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Gli oggetti usabili, consumati e rinati della Fondazione Achille Castiglioni

  • Pubblicato il: 15/06/2018 - 13:00
Rubrica: 
FONDAZIONI D'ARTISTA
Articolo a cura di: 
Francesca Panzarin
Per gli eredi dell’architetto milanese che quest’anno avrebbe compiuto 100 anni conservare in chiave moderna significa catalogare e raccontare. Abbiamo intervistato i figli Carlo e Giovanna, rispettivamente presidente e segretario generale della fondazione che si propone di promuovere in Italia e all’estero il nome di Achille Castiglioni come designer ed architetto, contribuendo anche alla diffusione del design made in Italy.

Per aver innalzato, attraverso la sua insostituibile esperienza, il design ai valori più alti della cultura”: questa la motivazione con cui Achille Castiglioni riceveva nel 1989 il suo nono Compasso d’Oro, ennesimo riconoscimento dopo una lunga serie di premi e lauree honoris causa.
Nato a Milano nel 1918, dopo la laura in architettura, fin dal 1940 si dedica alla sperimentazione sul prodotto industriale insieme al fratello Pier Giacomo, dando vita ad un’attività di ricerca sulle forme, le tecniche e i nuovi materiali dal campo del design (dalla lampada Parentesi alla macchina da caffè Pitagora, dallo spillatore per birra Spinamatic alla sedia T12 Palini, dalla cuffia per traduzioni simultanee al letto d’ospedale Omsa), dell’architettura, dell’urbanistica e degli allestimenti. Tra i fondatori dell’ADI, docente universitario di disegno industriale, nella sua lunga carriera ha collaborato con aziende di primo piano del made in Italy tra cui Alessi, Brionvega, Cimbali, Driade, De Padova, Flos, Cassina, Moroso, Olivetti, Kartell, Zanotta. Al MoMA di New York sono presenti 14 sue opere.
Dal 1962 fino alla sua morte (2002) Achille Castiglioni ha lavorato nello studio di P.zza Castello 27, oggi sede della fondazione a lui dedicata.
Nel gennaio 2006 gli eredi firmano un accordo quinquennale con la Triennale di Milano affinché lo Studio Museo Achille Castiglioni possa essere aperto al pubblico e continui il suo articolato lavoro di archivio (restauro dei prototipi e digitalizzazione).  Alla luce del successo di pubblico, nel 2011 la famiglia Castiglioni decide di continuare a condividere con i visitatori il luogo e le storie in esso custodite dando vita alla Fondazione Achille Castiglioni
 
Perché avete deciso di creare una fondazione?
 
La fondazione si propone di catalogare, ordinare, archiviare, digitalizzare i progetti, i disegni, le foto, i modelli, i film, le conferenze, gli oggetti, i libri, le riviste, insomma tutto il mondo dentro il quale Achille ha lavorato durante più di 60 anni di attività, prima con il fratello Pier Giacomo, poi dal 1968, da solo. Conservare tutto questo patrimonio in chiave moderna significa catalogarlo, raccontarlo e condividerlo con il più vasto pubblico.
La Fondazione organizza anche visite guidate in cui sono raccontate le 4 stanze dello studio: nella prima sono conservati i prototipi e i modellini, nella seconda i tecnigrafi e alcune curiosità, nella terza stanza gli oggetti anonimi che Achille Castiglioni ha raccolto durante la sua vita e che utilizzava nelle lezioni al Politecnico di Torino e di Milano ed infine nella sala delle riunioni sono raccolti diversi oggetti che hanno fatto la storia del design in un ampio arco di tempo.
 
Che forma giuridica avete scelto?
 
Si tratta di una Fondazione di Partecipazione i cui Fondatori Promotori sono i figli (ndr: Carlo presidente e Giovanna segretario generale e voce narrante del museo-laboratorio). Socio Fondatore Istituzionale è la Triennale Design Museum.  Le aziende con cui Achille Castiglioni ha lavorato durante la sua attività sono soci fondatori (Flos, Alessi, De Padova, Brionvega) e membri partecipanti sostenitori (Mumac – Cimbali, Stilnovo, Diemmebi, Fap – Barrisol, Ideal Standard). Infine, ci sono gli Amici della Fondazione Achille Castiglioni.
 
Quale è la filosofia che c’è dietro alla vostra scelta di promuovere il lascito dei Castiglioni?
 
Achille Castiglioni disegnava oggetti creati guardando le persone. “Se non siete curiosi, lasciate perdere questo mestiere” diceva. Raccoglieva oggetti anonimi che poi lasciava  “maturare” e che poi, anche a distanza di anni, trasformava in qualcosa di totalmente diverso. Come ad esempio la lampada che deriva da un bicchiere portatile o un cappello ispirato a una forma per fare i budini. Per questo dietro a ognuno di questi oggetti c’è una storia da raccontare.
Castiglioni puntava a una produzione industriale il più semplice possibile. Il suo scopo era progettare non per la forma ma per la funzione.
La fondazione è quindi stata pensata come un museo usabile e consumato, un luogo in cui le cose si devono poter toccare. Qui non ci sono oggetti iconici di culto, senza tempo, status symbol. Gli oggetti devono essere utili, toccati e quindi si consumano. Bisogna poterne conoscerne la storia che li rende vivi.
Un’altra scelta piuttosto inusuale che ci caratterizza è il tentativo di rimettere in produzione oggetti progettati dai Castiglioni che non sono più (o non sono mai stati) in commercio. Il design vive solo se qualcuno produce di oggetti.
I Castiglione non erano ideologici, non seguivano lo stile dell’epoca. Creavano oggetti tutti diversi tra loro, puntando all’uso e riuso di oggetti anonimi.
Dal 2002, grazie ad accordi con diverse aziende, abbiamo messo in produzione più di 15 oggetti, di cui 10 non erano mai stati prodotti.
Una selezioni di questi sono acquistabili in esclusiva in Fondazione (come Sleek, il cucchiaio per barattoli di maionese) e online su Yoox (come i sedili Mezzadro o Allunaggio).
 
Chi e quanti sono i visitatori della fondazione?
 
Oggi a regime abbiamo sei mila visitatori a pagamento - tra cui molti studenti e professionisti - che rappresenta circa il 25-30% degli introiti.
Per noi, come per piccole realtà simili, si tratta del massimo che la struttura – gestita da tre persone - può sostenere.
 
Il 2018 è un anno speciale perché si celebrano i 100 anni di Achille Castiglioni
 
In occasione dei 100 anni dalla nascita di Achille Castiglioni la fondazione ha avviato una serie di progetti in sede e fuori, a partire dalla speciale mostra/evento “100×100 Achille”, ideata per portarlo a livello della gente, non sul piedistallo dove stanno le archistar. Ad alcuni tra i più importanti designer del mondo è stato chiesto di scegliere per Achille un regalo che hanno inviato insieme a un biglietto d’auguri personalizzato. I 100 regali dovevano essere tutti oggetti anonimi, come quelli che Castiglioni ha cercato e collezionato per tutta la vita, scegliendoli più per come funzionano che per la firma del loro autore. Si tratta di oggetti diversi per genere, materiale o tipologia, ma accomunati dalla stessa intelligenza progettuale individuata dai designer. I 100 oggetti costituiscono così il primo nucleo di un possibile “Museo dell’oggetto anonimo”, fatto di oggetti progettati da autori ignoti, ma scelti da designer molto noti.
Il 25 maggio al m.a.x. Museum Chiasso è stata inaugurata la mostra  “Achille Castiglioni Designer Visionario” - con la curatela e allestimento di Ico Migliore, Mara Servetto, Italo Lupi e Nicoletta Cavadini - per approfondire l’attività dei Castiglioni nella realizzazione degli allestimenti e dei rapporti con la grafica.
Da ottobre 2018 a gennaio 2019 la Triennale di Milano accoglierà “Achille Castiglioni” - a cura di Patricia Urquiola  e Silvana Annichiarico - che affronterà l’attività dell’architetto milanese Castiglioni lungo tutto il suo percorso professionale e progettuale.
 
  Quali strumenti usate per comunicare?
 
Quest’anno Instagram è cresciuto moltissimo  (ndr: ad oggi oltre 27,8 mila follower) grazie anche alla scelta di un progetto social dedicato a cura di Luigi Pasetto.
Altro strumento importante è la rete di fondazioni di design distribuite nella città che stiamo creando con la Fondazioni Albini e Magistretti.