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Quando (?) arte e cultura diventano strumento di integrazione

  • Pubblicato il: 17/06/2017 - 11:02
Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Valentina Montalto

Come la cultura e le arti possono contribuire a promuovere il dialogo interculturale con le comunità di migranti e di rifugiati? L’Unione Europea ha creato una task force per realizzare una mappatura delle progettualità esistenti. Il primo documento è a disposizione.
 


 Come la cultura e le arti possono contribuire a promuovere il dialogo interculturale con le comunità di migranti e di rifugiati?  È una domanda che molti  operatori del settore culturale si sono già posti o che non potranno a meno di porsi. Il fenomeno da emergenziale si è trasformato in strutturale e modificherà profondamente le società occidentali.
Per questa ragione un gruppo di esperti è stato convocato dall’Unione Europea e ha  realizzato  una mappatura dell’esistente: iniziative e progetti volti a fare della Cultura e delle Arti uno strumento di dialogo interculturale e di partecipazione alla vita sociale e culturale, intesa come passo necessario a favorire l’inclusione, evitare il disimpegno, il risentimento o sentimenti di mancato riconoscimento nella società.
È stato prodotto un documento corposo, di oltre 100 pagine (disponibile qui), ricco di esempi, ma forse ancora debole nel messaggio finale.  Dopo una breve presentazione dei termini chiave  (come migrante, rifugiato o arte), il documento si concentra sul potenziale ruolo dell’arte e degli artisti nei processi di integrazione,  lasciando i casi studio in appendice. Dai casi emerge il coinvolgimento degli artisti in campagne di sensibilizzazione finalizzate alla raccolta fondi a supporto dei migranti, oppure in percorsi di formazione che offrono opportunità di inserimento professionale nei settori culturali e creativi.
Il rapporto individua inoltre tre aree che, come notano gli autori stessi, meriterebbero ulteriore approfondimento:
  • Il primo riguarda la possibilità di mettere l’arte e la cultura a servizio di processi di empowerment dei migranti e dei rifugiati affinchè  recuperino sicurezza, fiducia e autostima  in sé stessi;
  • Il secondo riguarda la necessità di adottare un approccio intersettoriale per favorire un processo di integrazione in tutte le sfere attinenti la vita privata e professionale, dalla cultura al lavoro alla salute;
  • Ultimo, ma non di minore importanza, è il tema della valutazione, anche questa indentificata come area di lavoro strategica per capire l’efficacia delle azioni intraprese.

Tra i casi identificati, l’Integration and Migration Foundation Our People (MISA) in Estonia, per esempio, sembra avere una certa vocazione all’empowerment: la fondazione lavora insieme a musei e teatri per rendere i contenuti culturali accessibili anche a pubblici che non parlano estone. Nella regione belga delle Fiandre, l’intregrazione passa per un progetto intersettoriale che combina cultura e lavoro: KunstZ aiuta i richiedenti asilo a un’occupazione nel settore dello spettacolo fornendo programmi di formazione e corsi di lingua. 
L’intersettorialità e la valutazione, però, restano in generale poco rintracciabili nelle iniziative presentate, forse segno del fatto che le organizzazioni che lavorano con e per i migranti dialogano difficilmente tra loro e non hanno forse risorse e competenze sufficienti a valutare l’efficacia del loro lavoro.
Lo studio fornisce inoltre link molto utili  di informazione su politiche e progetti di integrazione, come lo European Web Site on Integration e il Portale Integrazione Migranti. Il sito europeo, per esempio, è molto ricco di informazioni sulle politiche e le azioni dei vari Stati Membri per favorire l’integrazione, anche attraverso iniziative di carattere culturale.
Il punto estrememente positivo di questo rapporto, nonché di quello a cui fa seguito (The Role of Public Arts and Cultural Institutions in the Promotion of Cultural Diversity and Intercultural Dialogue) e di un altro interessante  documento della Commissione europea che raccoglie una serie di pubblicazioni sul tema), è che a livello europeo c’è una chiara volontà di mettere a sistema conoscenze e competenze prima marginali e che adesso, con la crisi migratoria, diventano di primo piano.
Federica Mogherini, Alto rappresentante dell'Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione, all’ultimo Forum Europeo della Cultura del 2016, ha dichiarato: ‘Le nostre culture sono tenute ad incontrarsi. Abbiamo il dovere di valorizzare al meglio questo incontro’.
Artisti, operatori e organizzazioni culturali avranno l’opportunità di svolgere un ruolo centrale in questo scenario se usciranno da esperienze estemporane e progettualità accessorie per acquisire le competenze che l’intervento in questa area di vulnerabilità richiede, se sapranno reinventarsi come mediatori culturali, e se daranno vita a progetti multidisciplinari che offrano occasioni di inserimento culturale e socio-professionale.

Ph: Kunstz.be

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