Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

LA CULTURA FA STAR BENE

  • Pubblicato il: 15/10/2018 - 00:00
Rubrica: 
CULTURA E WELFARE
Articolo a cura di: 
Annalisa Cicerchia, Istituto Nazionale di Statistica
Alla relazione virtuosa tra “CULTURA, BENESSERE E SALUTE” LuBEC2018 ha dedicato due momenti di approfondimento. Vi offriamo la relazione di Annalisa Cicerchia, primo ricercatore ISTAT, tra le voci più autorevoli in tema, su “Esperienze, evidenze, percorsi
Rubrica di ricerca in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo

 

La cultura viene annoverata in modo diretto e indiretto tra i determinanti sociali della salute con impatto sul benessere definiti dall’OMS. “Cultura e valori sociali” sono infatti esplicitamente menzionati come parte del contesto socioeconomico e politico. Ma anche la coesione sociale e il capitale sociale, l’educazione e la posizione socioeconomica chiamano in causa la pratica e la partecipazione alla cultura e alla arti (fig.1).

Fig.1. Determinanti sociali della salute[1]

  

La prospettiva cosiddetta salutogenica[2], invece di ricercare che cosa ci fa stare male per aiutarci ad evitarlo, investiga che cosa ci fa stare bene, per incoraggiarci a ricercarlo ed acquisirlo (fig.2). La maggior parte degli asset ritenuti efficaci per la salute e il benessere ha le sue origini nelle attività culturali e artistiche degli individui e delle comunità.
Un altro interessante esempio di inclusione strutturale dei temi della cultura, ivi compreso il paesaggio come bene culturale, è costituito dal progetto sul benessere che l’Istat ha avviato dal 2010 come superamento del Pil. Caso per ora unico al mondo, le Misure del Benessere equo e sostenibile dell’Istat, non solo includono un indicatore sintetico di partecipazione culturale e un indicatore di occupazione nelle industrie creative, ma dedicano un intero dominio al paesaggio e al patrimonio culturale.
 
Fig.2. La cultura nella prospettiva salutogenica

Dati dell’indagine Istat su Aspetti della vita quotidiana riferiti al 2016 mostrano un’associazione regolare fra la salute percepita e l’intensità della partecipazione culturale. Fra le persone con più di 65 anni e in particolare fra le donne che dichiarano di non svolgere nessun tipo di partecipazione culturale si raggiungono le percentuali più alte di valutazione da negativa a molto negativa del proprio stato di salute. Questi andamenti sono coerenti con studi mirati svolti negli ultimi decenni negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Svezia.
Visto secondo la prospettiva della decisione politica, il rapporto fra cultura, benessere e salute può essere tradotto in tre interrogativi:

  • In che misura l’attività creative e il coinvolgimento nelle arti funzionano per promuovere la salute e contribuire al trattamento di specifiche condizioni?
  • Questi interventi sono cost-effective?
  • La ricerca può offrire elementi per una pratica evidence-based nel campo delle arti per la salute?
Più di venti anni di ricerca internazionale hanno permesso di accumulare studi sperimentali nel settore delle terapie dell’arte e della creatività (non sempre con esiti favorevoli), pubblicazioni scientifiche sui risultati di metodi sperimentali e revisioni sistematiche nel campo delle arti per la salute, ma ancora sono in molti a chiedere studi controllati più rigorosi per costruire una base di evidenze più robusta.
Con livelli diversi di rigore, gli studi hanno fin qui documentato:
miglioramenti:
  • nella salute fisica e nello stile di vita
  • della motivazione e del senso della vita, speranza e ottimismo
  • del benessere psicologico o mentale e buonumore.
acquisizione di conoscenze, nuovi interessi e nuove abilità;
sostegno a gruppi sociali e persone difficili da raggiungere;
crescita:
  • della socialità, delle capacità comunicative e delle connessioni sociali
  • dell’autostima e della sicurezza di se’, senso di controllo e di empowerment;
riduzione:
  • dell’isolamento e della solitudine
  • di ansia o depressione e malumore
  • del numero di visite al medico di famiglia o ai referenti sanitari e ai servizi sociosanitari primari e secondari;
disponibilità, per i medici del servizio sanitario pubblico, di una gamma di opzioni di integrazione delle cure mediche per un approccio più olistico.
 
Il gran numero di esperienze condotte con buoni risultati in Italia è un insieme composito e disomogeneo, che, tra le altre cose, comprende:
  • L’arte come fattore salutogeno e protettore (active aging, ecc.)
  • L’arte negli ambienti di salute e di cura (temporaneamente o permanentemente)
  • Programmi di benessere e cura negli ambienti culturali e artistici
  • Art therapy
  • Programmi di partecipazione culturale e artistica
  • Progetti per la creatività di tutti i giorni
  • Formazione dei medici e medical humanities.
 
Per la sua natura, questo insieme impone una strategia di sperimentazione, ricerca e di raccolta delle evidenze caratterizzata da un approccio a geometria variabile (fig.3). Ma per fare evolvere il mosaico, per quanto affascinante, in sistema, abbiamo una proposta per la politica: dare vita a uno spazio dove, anche in Italia, la ricerca, le politiche e le pratiche della salute e della protezione sociale incontrino la ricerca, le politiche e le pratiche dell’arte e la cultura.
 

Fig.3 – Una strategia a geometria variabile

© Riproduzione riservata
 


[2] B.Lindström and M.Eriksson (2010). The hitchhiker’s guide to salutogenesis: Salutogenic pathways to health promotion. Helsinki: Folkhälsan Research Centre.