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Cultura e digitale, tra sfide e opportunità. L’analisi e le proposte di Nesta per Arts Council England

  • Pubblicato il: 15/04/2018 - 09:04
Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Valentina Montalto

Con il rapporto di recente pubblicazione « Experimental Culture », Nesta ci offre ancora una volta un’analisi che va dritta al cuore delle sfide e delle opportunità che interessano le organizzazioni artistiche e culturali. Le azioni proposte puntano alla formazione di nuovi pubblici e alla creazione di nuovi modelli di business, anche attraverso un miglior uso delle nuove tecnologie.


«Experimental Culture» è frutto di una rapida ricerca che l’Arts Council England ha commissionato alla fondazione Nesta per provocare il mondo dell’arte e della cultura e stimolare il dibattito per la preparazione della strategia decennale 2020-2030 dell’Arts Council. Nesta ha così guardato al contesto in profondo cambiamento in cui operano le organizzazioni culturali e creative, con particolare attenzione al mondo del digitale, provando a delineare i bisogni di questi operatori e gli scenari d’azione da mettere in atto per massimizzare il contributo economico e sociale della cultura.  
Quattro sono le aree oggetto di analisi - Pubblici e partecipazione, Forza lavoro e competenze, Modalità di finanziamento e modelli di business, e Nuove tecnologie – a cui seguono una serie di proposte operative.

Pubblici e partecipazione
Come già ribadito qualche anno fa, Nesta mette nuovamente nero su bianco che «there has been no substantive progress towards closing the gap in audience participation between different socio-economic groups across English society». Si tratta probabilmente di un fatto noto e tuttavia difficile da accettare, perché ci mette di fronte all’inefficacia delle azioni di politica culturale adottate finora. Ma se vogliamo prendere seriamente in considerazione il concetto di evidence-based policies, faremmo bene a rimboccarci le mani e (ri-)partire da questo dato prima di disegnare le nostre politiche future.
In termini di politiche « macro », però, le prospettive non sono delle più rosee perché lo stesso rapporto ci dice che nel Regno Unito il tempo dedicato all’insegnamento di discipline artistiche e umanistiche si è ridotto del 15 per cento tra il 2010 e il 2015, cosa che può ulteriormente danneggiare la formazione dei « pubblici della cultura ». D’altro canto, non vanno sottovalutate le opportunità offerte dai cambiamenti demografici in corso. Aumenta infatti il numero di anziani che, da un lato, sono a rischio di isolamento e, dall’altro, hanno più tempo libero e (spesso) buone disponibilità finanziarie. Il digitale, inoltre, offre l’opportunità di attrarre in maniera più efficace le nuove generazioni, a patto che le organizzazioni culturali e artistiche siano in grado di integrare le nuove tecnologie nella loro offerta.

Forza lavoro e competenze
Il quadro è abbastanza complesso perché i vari sotto-settori culturali e creativi presentano delle tendenze e sfide diverse in tema di occupazione e competenze. Innazitutto, il rapporto sottolinea che l’occupazione è cresciuta in tutti i settori culturali e creativi del Regno Unito dal 2011 al 2016, ma a velocità diverse. Musica, ari visive e spettacolo hanno registrato il tasso di crescita più alto (+36,6%), mentre è cresciuto molto più lentamente il settore museale, delle gallerie e delle biblioteche (+1,8%). L’occupazione nel resto dei settori creativi (pubblicità, marketing, film, TV, video, radio e fotografia) è cresciuta del 25,4%, ossia tre volte di più della forza lavoro del Regno Unito.
I diversi settori, però, non sempre riescono ad identificare la forza lavoro competente per le mansioni richieste. Questo è il caso soprattutto per i settori dell’animazione, degli effetti speciali e dei video giochi ma anche dello stesso settore museale, che registra una carenza di competenze legate alla conservazione (chissà che l’Italia non possa sopperire a questa mancanza…), e del settore teatrale in cui mancano delle figure tecniche. Le competenze digitali restano problematiche per tutti i settori.
La Brexit, infine, crea nuovi rischi perché, se è vero che i settori culturali e creativi impiegano una percentuale minore di stranieri rispetto al resto dell’economia, la proporzione di stranieri impiegata resta comunque importante in alcune aree come quella degli attori freelance e dei professionisti che operano nel design, nell’artigianato o nel digitale. L’irrigidimento delle barriere combinata alla riduzione delle ore di insegnamento artistico potrebbe avere delle conseguenze fortemente negative per il mondo dell’arte e della cultura. E questo significherebbe danneggiare un’area di attività di importanza strategica per il futuro del mondo del lavoro: secondo Nesta, ben l’87% delle occupazioni creative sono a basso rischio di automazione.

Modalità di finanziamento e modelli di business
La globalizzazione offre grandi opportunità, soprattutto in termini di nuovi pubblici da raggiungere, ma non arriva a costo zero. Globalizzazione, infatti, significa anche maggiore competizione, necessità di trovare più e diverse fonti di finanziamento di fronte ai tagli pubblici nonché aprirsi alla distribuzione digitale e a un utilizzo più strategico dei dati per ottimizzare le entrate (per esempio un « dynamic ticket pricing » che adatta i prezzi ai livelli di domanda).

Nuove tecnologie
Quello delle nuove tecnologie resta un campo tutto da scoprire che al momento oscilla tra punte di elevata sperimentazione da parte di organizzazioni o artisti che esplorano le possibilità messe a disposizione dall’intelligenza artificiale o dalla realtà aumentata, per esempio, e l’ormai più nota e diffusa digitalizzazione delle opere. Molte organizzazioni continuano comunque ad incontrare barriere notevoli alla sperimentazione dovute a mancanza di fondi o personale.

Sviluppare nuove capacità: prime proposte in vista della strategia 2030
Per far fronte a questo scenario in profondo mutamento - suggerisce Nesta - potrebbe essere utile coltivare una cultura della sperimentazione all’interno delle organizzazioni e creare un’infrastruttura che faciliti lo scambio di esperienze. Sarebbe inoltre auspicabile sviluppare nuove competenze che permettano alle organizzazioni culturali e artistiche non solo di alimentare una cultura della sperimentazione, ma anche di far fronte alle nuove esigenze nascenti, tra cui il bisogno di una lettura più accurata ed efficace dei dati per lo sviluppo di nuovi modelli di business. Accordi di partenariato con aziende tecnologiche potrebbero ulteriormente aiutare le organizzazione a far fronte agli ostacoli alla sperimentazione riscontrati. Infine, l’accesso - tuttora - iniquio alla cultura rende necessario un efficace lavoro di ampliamento, diversificazione e approfondimento del rapporti con i pubblici.  In questo senso, le organizzazioni culturali e artistiche potrebbero lavorare maggiormente a contatto con le comunità locali mentre altre potrebbero focalizzarsi sull’uso di nuove tecnologie per attrarre pubblici in località diverse. Ovviamente diverse organizzazioni stanno già lavorando in questa direzione. Il loro « slancio creativo » sarà cruciale per mostrare il loro valore e giustificare il sostegno publico negli anni futuri.

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