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Accordo Federculture e Consiglio d’Europa in vista della ratifica della Convenzione di Faro

  • Pubblicato il: 12/06/2018 - 17:43
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FONDAZIONI PER LA CULTURA
Articolo a cura di: 
Claudio Bocci, Direttore Federculture, Consigliere delegato Comitato Ravello Lab
La Convenzione di Faro del Consiglio d’Europa introduce una forte innovazione riconoscendo il diritto dei cittadini alla partecipazione culturale. La finalità della Convenzione di Faro si intreccia con quella della Convenzione Unesco per la Salvaguardia del Patrimonio Immateriale, poggiando entrambe sul ruolo propulsivo delle comunità. La ratifica della Convenzione di Faro dovrebbe essere uno dei primi atti qualificanti del nuovo Parlamento.

Dopo un lungo lavoro preparatorio, il 7 giugno scorso a Venezia, il Consiglio d’Europa e Federculture hanno firmato un Accordo finalizzato a diffondere i valori e i principi della Convenzione Quadro del Consiglio d’Europa sul Valore dell’Eredità Culturale per la Società, sottoscritta il 27 ottobre 2005 nella città portoghese di Faro, da cui prende significativamente il nome.
In effetti il Trattato può ben definirsi Convenzione-Faro per l’innovativa visione in essa contenuta, richiamata sin dall’art. 1, che riconosce il diritto a partecipare alla vita culturale, così come definito nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
La Convenzione introduce un concetto largo di patrimonio culturale (eredità culturale) a cui è affidata la costruzione di una società pacifica e democratica strettamente connessa ai processi di sviluppo sostenibile e alla promozione della diversità culturale.
L’eredità culturale viene intesa come un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso dei loro valori identitari e la comunità di eredità che ne deriva è costituita da un insieme di persone che, consapevolmente, attribuisce valore alle risorse culturali, impegnandosi a tutelarle e a trasmetterle alle generazioni future.
Come si vede, si tratta di principi ‘rivoluzionari’ che spostano radicalmente l’attenzione dalla pur doverosa opera di tutela e salvaguardia del patrimonio culturale al diritto dei cittadini alla partecipazione culturale. In un paese come il nostro in cui, secondo i dati Eurobarometro, il tasso di partecipazione alla vita culturale è tra i più bassi d’Europa, la Convenzione di Faro costituisce un importante riferimento di policy per i diversi livelli istituzionali, dal Mibact alle amministrazioni comunali.
 
Per questo, l’Accordo sottoscritto tra il Consiglio d’Europa e Federculture si concentra su una serie di azioni che intendono favorire un sistema partecipativo di governance per il patrimonio culturale in Italia e contribuire a promuovere un Piano d’Azione nazionale che possa rappresentare un modello di riferimento nel Mediterraneo e nel resto d’Europa.
In particolare, le Parti si impegnano a collaborare in iniziative di formazione rivolte agli amministratori pubblici e agli operatori culturali per la diffusione dei contenuti innovativi della Convenzione e delle buone pratiche collegate; promuovere un network delle città di Faro in Italia per favorire la circolazione di conoscenze ed esperienze finalizzate all’attuazione della Convenzione; diffondere l'applicazione dei principi della partecipazione democratica, così come espressi nella Convenzione di Faro, anche in connessione con i progetti e alle attività relative alle "Capitali Italiane della cultura", per la cui introduzione Federculture e Ravello Lab si sono particolarmente impegnate.
Di particolare rilievo l’obiettivo di favorire la creazione diffusa di ‘comunità di eredità’ in cui il riconoscimento delle risorse culturali da parte dei cittadini possa costituire la premessa per la nascita di ‘imprese di comunità’, in grado di contribuire un’economia rispettosa del valore culturale dei territori.
 
Peraltro, la Convenzione di Faro si intreccia mirabilmente con la Convenzione Unesco per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale del 2003 (ratificata dall’Italia nel 2007) che punta a tutelare tutte le espressioni di patrimonio immateriale, riconosciuto come fattore principale delle diversità culturali e per il cui processo di salvaguardia rivestono un ruolo centrale le comunità di cittadini.
E’ per questo che, alla vigilia dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale, in occasione delle giornate Unesco tenutesi il 15 e il 16 dicembre u.s. dedicate al patrimonio culturale immateriale, promosse dal Comune di Nola (che con la Festa dei Gigli fa parte della Rete delle feste delle grandi Macchine a spalla italiane riconosciute dall’Unesco), Federculture, unitamente ad una serie di soggetti pubblici e privati, ha sottoscritto la Carta di Nola.
La ‘Carta’ mira, in particolare a salvaguardare, valorizzare, promuovere e trasmettere il valore del patrimonio culturale immateriale italiano ed europeo, con particolare riferimento alle giovani generazioni. Partendo dalla considerazione che la Convenzione Unesco sul patrimonio culturale immateriale, riconoscendo alle comunità un ruolo propulsivo e dinamico nei processi di salvaguardia del patrimonio immateriale, è strettamente legata alla Convenzione di Faro, la Carta di Nola ne richiede la rapida ratifica e afferma che le due Convenzioni devono poter essere applicate contestualmente per armonizzare i processi e gli interventi sul patrimonio culturale immateriale in modo da favorire la ‘costruzione di una società democratica e pacifica’.
 
La Convenzione di Faro è stata sottoscritta da 23 paesi aderenti al Consiglio d’Europa e ratificato da 17 Stati; l’Italia ha firmato la Convenzione di Faro nel febbraio 2013, ma il processo di ratifica parlamentare si è interrotto nel dicembre 2017 con la fine della scorsa legislatura. Proprio a sostegno della ratifica italiana Federculture ha lanciato nei mesi scorsi un appello affinché il nuovo Parlamento faccia della legge di ratifica uno dei suoi primi atti qualificanti della nuova legislatura. La petizione, ha già superato le 3.000 firme ed è ancora sottoscrivibile sul sito change.org.