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Dalla strategia alla pratica: Fondazione CRC nel segno della continuità progettuale

  • Pubblicato il: 26/10/2015 - 10:42
Rubrica: 
FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
Giangavino Pazzola

Un inizio di ottobre crepitante per la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.Approvato il Piano Programmatico Pluriennale 2016-17 da parte del Consiglio Generale e inaugurata la quinta edizione di una rinnovata LocalArt − concorso dedicato al sostegno e promozione dei giovani artisti, in collaborazione con l’Associazione Art.ur e la Fondazione Fotografia di Modena e con il patrocinio delle Amministrazioni comunali di Alba e di Mondovì

 
Cuneo. Una mirata selezione dei settori e dei filoni d’intervento; maggiori risorse dedicate alle attività e al consolidamento di programmi attualmente in corso; l’innovazione del ruolo della Fondazione nei confronti degli altri enti, che consideri la progettazione di azioni condivise; e la necessità di attrarre altre risorse per il territorio, sperimentando nuove formule di finanziamento (erogazioni, progetti, investimenti a impatto sociale, fondi europei, azioni di crowdfunding, etc).
Sono queste le quattro linee tracciate dal Consiglio Generale dellaFondazione CRCnel Piano Programmatico 2016-17,ratificato all’unanimità dai rappresentanti e presentato il 22 ottobre nella Sala Incontri a Cuneo. Il documento, contenente le linee guida per l’attività della Fondazione nel prossimo biennio, identifica la mission, il ruolo, gli obiettivi generali e gli strumenti che l’ente metterà in campo nel prossimo futuro, ed è esito di un percorso di riflessione sulla governanceelaborato nei sei mesi precedenti alla pubblicazione. Un cammino nel quale si sono intrecciate competenze di varia natura, per ripensare il modello e potenziare una funzione territoriale strategica come quella della Fondazione CRC, che potrà essere sempre più decisiva nel sostenere lo sviluppo sociale, culturale ed economico del proprio territorio di riferimento. Se è vero che gli ultimi anni sono stati segnati da un depotenziamento delle risorse investite e degli sforzi da parte delle amministrazioni pubbliche verso i cittadini, è anche vero che è sortauna costellazione di progettualità spesso orientata da un’azione di sostegno da parte delle fondazioni.Consapevoli di tale trasformazione in CRC hanno avvertito ormai da tempo la «necessità di una riflessione sugli scenari e di una programmazione consapevole e informata per il futuro[…]. Essa si realizza con le attività di ascolto del territorio e di ricerca curate dal Centro Studi, con la costante interlocuzione con i richiedenti e i partner delle attività realizzate e il monitoraggio dei risultati ottenuti».
Un altro aspetto determinante nel ripensamento del modello gestionale è stato giocato dal Protocollo d’intesa tra ACRI e Ministero dell’Economia e delle Finanze, firmato ad aprile 2015, che ha introdotto delle richieste stringenti in termini di gestione del patrimonio delle fondazioni: invito a diversificare gli investimenti e renderlimaggiormente liquidabili, riduzione dei mandati a 4 anni, selezioni dei consiglieri sullabase delle competenze, discontinuità con la politica e una maggior trasparenza nelle modalità di selezione delle richieste e assegnazione dei fondi. In questo senso la Fondazione CRC aveva già iniziato una strada d’adeguamento alla maggior parte delle norme siglate solo di recente, ma nel Piano Programmatico Pluriennale tale approccio alla trasparenza e all’apertura con il territorio viene attivataulteriormente. A breve verrà reso noto il Documento Programmatico Previsionale 2016, «nel quale verranno definite le iniziative progettuali ed erogative previste per il prossimoanno (con relative scadenze e modalità di partecipazione) e il budget a disposizione. Il DocumentoProgrammatico Previsionale 2016 verrà pubblicato entro la fine del mese di ottobre sul sito della fondazione».
Elementi reticolari, divulgativi e segnali di radicamento e attenzione al territorio che è possibile rintracciare anche nella rinnovata formula di Local art.  Per la quinta edizione del progetto,curata da Ilaria Bonacossa, i sei artisti selezionati sono stati invitati a creare delle opere d’arte contemporanea che fossero esito di un percorso di ricerca e d’interazione con l’ambiente circostante, e s’inserissero in modo coerente tra gli spazi pubblicidei centri storici di Alba e Mondovì. Entrando in rapporto con la quotidianità e la storia di queste città, le opere di Irene Dionisio, Carlo Reviglio della Veneria, Cosimo Veneziano, Giulia Gallo, Giulia Savorani e The Bounty Killart hanno determinato un unico percorso espositivo che potrà essere visitato sino al 15 novembre.
Al progetto artistico, inoltre, è stato affiancato un public program con due conferenze d’inaugurazione: venerdì 2 ottobre, nella Sala della Resistenza ad Alba, Roberta Ceretto, Alessia Antinori e Irene Crocco, collezioniste ed esponenti di importanti cantine italiane, hanno ragionato attorno al felice connubio tra vino e arte contemporanea, mentre venerdì 9 ottobre, nella Sala polivalente della Stazione di valle della Funicolare di Mondovì Breo, Marco De Michelis, (storico dell’architettura e presidente della Facoltà di Design e Arti dello IUAV), e l’artista Riccardo Previdi si sono confrontati sul tema del concorso di arte e architettura alla creazione della «città del futuro».
Installazioni temporanee per spazi di vita e memoria di questi luoghi, dunque, ma anche scambio intellettuale sulle qualità e aspirazioni del territorio. Ad Alba, Irene Dionisio,all’interno della Fiera del Tartufo, ha ridiscusso il mito dell’artista-imprenditore attraverso il prisma della tradizione gastronomica, lanciando una linea di cioccolatini autoprodotti. Carlo Reviglio della Veneriaha installato nel centro città dei distributori di riviste che riporteranno in auge notizie riesumate dagli archivi della stampa locale. Cosimo Veneziano, collaborando con il Centro Studi di letteratura, storia, arte e cultura “Beppe Fenoglio”, sede dello Spazio Gallizio di Alba e l’Archivio “Gallizio” di Torino, propone un omaggio scultoreo alle utopie architettoniche che Constant e Pinot Gallizio proiettarono su Alba alla fine degli anni ’50, gettando le basi per l’immaginazione di una vita sociale diversa.A Mondovì, invece, Giulia Galloha lavorato nel Parco del Belvedere per misurare del tempo e lasciarsi andare in una percezione soggettiva e distesa dei minuti che scorrono. Una disseminazione di indizi visivi è visibile in Piazza Maggiore, dove Giulia Savorani ha concentrato gli input di una narrazione scritta sulla tracce del bisogno di evasione che attraversa le usanze monregalesi. Ultimi ma non per questo meno interessanti,The Bounty Killarthanno portato nel centro di Mondovì Piazza una scultura contenente un gioco ottico di anamorfosi, visibile solo se osservato attraverso una fessura.
 
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