Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

All’impresa piace la cultura

  • Pubblicato il: 06/07/2012 - 00:37
Rubrica: 
FONDAZIONI D'IMPRESA
Articolo a cura di: 
Cecilia Conti e Chiara Tinonin
Charlie Chaplin e la fabbrica: Tempi Moderni (1936).

Dal «Manifesto per la cultura» de «Il Sole 24 Ore» alla costituzione della Fondazione Industria e Cultura capitanata da Patrizia Asproni, il 2012 è l’anno della presa di posizione di Confindustria sugli investimenti culturali delle imprese italiane. La strada intrapresa va oltre il dibattito nazionale, collocandosi piuttosto su «Horizon 2020», l’ottavo Programma Quadro della Commissione Europea che, definito entro il 2013, raggrupperà tutti i finanziamenti dell’UE per la ricerca e l’innovazione in un unico quadro di riferimento. 80 miliardi di euro complessivi saranno erogati nel 2014-2020 per garantire il primato dell’Europa nel settore scientifico, assicurare la leadership dell’industria europea nel campo dell’innovazione e nei temi legati alla qualità della vita (salute, sostenibilità ambientale, ecc.). «Creative Europe» è il meta-programma culturale all’interno di «Horizon 2020» per raggruppare tutti gli investimenti in cultura e media (con un +37% di risorse rispetto alla somma degli attuali finanziamenti) e ridefinire la strategia culturale europea. L’Europa è pronta a scommettere sulla partecipazione culturale e sulla produzione culturale. L’Italia dovrà giocare la sua partita. Le imprese sono pronte? È a partire dagli anni ’80, sulle orme del visionario Adriano Olivetti, che inizia per l’impresa italiana una stagione di presa di coscienza del valore culturale dello spirito imprenditoriale: si tutelano gli archivi, si catalogano i prodotti storici, si traccia l’evoluzione culturale del sistema di valori guida dell’impresa nel tempo. Nascono i primi musei d’impresa, si moltiplicano le ricerche e gli studi, nasce la «Settimana della Cultura d’Impresa» di Confindustria. Sono molte le imprese italiane ad avere una strutturata programmazione culturale, spesso declinazione della più ampia politica di Corporate Social Responsibility (CSR), con la quale si leggono in termine strategici. Alcune di queste hanno scelto la «fondazione» come modello che favorisce l’autonomia finanziaria dell’ente e apre al supporto di soggetti diversi dall’impresa. Sono oltre 130 le Fondazioni d’impresa italiane censite da Altis (Centro Alti studi dell’Università Cattolica di Milano). Dalla nostra analisi emerge un flusso continuo di connessione con l’impresa, in termini di risorse, competenze, relazioni ed esperienze.
Come se la fondazione divenisse un «braccio» operativo in quel Terzo Settore che in Italia occupa oltre 650mila persone e produce 67 miliardi di euro (pari al 4,3% del Pil nazionale), come spiega la ricerca «Il valore economico del Terzo Settore in Italia» di UniCredit Foundation e Ipsos (aprile 2012). Instaurare una «sussidiarietà circolare», dice Stefano Zamagni, che veda nell’operare paritetico di Stato, imprese e Terzo Settore, lo scambio di valore e valori che genera la crescita.
 
© Riproduzione riservata
 
(dal XII Rapporto Annuale Fondazioni)