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IL PROCESSO DELL’ARTE CONTEMPORANEA AIUTA IL BUSINESS E CREA VALORE: IL MODELLO SOCIALE DI FONDAZIONE ERMANNO CASOLI

  • Pubblicato il: 08/11/2016 - 10:04
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI E ARTE CONTEMPORANEA
Articolo a cura di: 
Sendy Ghirardi

Fabriano, novembre 2016. Zona colpita dal sisma. Parliamo di energie dell’arte e di responsabilità sociale con una delle eccellenze territoriali. Elica, che ha generato la Fondazione Ermanno Casoli. Dal 2008, oltre 50 artisti sono entrati nel mondo dell’impresa, lavorando con circa un migliaio di operai, coinvolti nella creazione di un museo interaziendale permanente. Un crossover culturale di lungo termine che porta allo sviluppo di un nuovo welfare aziendale e territoriale

Elica Corporation, presieduta da Francesco Casoli, è attiva nel mercato delle cappe da cucina sin dagli anni ’70. Leader mondiale nel settore, oggi conta 8 stabilimenti nel mondo tra Italia, Polonia, Messico, Germania, India e Cina e 3.700 dipendenti.
Da sempre molto attenta al welfare aziendale, costituisce nel 2007 la Fondazione Ermanno Casoli, dedicata alla memoria del fondatore di Elica, con l’obiettivo di favorire il rapporto tra il mondo dell’arte e quello dell’industria promuovendo progettualità in cui l’arte contemporanea diventa uno strumento didattico e metodologico che contribuisce a migliorare gli ambienti di lavoro, favorendo i processi innovativi.
Tutte le attività promosse dalla Fondazione trovano in Elica l'incubatore in cui sperimentarne i risultati, affinché possano poi essere applicate in altri contesti, come per esempio è successo di recente nel gruppo Angelini.
Le iniziative sviluppate dalla FEC non si limitano alla formazione e all’educazione all’arte contemporanea che coinvolge anche le famiglie dei dipendenti, ma introduce l’arte contemporanea nel vivo dei sistemi produttivi. L’intervento dell’artista, infatti, non è diretto alla creazione di un nuovo prodotto, ma alla conduzione di una innovazione metodologica da cui potrebbero scaturire, a seconda delle interazioni e dei contesti, nuovi prodotti, nuove procedure o originali campagne di comunicazione. Si sviluppa uno storytelling aziendale condiviso che rafforza il senso di appartenenza e la coesione. Questo diviene possibile grazie alla capacità di intercettare i bisogni del contesto aziendale e trasformarli in input che gli artisti, selezionati dal curatore Marcello Smarrelli, sanno trasformare in progetti partecipati.
Le opere diventano parte della collezione, che rappresenta un modo concreto di portare l’arte nei luoghi di lavoro, con l’obiettivo di migliorare il clima aziendale e di abituare la comunità delle persone che lavorano nelle aziende a convivere con i segni della contemporaneità.
Ormai è celebre il Premio Ermanno Casoli, patrocinato dal MIBACT, che intende promuovere il lavoro di giovani artisti impegnati nella ricerca di modelli etici e di sviluppo dei contesti sociali attraverso l’arte.
Per la FEC l'arte contemporanea è attivatrice di pensiero, contribuisce a rompere i paradigmi tradizionali del sapere comune, fa sì che gli individui imparino a conoscere e rimodellare i codici che sono alla base del significato culturale, sviluppando nuove capacità.
Direttore della Fondazione e Brand Communication Manager di Elica è Deborah Carè, punto di riferimento italiano in tema di Employer Branding, che ha realizzato le iniziative che hanno contribuito a fare di Elica l’azienda italiana in cui si lavora meglio”,sia in Italia che in Europa. L’abbiamo intervistata.

Secondo Deborah Carè, per l’impresa, in che modo può essere utile l’arte contemporanea?
L’arte è una metafora potente per favorire processi di cambiamento, innovazione e integrazione dei saperi, intesi come sapere intellettuale e saper fare. Nelle aziende, specialmente in quelle manifatturiere, quest’ultimo tema è particolarmente delicato, spesso irrisolto. Tra chi fa e chi ha il compito di pensare a strategie aziendali e in generale a contenuti legati alla visione più soft, intercorrono delle difficoltà di dialogo attivo. L’arte, o meglio l’artista, rappresenta entrambi questi saperi poiché la realizzazione pratica dell’opera non può prescindere da una riflessione sui contenuti, sul messaggio che si vuole comunicare e sull’impatto che questo messaggio si prefigge di avere. Questo è uno dei motivi per cui gli artisti possono essere utili alle aziende nell’ambito della formazione.
Un altro motivo, forse ancora più potente che abbiamo sperimentato portando gli artisti nelle aziende, è che l’arte contemporanea contribuisce a scardinare i paradigmi di un modo di fare e pensare precostituito, permettendo alle persone di sviluppare un pensiero laterale ed innovativo. Penso che questi aspetti facciano dell’arte uno strumento particolarmente adatto a creare contesti esperienziali aperti.
Il mondo economico deve produrre profitto, il mondo culturale deve produrre contenuti capaci di far immaginare mondi diversi e migliori. Ecco, secondo me, solo quando questi due mondi dialogano l’impresa trova la modalità di creare valore e non solo profitto.
I workshop e gli incontri che la Fondazione Ermanno Casoli realizza sono volti a fondere competenze aziendali e cultura, due mondi, appunto, apparentemente distanti ma che in realtà si completano. In Elica ha funzionato e molte sono le imprese, nazionali e non, che hanno chiesto alla FEC di sviluppare progetti di contaminazione di questo tipo. Credo che i responsabili delle HR di queste aziende abbiano colto l’importanza di investire in un tipo di formazione più innovativa, orientata su tematiche che stimolano l’immaginazione, la creatività e la rottura del pensiero convenzionale, contribuendo al contempo ad una produzione di “contemporaneo”.

La FEC promuove progetti che contaminano arte e impresa, in collaborazione con Elica ha strutturato una metodologia di intervento. Di che cosa si tratta?
Si tratta di un percorso formativo che utilizza l’arte contemporanea e gli artisti per diffondere i loro contenuti dirompenti e alternativi all’interno delle organizzazioni, sviluppando contestualmente una nuova sensibilità imprenditoriale. Questo programma di formazione, che abbiamo chiamato E-STRAORDINARIO, esordisce nel 2008, anno in cui ancora mi occupavo della selezione e formazione delle persone in Elica e, in qualità di membro del CDA della neonata Fondazione, ho iniziato a collaborare con il Direttore Artistico, Marcello Smarrelli.
Fin da subito ci siamo resi conto che l’attività della FEC doveva partire dalla principale risorsa di Elica, i propri dipendenti: insieme a loro potevamo dimostrare che portare l’arte in azienda può produrre ricchezza umana ed economica.
Da questo incontro felice tra arte e azienda è nato E-STRAORDINARIO, un programma di incontri teorici e workshop, attraverso cui artisti di fama internazionale lavorano ad un progetto con i dipendenti dell’azienda. Ad ogni artista viene chiesto di ideare e realizzare un lavoro che preveda il coinvolgimento intellettuale e fisico di un gruppo di dipendenti a lui affidati. Spesso sono gruppi eterogenei per formazione, ruolo, età, genere, ma la scelta va verificata ogni volta a seconda dei bisogni dell’azienda che ospita il workshop.
Fin dalla sua istituzione la FEC sperimenta prima in Elica l’efficacia e l’utilità dei messaggi che passano attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea, poi li sviluppa in altre aziende organizzando attività di formazione che hanno ottenuto importanti riconoscimenti, come il Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Premio Impresa + Arte 2014.

In che modo l'arte contemporanea diviene strumento per migliorare il clima organizzativo?
L’arte contemporanea dà la possibilità di approcciare temi molto trasversali e molto eterogenei. Dal momento che è possibile attingere ad una specializzazione tecnica da società esterne attraverso attività di outsourcing, attualmente nelle aziende è sempre meno richiesta una forte specializzazione, soprattutto in ruoli manageriali, mentre diventa sempre più importante avere confidenza con la capacità di ragionare sui temi e sui problemi attraverso un’ottica di insieme, sviluppando soluzioni innovative senza rimanere intrappolati nella consuetudine del “fare come abbiamo sempre fatto”. In questo contesto, credo che l’arte contemporanea rappresenti un ottimo allenamento e che possieda davvero la forza di “aprire la mente” perché è di questo che parliamo, di apertura mentale; senza di essa l'innovazione non esisterebbe. L'apertura mentale elimina gli stereotipi e genera un humus fecondo in cui l'innovazione può nascere e crescere. Oggi più che mai il mondo del lavoro impone abitudine al cambiamento, fantasia, spirito di adattamento. Solo chi riesce ad accogliere questa trasformazione è in grado di affrontare problemi e criticità da punti di vista diversi, elaborando risposte nuove ed efficaci; solo chi fa proprio un pensiero di rottura – lo stesso che gli artisti sanno mettere in campo – può dimostrare di essere competitivo. Credo che sia questa attitudine a costituire il valore aggiunto che i dipendenti possono acquisire confrontandosi con un artista e il suo processo creativo. Aprirsi a possibilità inaspettate è il “dono” che l’arte contemporanea può fare alla nostra vita di tutti i giorni, diventando presupposto fondamentale per la costruzione di un percorso professionale.

Quale impatto ha sul business?
La misurabilità degli effetti non è immediata poiché i risultati hanno prevalentemente un risvolto sul clima aziendale. Posso però dire che in Elica ci sono state delle ricadute estremamente positive. Alcuni dati testimoniano il contributo della FEC ai successi di Elica. Per comprendere l’importanza e l’utilità dell’arte contemporanea all’interno dell’azienda, sono stati misurati alcuni indicatori, mettendoli in relazione tra i cinque anni precedenti alla nascita della FEC e i cinque anni successivi: il numero di brevetti ornamentali è quadruplicato, il numero dei brevetti tecnici è raddoppiato; sono stati vinti diversi premi e riconoscimenti molto prestigiosi fra cui il Great Place to Work, dal 2008 al 2013, in cui Elica si è distinta come miglior ambiente di lavoro in Italia e in Europa e la certificazione Top Employers, dal 2009 ad oggi, in cui è rientrata tra le aziende che assicurano ai propri dipendenti i più alti standard nell’ambito delle condizioni di lavoro. Nel 2008 Elica ha vinto il Premio Etica Impresa con un contratto integrativo che ha inserito E-STRAORDINARIO tra i benefit per i dipendenti e nel 2012 il Premio Imprese per l’Innovazione, indetto da Confindustria. Sempre dal 2008 sono stati ottenuti numerosi premi per il design di prodotto, per il design dell’Annual Report e per il design del sito web, mentre negli ultimi tre anni l’eccellenza nella “competenza INNOVAZIONE” è più che raddoppiata.

Quali sono i principali attori coinvolti in questo processo?
Il progetto di formazione che la FEC ha ideato, per essere efficace, deve seguire una metodologia codificata e ripetibile, rispettosa delle singole specificità che caratterizzano il linguaggio dell’arte e il mondo delle industrie. Questa metodologia prevede un team di lavoro composto da un trainer specializzato in formazione manageriale che si occupa sia di mettere in contatto la FEC con l’azienda richiedente l’attività di formazione, sia del processo di decodifica dei messaggi che scaturiscono dal workshop traducendoli in comportamenti organizzativi efficaci; il nostro Direttore Artistico Marcello Smarrelli – con una solida formazione da storico dell’arte che cura tutti i nostri progetti - individua l’artista in base alle esigenze formative espresse dall’azienda, supportandolo in tutte le fasi del progetto, dall’ideazione alla realizzazione fino alla comunicazione e promozione; un artista che condivide il proprio progetto con i dipendenti che prendono parte al workshop e li guida nella realizzazione dell’opera appositamente pensata per gli spazi dell’azienda in cui lavorano; i dipendenti che, coinvolti nel progetto di formazione, lavorano insieme al team (Artista/Curatore/Trainer) nella realizzazione di un’opera d’arte corale, condivisa, espressione dei valori e dei simboli della cultura aziendale, che diventa testimonianza dell’esperienza vissuta così come dell’interazione tra arte e impresa.

Quali sono gli impatti che queste iniziative hanno sul territorio?
I rapporti con il territorio sono importanti e basati su una co-progettazione continua. Oltre alle numerose iniziative che la FEC ha aperto al pubblico mi piace sottolineare che la Regione Marche ha sostenuto fortemente un E-STRAORDINARIO con quindici imprenditori aderenti al distretto meccanico di Confindustria Ancona, a testimoniare che è forte e sentita l’esigenza di attivare un dialogo tra mondo della cultura e mondo economico.
Sempre di più anche le Istituzioni pubbliche si aprono a questa metodologia, consapevoli che la produzione culturale può contribuire a creare sviluppo economico.
La cultura è di fatto un bene capace di valorizzare e far sviluppare il territorio in cui si genera e questa atmosfera creativa, libera, aperta, crea una spinta verso la costruzione di nuove idee e dunque di aziende creative.

Con quali indicatori si misura il successo dell’operazione?
Tutto è strettamente monitorato, seguendo un protocollo «corretto», nel rispetto cioè delle reciproche peculiarità, dell’arte e dell’azienda. La FEC garantisce agli artisti libertà di azione e produzione e all’azienda efficacia, decodifica e contestualizzazione del lavoro commissionato. Nella fase di decodifica, in particolare, il formatore aiuta i dipendenti a tradurre i messaggi scaturiti dall’esperienza artistica in comportamenti organizzativi utili, applicabili al proprio ambito lavorativo. L’operazione ha successo nel momento in cui, rispetto alle problematiche e opportunità evidenziate dall’ azienda, i dipendenti iniziano a rispondere in maniera innovativa e fattiva alla relativa soluzione, con la soddisfazione totale dell’artista che in parallelo deve potersi riconoscere nella qualità del lavoro svolto. In Elica sono state condotte delle interviste ai dipendenti per verificare l’efficacia dei progetti formativi e monitorare i comportamenti da questi derivati nel contesto lavorativo. Dal workshop dell’artista Cesare Pietroiusti - L’intelligenza del caso - incentrato sulla possibilità di utilizzare il caso e l’errore in maniera creativa, sono scaturite delle soluzioni innovative e un’idea originale per un nuovo prodotto partendo da errori presenti in prodotti esistenti. Con Ricordare è conoscere dell’artista Francesco Arena - dedicato alla riflessione sulla memoria e sugli strumenti che utilizziamo per tramandarla - è scaturito uno studio dell’esperienza passata che ha portato alla progettazione di un imballaggio per componenti particolarmente delicati, più efficiente rispetto alle versioni precedenti.

Ci sono alla base grandi investimenti?
È importante fare una distinzione iniziale tra le aziende che investono in formazione e quelle che invece non lo fanno, intendendo come formazione non solo quella di tipo tecnico, come corsi di lingua o Excel, ma una formazione di tipo manageriale innovativa e ricercata. Le imprese che scelgono di investirci intravedono in questo tipo di programma formativo il suo potenziale innovativo oltre alla possibilità di finanziare la cultura in maniera più efficace e concreta.
Gli investimenti sono in questo modo in linea con quelli richiesti per l’implementazione di un corso di formazione di respiro alto.

Vuole descriverci qualche progetto in particolare?
Dirigo la FEC da oltre sei anni e sento di poter dire che Vitriol, l’opera realizzata per la XVI edizione del Premio Ermanno Casoli da Andrea Mastrovito, rappresenta uno dei punti più alti della nostra esperienza. Per la prima volta il Premio esce da Elica e viene interamente ospitato da un’altra grande azienda, in questo caso Angelini Acraf sede di Ancona. Oltre cento persone sono state coinvolte nell’arco di una settimana in un percorso formativo organizzato da Piero Tucci, senior partner della M&D, volto alla realizzazione di un’opera d’arte site specific basata sul rapporto Arte e Alchimia. Questo percorso ha prodotto non solo collaborazione e senso di appartenenza ma anche quella presa di consapevolezza delle proprie abilità e competenze che si attiva di fronte a possibilità inaspettate come solo l’arte contemporanea sa fare. Considero questa esperienza una delle prove più evidenti di come l’arte, e più in generale la cultura, possa essere veramente utile alle imprese e alle persone che vi operano.

Quali sono i prossimi passi?
Oltre ai tanti appuntamenti di E-STRAORDINARIO – il prossimo con l’artista Diego Marcon e il trainer Marco Varvelli per la Business School del Sole 24 Ore – ci stiamo preparando a festeggiare, nel 2017, i nostri primi dieci anni di attività con un volume che possa raccontare e rendere condivisibile la forza di un’esperienza tanto complessa, quanto ricca di soddisfazioni

Fabriano, Novembre 2016.
In questi giorni tra le continue scosse sismiche, non si può prescindere da una riflessione sul ruolo che possono avere sul territorio questi attori: le imprese che da molti anni sono sempre più attente e partecipi al bene della collettività.
Nella Regione Marche il tema della responsabilità sociale d’impresa è divenuto infatti nel tempo un obiettivo strategico di lungo termine che ha permesso lo sviluppo di una sensibilità nei confronti della comunità da parte degli imprenditori.
L’attenzione alla dimensione della sostenibilità sociale entra a far parte degli obiettivi di business con le Benefit Corporation, imprese che per statuto coniugano profitto e beneficio per la comunità e per il territorio in cui operano. Un nuovo paradigma in cui l’Italia è all’avanguardia, essendo il primo Paese — dopo gli Stati Uniti, dove le B Corp sono nate — a essersi dotato, con la legge di Stabilità, di una normativa in materia (I Quaderni di Symbola, 2016). Nelle zone colpite dal terremoto sono dunque scesi in campo in modi diversi molti imprenditori locali: Cucinelli annuncia il suo impegno per la ricostruzione del centro di Norcia, a lui caro, distrutto dal terremoto di domenica scorsa; Della Valle aprirà una fabbrica ad Arquata del Tronto; Loccioni lancia un’iniziativa all’interno del gruppo per raccogliere fondi.
In questo delicato momento, la Corporate Social Responsability diventa strumento di resilienza, contrasto all’abbandono e identità.

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