Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

L’arte è una promessa di cambiamento

  • Pubblicato il: 15/03/2016 - 18:06
Autore/i: 
Rubrica: 
PAESAGGI
Articolo a cura di: 
Stefania Crobe

A Milano il 2° Rebirth Forum – La Mela Reintegrata, il progetto condotto da Cittadellarte Fondazione Pistoletto: tre giorni, tre macro temi affrontati, 10 tavoli di lavoro, più di cento persone al dì tra accademici, practitioners, politici per discutere 'operativamente' sulle pratiche di cambiamento della società e attivare un cantiere che parta dal fermento esistente per dare vita a una trasformazione circolare, all’insegna della sostenibilità e della responsabilità. Bussola di questo processo in fieri è l’arte
 
 
Milano. Difficile restituire il clima di giorni così intensi. In maniera un po’ personale, con il punto di vista di chi ha partecipato attivamente, tenteremo.
Con l'inaugurazione dell'opera donata alla città di Milano da Michelangelo Pistoletto che dall’equinozio di primavera abita Piazza Duca d’Aosta a Milano, si concludono (anzi iniziano) i lavori del 2° Rebirth Forum «La mela reintegrata», curato da Fortunato D'Amico e organizzato da Cittadellarte – Fondazione Pistoletto in collaborazione con FAI – Fondo Ambiente Italiano, Museo della Scienza e della Tecnologia «Leonardo Da Vinci», Italia che Cambia.
Dopo Cuba, dove si è tenuto a La Habana lo scorso novembre 2015 il primo Forum «Geografias de la Transformación», che ha dato vita a un cantiere Rebirth, con una progettazione condivisa che accompagna l’isola in questo delicato passaggio storico, arriva a Milano il secondo appuntamento in cui, intorno al pensiero visionario di Michelangelo Pistoletto, si sono raccolte in nome del Terzo Paradiso[1] le forze della città: politiche, accademiche, profit, no profit, istituzionali, informali.
 
Obiettivo: lavorare insieme dando avvio ad un Cantiere Arte e Società destinato a coinvolgere il territorio, le sue associazioni, le strutture educative, scuole e università, le istituzioni pubbliche, gli artisti per attivare  processi di trasformazione nell'area di Milano città metropolitana partendo dalle specificità e necessità locali per «portare le differenti tensioni conflittuali a risolversi in un effettivo equilibrio che la società necessita a dimensione globale».
 
Punto di partenza: la Carta di Milano, eredità lasciata da Expo che, insieme all’Agenda dei 17 Development Goals delle Nazioni Unite, costituisce l’asse degli argomenti affrontati e finalizzati al dibattito sui Sette Temi di Cittadellarte – Formazione, Natura e Cultura, Economia e Governo, Antropologia e Sociologia del contemporaneo, Spiritualità, Arte tra religione e politica, Urbanistica, Attività produttiva -  da considerarsi come base di un impegno di sviluppo futuro da parte dei partecipanti.
Tra questi, importanti realtà quali ALA - Associazione Liberi Architetti, ADI - Associazione per il Disegno Industriale, Associazione Tessile e salute, L&scape, Economic policy officer della Commissione Economica per l'Europa delle Nazioni Unite, Università degli studi di Milano "Bicocca" - Dipartimento di sociologia e ricerca sociale, AIAPP Lombardia - Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio, Associazione per l'Agricoltura Biodinamica, Politecnico di Milano - Scuola del Design, Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Brescia, Accademia di Belle Arti di Brera, Movimento per la Descrescita Felice, Europa Nostra, Comuni Virtuosi, Associazione Tessile e Salute, Camera Nazionale della Moda Italiana, Università commerciale Luigi Bocconi, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Fondazione Bassetti, etc.
 
Non un elenco ma il segno di una volontà, quella di uscire fuori dai propri orti recintati per discutere insieme e orizzontalmente di problemi e possibili soluzioni e sviluppare obiettivi, strategie e linee per attivare una trasformazione sostenibile nella città a cui lavoreranno insieme realtà istituzionali e associative insieme, ritrovando un rinnovato dialogo tra ricerca e applicazione, tra teoria e azioni affinché, in un processo circolare, le pratiche vive e diffuse sul territorio possano realmente influenzare e dettare le politiche della città partendo dalle sue necessità, dalle sue vocazioni, dai suoi desideri.
 
A chiusura dei lavori si è già operativi: molte delle realtà presenti hanno deciso di ospitare il Cantiere per i prossimi appuntamenti. Si parte a metà aprile con un incontro al MAPP – Museo d’Arte Paolo Pini.
Un accordo con la Fondazione Feltrinelli, un intervento nel Centro di primaria accoglienza della stazione Centrale Hub Milano, il rilancio dell'ida di Claudio Abbado della piantumazione di 90 mila alberi in città, il rilancio della collaborazione con Dipartimento sociologia e Ricerca Sociale dell’Università Milano – Bicocca e con gli istituti di alta formazione artistica dell'Accademia di belle arti di Brera e la NABA di Milano e progetti nelle scuole medie in collaborazione con Unicef Milano sono solo alcune delle azioni che saranno messe in campo per trasformare Milano.
 
 
IL METODO
Tre giorni, tre macro temi affrontati, 10 tavoli di lavoro, più di cento persone al dì tra accademici, practitioners, politici per discutere 'operativamente' sulle pratiche di cambiamento della società e per attivare un cantiere che parta dal fermento esistente per attivare una trasformazione circolare all’insegna della sostenibilità e della responsabilità. Bussola di questo processo in fieri l’arte, la sperimentazione di nuovi linguaggi sensibili capaci di rispondere a questa spaccatura tra natura e cultura, reintegrare il morso del progresso alla natura e alla società stessa e che ora è tempo di ricucire.
A partire da alcune dicotomie suggerite e ricorrenti e utilizzando il metodo della Trinamica[2] - secondo cui 1+1=3, due elementi danno vita a un terzo elemento che prima non c'era - attraverso tavoli di lavoro cross-disciplinari si sono affrontate diverse questioni che, in un approccio sistemico alla realtà, si sono intrecciate e ibridate per guardare in prospettiva, ove la prospettiva non è una guida forzata verso un unico punto di fuga ma la proiezione e prefigurazione di nuovi mondi possibili.
 
 
( PARENTESI
PICCOLO GLOSSARIO NARRANTE
Nel vorticoso e vivo scambio di opinioni tra i commensali – ci ospitava la sala del cenacolo del Museo MUST - vi era una volontà comune, quello di costruire un vocabolario condiviso, quasi un atlante dei desideri e delle vocazioni. Termini ricorrenti si sono interconnessi:
 
Cantiere, è sì l’obiettivo finale, ma soprattutto un modus operandi. Come nel cantiere dell’opera del Duomo, simbolo della città di Milano, è la volontà di un agire collettivo e condiviso in cui alla frammentarietà individuale si sostituisce l’unitarietà, la pluralità. Ogni piccola azione è la parte del tutto.
 
Fermento
Microrganismo capace di produrre una fermentazione, ovvero una serie di processi (chimici) trasformativi, operata, attraverso enzimi, da microrganismi viventi che così traggono l’energia necessaria per il loro accrescimento e moltiplicazione*. 
 
Enzima
Sostanza di natura proteica che ha proprietà di accelerare una reazione chimica specifica senza esser consumata e senza entrare nei prodotti finali della reazione*
 
*Enciclopedia Treccani
 
CHIUSA PARENTESI )
 
 
I TEMI
Alimentazione

La necessità di trovare nuovi modi sostenibili di alimentarsi - ove il cibo è nutrimento e cura al tempo stesso - è sempre più al centro di pratiche sociali dal basso. Pratiche che abbracciano trasversalmente aspetti diversi: sperimentazione e produzione biologica, autogestione e autoproduzione, orti sociali, modificazione degli stili di vita, trasformazione di aree urbane, nuove forme di convivialità e scambio, consumo critico, acquisto solidale, slow food, food sharing, nuove forme di neo-ruralità e molto altro.
Una dinamica che passa inevitabilmente attraverso la parola ri-uso, capace di trasformare lo scarto (in Italia secondo il Rapporto Waste Watcher nel 2015 sono finiti nella spazzatura 13 miliardi di euro) in energia generativa, e non solo allegoricamente parlando.
 
 
Abitare
La riflessione intorno all'abitare – tra il reale e il metaforico – si è tradotta in un «essere nel mondo» e nell’urgenza di adottare nuove abitudini (che non a caso hanno la stessa radice etimologica di abitare) capaci di attivare una coscienza dei luoghi, un senso di comunità, la ri-appropriazione e risemantizzazione di spazi vuoti e abbandonati o in cerca di identità, un’identità necessariamente plurale e meticcia per essere espressione di questa società mutevole e dello spazio globale astratto.
Non servono modelli ma occorre adottare e costruire le condizioni per un nuovo approccio metodologico decostruendo il funzionalismo riduzionista che ricorre, ad esempio, nei concetti di decoro e degrado, entrati nell’ordine pubblico per legittimare una serie di provvedimenti «purificatori» che tendono alla rimozione di una parte della società – i fragili – in nome di una «accettabilità» esclusiva e classista. Occorre allora guardare alle striature, all’invisibile per comprendere le dinamiche dei cambiamenti socio-spaziali, per comprendere le ragioni di quel degrado, per città e spazi che siano realmente luoghi inclusivi, accessibili, aperti. Trasformare l’abitare da una condizione di stanzialità a una di nomadismo e itineranza e generare spazi in cui esercitare una giustizia sociale in luogo di una speculazione e una non equità.
 
 
Governance
Punto di partenza della riflessione del secondo Rebirth Forum sono stati i 17 goals dell’ONU e la Carta di Milano. Riflessioni di carattere trans-scalare hanno portato a considerazioni di carattere generale, sulla necessità di decristallizzare la retorica della crescita e ripensare lo sviluppo in termini sostenibili e equi, e riflessioni di carattere particolare, a Milano, sulla possibilità – superando gli antagonismi - di poter riaprire il dialogo tra Istituzioni, persone, cittadini, imprese.
Per questo il cantiere è auspicabilmente uno spazio di connessione e condivisione, una piattaforma di conoscenza reciproca tra le varie realtà attive per unirsi, essere non massa ma molteplicità critica, attiva per ri-pensare lo stato delle cose e coltivare una nuova scala di valori che si fondi sul rispetto delle differenze e che, dal basso, muova contro la naturalizzazione di alcuni concetti che non sono l’espressione della biodiversità culturale esistente ma di una radicalizzazione che punta al risultato e al prodotto e non ai bisogni e al processo decisionale.
 
 
L’UMANITÀ NON È IN ROVINA, È IN CANTIERE[3]
Ridefinire lo stato di priorità cambiando l’unità di misurazione del valore, attraverso un nuovo patto sociale, significa scardinare verticalismi cristallizzati in cui hanno la meglio la produzione industriale e le monoculture in luogo di coltivazioni che rispettano la biodiversità della terra; la speculazione edilizia con il consumo di suolo e città costruite e espanse in base agli interessi economici di pochi in luogo di spazi di relazione inclusivi e accessibili; sistemi politici che sono mossi dall’economia finanziaria e dalla brama di potere e non dalle richieste e dai bisogni della società.
 
Utopia? Non si direbbe visto il fermento nelle tre giornate del forum in cui, a discutere intorno a un tavolo, senza gerarchie, c’era l’espressione di un’Italia che è in moto, che si trasforma a partire dalle pratiche – non sempre dalle politiche – e che è il segno di una volontà di cambiamento, una risposta attiva allo stato delle cose.
Progettualità che si muovono non tanto con la volontà di essere rigeneranti quanto di essere generative di nuovi usi, di nuove abitudini di nuovi modi di «essere nel mondo»
Se la crisi è uno stato ricorrente (ce ne sono sempre state e sempre ci saranno), è una ridefinizione inevitabile e in cerca di un equilibrio dinamico in una realtà mutevole - di cui noi non siamo che una parte - ha certamente il merito di creare delle faglie in cui emergono risposte, non necessariamente nuove, innovative, ma semplicemente «altre», sintomo di un ripensamento necessario per reintegrare quel «morso», quella discrepanza tra le azioni e il loro riflesso e per generare quel Terzo Paradiso, tutto terreno, che è «politico» nella misura in cui abbraccia e ispira quei microrganismo capaci di produrre una fermentazione.
 
In che modo? Innanzitutto abbracciando una visione sistemica della realtà, in cui ogni cosa è parte di un tutto. Il dualismo interpretativo, le categorie utilizzate sinora e che occupano ancora prepotentemente  i nostri schemi risultano inadatti a leggere la complessità. Ecco allora che nasce l’esigenza – e questo è emerso ovunque durante il forum – di dotarsi di nuove lenti interpretative, di nuovi linguaggi capaci di restituire il senso di questa spinta, di questo cambiamento dinamico che, se non si spinge verso un unico obiettivo, è mosso da un medesimo stato di disagio che impone un ri-pensamento di sguardo e di direzione. Il collettivo ha perso la sua portata ideologica e se è una trappola – come ricordava Simondon – riconoscersi in una comunità unica e statica, è pur vero che il fitto sottobosco che pullula – quest’Italia che cambia – se non costituisce ancora uno stormo, è mosso da un sentire comune nella costituzione di una nuova geografia.
Un sentire che parte dalla conoscenza e dall’educazione.

 
L’ARTE SERVE?
Nelle differenze è chiaro perseguire la molteplicità più che la quantità, l’unità nella frammentarietà, opponendosi al «profittocentrismo» e al controllo monopolistico delle reti capitaliste globali e degli stati dominanti. Una molteplicità che inevitabilmente parte dal soggetto, da una conoscenza di sé per giungere a una consapevolezza critica del mondo, e una unità che è fatta di parti differenti e in continuo divenire, come uno stormo.
Allora l’arte non serve a fare politica – a governare il territorio e la società - ma è politica in sé, nel suo essere estetica e etica attraverso una oscillazione tra libertà e responsabilità, tra autonomia e eteronomia, tra poesia e ragione, tra funzionalità e non funzionalità, diventando spazio d’incontro e di dialogo generativi ma anche voce di dissenso innescando, attivando, facendo fermentare e moltiplicare i processi di cambiamento.
Per Michelangelo Pistoletto l’arte è enzima, la capacità di mettere insieme linguaggi diversi in un prefisso – un laico cum – che accoglie in sé collaborazione, condivisione, conoscenza ma anche i conflitti, per superare le dicotomie non tanto per un progetto unico quanto per una svolta culturale, un rovesciamento - attraverso un’ecologia sociale - che porti a praticare quell’‘ecosofia’ di cui parla Guattari che sostituisce i vecchi antagonismi che conducono il pianeta umano dritto dritto verso la sua scomparsa.
 
L’arte si fa metafora epistemologica e – come direbbe Umberto Eco – procede (non giunge), con mezzi propri, alla definizione – necessariamente sempre mutevole e temporanea - del mondo attraverso l’esperienza, dell’altro e del sé.
Ecco allora che l’esperienza estetica – lontana da una connotazione salvifica – diventa un dispositivo che favorisce una  cortocircuito tra la consapevolezza, l’apprendimento, la conoscenza, l’esercizio di queste tre categorie processuali o astrazioni. Un’esperienza che è generativa perché trasversale ad ogni campo del sapere e che si ricollega alla necessita di un superamento di un approccio puramente razionale alla realtà e di una «trasgressione» disciplinare. Un’esperienza che è altresì inevitabilmente progettuale nel suo produrre costantemente nuove – altre e diverse - prospettive e nel momento in cui si interroga sul suo senso. In questo suo restituire la spinta che l’ha generata, l’arte non serve ma si mette al servizio per de-colonizzare gli immaginari e costruirne di nuovi, ricucendo quella sutura provocata dalla perdita di senso che ci ha gettati nello smarrimento.
 
Così, a chiusura del secondo forum Rebirth, la Mela reintegrata di Pistoletto in quel luogo di transito che è la stazione centrale – accogliendo anche e soprattutto le polemiche da essa generata (questo fa l’arte) – è un simbolo che ci ricorda una mèta che non è punto di arrivo ma una promessa. Un punto costante di partenza, giorno per giorno, persona per persona, da uno a molti. Un passaggio che prefigura mondi di-versi e di poesia. Il Terzo Paradiso è già qui.
 
 
Su RAM radio arte mobile, nella sezione dedicata, è possibile accedere alle registrazioni di tutte le fasi del forum
 
 
© Riproduzione riservata

Photo credits: Enrico Amici per Cittadellarte Fondazione Pistoletto
 

[1] Il simbolo del Terzo Paradiso / REBIRTH, largamente usato in contesti diversi e numerose istallazioni in tutto il mondo, rappresenta la “rinascita” della società, un nuovo mondo in cui la “comunità umana” si unisce, in cui si promuove un dialogo tra gli opposti alla ricerca di equilibrio e armonia.
www.terzoparadiso.org

[2] La Trinamica è la dinamica del numero tre. È la combinazione di due unità che dà vita a una terza unità distinta e inedita. Il numero tre è sempre una nascita, che avviene per combinazione fortuita o voluta di due soggetti.
Approfondimenti: Ruggero Poi (a cura di), Michelangelo Pistoletto. Omniteismo e Democrazia, CITTADELLARTE EDIZIONI - BIELLA, 2012 www.cittadellarte.it/attivita.php?att=70

[3] MAarc Augé, Le temps en ruines, Éditions Galilée, Paris, 2003