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A Cielo Aperto. Le pratiche artistiche per la generazione di un nuovo sguardo sul territorio

  • Pubblicato il: 15/01/2017 - 22:51
Autore/i: 
Rubrica: 
LA PAROLA AGLI ARTISTI
Articolo a cura di: 
Stefania Crobe

ARTE E TERRITORIO. A Latronico incontriamo gli artisti Bianco-Valente che ci parlano del progetto di arte pubblica dell'Associazione Culturale Vincenzo De Luca: A Cielo Aperto. Pratiche artistiche e collaborative creano inedite immagini di realtà generando un nuovo sguardo sul territorio, che ne restituisce la complessità e le potenzialità. A dieci anni dall'inizio del progetto, oggi un volume corale, edito da Postmedia, ne racconta la genesi e i processi


 

“La vera scoperta consiste non nello scoprire nuove terre, ma nel vedere con nuovi occhi”
Marcel Proust

 


ZIFT.
E' il rumore che fa la "zafarana crushc" (peperone essiccato) quando la si sbriciola nell'olio d'oliva bollente.
E' una delle parole 'identitarie' emerse nel lavoro di Stefano Boccalini, il vocabolario emotivo che si snoda nelle vie del paese.
E' il profumo che accompagna la mia conversazione su A Cielo Aperto, il progetto di arte pubblica dell'Associazione Culturale Vincenzo De Luca, trasformando l'incontro per una colazione in un delizioso pranzo fatto di aneddoti, racconti, ricordi e progetti di futuro.

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Siamo a Latronico, nel Parco Nazionale del Pollino, piccolo centro e luogo singolare che grazie all'attività progettuale di due esperienze, distinte ma connesse nella modalità di guardare al territorio – l'Associazione ArtePollino e l'Associazione Culturale Vincenzo De Luca - si configura come una interessante fucina di sperimentazione sull'arte nella sfera pubblica e sul rapporto tra arte e territorio in aree 'fragili', per posizione e percezione.

Sono ospite a casa di Elisabetta De Luca, ma per tutti e subito anche per me Betta, insieme a Giovanna e Pino, gli artisti Bianco-Valente.
Qui, in una giornata uggiosa, tra il calore della casa di Betta ed escursioni urbane sotto la pioggia, accompagnati anche da Giuseppe e Luca, scopriamo come è cambiata la morfologia del centro di Latronico in 10 anni di A Cielo Aperto, un progetto che è il frutto di un continuo processo di incontro e negoziazione con il contesto, la cui narrazione va oggi a comporre un articolato volume corale che ne restituisce il senso e il tempo.

Betta, 'migrante di rientro' dopo anni trascorsi a Milano, nel 2005 torna a Latronico e sceglie il centro storico, in contro tendenza rispetto all'urbanizzazione della città che si espandeva a valle, e crea l'Associazione Culturale Vincenzo De Luca, in ricordo del fratello prematuramente scomparso, insieme a un gruppo di amici e persone legate a Vincenzo, la maggior parte delle quali non vivono a Latronico e vi ritornano o vanno raramente. A tenere insieme le parti dunque un legame tra le persone prima che con il territorio.
La prima attività dell'associazione, a dieci anni dalla scomparsa di Vincenzo, artista, è la pubblicazione che ne raccoglie i dipinti. Una memoria mai statica che si arricchisce però dello sguardo e dei linguaggi della contemporaneità quando la sua strada incontra quella di Bianco-Valente – Giovanna è originaria di Latronico – e Pasquale Campanella, ideatore di Wurmkos a Milano, altra fucina di sperimentazione creativa di notevole interesse, e cognato di Betta.
Storie personali che casualmente si intrecciano e che incarnano un desiderio e una visione più grande, espressa col tempo e grazie all'incontro. “Io non ero consapevole al principio, non immaginavo sarebbe andata così” - racconta Betta.
Il primo incontro tra l'Associazione e Bianco-Valente prende inizialmente la forma, nel dicembre 2006, di un incontro pubblico e poi nell'estate 2007 di una serie di installazioni video-sonore nel centro storico. “Paesaggi mentali”, abitando le vie del centro storico, tra cui il vicolo più stretto di Latronico, esprime con linguaggi spiazzanti una nuova idea di mostra 'fuori dal museo' in cui spazio fisico e sociale, passato e contemporaneità coesistono e dialogano. Un inizio che già nel titolo lascia presagire intenti e vocazioni di un progetto che sviluppandosi si è radicato al contesto e, facendo crescere forte il senso di comunità, già vivo in un piccolo centro, è arrivato al decimo anno offrendo narrazioni, inciampi, 'visioni di futuro'.

In quella occasione – raccontano gli artisti – facemmo un percorso con gli abitanti per vedere le opere ma utilizzando gli stessi linguaggi che avremmo utilizzato in galleria, non volevamo semplificare, né dare chiavi di lettura. Abbiamo trovato una comunità curiosa e partecipe.
Da quel momento si è creato qualcosa di magico. L'incontro con Pasquale Campanella, che fino ad allora era rimasto marginale rispetto alle attività dell'associazione, la sinergia con il luogo, l'entusiasmo crescente, hanno alimentato l'idea di fare di un incontro occasionale un museo 'A cielo aperto'.
L'idea iniziale era quella di invitare degli artisti in residenza – tra l'inverno e la primavera - e dare loro il tempo di immaginare l'opera per poi produrla e inaugurarla in estate.
In una situazione di novità anche per noi, chiamati a passare dal ruolo di artisti a quello di curatori, i primi artisti coinvolti furono Michele Giangrande e Giuseppe Teofilo nel 2009, portando a Latronico la tigre Richard Parker e un faro che tutte le notti da allora illumina il campanile e la cima più alta del paese. Fu per noi anche l'occasione per iniziare il lavoro di negoziazione costante con il luogo, indispensabile quando si agisce nello spazio pubblico: dalle istituzioni per la richiesta dell'utilizzo del suolo alla gente che man mano si incontrava. La particolarità dell'associazione infatti è che per statuto si autofinanzia esclusivamente attraverso le quote associative. Un limite che diventa potenzialità perché, da una parte le professionalità differenti degli associati mettono al servizio le proprie competenze, e dall'altro innesca una sorta di 'mutuo soccorso' da parte della comunità coinvolta che permette di ottimizzare le risorse e andare avanti, creando un senso di appartenenza nei confronti del progetto sempre crescente”.

Da allora una molteplicità di artisti – con tempi di restituzione diversi, slittamenti, ripensamenti – si sono susseguiti a Latronico portando in ogni caso una modalità di creazione fortemente contest-specific e un'attitudine – non necessariamente applicata – relazionale e laboratoriale.

Dalla 'situazione' quasi propiziatoria offerta dalla musica elettronica di Andrea Gabriele e Andrea Di Cesare alla bandiera di Eugenio Tibaldi, che crea un simbolo per Latronico, dai segreti 'pubblici' di Elisa Laraia alla costellazione di Virginia Zanetti, al recupero della cultura popolare con le Cénte di Wurmkos, alla creazione del mito contemporaneo di Francesco Bertelé, “le opere permanenti che vanno ad abitare il territorio sono la punta di un iceberg, dove il substrato immateriale, il coinvolgimento delle persone, coloro che si attivano affinché tutto questo vada avanti, costituiscono la vera 'opera'”.

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Una dimensione privilegiata con il territorio che il “museo a cielo aperto”, nel rapporto individuo/spazio/individuo – prerogativa forse esclusiva di questi territori 'fragili', lontani dall'eco delle grandi città, in cui il senso di comunità e il senso del comune si modificano e alimentano scanditi dal tempo di natura e non dal consumo culturale – concorre a generare attraverso i linguaggi dell'arte contemporanea, decristallizzando gli stereotipi e portando un “nuovo sguardo” capace di leggere e interpretare la realtà.

E se interpretare è già trasformare, nominare è un ulteriore stadio di consapevolezza che porta a risignificare e a risemantizzare, dove l'atto della ricerca della parola autentica concretizza la specificità dell'essere in un luogo.
E' quanto suggerisce il lavoro di Stefano Boccalini. L'artista ha chiesto agli abitanti , nell'arco di un anno, una parola che riuscisse ad esprimere il loro legame – personale e collettivo – con il luogo.
Tutte le parole raccolte sono andate a comporre una cartografia emotiva e una selezione – freddo, lentezza, ospitale, ritorno, vuccularu, zift, i carrar', quiescente – è stata intagliata andando ad abitare permanentemente il borgo antico.

RITORNO è forse la parola che più fa eco. Qui a Latronico, come in numerosi piccoli centri dell'entroterra della penisola, i giovani decidono di andare via, lontano da territori che paiono non poter offrire più nulla. Se ne vanno in OGNI DOVE.
E' questo viaggio che ispira proprio l'ultima opera approdata, firmata Bianco-Valente: OGNI DOVE, dal verso di una canzone di Andrea Gabriele.
Una grande scritta in metallo bianco che campeggia, visibile dalla piazza Umberto I e da altri punti del paese, su un versante del promontorio su cui prende forma il borgo di Latronico. E' un omaggio al paese, a coloro che sono andati via, al fenomeno della migrazione, che negli anni ha visto un territorio svuotarsi, ma anche a coloro che passando – attraversando i territori – hanno lasciato una traccia.
Un fenomeno – l'abbandono – che ricorre in ogni dove, nella ricerca di nuove prospettive di vita, e che testimonia l'universalità di un flusso che se da un lato rende 'cittadini del mondo', dall'altro – nel continuo spostamento – fa dei luoghi dei frammenti che si ricompongono vagamente solo nei ricordi. Luoghi da consumare, in attesa di altri viaggi.

E se non sarà possibile – non nell'immediatezza – invertire i flussi, arrestare gli spostamenti, forse la vera sfida dell'arte sarà quella di produrre uno spostamento di sguardo e direzione.
Ascoltando e assaporando Latronico, vivendo il museo 'a cielo aperto', emerge un dialogo tra le parti che si compone attraverso frammenti, interferenze, cambi di rotta e il cui filo è dato dal tentativo di ricostruzione del senso della narrazione, dalla sperimentazione e reinterpretazione creativa di questi segni, operata da artisti, 'stranieri' che ci aiutano a sviluppare uno sguardo 'migrante' e 'plurale' per leggere, interpretare quanto lo sguardo offuscato dall'abitudine non mostra, per riconoscere nel frammento la parte di un tutto.
In quel tentativo già si scorge qualcosa, è un territorio che esiste già, qualcosa che forse varrebbe la pena non lasciare. Un territorio il cui potenziale va svelato, riscoperto, riattivato, reincantato.
Esiste già, ma per raccontarlo bisogna immaginare le parole.

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A Cielo Aperto
Pratiche di collaborazione nell'arte contemporanea a Latronico
a cura di Bianco-Valente e Pasquale Campanella
postmedia books, 2016
pp. 296, euro 21

ph cover | Bianco-Valente, Ogni dove, A Cielo Aperto, 2015 

Stefano Boccalini, Una parola su Latronico, A Cielo Aperto, 2011 

Elisa Laraia, The Future of the Country,  A Cielo Aperto, 2010 
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L’Associazione Culturale Vincenzo De Luca si costituisce nel 2005 a Latronico, in Basilicata. Ha promosso, autofinanziandosi, il progetto A Cielo Aperto, un’occasione per fare il punto sul senso e sui possibili sviluppi dell’arte in relazione a un contesto locale e alle sue specificità. La progettualità praticata nei laboratori è stata un elemento fondamentale per il dialogo e il coinvolgimento dei cittadini. La politica culturale messa in atto si inserisce nel dibattito in corso sull’arte contemporanea, per lo sviluppo di un localismo consapevole, da cui far emergere storia, forme materiali e simboliche che accrescano il valore di spazio e luogo pubblico.
www.associazionevincenzodeluca.com
 
Bianco-Valente iniziano la loro collaborazione nel 1994 indagando dal punto di vista scientifico e filosofico la dualità corpo-mente. A questi studi è seguita un'evoluzione progettuale che li ha portati a realizzare diverse opere ambientali incentrate sulla relazione fra persone, eventi e luoghi. Hanno eseguito interventi installativi per importanti istituzioni museali e spazi pubblici, in Italia e all’estero.
www.bianco-valente.com
 
Pasquale Campanella, artista e docente, vive e lavora a Milano. Comincia a esporre nel 1985; nel 1987 fonda il gruppo Wurmkos con cui sperimenta metodi di arte relazionale. Insieme al gruppo ha esposto in musei italiani ed esteri. Nel 2001 partecipa alla 49° Biennale di Venezia, nel 2011 riceve il Premio Ciampi l’Altrarte in qualità di fondatore di Wurmkos. Dal 2004 lavora a progetti di arte pubblica, conduce laboratori e svolge attività di formazione in ambito sociale. È membro della Fondazione Wurmkos.
http://wurmkos.blogspot.it