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A spasso con Toulouse-Lautrec nella Parigi della Belle Èpoque

  • Pubblicato il: 29/07/2011 - 10:55
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Jenny Dogliani
Henri de Toulouse Lautrec

Mamiamo di Traversetolo (Pr). Mancava in Italia da diversi anni, Henri de Toulouse-Lautrec, artista e aristocratico che più di ogni altro seppe catturare la Parigi bohémien di fine ‘800.
A lui è dedicata la mostra che inaugura alla Fondazione Magnani Rocca la presidenza di Giancarlo Forstieri, eletto lo scorso maggio con lo scopo di proseguire la missione dell’istituzione, che sin dalla sua origine, nel 1977, mira a promuovere la diffusione di cultura, arte, letteratura e musica come strumento di crescita per la società, attraverso mostre temporanee, convegni, concerti, e incontri letterari.

Intitolata «Toulouse-Lautrec e la Prigi della Belle Èpoque» e in corso dal 10 settembre all’11 dicembre nella sede di Mamiano di Traversetolo (Pr) della Fondazione Magnani Rocca, la rassegna è curata da Stefano Roffi, vanta la prestigiosa collaborazione di Museum of Fine Arts di Boston, Musée d’Ixelles-Bruxelles, Fondazione E. G. Bührle di Zurigo, MIBAC - Soprintendenza BSAE per le province di Venezia Belluno, Padova e Treviso e Galleria d’Arte Moderna di Milano ed è finanziata da Fondazione Cariparma e Cariparma Crédit Agricole.

Il percorso rivela l’intero corpus delle affiches, capolavori di arte grafica in cui il celebre autore seppe sposare la lezione del linearismo giapponese al variegato mondo dei locali notturni e dei bordelli. Ne emergono i memorabili profili di uomini con cilindro, le ombre nere alle spalle dei soggetti, le ballerine del Moulin Rouge e i personaggi dei caffè-concerto di Montmarte, dei circhi e dei teatri, il tutto raffigurato con colori piatti e un’animata gestualità, che conferiscono al suo inconfondibile stile, un accento caricaturale.

Ad arricchire la mostra vi sono poi i dipinti di figura di Toulouse-Lautrec, esposti accanto a paesaggi di Monet, Renoir e Cézanne e, ancora, l’inedito confronto tra i manifesti del francese e le stampe giapponesi del ‘700-‘800 di Utamaro, Hiroshige e Hokusai, da cui trasse ispirazione.

A restituire l’effervescente atmosfera artistica della Parigi di quegli anni sono invece pezzi di Chéret, Mucha, Steinlen e Bonnard, che con lui si contendevano le commesse pubblicitarie. Non manca infine un’attenta e originale analisi sull’influenza che Toulouse-Lautrec esercitò sul giovane Picasso, ai suoi primi soggiorni in città.

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