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Fondazione Pirelli Hangar Bicocca, un modello unico di #arttothepeople

  • Pubblicato il: 16/03/2018 - 08:01
Rubrica: 
FONDAZIONI D'IMPRESA
Articolo a cura di: 
Francesca Panzarin

A quattro anni dal suo inseriamento, intervistiamo Marco Lanata, General Manager di Pirelli HangarBicocca, sulle prospettive di sviluppo di un’istituzione dedicata al mondo dell’arte contemporanea tra radicamento territoriale e confronto internazionale.


Fondazione Pirelli Hangar Bicocca – sostenuta come la fondazione d’impresa Fondazione Pirelli dalla grande azienda produttrice di pneumatici – ha le sue origini nel 2004 con la realizzazione dei Sette Palazzi celesti di Kiefer, all’interno di un edificio industriale dalle dimensioni imponenti pensato inizialmente per ospitare la collezione delle macchine all'Alfa Romeo di Arese.
 
Come nasce l’idea di una fondazione dedicata alla divulgazione dell'arte contemporanea?
Dopo la creazione dell’opera di Kiefer, la più grande installazione al chiuso dell’artista, nel 2007 viene costituita una fondazione – originariamente promossa da Pirelli Real Estate cui successivamente è subentrata Pirelli– che inizia a produrre mostre ed eventi non continuativi.
Nel 2012, con il passaggio a Pirelli spa, si avvia una fase di ristrutturazione dell'immobile e relativa rivisitazione dei servizi.
Dal 2013, prima con l'ingresso come curatore di Andrea Lissoni e dal 2013 con Vicente Todolí come direttore artistico, è cominciata una nuova fase con un'attività continuativa di mostre e public program correlati. Io ho assunto il ruolo di General Manager dal 2014.
 
Quale è il modello di Pirelli HangarBicocca?
Il nostro modello vuole essere unico: abbiamo alle spalle una grande azienda che ci sostiene; la sede è un edificio industriale di grande fascino - spazi altrettanto eccezionali si trovano ad esempio al MASMOCA in Massachusetts, al MoMa PS1 di New York e alla TATE Modern di Londra - ma anche impegnativo dal punto di vista delle dimensioni e della gestione; siamo in una posizione esterna rispetto al centro di Milano; a parte Kiefer, non abbiamo una collezione permanente e la maggior parte delle mostre sono concepite site specific; il direttore artistico e curatore lavorano con una totale autonomia; offriamo un programma artistico continuativo e sperimentale nel settore dell'arte contemporanea. Abbiamo poi l'ambizione di essere un progetto che vuole avere un impatto significativo in termini di responsabilità sociale.
 
Quali sono i risultati di questi primi anni di attività?
Dal punto di vista quantitativo i risultati sono andati anche oltre le nostre aspettative: considerando che siamo aperti 4 giorni alla settimana, abbiamo avuto nel 2017 circa 260.000 visitatori  (tra cui 3000 studenti universitari e 1500 bambini) con una media di circa 1200 persone tutti i giorni con punte di 6-7000 persone giornaliere in occasione di eventi particolari.
Un dato interessante è poi il profilo dei visitatori - vengono a trovarci tanti giovani e famiglie - e il gradimento dell’offerta: ogni anno facciamo una survey sulla qualità dei servizi offerti e i riscontri sono sempre positivi.
Altro tema è quello della ricaduta a livello internazionale: arrivano curatori e rappresentanti delle istituzioni di tutto il mondo, abbiamo una buona copertura sulla stampa internazionale, facciamo accordi con altre istituzione per prestiti, coproduzioni e per portare le nostre mostre all’estero.
Da non dimenticare poi la ricaduta sulla crescita professionale del team interno e su chi lavora per noi (le nuove figure professionali dei mediatori culturali) e sulla filiera di ciò che produciamo.
Per ora facciamo un bilancio sulla valorizzazione media ma stiamo valutando di realizzare una sorta di bilancio sociale basata sui parametri della ricaduta economica e formativa.
 
 
Che relazione ha la fondazione con il territorio circostante?
Oggi il brand Milano è fortemente riconosciuto in Italia e all'estero. Expo ma anche operazioni di riqualificazione come Porta Nuova e Citylife hanno fatto da innesco a una città che è riuscita a coniugare il passato con una grande capacità di innovazione.
Come Fondazione Prada, inoltre, anche noi siamo istituzioni di interesse pubblico ancorché sostenute interamente da privati.  L'utilità pubblica non deve essere per forza legata a una proprietà pubblica.
Oggi uno dei temi più forti del dibattito pubblico a Milano è la riqualificazione delle periferie. Nella zona Bicocca noi rappresentiamo un attrattore che offre servizi importanti: laboratori per bambini, progetti con le scuole, un ristorante, concerti, visite per tutti con i mediatori culturali. Elemento fondamentale è la qualità dei servizi per far sì che le persone arrivino e vivano volentieri un’esperienza.
HangarBicocca è un ambiente che si presta a molti usi: abbiano accolto anche convegni internazionali (ad es. l’ Expo delle Idee, il Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione della FondazioneBarilla.
 
Com’è composto il team della fondazione?
Il team è costituito da circa 40 persone: oltre ai  professionisti interni con competenze specifiche (dipartimento curatoriale, dei programmi culturali e istituzionali, della didattica, della comunicazione, della produzione, ), ci sono figure esterne come i mediatori culturali.
 
Qual è l’investimento dell’azienda nella fondazione?
Pirelli investe € 3,5 milioni all'anno
che coprono le spese di gestione dell'edificio, la produzione delle mostre, gli stipendi e l'attività di comunicazione.
La fondazione ha ricavi per circa € 600.000 all'anno derivanti dal ristorante, dal bookshop e dagli eventi privati.
La gratuità del biglietto di ingresso è una scelta che vogliamo continuare a mantenere perché strettamente legata alla nostra missione della divulgazione dell’arte contemporanea.
Per incrementare il senso di appartenenza della nostra community stiamo valutando di proporre delle donazioni totalmente volontarie come fanno istituzioni internazionali come la Tate Gallery o la Serpentine. In linea con questa idea lo scorso anno abbiamo attivato anche un progetto di membership.
 
A gennaio è stato presentato il programma artistico del 2018.
Noi lavoriamo su un programma artistico triennale (fino al 2020) strutturato con grande anticipo: il direttore artistico Vicente Todolí (proveniente dalla Tate Modern)  e la curatrice Roberta Tenconi (proveniente da Fondazione Trussardi)  lavorano con gli artisti per lungo tempo perché si tratta di pensare a progetti espositivi che richiedono un percorso di concepimento lungo. L’ambiente è molto stimolante viste le dimensioni ma anche sfidante.
Per la mostra di Fontana, ad esempio, abbiamo lavorato più di tre anni. L’attuale progetto dell’artista Matt Mullican è iniziato due anni fa.
 
Quale è la relazione con l’azienda Pirelli?
Io sono General manager di HangarBicocca e lavoro in Pirelli occupandomi della gestione degli immobili.
Sono un elemento di cerniera tra i due mondi.
In questi anni abbiamo lavorato per far crescere la consapevolezza in Pirelli, che è pur sempre un’azienda industriale che produce pneumatici, che questo progetto ha un senso e un valore per l'azienda.
Se per altre fondazioni, come ad esempio Prada, può essere forse più scontato il collegamento tra impresa e fondazione (l'azienda lavora nel mondo del luxury, la proprietaria è un collezionista), è importante che anche il management e il personale Pirelli – un'azienda che ha 140 quarant'anni di storia e che ha sempre avuto nel suo DNA una connessione con il mondo della creatività - condividano i valori e il contributo che la fondazione può portare all’azienda. Dall’altra parte il tema dell’innovazione e della ricerca portato avanti dagli artisti - che alcune volte abbiamo portato anche in fabbrica – può essere di stimolo all’impresa.
Inoltre, i dipendente di Pirelli possono usufruire di agevolazioni sui servizi in HangarBicocca.
 
Quali sono le linee di sviluppo per il futuro?
Pensando al futuro, oltre a seguire la programmazione che abbiamo impostato fino al 2020 e a continuare le attività correlate alle mostre come i public program, un'altra linea di indirizzo è l'ulteriore apertura alla città per rendere questo progetto sempre più un patrimonio della collettività milanese.
L'anno scorso l'installazione di Kiefer è stata scelta dai milanesi – accanto ad esempio al Cenacolo di Leonardo – tra le 10 icone artistiche selezionate dal Comune come capolavori rappresentativi dell'arte cittadina.
L'installazione di Kiefer - completata nel 2015 con i quadri in prestito dall'artista - è ormai un landmark di Milano. A breve produrremo il catalogo che è molto richiesto.
In parallelo al radicamento territoriale per rafforzare il senso di partecipazione della community milanese, vogliamo portare avanti un lavoro sul piano internazionale per accrescere la rete di rapporti con i professionisti e le istituzioni del mondo dell’arte contemporanea.
 
Quale è il vostro bilancio dell’operazione ad oggi?
E’ un bilancio estremamente positivo vista anche la complessità di sostenere e diffondere l'arte contemporanea in Italia. C'è un trend positivo di visitatori e di interesse grazie alla scelta di alternare mostre “impegnative” a progetti di più semplice comprensione.
La recente mostra di Fontana, ad esempio, ha avuto un enorme successo. Anche “Take me, I’m yours”   ha funzionato (al finissage hanno partecipato 6900 persone) perché molto interattiva.
Quello di mettere il visitatore al centro è il messaggio dell’attuale campagna di comunicazione, #arttothepeople, in cui ci rivolgiamo in modo diretto e informale al pubblico, trasmettendo l’idea che l’arte contemporanea è aperta e accessibile a tutti.:
 
 
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