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FSRR 2017: l’istituto del futuro?

  • Pubblicato il: 13/02/2017 - 22:50
Rubrica: 
FONDAZIONI E ARTE CONTEMPORANEA
Articolo a cura di: 
Giangavino Pazzola

Dopo un anno dalla precedente intervista a Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, che ci parlò di progetti, networks e relazioni con le quali la sua istituzione avrebbe celebrato i venticinqueanni dalla nascita, aggiorniamo la visione della collezionista del contemporaneo, top of the mind e ambasciatrice a livello internazionale, con forti reti locali. Dalla recente nomina nel comitato di Art Basel Cities, alla programmazione 2017 con un focus sul linguaggio fotografico e sull’arte italiana, alle visioni di futuro del nuovo progetto The Institute of Things To Come, all’incrocio con altre discipline, vincitore del bando ORA! Linguaggi contemporanei produzioni innovative, di Compagnia di San Paolo. Proseguono le collaborazioni worldwide come dimostrano la mostra della collezione Isabel e Agustin Coppel, una delle più significative del Sud America, l’esposizione di opere della Sandretto Re Rebaudengo al Trondheim Kunstmuseum di Trondheim in Norvegia. In un contesto che, fin dagli esordi, lavora sulla mediazione culturale e grazie alla pluriennale partnership con la Fondazione CRT per il progetto Diderot, avvicina all’arte contemporanea con un percorso di e-learning in lingua inglese, più di 12.000 bambini e ragazzi in Piemonte e Valle d’Aosta. Esperienze portate nel Comitato nazionale Fondazioni Arte Contemporanea che, con nove progetti, guarda ai giovani e delle periferie, insieme al MiBACT

Torino - Art Basel Cities, ideato dagli organizzatori della fiera svizzera, la principale del mondo per l’arte contemporanea, è il nuovo progetto nato per sviluppare eventi internazionali in collaborazione con città dall’effervescente milieu culturale. L’iniziativa coinvolge i players privati di riferimento per il mondo dell’arte e mira a espandere l'impegno di Art Basel nella diffusione dei linguaggi contemporanei, offrendo nuove opportunità di scoperta e integrazione delle scene culturali più interessanti a livello globale. Il progetto, che seguiremo, è in fase embrionale, ma è noto che fa parte del comitato Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, una delle regine internazionali del settore, anima dell’omonima fondazione che ha celebrato il ventennale.
Ci aggiorniamo con Lei, dopo una anno dalla precedente conversazione, sulle strategie e sulla programmazione della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.

Sono appena concluse le mostre di Josh Kline e di Ed Atkins, oltre all’esposizione dell’opera di Harun Farocki – ultima acquisizione della vostra collezione. Avete lanciato un progetto indipendente di alta qualità come The Institute of Things to Come, curato da Ludovica Carbotta e Valerio del Baglivo che, come primo step, vede la mostra Echt di Bedwyr Williams e ne prevede altre tre, ognuna affiancata da una learning session di workshop. Potrebbe descriverci in modo più articolato i contenuti e la natura di questa collaborazione che si annuncia pioniera per metodologia?
The Institute of Things To Come è un progetto in cui credo molto: rivela il potenziale immaginifico, sperimentale e riflessivo dell’arte contemporanea, la sua capacità di trasmettere ipotesi e conoscenze anche all’incrocio con altre discipline. È un ciclo di quattro mostre e altrettanti workshop che abbiamo inaugurato il 9 febbraio con l’artista britannico Bedwyr Williams. Realizzato con il sostegno della Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando ORA! Linguaggi contemporanei produzioni innovative, The Institute of Things to Come  trasforma la project room della Fondazione in un centro di ricerca sul futuro, attivo da febbraio a settembre. Ogni artista è stato invitato a esporre un’opera dedicata a scenari futuri e a utilizzarla per ideare un workshop aperto ad artisti, curatori, ricercatori, scrittori.
Il workshop di Bedwyr Williams, condotto insieme a Tani Shani, si è svolto tra le immagini e la narrazione di Echt (dal tedesco, “reale”), un’installazione filmica del 2014 nella quale l’artista ha immaginato il futuro prossimo di una Gran Bretagna retta da un sistema feudale.
Nel secondo capitolo l’artista canadese Kapwani Kiwanga condurrà il workshop insieme a Mirene Arsanios, a partire da Afrogalactica, un progetto in corso dal 2011 che ha per protagonista un antropologo proveniente dal futuro, uno studioso immaginario quanto verosimile che si muove attraverso aree di conoscenza riguardanti l’Afrofuturismo, i movimenti storici di liberazione e l’astronomia africana.
In occasione del terzo appuntamento, Alicia Framis coinvolgerà nel suo laboratorio Lilet Breddels, invitando i partecipanti e i pubblici a riflettere sulla domanda Where did the future go? titolo del film che ha girato nel 2012 sullo sfondo del “paesaggio lunare” della regione deserta dello Utah, insieme a cinque ricercatori della Mars Society. 
L’ultimo capitolo di The Institute vedrà protagoniste le artiste francesi Louise Hervé & Chloé Maillet che dalla proiezione di The Waterway, il loro film del 2013, esploreranno con un etologo marino l’archeologia subacquea e l’immaginario della vita nel mondo sottomarino, in rapporto ai conflitti tra mondo umano e non umano nel Mediterraneo.

Come si svilupperà complessivamente la programmazione per il 2017?
Dal 27 febbraio al 30 aprile presenteremo Life World, oltre 150 opere di 100 maestri della fotografia storica e contemporanea: tra loro Diane Arbus, Walker Evans, August Sander, Irving Penn, Thomas Struth, Andreas Gursky, Wolfgang Tillmanns, Jeff Wall. Le opere sono parte della collezione Isabel e Agustin Coppel, una delle più significative del Sud America. Dal 22 aprile al 31 dicembre opere della Collezione Sandretto Re Rebaudengo verranno esposte al Trondheim Kunstmuseum di Trondheim in Norvegia.
Dal 16 maggio all’8 ottobre sarà aperta Opera House, la personale di Hiroshi Sugimoto, grande fotografo concettuale giapponese, con un ciclo di lavori prodotti per la mostra e dedicati ai teatri storici italiani, tra i quali il Teatro Scientifico del Bibiena di Mantova, il Teatro dei Rinnovati a Siena, il Teatro Farnese di Parma e il Carignano di Torino.
In concomitanza inaugureremo la mostra dedicata all’arte italiana, realizzata da Andrew de Brún, Inês Geraldes Cardoso, Kateryna Filyuk, i tre curatori che hanno partecipato all’undicesima edizione della Residenza per giovani curatori stranieri della Fondazione, organizzata con il sostegno della Compagnia di San Paolo. Chiuderemo l’anno con una mostra curata da Tom Eccles e Mark Rappolt in occasione dei venticinque anni della Collezione Sandretto Re Rebaudengo.

Oltre all’attività espositiva, un importante parte di lavoro della FSRR è svolto dal dipartimento educativo e dalla mediazione culturale d’arte. Quali programmi per il futuro?
Puntiamo sui valori positivi che l’arte contemporanea veicola anche attraverso l’educazione: il nostro obbiettivo è che i pubblici con cui lavoriamo possano trovare in Fondazione una possibilità reale di conoscenza, condivisione e crescita. La presenza in mostra dei mediatori culturali rende possibile il dialogo con le opere e fa del nostro centro un luogo di confronto e di socialità anche per i visitatori che vi entrano singolarmente, senza far parte di gruppi organizzati.
Una delle caratteristiche più interessanti del nostro dipartimento educativo è la capacità di relazionarsi con pubblici molto diversi: iniziamo dagli asili nido, per proseguire con le scuole dell’infanzia, via via fino ai licei. Mi piace ricordare in particolare il progetto Arte su Misura in collaborazione con la Divisione Educazione della Città di Torino, che unisce formazione per insegnanti, laboratori per i bambini in Fondazione e a scuola, e incontro con gli artisti.
A maggio e a ottobre riproporremo The Big Draw!, la giornata del disegno pensata per sostenere il disegno come strumento di pensiero, creatività e condivisione. Tra i tanti valori aggiunti dei nostri progetti dedicati ai giovani, anche la possibilità di ottenere i crediti formativi e di partecipare a esperienze di Alternanza Scuola Lavoro.
Grazie alla pluriennale collaborazione con la Fondazione CRT, e nell’ambito specifico del progetto Diderot, proponiamo con I Speak Contemporary! un percorso di e-learning, basato sull’avvicinamento all’arte contemporanea attraverso la lingua inglese, che coinvolge più di 12.000 bambini e ragazzi in Piemonte e Valle d’Aosta. Stiamo lavorando molto sul tema dell’accessibilità con percorsi dedicati alle persone con disabilità. Con l’Unione Italiana Ciechi, per esempio, da anni sperimentiamo l’utilizzo dei sensi e della narrazione nelle visite alle mostre con persone non vedenti o ipovedenti

A più di un anno dal lancio della rete nazionale delle Fondazioni, avete previsto nuove iniziative che coinvolgeranno attori locali e progetti che metteranno in relazione il territorio italiano?
A novembre 2016, Federica Galloni, Direttore Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie urbane, ha annunciato la nascita di nove progetti focalizzati sul tema dei giovani e delle periferie, che vede insieme il MiBACT e il Comitato Fondazioni Arte Contemporanea. Pubblico e privato contribuiscono in egual misura alla realizzazione di attività pensate appositamente per la valorizzazione urbana, coinvolgendo gli adolescenti e gli istituti scolastici che frequentano. I progetti sono stati ideati da nove delle fondazioni del Comitato, tra cui la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo con “Segnali da un paesaggio aumentato”, concepito da Alessandro Quaranta.

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Ph| Alessandro Albert