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La sostenibilità circolare nelle organizzazioni culturali

  • Pubblicato il: 15/09/2017 - 09:58
Autore/i: 
Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Irene Popoli

Diventare organizzazioni sostenibili per rendere sostenibile la crescita del proprio Paese. La sfida lanciata dalle Nazioni Unite a tutto il mondo dall’Agenda for Sustainable Development può diventare la miccia per innescare il mai avviato rinnovamento strutturale del settore culturale italiano, tra innovazione organizzativa e riconfigurazione istituzionale.
 


 
Nel settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato la 2030 Agenda for Sustainable Development, nella quale sono stati fissati 17 SDGs (Sustainable Development Goals): lo scopo è stato quello di indirizzare tutti i Paesi membri verso la predisposizione di condizioni adatte ad una crescita sostenibile ed armoniosa, in cui il perseguimento della prosperità economica si possa conciliare ed integrare con le specificità degli individui, delle comunità e dei territori.
 
L’Italia, dal canto suo, ha raccolto fin da subito la sfida, con l’istituzione, nel febbraio 2016, dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASvIS): l’obiettivo dichiarato è quello di tradurre gli ambiziosi ed articolati goals dell’ONU in linee di indirizzo e di azione applicabili allo specifico contesto nazionale. In particolare, obiettivi come quelli dedicati alla promozione di uno sviluppo urbano sostenibile (SDG 11) ed alla definizione di istituzioni e forme di governo inclusive e trasparenti (SDG 16) non possono che rappresentare una sfida diretta alla rigenerazione del sistema sociale ed istituzionale italiano, chiamando in causa, tra i primi, il settore culturale e creativo.
 
Infatti, se per l’ONU il cultural heritage rappresenta una tessera del mosaico di iniziative necessarie a promuovere la sostenibilità come filosofia alla base di ogni forma di sviluppo futuro, per l’Italia gli input offerti dagli SDGs possono trovare un punto d’incontro proprio nella definizione di un approccio strategico nuovo ad una delle risorse più importanti e meno sfruttate del Paese. La multi-dimensionalità del principio di sostenibilità espresso dalle Nazioni Unite, infatti, suggerisce la necessità di pensare al suo perseguimento in modo integrato anche nel settore culturale, immaginando la crescita sostenibile sia come un mezzo che come un fine.
 
Sostenibilità DELLA Cultura. Da una parte, le organizzazioni del comparto devono imporsi di inserire nella definizione della propria mission quello della pianificazione strategica e sostenibile della gestione delle attività istituzionali. Il principio della sostenibilità organizzativa, infatti, può essere efficacemente esteso al settore culturale, aggiungendo al tradizionale aspetto economico-finanziario quello socio-culturale. Progetti pilota di rendicontazione come quello del REI (Rendimento Economico Integrato) di alcuni musei statali promosso da Civicum e BCG, quindi, devono essere ampliati ed implementati alla luce della complessa natura dell’organizzazione culturale, prevedendo la definizione di sistemi di accountability e di controllo di gestione che, nel verificare il raggiungimento degli obiettivi di gestione, tengano conto della specificità della missione culturale e di divulgazione dell’istituzione. Anziché replicare sistemi di rendicontazione del settore profit, le organizzazioni culturali devono riconoscere la specificità della propria mission, ridefinendo i parametri di valutazione ed i sistemi di reporting e controllo secondo una prospettiva di analisi allargata – economica, finanziaria, sociale, culturale insieme. Ed è in questo aspetto che la ricerca della sostenibilità deve combinarsi con l’innovazione organizzativa, introducendo nuovi strumenti gestionali in un settore amministrativamente obsoleto. Dalla definizione di indicatori di performance specifici, alla redazione di sustainability reports evoluti – non elenchi di dati, ma analisi interpretative –, le organizzazioni culturali devono individuare ed applicare questi nuovi strumenti per il perseguimento degli obiettivi culturali, attraverso la gestione efficace ed efficiente delle risorse.
 
Sostenibilità DALLA Cultura. Nel contempo, le condizioni socio-economiche del nostro Paese portano ad imporre un ruolo di primo piano per la Cultura nel rafforzamento del tessuto sociale, politico ed economico. Come suggerito nell’UNESCO Global Report “Culture for Sustainable Cities”, infatti, il grado di contributo delle organizzazioni culturali nella creazione di un contesto urbano sostenibile rappresenterà il valore differenziale su cui si baserà il raggiungimento effettivo degli SDGs. Per le istituzioni italiane, anche alla luce della proprietà prevalentemente locale del patrimonio nazionale (secondo ISTAT, il 76%  dei beni culturali pubblici è comunale), l’obiettivo deve essere quello di partecipare in modo programmato e continuativo alla crescita sostenibile delle proprie comunità di riferimento. Come fornitori di servizi, devono farlo attraverso la definizione di pratiche divulgative ed educative di audience engagement e di social entrepreneurship, per partecipare allo sviluppo di una cittadinanza sempre più consapevole ed informata; come gestori di risorse, possono contribuire garantendosi l’indipendenza economica dal sostegno pubblico attraverso il  miglioramento del grado di efficienza organizzativa. L’obiettivo congiunto di aumentare e migliorare i servizi, riducendo progressivamente il peso economico sulle amministrazioni pubbliche, può essere supportato dall’applicazione di nuove  forme organizzative privatistiche che garantiscano autonomia gestionale, preservando la proprietà pubblica, come nel caso delle fondazioni di partecipazione.
 
Sostenibilità Culturale Circolare. Dal duplice perseguimento della sostenibilità all’interno delle organizzazioni, ed all’esterno, tramite le azioni messe in campo dalle stesse, diventerà così possibile rendere attuabile un piano di crescita che possa dirsi sostenibile. Perseguendo un’integrazione virtuosa della sostenibilità, sia nei modi che nei risultati, infatti, le organizzazioni culturali italiane devono fare un salto di qualità esistenziale, iniziando a pensarsi come sistemi coordinati, stabili, trasparenti, efficienti e, cosa ancor più cruciale, riflettendo questo nuovo profilo agli stakeholders esterni, pubblici e privati. Secondo una formula circolare e virtuosa, la sostenibilità interna delle organizzazioni culturali dovrà passare dal contributo alla sostenibilità che esse saranno in grado di portare in dote alle proprie comunità. Nel cogliere la sfida lanciata dalle Nazioni Unite per il 2030, il sistema culturale italiano può così trovare il definitivo slancio per assumere finalmente il ruolo di traino sociale ed economico del Paese da tanti auspicato e finora reso impossibile dalla mancanza di stimoli istituzionali coerenti e di strumenti gestionali adeguati.
 
Irene Popoli
Centro ASK Bocconi/Centro ABC Stockholm School of Economics
 
 
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