Quale ruolo per le fondazioni di comunità? Voci dalla Conferenza nazionale
Brescia. Ben oltre l’erogazione, le fondazioni di comunità stanno acquisendo un nuovo posizionamento tanto nel sistema filantropico italiano quanto nella governance territoriale delle comunità di riferimento. Attualmente, in Italia si contano 37 fondazioni di comunità, e 4 in fase di costituzione a Fano, Ferrara, Potenza e Agrigento. Una fotografia della situazione italiana era stata proposta da Assifero già lo scorso autunno, con la pubblicazione della prima guida delle fondazioni di comunità (al quale dedicammo peraltro un articolo nel dicembre scorso). Un fenomeno in piena trasformazione e dalle non più trascurabili potenzialità, che vede l’evoluzione dell’impegno erogativo delle fondazioni in una responsabilità civica e sociale che si nutre delle risorse ed esigenze del proprio territorio di intervento, e che, in un numero sempre crescente di casi, vede la sperimentazione di strumenti, modelli e policy di sviluppo i cui impatti meritano di essere indagati. Con il processo di trasformazione in atto, il perimetro dell’ecosistema delle fondazioni di comunità pare allargarsi, includendo anche altri soggetti che, seppur non pienamente ascrivibili al modello originario di fondazione di comunità, ne assumono sempre più le sembianze, per la tipologia di intervento verso la comunità e di processi innescati sul territorio, tanto che il Global Fund for Community Foundations preferisce oggi parlare di Community philanthropy organizations. Una popolazione che varia, quindi, a seconda della lente con cui si osserva il fenomeno. «Vi è ancora uno sbilanciamento verso l’aspetto della fondazione e non della comunità. Le fondazioni di comunità sono molto più che enti erogatori o di raccolta fondi, è da superare l’idea di infrastrutturazione del dono verso una visione delle fondazioni di comunità come piattaforme di innovazione, veri e propri attivatori di capitale sociale e umano, catalizzatori di risorse finanziarie e non», afferma Carola Carazzone, dal 2014 Segretario generale di Assifero.
Comunità di cura e comunità operose
Agopuntori del territorio consapevoli e competenti
A sostegno di progetti di utilità sociale per il territorio è attiva anche UBI Comunità, la divisione di UBI Banca costituita nel 2016 a partire da servizi già esistenti all’interno dell’istituto bancario, che, in occasione della conferenza, ha illustrato le varie modalità di supporto, dai social bond ad accordi e collaborazioni con enti del terzo settore, ma anche sostegno a progetti specifici e startup sul territorio, a dimostrazione che «la finanza può diventare uno strumento a servizio del bene comune», come affermato da Pietro Tosana. Dal 2012, UBI conta 90 social bond con oltre un miliardo di € raccolti, 4,7 milioni di € erogati, 35.000 clienti sottoscrittori e 80.153 beneficiari diretti. Il tutto con una particolare attenzione alla misurazione del valore sociale e allo SROI-Social Return On Investment.
Piattaforme di innovazione
Non manca la collaborazione e lo scambio con realtà analoghe a livello internazionale − anche grazie alla partecipazione di Assifero ad ECFI-European Community Foundation Initiative − come dimostrano le iniziative a cui hanno partecipato: la Fondazione di Monza e Brianza, con un progetto Erasmus+ Youth Exchange di condivisione dell’esperienza della Youth Bank con altre fondazioni di comunità europee, che ha portato all’organizzazione di una summer school per giovani sul tema dell’imprenditorialità sociale; la Fondazione San Gennaro, con una study visit in Lettonia insieme a rappresentanti di fondazioni di comunità di altri paesi europei; la Fondazione della comunità bergamasca, che ha accolto e ospitato per una settimana la delegazione di una fondazione analoga con sede in Romania.
«Queste fondazioni di comunità stanno trasformando il modo tradizionale di finanziare, di investire, di erogare sperimentando policies e approcci innovativi e nuove modalità di finanziamento, diverse dai bandi, attraverso policy di scouting, dialogo costante, accreditamento e costruzione di relazioni di fiducia basate sulla condivisione della missione e meccanismi di comparazione degli obiettivi strategici. Queste fondazioni di comunità stanno costruendo alleanze e partnership strategiche su missioni, che scardinino la relazione erogatore-beneficiario di progetto, verso un modello in cui il partner finanziatore e il partner implementatore stanno in una relazione di partnership strategica e reciprocità vitale e non di dipendenza top-down», sostiene Carola Carazzone[4].
Nonostante ad alcuni possa apparire un ossimoro l’accostamento di due termini dal significato così antitetico, tanto la fondazione necessita ed evoca l’esistenza di un patrimonio per il suo esistere, tanto la comunità «ci è data con l’essere e come l’essere, ben al di qua di tutti i nostri progetti, volontà e tentativi. In fondo, perderla ci è impossibile»[5] (per dirla con Jean-Luc Nancy), l’esperienza delle fondazioni di comunità, così straordinariamente orientate al bene comune e intrise di senso e concretezza, conferma che «se mai può esistere ancora una comunità nel mondo degli individui, può essere (ed è necessario che sia) soltanto una comunità intessuta di comune e reciproco interesse; una comunità responsabile, volta a garantire il pari diritto di essere considerati esseri umani e la pari capacità di agire in base a tale diritto»[6].
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