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Making culture. Costruire spazi relazionali

  • Pubblicato il: 14/01/2015 - 21:04
Rubrica: 
FARE RETE
Articolo a cura di: 
Giangavino Pazzola

Torino. Molte le donne nelle posizioni di comando nella cultura torinese. Tra questa, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, dna paterno imprenditoriale messo al servizio dell’arte contemporanea, tiene il passo del dibattito internazionale su relazioni e governance della cultura, tra pubblico e privato, mentre in Europa il tema della partnership tra settori sembra essere ampiamente superato per lasciare spazio al ruolo della cultura per le politiche, sociali ed economiche, che passano attraverso un nuovo rapporto con le comunità, con il coinvolgimento delle diverse audience.

La incontriamo nella sua sede di via Modane per parlare delle progettualità che segnano un nuovo corso, nella politica culturale, al ventennale della sua fondazione.

Grazie ad una sua idea, a settembre, è stato costituito a Torino il «Comitato promotore per le Fondazioni Italiane d’Arte Contemporanea». Quali le motivazioni, gli obiettivi e le modalità operative?

Ho lanciato la proposta di dar vita a una rete di Fondazioni il 12 maggio scorso, durante un convegno dedicato al tema dei finanziamenti culturali e della collaborazione tra pubblico e privato, promosso dall’Associazione Priorità Cultura al Teatro Parenti di Milano, cui era presente anche il Ministro Dario Franceschini, fortunatamente sensibile all’arte contemporanea di cui infatti aveva sottolineato l’importanza strategica durante il suo discorso inaugurale al Salone del Libro a Torino. Dal maggio ho lavorato al progetto, formalizzato il 22 settembre scorso, quando nella sede della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, quindici fondazioni hanno sottoscritto lo statuto. Per sottolineare l’importanza dell’evento abbiamo organizzato un convegno (in collaborazione con le Associazioni Priorità Cultura e Italiadecide e all’avvocato Riccardo Rossotto di R&P Legal), «L’importanza di essere contemporanei», statement che descrive una delle nostre missioni di fondo: dare visibilità all’arte contemporanea nel nostro paese, ricco di storia e tradizione, ma poco attento alla cultura del presente e alle ricerche delle giovani generazioni artistiche.

Ciascuno dei componenti del Comitato è fortemente impegnato su questo fronte ogni giorno, con programmi espositivi ed educativi. La prima missione del Comitato è l’interlocuzione con il Pubblico: Ministero ed enti locali. Abbiamo ricevuto il Ministro Dario Franceschini qui in Fondazione il 4 dicembre scorso per illustrargli il progetto: ha accolto positivamente la nostra iniziativa, proponendo la firma di un protocollo di intesa tra le parti.

La governance delle Fondazioni è privata, ma ha come modello il museo pubblico e agisce nella sfera della collettività e per la società. Tra le azioni immediate, abbiamo pianificato l’apertura di un sito internet per rendere accessibili le proposte comuni e i singoli programmi; una ricerca di autovalutazione tramite un questionario, volto a rilevare dati di natura qualitativa e quantitativa utili per una riflessione sugli standard che orientano le nostre attività secondo i parametri europei; una messa in rete delle nostre collezioni, affinché possano nascere mostre unitarie destinate ai pubblici italiani e internazionali e un “censimento” delle collezioni private italiane più significative nel panorama dell’arte contemporanea, con la finalità di renderle visitabili durante giornate ed eventi ad hoc. Insieme ci siamo prefissati un grande lavoro sull’educazione dei pubblici, sulla formazione degli artisti e degli operatori, temi che per alcune delle Fondazioni del Comitato hanno assoluta centralità. Siamo già operativi: la nostra Assemblea si è riunita una volta, due il Consiglio di amministrazione dove, con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, siedono le Fondazioni Trussardi, Giuliani, Morra Greco e Pinault, con l’avvocato Rossotto in veste di Segretario Generale.

Quali sono gli attori del Comitato? Come si integreranno specificità e questioni territoriali (livello transcalare) con una visione globale (o almeno nazionale)?

Sono quindici, un vero e proprio museo diffuso sull’intero territorio nazionale: Cittadellarte-Fondazione Pistoletto (Biella, Torino) Fondazione Remotti (Camogli, Genova), Fondazione Trussardi (Milano), Fondazione Morra Greco (Napoli), Fondazione Brodbeck (Catania), Fondazione Volume (Roma), Fondazione Pinault (Venezia), Fondazione Giuliani (Roma), Fondazione Merz (Torino), Nomas Foundation (Roma), Fondazione Pastificio Cerere (Roma), Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino), Fondazione Spinola-Banna (Chieri, Torino), Fondazione Memmo (Roma) e Fondazione Ratti (Como).

Credo che la capacità di agire contemporaneamente a livello territoriale e internazionale costituisca uno degli elementi più preziosi che le singole fondazioni portano in dote al Comitato. Ogni Fondazione è al centro di un insieme di relazioni locali (con gli artisti, i visitatori, la Scuola, le Istituzioni pubbliche, le Associazioni) e di rapporti internazionali che riguardano più specificatamente il sistema

dell’arte. Il Comitato è una rete, a sua volta innervata da altre reti e, poiché una delle sue principali missioni è quella dell’interlocuzione tra Privato e Pubblico, credo che l’operatività multiscalare di cui il Comitato è portatore possa rappresentare un patrimonio disponibile e, soprattutto, uno strumento utile anche per rompere quella condizione di perifericità che caratterizza il sistema dell’arte italiano.

La scelta delle Fondazioni che fanno parte del comitato passa attraverso una serie di valutazioni, come la titolarità di uno spazio aperto al pubblico, un certo numero di anni d’esperienza e, naturalmente, la centralità dell’arte contemporanea. La questione della reputazione è fondamentale perché siamo istituzioni che si confrontano con il resto del mondo, ma in rappresentatività del territorio nazionale.

Inizieremo a conoscerci meglio, a condividere esperienze e buone pratiche in ambito espositivo ed educativo e a supportare quelle realtà più giovani che agiscono con freschezza e innovazione di linguaggio. Saranno importantissime anche le nostre collezioni, un patrimonio significativo in un contesto nel quale i musei non hanno più acquisito produzioni d’arte contemporanea (soprattutto italiana) recenti. Lavoreremo sugli aspetti che fanno parte del nostro quotidiano e sono convinta che sapremo sviluppare un’azione che avrà ricadute positive anche per gli artisti, alimentando una riflessione sulle questioni attinenti la produzione delle opere, la mobilità, la conoscenza all’estero dell’arte italiana. Ci confronteremo naturalmente anche sugli aspetti legali. Il Comitato è un modo per autoregolarci, autoformarci e per rendere ancora più sostenibili ed efficienti i nostri processi.

Non si tratta della prima rete che lei crea. FACE (Foundation of Arts for a Contemporary Europe) è una fondazione dedicata all’arte contemporanea che coordina e riunisce quattro istituzioni private europee di alto profilo: DESTE Foundation di Atene (Grecia), Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino (Italia), La Maison Rouge di Parigi (Francia) e Magasin 3 di Stoccolma (Svezia). È un progetto operativo? Potrebbe parlarcene?

Presentato ufficialmente al Parlamento Europeo di Bruxelles nella primavera del 2008, FACE è un progetto no profit nato per sostenere e promuovere l’arte contemporanea emergente, costruendo una diversa formula di collaborazione e sviluppo tra istituzioni a livello internazionale e coinvolgendo un pubblico sempre più ampio sul territorio dell’Unione Europea. FACE ha inaugurato la propria attività espositiva a Torino dove, dal 21 ottobre 2009 al 7 febbraio 2010, è stata presentata negli spazi della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo la mostra «Indagini di un cane». L’esposizione è stata successivamente ospitata dalle altre istituzioni che fanno parte di FACE.

L’attività del coordinamento delle fondazioni si basa anzitutto sull’organizzazione di mostre e di eventi, ma riguarda anche la produzione di nuove opere e, più in generale, la promozione a livello internazionale delle singole fondazioni e del lavoro degli artisti che fanno parte delle collezioni.

Fare rete nella contemporaneità può essere un’azione di cittadinanza per (ri)chiedere diritti all’interno di una complessità sociale, ad una pratica di comunità per creare legame all’interno di un sistema (dell’arte, in questo caso) mai troppo coeso unitamente ad una strategia di uscita da una crisi. Quale approccio le sembra più pertinente come Comitato?

In Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, in tema di pubblici (scolastici, adulti, familiari e professionali) abbiamo assunto il principio della “cittadinanza culturale”, del diritto di accesso alla cultura di tutti. È una delle direttive della Comunità europea in materia di cultura.

Una Fondazione come la nostra, e come quelle che fanno parte del Comitato, agisce nel sistema dell’arte (per ciò che attiene l’ambito delle mostre, della curatela, delle opere, delle relazioni internazionali) e nella comunità di riferimento, secondo un’idea di crescita comune che coinvolge la scuola, le famiglie, i giovani, i gruppi professionali e le persone in difficoltà. Il comitato mette insieme l’expertise sviluppato nel campo dell’arte contemporanea, così come le esperienze, le competenze e le missioni educative e formative che qualificano la nostra attività quotidiana.

Le Fondazioni, più o meno grandi, sono centri espositivi che assumono il museo come modello, guardano ai suoi parametri, all’articolazione dell’offerta. Uno degli scopi del Comitato è dare visibilità, spessore e incidenza a un’attività privata che ha carattere pubblico, con ricadute positive sul territorio e sulla comunità. Penso per esempio all’orientamento del Dipartimento educativo della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, ai progetti che ha sviluppato offrendo ai bambini, alle scuole, agli insegnanti, percorsi educativi e formativi di avvicinamento all’arte contemporanea e rafforzando negli ultimi anni i progetti dedicati al dialogo interculturale e all’accessibilità, con l’avvio di collaborazioni importanti come quella con l’Unione Italiana Ciechi che ha dato vita a laboratori specifici e, a monte, a un percorso di formazione dei nostri educatori, condiviso con professionisti che operano sul territorio sia in ambito pubblico che privato. È un aspetto della vita della Fondazione che ha minor visibilità rispetto alle mostre ma che reputo fondamentale perché sottolinea il rapporto fiduciario con le comunità di riferimento. Con il Comitato dobbiamo saper stare nelle due dimensioni, un corridoio tra interno ed esterno, radicato sul territorio e capace di incrementare una solida reputazione internazionale.

A breve si festeggeranno i vent’anni della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Ci anticipa come vi state preparando a questo passaggio, con quale programmazione?

Promuoveremo una ricca programmazione internazionale, articolata negli spazi di via Modane e di Guarene d’Alba e con le mostre fuori sede (programma completo in calce). A Torino, con la personale di Avery Singer a cura di Beatrix Ruf e con il Re Rebaudengo Serpentine Grants, la Fondazione metterà a frutto le sue relazioni con artisti e attori autorevoli del sistema dell’arte internazionale. Continueremo a produrre i lavori degli artisti, per esempio dell’argentino Adrian Villar Rojas che, in vista della sua personale in autunno, lavorerà per un mese intero in Fondazione a Torino, coadiuvato da uno staff di dieci assistenti. Prima di noi un progetto analogo è stato promosso dal MOMA PS1 di New York e dalla Serpentine di Londra. Faremo viaggiare la collezione all’estero e una sua parte significativa sarà visibile a Rivoli, in uno spazio industriale (già sede della fabbrica di famiglia) la cui ampiezza (3000 mq) ci ha permesso di riallestire installazioni di grandi dimensioni come New Ocean di Doug Aitken. Stiamo inoltre lavorando al libro dedicato ai vent’anni della Fondazione, che racconteremo attraverso testi e centinaia di immagini che abbiamo selezionato nel nostro archivio: opere, mostre, eventi, persone.

Nel 2015 la nostra Residenza per Giovani Curatori giungerà alla sua nona edizione e dunque alla sua nona mostra. È un programma che ha guadagnato visibilità e credibilità, come attesta il recente invito al convegno «Curatorial Workshop» l'8 dicembre al Kalmar Konstmuseum a Kalmar (Svezia), durante il quale uno dei curatori del nostro staff ha illustrato la filosofia del progetto: un laboratorio sperimentale per le pratiche curatoriali che mette in contatto giovani professionisti internazionali con giovani artisti in Italia, con la finalità di creare un network che diffonda la conoscenza della scena artistica del nostro Paese.

Sempre nel campo della curatela, da tre anni a questa parte siamo impegnati nella formazione dei giovani curatori italiani con Campo, un corso di studi che integra l’insegnamento di discipline come la storia delle mostre e la scrittura per l’arte a lezioni tenute dallo staff interno che entrano nello specifico dell’attività di curatela, della movimentazione delle opere, della materia legislativa, della comunicazione, della conoscenza e analisi dei pubblici, dei progetti educativi. Come i loro colleghi stranieri, anche gli studenti italiani del nostro corso compiono con i loro tutor un vero e proprio viaggio in Italia, durante il quale incontrano artisti, direttori di musei, operatori del sistema.

Poche settimane fa, al Parlamento Europeo, è stato presentato il progetto del primo Festival Internazionale delle Scuole d'Arte e di Design, FISAD, che si terrà a Torino dal 1° al 26 luglio 2015. L'iniziativa nasce dalla collaborazione tra l'Accademia Albertina di Belle Arti e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, ulteriore partnership (quella con il Torino Film Festival è l’ultima in ordine cronologico) che conferma il ruolo di attore attivo della FSRR su più livelli territoriali, progettuali e generazionali. Potrebbe farci un accenno anche su questo argomento?

Sono tre le parole chiave per questo primo festival dedicato alle scuole d’arte e di design, in programma a Torino il prossimo luglio. Innovazione: perché si tratta di un esperimento che vuole mettere insieme le emergenze internazionali della giovane creatività contemporanea. Formazione: perché parte dalle scuole, ovvero dal momento in cui l’arte si forma ed esce alla scoperta del mondo. Internazionalità: perché il progetto raduna ben sessanta accademie e facoltà di belle arti, con particolare riguardo ai paesi emergenti come Brasile, Cina e diverse realtà dell’Africa.

Tema del primo FISAD è il senso del corpo che i giovani artisti affronteranno, tramite tutte le possibili forme di espressione, nella loro ricerca e nella loro produzione artistica.

Ospiti d’onore di questa prima edizione saranno le Accademie di belle arti italiane e le Accademie storiche non statali. Ogni scuola porterà con sé una rappresentanza di docenti e di studenti e alcuni lavori nei settori delle arti figurative (pittura, scultura, decorazione, scenografia, grafica), delle arti cinematografiche, del teatro, del video, della performance, delle nuove tecnologie. Per sette giorni, nella Settimana inaugurale, negli spazi dell’Accademia Albertina (in particolare nella “Rotonda”), e in Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, partner del progetto, si susseguiranno inaugurazioni di mostre, spettacoli, performance ma anche workshop, convegni, incontri. Le mostre allestite rimarranno visitabili fino al 26 luglio.

Largo ai giovani.

 

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Il 2015 alla Fondazione Sandretto. Via Modane, Torino

David Ostrowski. Just do it

11 settembre – 1 febbraio 2015

Personale di David Ostrowski (Colonia, 1981), uno dei giovani artisti più interessanti dell’ultima generazione di pittori astratti.

 

Beware Wet Paint

A cura di Gregor Muir.

29 ottobre – 1 febbraio 2015

Collettiva che comprende opere di artisti che considerano la pittura come parte integrante di una pratica multidisciplinare.

 

Isa Genzken

A cura di Gregor Muir

29 ottobre – 1 febbraio 2015

Personale di Isa Genzken (Germania, 1948) che presenta per la prima volta in Italia un ciclo di lavori della fine degli anni Ottanta, un corpus di opere pittoriche meno note rispetto alle sculture e installazioni per cui Genzken è famosa.

 

Avery Singer. Pictures Punish Words

A cura di Beatrix Ruf

12 febbraio – 12 aprile 2015

In collaborazione con la Kunsthalle di Zurigo, personale della giovane artista americana Avery Singer (New York, 1987). Le sue opere pittoriche si caratterizzano per lo straordinario lavoro tecnico e iconografico, che disattende le nostre aspettative, rendendo labile il confine tra pittura e stampa. La questione di come l’informazione digitale in cui siamo immersi possa materializzarsi diventa qui centrale, benché sia posta tramite un medium classico come la pittura. In mostra saranno presentate tutte opere nuove espressamente realizzate per l’occasione.

 

Re Rebaudengo Serpentine Grants

23 aprile – 4 ottobre 2015

A cura di Hans-Ulrich Obrist

Seconda edizione del premio frutto della collaborazione tra la FSRR e la Serpentine Gallery di Londra, che si rivolge ad artisti nati dopo il 1989. In mostra sarà presentata la nuova produzione del vincitore del Premio.

 

Adrian Villar Rojas

A cura di Irene Calderoni

5 novembre – gennaio 2016

 

Calendario mostre Guarene d’Alba

Mostra conclusiva Residenza per Giovani Curatori Stranieri

Maggio-luglio

A cura di Zsuzsanna Stànitz, Kate Strain, Angelica Sule

 

Calendario mostre fuori sede

Something old, something new, something borrowed, something blue

Temporary space FSRR/Asja, Rivoli

Maggio – novembre 2015

Mostra che celebra i vent’anni di attività della Fondazione con opere della Collezione FSRR.

 

Spin off

CAC, Centro de Arte Contemporaneo, Quito (Ecuador)

Gennaio-maggio 2015

Il CAC di Quito esporrà parte della Collezione FSRR

 

Video dalla collezione FSRR

Modern Art Research Institute, Kiev (Ucraina)

5-27 marzo 2015

Il Modern Art Research Institute di Kiev esporrà parte della collazione video FSRR