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Le parole chiave ai tempi della crisi

  • Pubblicato il: 08/06/2012 - 09:25
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
Redazione
Andrea Comba

 
Occorre una «rivoluzione culturale» per la cultura, dice Andrea Comba- Fondazione CRT
Dagli esordi, le Fondazioni sono state i grandi investitori nella cultura. Cosa sta accadendo e cosa accadrà con la crisi? Lo abbiamo chiesto ai vertici. Il tema va ben oltre le minori risorse disponibili e alle necessità di dirottamento di fondi sulle emergenze sociali. E non solo per la cultura. La risposta è a diverse «velocità», in relazione alla storia, alle dimensioni. Alcuni, alla riduzione degli investimenti rispondono con nuove strategie e modelli operativi. Nella volontà di agire un ruolo non di supplenza alle falle dei bilanci pubblici, ma di reale sussidiarietà come recita la legge, ovvero complementarietà della quali enti locali e istituzioni culturali debbono prendere atto. Innovazione, collaborazione, reti, progetti propri sono le parole chiave. 
 
Quali sono le maggiori criticità da affrontare?
«Viviamo in una situazione con ridotte disponibilità economiche rispetto alle crescenti richieste di intervento dei territori, una contrazione dei dividendi e delle risorse pubbliche. Abbiamo difficoltà a mantenere un livello erogativo più costante possibile, fondamentale per continuare a svolgere in modo efficace la nostra mission: garantire risorse a favore della comunità, grazie ad un efficace controllo dei costi e ad una gestione delle partecipazioni attiva e oculata».
Dino De Poli-Fondazione Cassamarca; Roberto Governa-Fondazione CR Savigliano; Giacomo Marazzi-Fondazione CR Piacenza e Vigevano; Massimo Paniccia-Fondazione CR Trieste; Giovanni Rabbia-Fondazione CR Saluzzo; Maurizio Roi- Fondazione CR Lugo
 
Che ne sarà dell’investimento culturale?
«La cultura è e resta una priorità che qualifica gli altri settori d’intervento».
Dino De Poli-Fondazione Cassamarca
 
«Emergono bisogni su ogni fronte; le risorse sono scarse per il welfare, per i servizi alle persone in difficoltà; appare quindi lontano dall'immaginario collettivo la necessità di dedicare sforzi e risorse alla cultura. Eppure una politica lungimirante può dimostrare che riuscire a sostenere la cultura, sulla base di un disegno strategico di rilancio del Paese, può essere vincente. L’intervento deve evolvere dal mero mecenatismo a fattore d’innovazione e cambiamento, sviluppo, anche economico».
Giuseppe Guzzetti-Fondazione Cariplo
 
«Per compensare la significativa riduzione delle risorse pubbliche destinate al settore è urgente trovare nuove  strade, trasferire  alcune competenze e saperi dell’impresa alla gestione del settore non profit, puntando a risultati qualitativi importanti, piuttosto che a risultati economici. Occorre una “rivoluzione culturale” di settore. E' necessaria la costruzione di una rete pubblico-privata che metta in comune le competenze e ponga sul tavolo alcuni reali problemi di ambito normativo e fiscale. Fare sistema, non agire  in un’ottica assistenzialistica, ma di integrazione e rafforzamento delle peculiarità e potenzialità di ciascun soggetto».
Andrea Comba-Fondazione CRT
 
«La situazione economica richiede un utilizzo sempre più oculato ed efficiente delle risorse, con sinergie e nuove proposte. Le FOB debbono favorire lo sviluppo di progetti culturali che sappiano muoversi e sopravvivere autonomamente. E’ il momento per creare, finalmente, un sistema di valorizzazione delle realtà grandi e piccole del territorio, attraverso progetti mirati e una collaborazione sempre maggiore tra i soggetti coinvolti».
Antonio Miglio-Fondazione CR Fossano
 
«La risposta alla crisi è concentrare le risorse in progetti ad ampio respiro, possibilmente in collaborazione con gli enti territoriali».
Edoardo Mangano-Fondazione CR Volterra
 
«L’investimento in cultura, se mirato per generare sviluppo può essere una risposta, seppur parziale, anche per l’occupazione giovanile. Le FOB possono contribuire a individuare soluzioni per i problemi di natura gestionale, organizzativa, di produzione delle istituzioni culturali».
Piergiuseppe Dolcini-Fondazione CR Forlì
 
«Le FOB possono essere soggetti promotori determinanti nel settore dei beni culturali, se mettono in collegamento soggetti pubblici e privati, creano reti con altri partner, ottenendo un effetto moltiplicatore delle risorse impiegate. Sarebbe auspicabile riuscire, con la collaborazione di tutte le fondazioni, a dare visibilità ai tantissimi progetti di qualità che si svolgono nella Provincia italiana».
Amedeo Grilli-Fondazione CR Fermo
 
«Occorrono misure più rigorose di analisi delle proposte e monitoraggio dei progetti, riducendo o eliminando alcuni dei sostegni ad iniziative e privilegiando interventi innovativi di rete».
Giacomo Marazzi-Fondazione CR Piacenza e Vigevano
 
«Prima del sisma avevamo avviato con Civita la creazione del Distretto Culturale della Provincia dell'Aquila, interrotto dalle tristi vicende. Continueremo a muoverci in quella direzione, per generare sviluppo integrato basato su patrimonio storico-artistico, scientifico e ambientale di prim'ordine».
Roberto Marotta-Fondazione CR L’Aquila
 
«Le realtà di piccole dimensioni, date le note tensioni sul fronte dell'economia globale, dispongono oggi di contenuti capitali da investire. E’ difficile individuare nuovi modelli di sviluppo quando il budget disponibile - anche nel settore arte (pure maggioritario) - è ridotto come l’attuale. Agiamo un ruolo strettamente correlato alle esigenze del territorio».
Roberto Governa-Fondazione CR Savigliano
 
«Per noi la priorità è la conservazione del patrimonio architettonico».
Giovanni Rabbia-Fondazione CR Saluzzo
 
«E’ sempre più necessario riflettere su una coerenza di indirizzi, così da rendere ancor più riconoscibile l'attività svolta. Questo processo di rielaborazione interna suggerisce anche alcune opportunità, come attivare virtuose collaborazioni sistemiche con le amministrazioni e le imprese locali. Puntiamo a sostenere progetti pluriennali di qualità basati sulle esigenze del territorio e sull’integrazione dell’offerta».
Massimo Pasquinelli-Fondazione CR Rimini
 
«La situazione ci impone un governo delle politiche erogative con una più mirata focalizzazione sulle aree d’intervento, una più accurata selettività, una rafforzata progettualità propria,  in particolare verso l’innovazione sociale e la società della conoscenza. Nella cultura i nostri progetti sono orientati allo sviluppo socio-economico sostenibile attraverso l’intervento su filoni prioritari: restauri, creatività giovanile e le manifestazioni culturali, privilegiati nel 2012 perché fortemente a rischio a causa dei tagli pubblici, ma  essenziali per la promozione dello sviluppo e la coesione sociale».
Ezio Falco-Fondazione CR Cuneo
 
«La crisi ci impone una revisione radicale della politica erogativa: maggiore selettività qualitativa, dando priorità agli interventi sociali, concorrendo agli interventi pubblici. Nella cultura concentreremo gli investimenti per privilegiare i recuperi di immobili di elevato valore artistico, in particolare nel comparto del culto e le  programmazioni concertistiche e  prosa».
Maurizio Roi-Fondazione CR del Monte di Lugo
 
«Se la cultura e l'arte non fossero stati considerati aspetti di primo piano nel nostro paese anche nei secoli erroneamente definiti “bui” e successivamente nel corso del Rinascimento, del '700 e almeno della prima parte del XX secolo, saremmo costretti a vivere in città non solo sovraffollate, ma brutte; saremmo sprovvisti di spazi fisici adeguati per aprire lo spirito. Dovremmo seguire alcune lezioni esemplari del passato, e in questo contesto le FOB possono svolgere un ruolo di primo piano. La società comprende il valore del patrimonio artistico e condivide la volontà di incidere sulla conservazione e sull’educazione delle nuove generazioni, ma spesso è incapace di collaborare e di conseguire determinati obiettivi a vantaggio di altri. Va spronato sotto questo profilo un nuovo pluralismo culturale, che sia del tutto sconnesso dai partiti e da numerose cosiddette associazioni culturali di matrice pubblica».
Fabio Roversi Monaco-Fondazione Carisbo
 
«Occorre contrastare l'autoreferenzialità. E' importante costruire reti di coordinamento tra istituzioni e associazioni culturali in una logica di distretto locale, ma anche di scambio e collaborazione a livello nazionale e internazionale. E’ un’opportunità per le città di piccole e medie dimensioni come Modena di proporsi come nodi di reti di relazioni internazionali nella ricerca, nell'arte e, più in generale, nella cultura. Cosa c'é di più globale di un marchio "locale" come la Ferrari?»
Andrea Landi-Fondazione CR Modena
 
«Registriamo un bisogno diffuso di accesso culturale da parte dei cittadini: è un fenomeno che ci sprona a investire in iniziative di alto profilo, con un coinvolgimento crescente dei giovani, nonostante le difficoltà della persistente crisi».
Antonio Finotti-Fondazione CR Padova e Rovigo
 
«In questa situazione congiunturale dobbiamo intercettare i nuovi bisogni della società e agire, senza ridurre l’impegno nell’arte, che soffre dei tagli conseguenti alle difficoltà della finanza pubblica».
Edmondo Trionfini-Fondazione CR Mirandola
 
«Le fondazioni debbono concentrarsi sul sociale».
Vincenzo Marini-Fondazione CR Ascoli Piceno
 
Cosa suggerirebbe al Ministro della Cultura?
«Sforzarsi di rendere il MIBAC non il vertice amministrativo italiano della materia (peraltro non sempre attento alla sua periferia, le soprintendenze), ma il centro del sistema che è fatto di più soggetti (pubblici e privati), di più livelli istituzionali (Ue, stato, governi locali), di più saperi (culturali, tecnici, amministrativi) e di una serie molto articolata di operatori».
Marco Cammelli-Fondazione Monte Bologna e Ravenna
 
«Razionalizzare ed efficientare le strutture territoriali (dalle Soprintendenze alle stesse istituzioni museali), con un inevitabile coordinamento nel rispetto del pluralismo locale, che va mantenuto e consolidato».
Piergiuseppe Dolcini-Fondazione CR Forlì
 
«Dare finalmente luogo a quella sinergia pubblico-privato, che già venne intelligentemente prospettata dal Ministro Ronchey, senza trovare una adeguata e puntuale attenzione. Basti pensare agli interventi di Arcus e in precedenza al finanziamento dei cosiddetti “giacimenti culturali”».
Fabio Roversi-Monaco- Fondazione Carisbo
 
«Alleggerire le procedure che consentano ai privati - fra cui anche le fondazioni - di partecipare più attivamente alla gestione delle iniziative culturali».
Matteo Melley-Fondazione CR La Spezia
 
«Stipulare convenzioni con istituzioni private per dare maggiore fruibilità al patrimonio, sottraendosi dai vincoli di una gestione pubblica ingessata».
Roberto Marotta-Fondazione CR L’Aquila
 
«Creare nuovi strumenti di sostenibilità per il settore, recuperando e concependo forme innovative di sinergie tra l'autorità statale e le fondazioni, in un quadro di collaborazione che consenta di coinvolgere i privati nella gestione».
Lanfranco Gualtieri-Fondazione CR Ravenna
 
«Semplificare la defiscalizzazione degli interventi privati a sostegno del patrimonio artistico, prevedendo la possibilità di intervenire direttamente per il recupero di beni culturali pubblici, superando l’attuale burocrazia».
Edoardo Mangano Maggiori-Fondazione CR Volterra; Massimo Pasquinelli-Fondazione CR Rimini; Giovanni Rabbia-Fondazione CR Saluzzo
 
«Estendere la pratica del tax credit, che funziona perfettamente nel mondo del cinema: portare in detrazione fino al 40% dell’investimento fatto a sostegno e a compartecipazione di una produzione cinematografica, con un tetto massimo, anche a chi vuole sostenere le principali istituzioni culturali in modo da incentivare gli investimenti nelle singole regioni».
Andrea Comba-Fondazione CRT
 
«Mi pare che, da questo punto di vista, il Ministro sia mosso dalle migliori intenzioni quando dichiara che "è necessaria una profonda inversione di rotta rispetto alle politiche degli ultimi decenni". Suggerirei un'attenzione e una ricognizione sistematica della situazione delle città italiane, del loro patrimonio artistico, dei progetti che in molte realtà stanno cercando di trasformare la ricchezza della nostra storia in un fattore di sviluppo. Mi auguro che alle parole seguano i fatti».
Andrea Landi-Fondazione CR Modena
 
 
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(XII Rapporto Annuale Fondazioni)