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Progettare una nuova immagine del futuro è possibile

  • Pubblicato il: 30/03/2012 - 15:37
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Stefania Crobe
Michelangelo Pistoletto

Lissone (MB). Se secondo il terzo principio della dinamica di Newton, ad ogni azione corrisponde un’azione uguale  e una contraria, quale ruolo potrà mai avere il design per una dinamica della trasformazione sociale, capace di riappropriarsi di uno spazio, ambientale e pubblico, di un tempo naturale e costruire occasioni di relazionalità non mediata dal valore d’uso ma dallo scambio, e ridisegnare un’antropologia altra, umana, diversa?
In un’ottica di bene comune, il design – nella sua accezione letterale di  «progettazione» – avrà il compito di restituire il senso della spinta – creativa e sociale – che l’ha generato, dando vita a un flusso continuo che permetta di uscire dallo stato di inerzia in cui la società sembra essere stagnata.
Un design che al Museo d’arte contemporanea di Lissone si traduce in un percorso volto a costruire una visione progettuale responsabile attraverso le esperienze di Michelangelo Pistoletto, Love Difference Cittadellarte Fondazione Pistoletto.
Il design progetta oggetti d’uso quotidiano, oggetti dall’enorme potenziale per individuare soluzioni e contribuire al benessere dell'uomo e dell'ambiente in cui vive, per fornire risposte concrete ai nuovi problemi di sostenibilità sia ambientale che relazionale.
A partire dal motto del  grande Maestro dell’Arte Povera «ogni prodotto assume responsabilità sociale», e con una grande attenzione alla specificità del territorio e alle sue condizioni produttive e di sperimentazione in atto, prende vita «ARTE E DESIGN le buone pratiche», un progetto che lavora  sulla partecipazione e la valorizzazione della creatività del singolo nel collettivo e che si articola nella presentazione di opere d’arte e oggetti di design, in un workshop e in un incontro pubblico.
Al centro del progetto la mostra «MICHELANGELO PISTOLETTO  cittadellarte design» (dal 25 marzo al 27 maggio 2012). L’esposizione ripercorre gli oltre quarant’anni di carriera dell'artista torinese, esplorando la sua ricerca tra arte, vita, società in cui l’attività creativa diventa  motore di sviluppo per processi di trasformazione, nei diversi settori del tessuto sociale.
Lo sviluppo artistico del Maestro, che trova nella «divisione dello specchio» il suo principio – «Dividendo io moltiplico.  La moltiplicazione è un sistema conseguente alla divisione, e quindi non può essere principio. Se io traduco la divisione in termini sociali, ho la condivisione, che diventa principio» –, si definisce nel coinvolgimento diretto del pubblico nelle sue opere, create per essere esperite, ponendo così l’arte al centro di una trasformazione socialmente responsabile e l'essere umano al centro del processo di cambiamento.
Su queste basi si fonda l’impegno di Cittadellarte-Fondazione Pistoletto e Love Difference - fucine di esperienze in cui il pubblico, attraverso il gesto creativo e responsabile, diventa parte attiva e partecipante -  che a Lissone, sede dal 2006 del «Premio Lissone Design»,  daranno vita ad un percorso che vedrà confrontarsi sulle tematiche del social design, «basato sull'individuo, sull'essere umano, soggetto creatore, parte di una comunità, che dialoga con il territorio»,  artigiani, artisti, amministrazioni, operatori del turismo e dello sviluppo locale.
Dal 30 marzo al 1 aprile il workshop esperienziale «Appunti Visivi» sulla responsabilità del gesto e del processo produttivo - curato da Love Difference e Cittadellarte-Fondazione Pistoletto in collaborazione con artway of thinking, associazione specializzata in processi creativi condivisi, e snark space making, gruppo interdisciplinare esperto nella sperimentazione di nuove tecnologie e ricerche nel design – contribuirà a generare nuove visioni sul design in cui l’oggetto recupera quella dimensione narrativa attraverso cui l'uomo conferisce significato al proprio esperire. 
Filippo Fabbrica, che insieme ad Emanuela Baldi cura la progettualità di Love Difference, ci racconta le finalità del workshop e come questo potrà contribuire, attraverso una metodologia già sperimentata in altri contesti (http://methodsprocessesofchange.wordpress.com/), a sviluppare una nuova visione sul design capace di integrarsi in differenti ambiti operativi e multidisciplinari:
«Lissone, ‘città del mobile’ con una cultura radicata del disegno industriale, è un territorio fertile che si sta interrogando su quale nuova visione può avere il design.  Dopo anni di esperienza sui processi partecipativi e condivisi, sulla valorizzazione della creatività in ambiti sociali, abbiamo così deciso di portare la nostra esperienza a confrontarsi con l’ambito della produzione, ponendo l’attenzione sull’oggetto, sul processo produttivo e sulle nuove dinamiche del design .
Abbiamo portato il nostro approccio legato all’arte relazionale - un metodo che nasce dalla ricerca sui processi creativi condivisi condotta da Atrway of thinking, integrato e ampliato poi con l’apporto di nuovi esperienze - per costruire un workshop multidisciplinare che riflette sugli ambiti primogeniti del design - gesto, simbolo e sostenibilità -, che non sono altro che i temi da cui partire per la progettazione dell’oggetto. L’obiettivo è  generare, attraverso un approccio esperienziale, una nuova visione sul design, proporre degli indicatori, e fornire le linee guida per la futura edizione del Premio Lissone.
Gli ‘Appunti visivi’ che verranno prodotti durante il workshop forniranno delle suggestioni ai designer che parteciperanno alla prossima edizione del premio e verranno condivisi con la cittadinanza nell’evento pubblico che verrà organizzato il 26 di maggio».

La visione del Maestro Pistoletto di un’arte nella società, viene messa in atto attraverso le dinamiche relazionali, per generare nuovi processi partecipati e condivisi.
La condivisione diventa principio e mette in discussione modelli (anche economici) consolidati, che si rivelano fallimentari in quanto moltiplicatori ed esclusivi, per rispondere ai bisogni plurali e differenti della collettività. Altro non resta – e anche la «lady di ferro» dovrà rassegnarsi – che rifugiarsi  nella  societas, che sarà sì fatta di individui, ma di individui che uniti possono creare un’alternativa politica, culturale, intellettuale capace, amando le differenze, di cambiare il mondo.

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