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Il Comitato promotore per le Fondazioni Italiane d’Arte Contemporanea

  • Pubblicato il: 14/02/2016 - 10:24
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI E ARTE CONTEMPORANEA
Articolo a cura di: 
Neve Mazzoleni

Doppia intervista con i fondatori del Comitato promotore per le Fondazioni Italiane d’Arte Contemporanea, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e Riccardo Rossotto, Senior Partner dello Studio R&P Legal
 
Torino. Abbiamo curato questa doppia intervista per illustrare le attività del primo Comitato promotore per le Fondazioni Italiane d’Arte Contemporanea in Italia che si offre come piattaforma di dialogo fra tutte le Fondazioni impegnate nella valorizzazione dei linguaggi dell’arte contemporanea e la Politica. Un gruppo di soggetti privati si sono uniti per potenziare l’offerta culturale e allargare all’ampio pubblico la fruizione dell’arte contemporanea. Un ambito  interessante  per l’innovazione del nostro Paese, per  scovare in rete  giovani talenti, nuovi modi di  valorizzare il Patrimonio attraverso le nuove tecnologie. I fautori puntano in alto: allargare la base del comitato per condividere best practice e sfide istituzionali.
 
 
Come si è costituito. Si versa quota iscrizione?
Patrizia Sandretto Re Rebaudengo: Il Protocollo firmato il 10 giugno 2015, è la prima tappa ufficiale di un percorso iniziato nel 2014, nato dall’invito del Ministro Dario Franceschini ad aprire un’interlocuzione tra pubblico e privato. Mi è sembrato essenziale dare una risposta operativa a quella sollecitazione. La chiamata a raccolta di 15 fondazioni d’arte contemporanea, attive in Italia e con una sede aperta al pubblico, ha dato vita al Comitato: non un’associazione di categoria, bensì una piattaforma di condivisione delle rispettive competenze ed esperienze e di riflessione sulle strategie culturali, nella cornice di un confronto stretto con le istituzioni. Questa dunque la prima missione che il Comitato (costituitosi il 22 settembre 2014) si è prefissata statutariamente. Dopo un incontro in Fondazione Sandretto Re Rebaudengo con il Ministro, abbiamo dato avvio alla stesura del Protocollo, condividendo con il MIBACT i suoi scopi e contenuti. La conoscenza, la produzione, la comunicazione dell’arte contemporanea italiana sono alcune delle parole chiave attorno alle quali è raccolta la nostra progettualità comune, che si prefigge di realizzare iniziative dal carattere innovativo, esplorando la possibilità di creare nuovi modelli di produzione culturale sempre in un’ottica di sistema. La quota annuale per entrare nel Comitato è di 1.000 euro.
 
 
Da quanti membri è costituito il Comitato? Come si aderisce e con quale missione condivisa? 
PSRR: Sono quindici, un vero e proprio museo diffuso sull’intero territorio nazionale: Cittadellarte-Fondazione Pistoletto (Biella, Torino) Fondazione Remotti (Camogli, Genova), Fondazione Trussardi (Milano), Fondazione Morra Greco (Napoli), Fondazione Brodbeck (Catania), Fondazione Volume(Roma), Fondazione Pinault (Venezia), Fondazione Giuliani (Roma), Fondazione Merz (Torino), Nomas Foundation (Roma), Fondazione Pastificio Cerere (Roma), Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino), Fondazione Spinola-Banna (Chieri, Torino), Fondazione Memmo (Roma) e Fondazione Ratti (Como). Credo che la capacità di agire contemporaneamente a livello territoriale e internazionale costituisca uno degli elementi più preziosi che le singole fondazioni portano in dote al Comitato. Ogni Fondazione è al centro di un insieme di relazioni locali (con gli artisti, i visitatori, la Scuola, le Istituzioni pubbliche, le Associazioni) e di rapporti internazionali che riguardano più specificatamente il sistema dell’arte.  La scelta delle Fondazioni che fanno parte del Comitato passa attraverso una serie di valutazioni, come la titolarità di uno spazio aperto al pubblico, un certo numero di anni d’esperienza e, naturalmente, la centralità dell’arte contemporanea. La questione della reputazione è fondamentale perché siamo istituzioni che si confrontano con il resto del mondo, ma in rappresentatività del territorio nazionale.
Condividiamo le esperienze e buone pratiche in ambito espositivo ed educativo. Sono importanti anche le nostre collezioni, un patrimonio significativo in un contesto nel quale i musei non hanno più acquisito produzioni d’arte contemporanea (soprattutto italiana) recenti. Lavoriamo sugli aspetti che fanno parte del nostro quotidiano e sono convinta che sapremo sviluppare un’azione che avrà ricadute positive anche per gli artisti, alimentando una riflessione sulle questioni attinenti la produzione delle opere, la mobilità, la conoscenza all’estero dell’arte italiana. Ci confrontiamo anche sugli aspetti legali. Il Comitato è un modo per autoregolarci, auto-formarci e per rendere ancora più sostenibili ed efficienti i nostri processi. 
 
 
Quali vantaggi per chi aderisce al Comitato? 
Riccardo Rossotto: Nei quasi 18 mesi di attività il Comitato ha innanzitutto fatto una fotografia e mappatura delle problematiche a cui si trova di fronte chi presiede e guida una fondazione privata operante nel mondo della cultura: sia dal punto di vista organizzativo, sia dal punto di vista finanziario, sia dal punto di vista fiscale. Inoltre, si sono progettate alcune iniziative mirate a valorizzare il circuito delle fondazioni attraverso le collezioni, attraverso la pianificazione di mostre e rassegne in grado di coinvolgere tutte le fondazioni interessate, attraverso lo studio e la progettazione di forme di education che possano incrementare la presenza dell’arte contemporanea nelle scuole. Il primo bilancio è sostanzialmente positivo: nel giugno del 2015 è stato possibile, proprio alla luce della mission del Comitato, sottoscrivere un Protocollo di Intesa con il MIBACT mirato a facilitare i rapporti tra la parte pubblica e la parte privata in un settore chiave del nostro sviluppo prospettico qual è quello della valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale. Nell’ambito di tale Protocollo è stato previsto uno Steering Committee di cui sono il Segretario Generale, formato dal Direttore Generale del Ministero con delega all’arte contemporanea, Federica Galloni, da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e da due esperti del settore quali Vincenzo De Bellis e Francesco Manacorda. Lo Steering Committee si è già riunito due volte e sono stati individuati tre filoni di attività che riguardano (i) lo sviluppo di un progetto nelle periferie disagiate dei grandi centri urbani per portare l’arte contemporanea vicino ai cittadini più lontani rispetto a questo tipo di eventi; (ii) lo sviluppo di una piattaforma di proposte per integrare la norma sull’Art Bonus e comunque sulle varie, per la verità molto poche, agevolazioni di natura fiscale in favore della cultura; (iii) lo studio di un dossier relativo alla possibilità di costituire anche nel nostro paese un ente analogo al British Council. Insomma si è attivato un meccanismo virtuoso di collaborazione tra la parte pubblica e la parte privata che dovrebbe, auspicabilmente, portare risultati positivi per tutto il settore dell’arte contemporanea.
 
 
Dialogo con le Istituzioni Pubbliche: c'è apertura, un obiettivo già condiviso? 
RR: Come detto, non solo abbiamo potuto constatare un’apertura, ma anche una concreta disponibilità, tra l’altro in tempi assolutamente miracolosi rispetto a quelli tradizionali della pubblica amministrazione, ad attivare un tavolo che possa concretamente dar luogo ad iniziative di Public Private Partnership nell’area dell’arte contemporanea. Dobbiamo dare atto alla dottoressa Galloni di aver impresso una efficienza ed efficacia nella gestione dello Steering Committee stimolante per il futuro rispetto a quelle che erano i tempi e le modalità esecutive degli uffici ministeriali fino all’inizio dell’era Franceschini 
 
 
Come opera il Comitato?
RR: La mission del Comitato è quella di sviluppare iniziative mirate a fare sistema tra gli operatori privati del settore dell’arte contemporanea nel nostro paese e all’estero. Dunque, sviluppo di progetti di education standardizzati a un alto livello qualitativo, iniziative seminariali aventi come obiettivo la conoscenza del settore e spunti di riflessione per lo sviluppo dello stesso; iniziative mirate a realizzare progettualità comuni tra gli aderenti in modo tale da ottimizzare le risorse economiche e creare sinergie virtuose tra gli operatori; studiare forme di incentivazione per i giovani artisti offrendo a loro luoghi e assistenza per poter sviluppare la loro creatività artistica. Partecipazione a manifestazioni internazionali in cui veicolare la storia e gli esempi dell’arte contemporanea italiana.
 
 
Quale l’impegno dello studio R&P Legal per la cultura? 
RR: L’ingresso in R&P Legal dell’avv. Luigi Macioce nel 2014 ci ha permesso di conoscere meglio, apprezzandone le potenzialità, il settore dell’Art Law. Luigi veniva da un’esperienza di un grande studio internazionale anglo-americano specializzato proprio in quest’area del diritto, e con lui, grazie alla sua esperienza, abbiamo costituito uno specifico dipartimento che ha incominciato ad occuparsi di queste problematiche. L’inizio della collaborazione con Patrizia Sandretto Re Rebaudengo è stato poi il passo rilevante qualitativamente per incominciare ad occuparci di problematiche nazionali relative alla normativa agevolate del settore. Con la Fondazione Priorità Cultura presieduta da Francesco Rutelli abbiamo dato vita ad una serie di iniziative seminariali su tutto il territorio nazionale partecipando anche al team di lavoro che ha supportato il Parlamento nella redazione del testo finale della norma sull’Art Bonus. La nostra esperienza è fondata soprattutto, ma non esclusivamente, sui rapporti con operatori ed istituzioni internazionali del mondo dell’arte e in questo anno e mezzo di attività ci ha fatto capire che il mercato dei servizi legali dedicati a questa “industria” (musei, gallerie, fondazioni, trust, istituzioni pubbliche e private, artisti, dealers, intermediari e collezionisti) sia davvero complesso. La richiesta di assistenza legale, in forte espansione, abbraccia una moltitudine di aree del diritto civile, commerciale, tributario, pubblico nonché proprietà intellettuale e diritto penale. A tale tipo di assistenza si deve poi accompagnare quella più operativa relativa agli adempimenti necessari al completamento di operazioni del mondo dell’arte: da quelli assicurativi a quelli doganali; dalle questioni legate all’IVA (importazioni temporanee in sospensione di imposta o definitive, triangolazioni), al trasporto con vettori specializzati, ecc. Ci siamo convinti che solo studi legali strutturati ed attrezzati per rispondere a tutte queste esigenze simultaneamente si possano candidare e qualificare per un’assistenza efficace e di valore aggiunto ai sofisticati operatori del mercato dell’arte. Per questo, seguendo gli stimoli di Macioce, abbiamo sviluppato un dipartimento che oggi è in grado di organizzare e coordinare tutte le specializzazioni offerte dallo studio che ricomprendono sia la consulenza legale e fiscale sia l’operatività necessaria per offrire assistenza in ogni operazione dalla più complessa organizzazione delle mostre d’arte alla più semplice compravendita di un’opera. Insomma ci crediamo, ci abbiamo investito tempo e risorse e crediamo che questo mercato ci possa dare soddisfazione facendo crescere in Italia una nuova cultura…della Cultura!
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Patrizia Sandretto Re Rebaudengo è sposata e ha due figli. Dopo essersi laureata in Economia e Commercio all’università di Torino, si avvicina all’arte contemporanea, come collezionista, all’inizio degli anni ’90.La sua passione per l’arte si trasforma in attività organizzata nel 1995 quando dà vita alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, di cui è presidente.Nel 1997 viene inaugurata la prima sede della Fondazione a Guarene d’Alba (CN), Palazzo Re Rebaudengo.Nel 2002 la Fondazione prosegue nella sua attività di sviluppo e promozione dell’arte contemporanea, inaugurando un nuovo spazio espositivo a Torino, un centro di livello internazionale per lo studio, la sperimentazione e il confronto di artisti, critici, curatori e collezionisti di tutto il mondo.E’ membro dell’International Council e del Friends of Contemporary Drawing del MoMA di New York, dell’International Council della Tate Gallery di Londra, del Leadership Council del New Museum di New York, dell’Advisory Committee for Modern and Contemporary Art del Philadelphia Museum of Art e del Consiglio Culturale del Magazine Cartier Art. E’ socio onorario del Monaco Project for the Art. Dal 2008 è membro della Commissione Cultura di Confindustria Nazionale, membro della Giuria dei Letterati del “Premio Campiello – Confindustria Veneto”, membro del Consiglio Direttivo della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, membro della Giuria del Talent Prize.Dal 2011 fa parte del Consiglio di Amministrazione della Scuola Nazionale Superiore delle Belle Arti di Lione.Dal 2014 è Presidente del Comitato Fondazioni Arte Contemporanea.Nel 2015 è membro della giuria del premio Hugo Boss Asia Art Award. Patrizia Sandretto Re Rebaudengo è insignita del “Montblanc Arts Patronage” Award (2003), del Premio “AIDDA” (2003), del Premio “Marisa Bellisario” (2005), del Riconoscimento di Ufficiale della Repubblica (2005), del riconoscimento di “Cultore dell’Architettura” conferito dal Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Torino (2007), del titolo di “Chevalier de l’ordre des Arts et des Lettres” conferito dalla Repubblica Francese (2009), del Premio “GammaDonna/10 e Lode” (2011) e del riconoscimento “Arte: Sostantivo Femminile” (2012).
 
 
Riccardo Rossotto, figlio e nipote di avvocati, è Senior Partner di R&P Legal, uno studio legale italiano con sede a Torino, Milano, Roma, Busto Arsizio, Bergamo e Aosta. Si occupa di diritto commerciale e soprattutto di diritto industriale con particolare riferimento al mondo della comunicazione e dei media. E’ Segretario Generale del Comitato delle Fondazioni Private di Arte Contemporanea e Segretario Generale dello Steering Committee costituito tra il MIBACT e il Comitato delle Fondazioni Private. E’ un appassionato di storia e ha pubblicato diversi testi sulla Guerra Civile Americana, sulla sconfitta di Caporetto, sull’Estate del 1943 e sulle vicende armistiziali. Ha in uscita un nuovo studio sul Referendum del 2 giugno 1946.