere definiti dall’OMS. “Cultura e valori sociali” sono infatti esplicitamente menzionati come parte del contesto socioeconomico e politico. Ma anche la coesione sociale e il capitale sociale, l’educazione e la posizione socioeconomica chiamano in causa la pratica e la partecipazione alla cultura e alla arti (fig.1).
Fig.1. Determinanti sociali della salute[1]
La prospettiva cosiddetta salutogenica[2], invece di ricercare che cosa ci fa stare male per aiutarci ad evitarlo, investiga che cosa ci fa stare bene, per incoraggiarci a ricercarlo ed acquisirlo (fig.2). La maggior parte degli asset ritenuti efficaci per la salute e il benessere ha le sue origini nelle attività culturali e artistiche degli individui e delle comunità.
Un altro interessante esempio di inclusione strutturale dei temi della cultura, ivi compreso il paesaggio come bene culturale, è costituito dal progetto sul benessere che l’Istat ha avviato dal 2010 come superamento del Pil. Caso per ora unico al mondo, le Misure del Benessere equo e sostenibile dell’Istat, non solo includono un indicatore sintetico di partecipazione culturale e un indicatore di occupazione nelle industrie creative, ma dedicano un intero dominio al paesaggio e al patrimonio culturale.
Fig.2. La cultura nella prospettiva salutogenica
Dati dell’indagine Istat su Aspetti della vita quotidiana riferiti al 2016 mostrano un’associazione regolare fra la salute percepita e l’intensità della partecipazione culturale. Fra le persone con più di 65 anni e in particolare fra le donne che dichiarano di non svolgere nessun tipo di partecipazione culturale si raggiungono le percentuali più alte di valutazione da negativa a molto negativa del proprio stato di salute. Questi andamenti sono coerenti con studi mirati svolti negli ultimi decenni negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Svezia.
Visto secondo la prospettiva della decisione politica, il rapporto fra cultura, benessere e salute può essere tradotto in tre interrogativi:
- In che misura l’attività creative e il coinvolgimento nelle arti funzionano per promuovere la salute e contribuire al trattamento di specifiche condizioni?
- Questi interventi sono cost-effective?
- La ricerca può offrire elementi per una pratica evidence-based nel campo delle arti per la salute?
Con livelli diversi di rigore, gli studi hanno fin qui documentato:
miglioramenti:
- nella salute fisica e nello stile di vita
- della motivazione e del senso della vita, speranza e ottimismo
- del benessere psicologico o mentale e buonumore.
sostegno a gruppi sociali e persone difficili da raggiungere;
crescita:
- della socialità, delle capacità comunicative e delle connessioni sociali
- dell’autostima e della sicurezza di se’, senso di controllo e di empowerment;
- dell’isolamento e della solitudine
- di ansia o depressione e malumore
- del numero di visite al medico di famiglia o ai referenti sanitari e ai servizi sociosanitari primari e secondari;
Il gran numero di esperienze condotte con buoni risultati in Italia è un insieme composito e disomogeneo, che, tra le altre cose, comprende:
- L’arte come fattore salutogeno e protettore (active aging, ecc.)
- L’arte negli ambienti di salute e di cura (temporaneamente o permanentemente)
- Programmi di benessere e cura negli ambienti culturali e artistici
- Art therapy
- Programmi di partecipazione culturale e artistica
- Progetti per la creatività di tutti i giorni
- Formazione dei medici e medical humanities.
Per la sua natura, questo insieme impone una strategia di sperimentazione, ricerca e di raccolta delle evidenze caratterizzata da un approccio a geometria variabile (fig.3). Ma per fare evolvere il mosaico, per quanto affascinante, in sistema, abbiamo una proposta per la politica: dare vita a uno spazio dove, anche in Italia, la ricerca, le politiche e le pratiche della salute e della protezione sociale incontrino la ricerca, le politiche e le pratiche dell’arte e la cultura.
Fig.3 – Una strategia a geometria variabile
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