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Viaggio tra le fondazioni di comunità del sud Italia. Prima tappa con la Fondazione di Comunità di Messina

  • Pubblicato il: 09/09/2012 - 17:12
Autore/i: 
Rubrica: 
OPINIONI E CONVERSAZIONI
Articolo a cura di: 
Ilaria Oliva
Fondazione di Comunità di Messina

In occasione del congresso annuale della Fondazione Con il Sud, per consentire ai lettori di leggere con maggiore consapevolezza le evoluzioni del contesto in termini di strategie e modelli operativi, approfondiamo temi specifici. Cosa sono le «fondazioni di comunità», perno della linea strategica di intervento della Fondazione stessa, assieme ai progetti esemplari e ai programmi di volontariato? Nei primi sei anni di operatività, ne ha fatte nascere ben tre, le prime del Sud, a Messina, Napoli e Salerno. Stanti i risultati, il futuro vedrà la costituzione e relativo finanziamento di un buon numero di altri nuovi enti di questo tipo.
Di cosa si tratta? Sono enti non profit di diritto privato, che aggregano soggetti rappresentativi di una comunità locale con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita della comunità stessa, attivando energie e risorse e promuovendo la cultura della solidarietà, del dono, e della responsabilità sociale. Attraverso la combinazione di una pluralità di soggetti locali (privati cittadini, istituzioni, associazioni, operatori economici e sociali), le Fondazioni di Comunità possono divenire protagoniste di un intervento autonomo e indipendente per la soddisfazione di specifici bisogni del territorio, grazie alla loro capacità di raccolta di donazioni, private e pubbliche, per finalità di interesse collettivo.

Il nostro viaggio parte da Messina, con la testimonianza di Gaetano Giunta, segretario della Fondazione di Comunità di Messina, che ci ha letteralmente sommerso con l’entusiasmo dei suoi racconti.

Come è nata l’idea di costituire una «fondazione di comunità» e perché?
Il processo che ha condotto alla costituzione di questa fondazione di comunità è stato il frutto, da un lato, dell’entusiasmo seguito alla volontà di cambiamento espresso dalla comunità siciliana dopo le due stragi Falcone e Borsellino, e dall’altro lato, dalle successive macerie della cosiddetta «primavera siciliana» che non era realmente riuscita ad incidere sull’economia in quanto non vi era stata una reale rimodulazione della società, nonostante i buoni propositi di cambiamento formulati.
Avvertendo forte la necessità di mettere dei vincoli all’economia di mercato classica, un gruppo di soggetti, per la maggior parte organizzazioni del terzo settore (che sono successivamente divenuti i «soggetti promotori» della fondazione di comunità) ha pensato bene di cominciare a reinterpretare il sistema di welfare locale ed investire su ricerca, internazionalizzazione, design, innovazione tecnologica, cultura, il tutto in nell’ottica di stimolo alla coesione sociale.

Chi sono quindi i soggetti coinvolti?
Nello specifico, il Comitato Promotore è composto da: Fondazione Horcynus Orca, Fondazione Antiusura Pino Puglisi Onlus, Consorzio Sol.E. Società Cooperativa Sociale Onlus, Ecos-Med Società Cooperativa Sociale Onlus, ai quali si sono uniti l’AUSL5 di Messina, Confindustria Messina e, come co-fondatori, Gruppo Banca Popolare Etica, Parsec Consortium, Associazione Culturale Pediatri, con un partenariato strutturato con Caritas Italiana, con REVES (la principale rete europea per la promozione dell’economia sociale e solidale) e con SEFEA (la Società Europea delle Finanziarie e delle Banche Etiche ed Alternative).
L’unione di questi attori territoriali ha creato un «distretto sociale evoluto» capace di raggiungere un’autonomia finanziaria che consente allo stesso di porsi come terzo fra stato e mercato.

Dove ha sede la Fondazione e su quale territorio opera?
La fondazione opera nell’area dello stretto, con prevalenza sulla provincia di Messina, ed ha la sua sede in un forte ottocentesco, per anni rocca militare, poi smantellata ed occupata dalla mafia ed infine liberato dalla magistratura, risanato dieci anni fa e affidato alla fondazione, nata ufficialmente nel luglio 2010.

Come si articola la raccolta fondi?
In questi due anni siamo riusciti a raccogliere un fondo pari a 5 milioni di euro che proviene da una raccolta diffusa tra i fondatori, dai proventi di una sorta di «parco fotovoltaico diffuso» tra terreni e tetti di edifici pubblici e privati, ai quali si aggiunge la decisiva compartecipazione della Fondazione con il Sud. In pratica le famiglie che mettono a disposizione il tetto della loro abitazione usufruiscono del beneficio di eliminare i costi delle bollette dell’elettricità e in cambio «donano» il conto energia che deriva dalla produzione in eccesso alla Fondazione, realizzando un capitale di circa 500-600 mila euro all’anno che viene messo a disposizione delle attività da realizzare.

Quali sono le principali linee di azione e i progetti portati avanti?
Invece di disperdere a pioggia i fondi ricavati, si è deciso di utilizzarli in attività mirate. La più rilevante dal punto di vista sociale riguarda gli ospedali psichiatrici giudiziari: «Luce è Libertà» è un progetto che mira alla liberazione ed all’espansione delle principali libertà umane di 56 persone internate nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG) di Barcellona Pozzo di Gotto, una struttura che sta vivendo una drammatica situazione di crisi umana, organizzativa e clinica. La logica del progetto è centrata sulla costruzione per ciascuna persona di un budget di cura, che abbiamo chiamato capitali personali di capacitazione, vale a dire un dote economica che fornisce alle persone internate la concreta possibilità di riprendere in mano la propria vita progettando, insieme all’équipe di Luce è Libertà, percorsi di riconquista dei propri diritti civili sul piano individuale e sul piano sociale e comunitario.
La Fondazione inoltre finanzia anche programmi culturali, che accompagnano le nuove generazioni fin dalla prima età: ad esempio il programma Primi Spassi che coniuga la lettura precoce dei bambini alla musica, prevenendo l’abbandono scolastico.
In generale tutta l’impostazione degli interventi della Fondazione è basata su alcuni (S)nodi, che costituiscono una sorta di attrattori verso cui deformare e orientare azioni socio-educative, programmi scolastici, attività sociali, economiche ed educative promosse dalle agenzie educative e dal nostro Distretto: approccio ecologico; partecipazione e cittadinanza attiva; cultura dei processi e della complessità;  economie responsabili e giustizia sociale.
Su questi (s)nodi la Fondazione di Comunità ha attuato un programma di infrastrutturazione educativa realizzando: laboratori sulle energie rinnovabili; laboratori sulle unicità ambientali dello Stretto di Messina; un osservatorio astronomico; archivi sull'arte contemporanea, sulle storie di mafia e sugli ambienti marini con interfacce scenografiche; giardini didattici; laboratori di archeologia; laboratori sull'economia sociale; laboratori sulla partecipazione e sulla cittadinanza attiva.

Obiettivi per il futuro?
Innanzitutto consolidare quanto finora realizzato e spostare l’autonomia delle attività dall’80 al 100%. E poi si vedrà!

Ne vedremo delle belle!

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