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Futuro pubblico delle collezioni private

  • Pubblicato il: 16/03/2018 - 07:00
Autore/i: 
Rubrica: 
MUSEO QUO VADIS?
Articolo a cura di: 
Elena Inchingolo

Primo atto del nuovo corso del Castello di Rivoli dopo l’accordo con la Fondazione Cerruti. Esposizione di un nucleo di capolavori di De Chirico con altrettanti della contemporaneità in collezione del Castello. Giornata di studi internazionale sulla casa-museo, con the best of. Nuovi percorsi di conoscenza.
Rubrica di ricerca in collaborazione con il Museo Marino Marini



Il Castello di Rivoli, in seguito alla recente costituzione del polo museale con la Fondazione Cerruti con la casa museo che aprirà al pubblico nel 2019, ha organizzato agli inizi di marzo un convegno internazionale  di approfondimento intitolato Dalla Casa al Museo. Dal Museo alla Casa. Le Grandi Collezioni.
 
Casa-museo intesa come luogo privato e spazio pubblico, analizzata da alcuni esponenti di primo piano del sistema dell’arte internazionale, direttori e direttrici di istituzioni italiane e straniere, affini alla Collezione Cerruti per obiettivi e mandato culturale. Undici le istituzioni chiamate a far conoscere la propria esperienza collezionistica attraverso il tempo, in un fertile confronto con la contemporaneità: The J. Paul Getty Trust di Los Angeles, Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, Phillips Collection di Washington, Judd Foundation di New York, Sir John Soane’s Museum di Londra, Villa Borghese a Roma, Museo Poldi Pezzoli di Milano, Villa e Collezione Panza di Varese.
 
Dal convegno è emerso come ogni collezione privata ritragga, ciascuna in modo specifico, il carattere e lo spirito del proprio fondatore. Ma aprire la propria collezione al pubblico diventa, ci dicono gli interventi, anche virtuosa modalità di condurre la passione e la visione particolare del collezionista verso prospettive future e, contemporaneamente, lungimirante atto di condivisione e inclusione culturale.
In maniera puntuale, dalle testimonianze istituzionali presentate al convegno, si può comprendere meglio con quali strategie, le case diventate musei, tutelino e valorizzino il proprio patrimonio, caratterizzato fortemente dal rapporto originario con il proprio fondatore. Qui il privato “diventa” pubblico attivando nuovi percorsi di conoscenza, memoria e identità culturale.
In sede di convegno, inoltre, in un excursus approfondito e misurato, che ha posto in evidenza anche il processo osmotico tra antico e contemporaneo, è stato possibile esplorare la tensione conoscitiva dell’arte attraverso il tempo.
In questo senso, esemplare è stata la figura di Scipione Borghese, che già all’inizio del XVII secolo fondava la Galleria omonima, come luogo in cui raccogliere e produrre opere d’arte per la propria collezione. Egli seguiva una concezione museologica creativa e avanguardista, di confronto tra l’antico e il contemporaneo, anche nel commissionare nuove opere, come fece per esempio con il Bernini. «Scipione è considerato ancora oggi, esempio imprescindibile di buone pratiche per la valorizzazione della collezione stessa», ha affermato Anna Coliva, Direttore di Villa Borghese a Roma.
Con il concetto «The Past Made Present», invece, Pieranna Cavalchini, Curatore d’Arte Contemporanea dell’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston ha voluto sottolineare «come il dialogo critico con il passato arricchisca anche il contemporaneo». L’essenza dell’istituzione che cura, aperta al pubblico nel 1903, è - secondo l’abitudine che era già della collezionista che lo aveva fondato - il continuo scambio tra le opere della collezione e i percorsi d’indagine degli artisti in residenza. Da sempre queste ricerche stimolano il pubblico a nuovi approcci di significazione del passato attraverso il presente, in un intreccio di visioni e discipline.
Tuttavia la collezione, benché privata, può – deve –  essere un bene comune. «Una risposta virtuosa ad uno dei possibili scambi tra collezione privata e museo pubblico è data da Gian Giacomo Poldi Pezzoli» (1822-1879), ha sostenuto Annalisa Zanni, Direttore del Museo Poldi Pezzoli di Milano. La casa museo, donata alla città, ha aperto al pubblico nel 1881, e ancora oggi tiene fede ai desideri del nobile collezionista  di mantenere questa realtà sempre al servizio della collettività, con un mandato rispettato anche nell’ampliamento costante delle collezioni, dopo la morte del fondatore. La figura di Poldi Pezzoli oggi è periodicamente evocata attraverso la programmazione di mostre legate al tema del collezionismo, delle arti decorative, di un confronto sempre attivo con il contemporaneo.
 
In questo percorso che esalta l’interazione tra pubblico e privato non poteva mancare la collezione di J. Paul Getty (1872-1976), che si è sviluppata, per desiderio del suo fondatore, attraverso il tempo, in un legame quasi simbiotico con l’evoluzione degli spazi fisici che la contengono. «Getty, fin dagli anni Quaranta, si adoperò perché la sua collezione venisse apprezzata da un pubblico più ampio e diventasse uno strumento (e un luogo n.d.r.) per educare la società», ha ricordato Pietro Rigolo, Archivista delle Collezioni Speciali del The J. Paul Getty Trust di Los Angeles. Nel 1953 il collezionista fondava il J. Paul Getty Museum Trust e l’anno successivo il museo apriva al pubblico a Malibu, nel Ranch House. Sono seguiti ulteriori ampliamenti che dopo la morte del collezionista, in linea con la sua eclettica visione, hanno compreso anche la fondazione di nuove istituzioni per la ricerca nei campi della conservazione e dello studio del patrimonio artistico, come The Getty Research Institute, The Getty Conservation Institute e The Getty Foundation.
 
Tutte le collezioni private, quindi, nel tempo, sono state sostenute dalla passione del proprio fondatore che ha desiderato trasferire alle comunità future il proprio sentire attraverso l’arte. Un esempio significativo è la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli di Torino. «Il museo custodisce una collezione che è espressione del gusto di due appassionati collezionisti internazionali, che hanno sempre creduto che l’arte fosse portatrice di gioia», ha affermato Marcella Pralormo, Direttrice del Museo. Inoltre, dal 2002, con l’apertura della Pinacoteca al pubblico, le opere della collezione sono state sottoposte alla tutela dello Stato. La Direttrice ha anche sottolineato come il tema del collezionismo sia un obiettivo programmatico dell’istituzione, approfondito e sviluppato attraverso attività espositive, educative, di studio e ricerca.
 
Una visione molto aperta e dinamica della pratica collezionistica è stata quella di Giuseppe Panza di Biumo. A partire dagli anni Cinquanta, ha considerato la casa di Biumo come un laboratorio nel quale esperire concezioni estetico-artistiche sempre nuove, in dialogo diretto con gli spazi della Villa, che, nei fatti, è sempre stata considerata anche un museo. Nel 1996 la famiglia Panza ha donato la Villa Menafoglio Litta al FAI – Fondo Ambiente Italiano con l’obiettivo di conservare nel tempo l’abitazione e il patrimonio artistico in essa custodito, tramandandone così i valori e permettendo al pubblico di fruirne pienamente. Il programma espositivo e didattico della Villa è stato pensato per mantenere viva la collezione permanente, ponendola in continuo dialogo con artisti contemporanei, affini per ricerca al gusto del collezionista.  «Il rapporto sinergico tra mecenate e istituzione continua ancora oggi nello scambio di idee con gli eredi di Giuseppe Panza: la moglie Giovanna e i figli Giuseppina e Alessandro» – ha specificato Anna Bernardini, Direttore della Villa e della Collezione Panza di Biumo a Varese, nel suo intervento.
 
La stessa passione per l’arte ha caratterizzato la scelta e l’impegno di Francesco Federico Cerruti, che Marcella Beccaria, Capo Curatore del Castello di Rivoli, e co-curatore, insieme a Carolyn Christov-Bakargiev della mostra Giorgio de Chirico. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti, ha ben descritto durante il convegno. L’attuale  proposta espositiva, al primo piano del Castello, si configura come primo e inedito confronto tra 8 capolavori di de Chirico -  prelevati dalla Collezione Cerruti e mai mostrati al grande pubblico - e alcune opere di artisti contemporanei come Paolini, Pistoletto, Cattelan e Ackermann della collezione museale. La mostra - visitabile fino al 27 maggio 2018 - è, inoltre, la prima occasione per restituire concretamente al pubblico la funzione del nuovo polo museale d’eccellenza, creato tra Collezione Cerruti e Castello di Rivoli, e concepito come ulteriore osservatorio dell’interazione tra Passato e Presente, tra Privato e Pubblico.
 
Un prezioso “ricamo” al concetto di casa-museo sono apparse, in chiusura al convegno, le parole di Marianna Vecellio, Curatore del Castello di Rivoli che ha tenuto a ribadire che «la casa-museo è un ibrido tra spazio pubblico e dimensione privata, tra riorganizzazione museografica e immutabilità degli spazi, tra sentimento e memoria, tra realtà e illusione». In questo senso, crediamo si possa affermare che la casa-museo sia un unicum da condividere: qui il visitatore entra in contatto con il mondo del collezionista, leggendone e interpretandone i motivi e le dinamiche percettive. Si instaura così un rapporto biunivoco tra collezioni private e musei, che risulta oggi quanto mai attuale, quando, come sostiene Carolyn Christov-Bakargiev, «nell’era digitale, artisti e visitatori cercano una personalità e una domesticità negli spazi espositivi, come modo per radicare le proprie esperienze di vita reale».   Un’offerta, quella che presenterà il Castello di Rivoli, unica e capace di imprimere una svolta sia nella ricerca che al pubblico del museo, allargandone la base, dagli interessati alla produzione contemporanea e o alla storia dell’edificio juvarianno, a un pubblico attratto dall’eclettismo dell’imprenditore collezionista innamorato dell’eccellenza.
 
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