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L’alleanza educativa tra scuola università e musei

  • Pubblicato il: 14/06/2016 - 19:10
Autore/i: 
Rubrica: 
MUSEO QUO VADIS?
Articolo a cura di: 
Sendy Ghirardi

Cosa significa oggi educare con l’arte contemporanea? Come può essere intesa la partecipazione culturale per la scuola, gli educatori, i bambini e i ragazzi? Come si può interpretare il patrimonio culturale? Qual è il ruolo delle istituzioni culturali nei percorsi educativi? E come scuola, università e musei possono insieme costruire nuove conoscenze? Se ne è parlato al convegno  «Educare con l’arte contemporanea. Nuove forme di partecipazione. Scuola, musei e università per un alleanza educativa» presentato da Fondazione Pirelli HangarBicocca e dal Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa” dell’Università di Milano Bicocca.

Milano. Nell’auditorium dell’Università Milano Bicocca l’incontro  Educare con l’arte contemporanea. Nuove forme di partecipazione. Scuola, musei e università per un alleanza educativa presentato da Pirelli HangarBicocca e dal Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa” dell’Università di Milano Bicocca mette a confronto le esperienze didattiche accademiche e il mondo delle istituzioni museali nell’ambito dell’educazione attraverso l’arte contemporanea e delle nuove forme di partecipazione. 
Le due istituzioni da alcuni anni cooperano nell’ambito delle modalità di ricerca e di azione che si riferiscono principalmente all’education through art e all’art based research.
La feconda relazione ha dato vita ad un progetto che è consistito nella formazione dei docenti delle scuole di ogni ordine e grado per condividere con gli insegnanti e costruire con loro un modo diverso di fruire l’arte, che li veda pienamente protagonisti nell’interpretazione del patrimonio esposto, partecipi fin dalle prime fasi dell’allestimento in un dialogo con i responsabili della comunicazione e i curatori dello spazio espositivo insieme con i professori della Bicocca.
«Una delle missioni dell’Università è quella di utilizzare il sapere prodotto al suo interno  per lo sviluppo del territorio e della comunità, la collaborazione ha permesso di innovare le pratiche educative in modo condiviso» dichiara il Direttore del Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa”, Maria Grazia Riva.
Questa partnership sottolinea l’importanza dei processi educativi che avvengono attraverso l’arte contemporanea e propone nuove metodologie per realizzarli. 
Attraverso la comprensione e il rimodellamento dei suoi codici, l’arte porta a rileggere la realtà, a promuovere lo sviluppo del senso critico e di quello civico e ad ampliare la propria conoscenza attraverso metodi non formali e convenzionali.  La capacità di interfacciarsi con la realtà passa attraverso la capacità di osservare. 
Come sottolinea Martina De Luca della Direzione Generale Educazione e Ricerca del Mibact «Esiste un parallelo tra la pratica artistica e la pratica educativa, entrambe passano attraverso la sperimentazione, percorrono strade inedite, si pongono domande e rispettano la devianza». 
La collaborazione del sistema scolastico con quello museale permette un educazione culturale a 360° per i cittadini del futuro, che saranno abituati a frequentare i luoghi della cultura e a partecipare alle esperienze artistiche, a manipolare in modo personale i contenuti a loro proposti e a non essere inermi agli stimoli culturali. 

Educare all’arte in età scolare permette una familiarizzazione e un interiorizzazione della materia, suscitando il bisogno culturale nell’individuo. Proprio come sottolineano già alla fine degli anni ’60 Pierré Bourdieu e Alain Darbel, in l’Amour de l’Art,  prima ricerca sociologica sul pubblico museale, chi non sperimenta il luogo del museo fin da piccolo difficilmente si ritroverà ad utilizzarlo in età adulta, «Il bisogno di appropriarsi di beni, che come i beni culturali, esistono soltanto per colui che ha ricevuto dall'ambiente familiare e dalla scuola i mezzi per appropriarsene, può apparire soltanto presso coloro che possono soddisfarlo e può essere soddisfatto solo quando appare». 
A questi fini è necessario che si introduca nella scuola l’educazione dello sguardo e l’alfabetizzazione plastica, sormontata spesso, come ci ricorda Pierré Gaudibert, dalla cultura classica fondata sulla parola a scapito delle espressioni contemporanee dell’immagine. 
Gli educatori museali garantiscono gli strumenti affinché insegnanti e studenti si possano connettere con il mondo dell’arte e tra loro, si pone come mediatore tra l’oggetto e il visitatore. 
Vengono messe in pratica tecniche che stimolano il potenziale creativo ed espressivo dei partecipanti, attraverso l’offerta di esperienze capacitanti. Sviluppano negli individui nuove categorie di pensiero e nuove identità. 

Il Castello di Rivoli , al tavolo dei relatori, presenta il suo progetto ventennale Il Tappeto Volante, che attraverso l’alleanza con la Scuola dell’Infanzia Municipale BaJ, ha rigenerato l’intero quartiere di San Salvario a Torino, colpito da tensioni interetniche nella microsocietà scolastica e tra i residenti del rione. L’arte contemporanea diventa strumento per la valorizzazione del contesto sociale crea un immaginario socialmente condiviso, crea comunità, traslando le azioni individuali in benefici collettivi. La metonimia del tappeto come intreccio guida le attività volte a insegnare ad accettare la diversità e a viverla come risorsa. Il progetto, che vede la partecipazione di insegnanti, operatori, alunni e genitori, prevede attività, sia nel museo sia a scuola per l’intero anno scolastico ed eventi conclusivi quali momenti significativi per la vita della comunità di San Salvario.
Il MADRE di Napoli entra nelle scuole per condividere il metodo di una didattica partecipata, attraverso una serie di attività che configurano un museo in azione che costruisce la propria identità insieme al pubblico, ogni giorno. Con il supporto degli operatori didattici ogni scuola potrà mettere in atto un analogo comportamento performativo, da qui il nome Per_formiamo la scuola!, per portare al suo interno l’esperienza del laboratorio museale ed esplorare dal vivo la vasta gamma dei linguaggi, dei materiali, dei colori e delle forme artistiche della contemporaneità.  Si educano i ragazzi alla responsabilità civile e alla coesione attraverso la comprensione dei processi di costruzione del significato dell’arte contemporanea.
Come ricorda Mario Messi dell’Ufficio Scolastico Regionale Ambito Territoriale di Milano «il territorio, l’arte e la cultura sono centrali nell’aiutare la scuola a rapportarsi al divenire e a sviluppare le competenze europee di cittadinanza».
La Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo promuove un progetto rivolto a ragazzi e ragazze migranti di cosiddetta seconda generazione per stimolare, valorizzare e dare spazio alla loro partecipazione, da protagonisti, alla vita culturale e artistica della città.  
MyPlace-MyText  punta all'appropriazione del luogo da parte dei giovanissimi e si basa su tre punti imprescindibili: il dialogo intergenerazionale tra lo staff del museo e i partecipanti al progetto, il dialogo culturale tra il museo e le sue opere e i ragazzi coinvolti, e il dialogo di restituzione tra i ragazzi coinvolti e i loro pari attraverso la realizzazione di un catalogo.
La GAMeC non è l’unica a sviluppare programmi di partecipazione attiva e creativa per l’educazione tra pari, che fondono  il linguaggio e i media dei giovani studenti con l’arte contemporanea per la creazione di strumenti culturali destinati ai loro coetanei.
Grazie anche al programma di alternanza scuola lavoro, che dà la possibilità alle istituzioni culturali di lavorare con gli adolescenti, segmento di pubblico critico per i musei come ci ricordano Federica Pascotto e Michela Perrotta di Palazzo Grassi e Punta della Dogana di Venezia, è stato possibile sviluppare programmi educativi che mixassero i bisogni e i desideri dei ragazzi con la mission delle organizzazioni. Detto tra noi: teens al museo coinvolge i teenagers nella realizzazione di un’applicazione con funzione di videoguida per le mostre temporanee di Palazzo Grassi e Punta della Dogana di Venezia, raccolte poi all’interno di un sito web.  Appropriarsi dei codici dell’arte contemporanea reinterpretandoli e rimodellandoli ha fatto sì che il museo diventasse luogo di appartenenza per i ragazzi. 
L’approccio peer to peer viene sperimentato anche alla Fondazione MAXXI di Roma che lavora con i ragazzi del Liceo Aristofane per costruire, in orario extra-scolastico, delle videoguide disponibili online dedicate ai complessi architettonici contemporanei di Roma. Un progetto che grazie al principio dell’influenza sociale ha riscosso molto successo tra gli adolescenti romani. 
Anna Chiara Cimoli e Maria Elena Santomauro raccontano il progetto di educazione fra pari Che cosa vedi? , vincitore del bando MIUR nell’ambito del concorso nazionale Progetti didattici nei musei, nei siti di interesse archeologico, storico e culturale o nelle istituzioni culturali e scientifiche, co-progettato da dodici studenti del Liceo Daniele Crespi di Busto Arsizio con Il Museo del Novecento di Milano. I ragazzi elaborano un kit che racchiude la mediazione di cinque opere presenti nella collezione tradotto in quattro lingue per i loro coetanei adolescenti. Un kit che non vuole spiegare la storia dell’opera ma bensì riflettere sulle tematiche che ci stanno dietro.
L’esigenza di formare dei veri e propri mediatori culturali che si immergono nel mondo dell’arte, approcciandosi sia all’oggetto culturale che alle pratiche del sistema museale, emerge anche nel progetto della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.  
Reboot the planet! coinvolge i ragazzi del Liceo artistico Renato Cottini di Torino nella mostra Rinascimento di Adrian Villar Rojas,  attraverso un percorso di formazione all’arte contemporanea finalizzato alla produzione di contenuti collaterali e alla mediazione culturale verso i più piccoli.
I musei sono spazio di stupore e scoperta, di costruzione di percorsi narrativi che educano al presente come sottolinea il nome del progetto presentato da Fondazione Palazzo Strozzi, che permette ai ragazzi di imparare a conoscere e rimodellare i linguaggi alla base del significato culturale contemporaneo lavorando con gli artisti.
Impostazioni di programmi di medio-lungo termine, forte connessione e consapevolezza del proprio territorio per sviluppare una relazione tra l’esperienza artistica, la cittadinanza e gli spazi sociali, educazione peer to peer e la mediazione culturale sono gli ingredienti comuni alle metodologie di progettazione condivise dai più importanti musei di arte contemporanea italiani. 
Quello che risalta dal convegno è una tendenza a sviluppare progetti che sensibilizzano all’arte e abituano i ragazzi ad appropriarsi dello spazio museale come uno spazio della comunità. 
Il museo oggi non vuole essere un tempio isolato dalla città, l’arte è un veicolo per creare connessione. Il crossover scuola-museo può diventare un facilitatore di nuova conoscenza alla base dello sviluppo e del benessere di una società nell’era dell’economia post-industriale. 
Non a caso, Maria Cristina Messa, Rettore dell’Università Milano Bicocca ha aperto la conferenza sottolineando l’importanza della cultura come risorsa di benessere e delle integrazioni di competenze e discipline diverse per l’innovazione.

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RIFERIMENTI
Bourdieu, P. ; Darbel, A.(1969)  L’Amour de l’art. Les musées d’art européens et leur public, Paris, Minuit, coll. 'Critique' traduzione italiana (1972) L'amore dell'arte: le leggi della diffusione culturale. I musei d'arte europei e il loro pubblico, Guaraldi, Rimini 
Gaudibert, P.(1970), Il museo d’arte moderna, animazione e contestazione in Reuve d’Esthétique, Paris, tradotto in Ribaldi, C. (a cura di)2005), Il nuovo museo. Origini e percorsi, Il Saggiatore, Milano.