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SIAMO TUTTI AMANTI E AMATI. IL VOLTO RINNOVATO DEL LOVERS FILM FESTIVAL 2017

  • Pubblicato il: 12/05/2017 - 19:42
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI PER LA CULTURA
Articolo a cura di: 
Sara Marceddu

Per la 32° edizione il Festival nato nel 1981, grazie a Giovanni Minerba e Ottavio Mai, il leitmotif oscillerà tra internazionalizzazione, connessione con le eccellenze del territorio e con le associazioni più attive della realtà LGBTQI.  Dal 15 al 20 giugno, con una serie di appuntamenti di accompagnamento al Lovers Film Festival, Torino sarà teatro di una rassegna cinematografica che è anche momento di confronto e riflessione in chiave fortemente inclusiva, con una forte apertura alla dimensione internazionale. Lovers Film Festival è amministrato dal 2005 dalla Fondazione del  Museo Nazionale del Cinema di Torino e si svolge con il patrocinio del MiBACT – Direzione generale Cinema, della Regione Piemonte e del Comune di Torino.
 


 
Torino – In una giornata di inizio primavera, sotto la pioggia torinese, incontriamo la nuova direttrice del Lovers Film Festival Irene Dionisio, regista e documentarista torinese, classe 1986. All’ombra della Mole Antonelliana, sede del Museo Nazionale del Cinema, nasce questa conversazione.
Il nuovo battesimo del Festival marca in qualche modo la volontà di essere ancora più inclusivi rispetto a questioni che riguardano non solo le comunità LGBT, ma che rappresentano valori universali. Una evoluzione del Festival coerente con i presupposti della sua nascita e allo stesso tempo aperto a domande nuove e proposte che rispondano al mutamento dello stato del dibattito sulle questioni LGBT. Qual è lo spirito di questa edizione?
Il Festival nasce 35 con la direzione di Minerba e ha assunto negli anni diverse posizioni: da Sodoma a Hollywood per arrivare a Torino Gay & Lesbian Film Festival (TGLFF) fino ad arrivare a Lovers. Questo tipo di evoluzioni non coincidono con una rinnegazione di quello che è stato, ma rispondono all’esigenza di porsi delle domande nuove per fare delle proposte differenti. Sostanzialmente stiamo cercando di parlare a una nuova generazione che si confronta con queste questioni. Per tutta la squadra è importante che il festival abbia un taglio fortemente cinematografico e cinefilo, ma allo stesso tempo vogliamo che ogni film non sia vissuto come estrapolato dalla situazione reale. Anche quando si tratta di un film non sia marcatamente militante o prettamente politico, cerchiamo sempre di collocarlo in sala all’interno di una dimensione di confronto sui temi, conseguente a quella artistica. L’obiettivo è quello di far seguire alla pura visione un confronto che sia più pregnante dal punto di vista dell’attualità, anche perché pensiamo che questo tipo di format sia importante per produrre nuovi sensi, riflessioni e parole d’ordine attorno alle questioni in campo.
All’interno del Festival, in collaborazione col Dams di Torino, sono previsti una serie di focus, che vedranno persone che si occupano strettamente di cinematografia e altre che si occupano degli aspetti socio-culturali confrontarsi su alcune tematiche che poi verranno in qualche modo rivisitate all’interno delle sezioni cinematografiche. Si tratta di una nuova modalità per avvicinare gli studenti dell’Università e allo stesso tempo dar loro la possibilità di partecipare a delle masterclass che si terranno al Cinema Massimo.
I focus previsti all’interno del programma sono legati proprio alla questione da Sodoma a…., per comprendere a quale tipo di conclusione siamo arrivati oggi. Il Festival sta cercando, sia attraverso la programmazione cinematografica che gli incontri legati alle proiezioni e le masterclass per l’università, di porre  una serie di domande sullo stato attuale del dibattito, mettendo in discussione persone che hanno scritto e ragionato sulle problematiche confluite nella prima edizione, attraverso nuovi critici e rappresentanti delle nuove generazioni.
Il nostro obiettivo è quello di far sì che le tematiche del festival diventino il più universali possibile e che si scongiuri il rischio di una ghettizzazione delle comunità LGBT che rischierebbe di parlare solo a se stessa, mentre siamo convinti che le questioni di identità di genere e di orientamento sessuale - insieme a tutte le questioni identitarie, filosofiche, epistemologiche che si vanno a creare – siano argomenti di discussione da affrontare nella maniera più condivisa possibile.
 
All’interno della programmazione quali sono le novità del Festival rispetto alle scorse edizioni e gli obiettivi cui rispondono?
Le novità riguardano prima di tutto la programmazione che quest’anno è suddivisa in quattro sezioni: All the Lovers, concorso lungometraggi che comprenderà anteprime internazionali italiane e mondiali raccontando la contemporaneità attraverso quelli che sono i temi omogenitoriali e post-genitoriali da una parte e, dall’altra, questioni legate all’omofobia ancora presente in alcuni paesi che non hanno avuto una pacificazione rispetto alle questioni LGBT. Avremo poi delle opere con un taglio contenutistico più cinematografico che riprendono temi sempre legati al fil rouge del festival, ma che costituiscono motivo di interesse soprattutto in relazione alle modalità innovative di realizzazione cinematografica.
Per la categoria dedicata ai documentari, nella sezione Real Lovers, abbiamo fatto sì che tutte le tematiche LGBT legate al discorso del confronto tra mascolinità e femminilità siano rappresentate all’interno della categoria. Le proiezioni sono accompagnate dalle “adozioni”, attraverso le quali chiediamo a due realtà conosciute sul territorio di scegliere un singolo film  e confrontarsi col pubblico: un momento di focus sul film stesso, ma affrontato da due punti di vista differenti. Crediamo il documentario sia un genere cinematografico molto importante all’interno del contesto dell’industria cinematografica contemporanea perché produce nuovi talenti ed essendo più a basso costo può essere anche più libero. Abbiamo voluto fortemente che questi momenti siano accompagnati da realtà cinefile e da realtà LGBT per far sì che il festival diventi ancora più inclusivo e attragga non solo le comunità LGBT ma tutti gli interessati all’arte cinematografica.
Per quanto riguarda la sezione Irregular lovers abbiamo fatto una scelta molto legata alla ricerca di nuovi linguaggi, perché crediamo che un festival a tematica LGBT debba tener conto dell’ibridazione delle forme di espressione. Collaboriamo  con Artissima in quanto da tempo  il mondo del cinema si mette in lizza con l’arte contemporanea: nell’ambito della sezione, all’interno della quale manterremo il format di discussione al Cinema Massimo, saranno presenti degli slot di film dal linguaggio innovativo, caratterizzati da forme nuove di narrazione a tematica LGBT, gender fluide e queered, che vengono raccontate anche grazie alla ricerca di artisti che si esprimono attraverso il mezzo video. La giuria sarà composta da specialisti del mondo dell’arte contemporanea e sarà presieduta da Ilaria Bonacossa, direttrice di Artissima 2017. Ognuna di queste slot della sezione iconoclasta sarà adottata a sua volta da una rivista cinefila che farà uscire degli speciali su uno dei corti per ogni slot di autori riconosciuti dalla cinefilia italiana e internazionale.
Abbiamo voluto mantenere invece intatta la tradizione dei festival precedenti sotto la direzione di Giovanni Minerba, per quello che riguarda la sezione cortometraggi Future Lovers; anche la giuria, nonostante elementi diversi, conferma la collaborazione col Dams di Torino. Abbiamo naturalmente dato spazio a tutta una serie di corti segnalati dai più grandi festival europei e americani: avremo tutte anteprime italiane e internazionali.
Un’altra novità è quella della sezione off musicale, che coinvolgerà diversi spazi della città con una serie di serate musicali, momenti culturali e di avvicinamento creati in virtù delle partnership, per esempio, col Festival delle Colline Torinesi. Per il primo anno avremo delle masterclass con l’Università di Torino e, grazie ancora a delle collaborazioni, dei premi in denaro.
 
La call per l’iscrizione dei film alla selezione 2017 si è chiusa il 28 aprile. Cosa può raccontare in merito alle opere pervenute, in relazione alla provenienza, alla tipologia tecnica e alle scelte narrative degli autori?
Le opere da noi selezionate per il festival appartengono ad autori giovani, hanno avuto tutte un percorso festivaliero consolidato e sono film che raccontano le questioni LGBT nella loro complessità, portando alla luce situazioni ancora molto difficili rispetto alla condizione di queste comunità. E’ vero che sono anche arrivate delle commedie e opere più mainstream, ma in verità da paesi quali Asia e Africa abbiamo film di grande pregnanza cinematografica che evidenziano ancora una enorme difficoltà di integrazione. Abbiamo dato priorità a quelle opere che raccontano delle questioni ancora aperte sull’Italia e allo stesso tempo ne abbiamo selezionato delle altre che invece raccontano in modo anche più personale e individuale l’approccio alle problematiche. Di per sé si tratta di una selezione che è stata fatta su film, in cui contenuto - forte messaggio socio-politico - e forma - qualità tecnica ed estetica – combaciano. Inoltre la selezione vuole illustrare anche geograficamente il livello del dibattito ancora in atto. A partire dall’agosto 2016, da Locarno fino al Festival di Cannes 2017, ci siamo concentrati sullo scouting nei festival, in cui lavorano i selezionatori che fanno parte della mia squadra, mentre dalla call deriva il 20% della selezione.

L’ufficializzazione della tua nomina alla direzione è arrivata soltanto il 1 febbraio scorso. Solo tre mesi di lavoro certamente avranno inciso sulle decisioni anche strutturali di organizzazione del Festival. Quali sono state le priorità rispetto alle partnership, al coinvolgimento degli attori sul territorio e all’implementazione del budget di partenza?
Il budget, che si aggira intorno ai 410 mila euro, è rimasto tendenzialmente lo stesso rispetto alle passate edizioni, la sua implementazione è assicurata in gran parte dalle partnership e collaborazioni.  Abbiamo lavorato con dei fundraiser che hanno avuto modo di iniziare a muoversi solo tre mesi fa quando i budget aziendali sono già chiusi; quello che ho potuto fare nei mesi che mi sono stati concessi è stato creare tutta una serie di collaborazioni che fanno sì che attraverso delle coproduzioni con varie realtà siano rafforzati tutta una serie di servizi, proposte, interventi che prima non c’erano. Quindi il budget rispetto a ciò che proponiamo è aumentato, grazie alle collaborazioni e alla condivisione di conoscenze sul territorio, e non solo, che hanno contribuito al raddoppiamento della programmazione effettiva. I fundraiser sono comunque riusciti ad attivare delle partnership tecniche e anche economiche che però non hanno mutato in maniera significativa il totale del budget. Quest’anno mi è stato possibile fare un discorso artistico, di collaborazioni e di significato del festival, ma alla chiusura di Lovers 2017 lavorerò come chi ha davanti un anno per approntare un disegno strutturato di programmazione. Sono molto contenta del risultato che abbiamo raggiunto a livello di squadra, ma allo stesso tempo penso davvero sia importante avere un approccio strutturale che posso avere solo avendo a disposizione un certo margine di anticipo. In due mesi e mezzo di lavoro effettivo sul campo, al di là della progettazione, siamo riusciti a fare tanto in termini di qualità dell’offerta. Le partnership e le collaborazioni, arrivate anche in maniera molto spontanea, hanno fatto sì che il Festival si aprisse alla città che a sua volta ha risposto con entusiasmo, contribuendo al suo radicamento nel territorio. Le partnership sono triplicate rispetto alle scorse edizioni e tutti gli incontri di avvicinamento e approfondimento culturale sono nati grazie alla definizione di una rete di “alleanze”. Ad oggi abbiamo stretto diciotto partnership e collaborazioni; tra le tante che hanno già formalizzato abbiamo il Salone Internazionale del Libro, Artissima, Arci, Altera, Ucca, Fish and Chips, Seeyousound, Scuola Holden, Festival delle Colline Torinesi. Non mancano le collaborazioni con Festival nazionali internazionali le cui partnership sono in fase di formalizzazione.

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