Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

Silenzio, parla l'arte

  • Pubblicato il: 22/06/2012 - 09:46
Rubrica: 
DAL MONDO
Articolo a cura di: 
Veronica Rodenigo
Sandouk El Dounia. Lara Baladi. Still Detail © Lara Baladi

Berlino. Un’iride perfetta, quella della telecamera, scruta silenziosamente la domestica bestiola che, con sguardo vivace, vigila al centro della camera nuziale, prosegue lenta, percorrendo il panneggio della veste color smeraldo della dama dei Coniugi Arnolfini e, risalendo verso l’alto, con un impercettibile passaggio in dissolvenza, conduce alla figura maschile dal diafano incarnato. Pochi minuti, in una quiete atemporale. Poi, immersi nella medesima atmosfera sospesa senza alcuna narrazione fuori campo, può capitare che davanti ai nostri occhi si alternino Battista Sforza e il Duca di Montefeltro, il busto sinuoso della regina Nefertiti, il Pergamon Museum di Berlino, l’ultima Biennale di Marrakech o Venezia, la fuga prospettica delle architetture nella Città ideale, la performance di un giovane artista emergente.
È il mondo d’ikono, nato nel 2006 da un’idea di Elizabeth Markevitch, già senior curator di Sotheby’s a Ginevra e art advisor per importanti istituti di credito.
Dal 2010, con l’acronimo d’ikono Menasa (Middle East, North Africa and South Asia) ikono raggiunge Penisola Arabica, Iran occidentale, Asia del Sud e Africa del Nord trasmettendo in chiaro attraverso il canale satellitare Arabsat che copre un bacino di 165 milioni di telespettatori. Nel 2011 anche Etisalat, Du Channel (Emirati Arabi) e Telecom Quatar hanno inserito ikono Menasa nei loro canali mentre alla fine dello stesso anno ikonoTV è arrivata in Germania, sul digitale terrestre di Deutsche Telekom.
Una singolare piattaforma che ad oggi non conosce esempi paragonabili e alla quale lavorano, nel quartier generale di Berlino, 22 persone tra cameramen, storici dell’arte, tecnici di montaggio e amministrativi.
Il «palinsesto», se così impropriamente possiamo chiamarlo, è una proiezione in loop di programmi tematici di breve durata che ogni mese si alternano per tipologia variando anche nei contenuti. Così, nell’arco delle 24 ore, a differenti orari, è possibile ciclicamente imbattersi in «Museums of the world», «Artist of the month», «Carte blanche» (in cui curatori di fama vengono invitati a creare la propria esposizione virtuale) e, come intermezzo, in trailers di mostre, singole opere, eventi temporanei e collezioni private, con una particolare selezione di contenuti per quanto destinato all’area di cultura islamica. La visibilità degli sponsor sostenitori (aziende o realtà che vogliano associare la propria immagine all’arte) c’è ma non è invasiva. Ikono deve il resto dei proventi (oltre all’investimento della sua stessa fondatrice) ai servizi di produzione video.
In Italia per conoscere parte di questo silenzioso mondo, per ora bisogna affidarsi alla piattaforma web. Su www.ikono.org, insieme a porzioni di video in live streaming e una sezione «Art on demand», sono visibili widget contenenti diversi trailer: applicazioni che consentono di creare una personale playlist di filmati condivisibile attraverso i social network.
Uno strumento versatile che si presta, oltre a partnership con media e siti specializzati (come «Il Giornale dell’Arte» e Arte Creative) anche a una comunicazione virale di cui, seppur timidamente,
cominciano a fruire le istituzioni culturali italiane per le quali ikono ha lavorato.
Da un anno Cinzia Garzoni è marketing developer per l’intera penisola. Facendo della città lagunare l’epicentro da cui partire, sino a oggi è entrata in contatto con 150 realtà. E a Nord Est, accanto al Mart di Rovereto, sono molte le istituzioni veneziane che hanno scelto di girare con ikono: Fondazione VedovaQuerini StampaliaPeggy GuggenheimSoprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici di Venezia e Laguna e Polo Museale veneziano.
Per la Soprintendenza, grazie a una convenzione, ikono ha raccolto il frutto di alcuni fra i restauricondotti a termine negli ultimi anni: il soffitto della Sala dell’Albergo della Scuola Grande di San Rocco decorato dal Tintoretto (già nella sezione «Rediscovered heritage»), gli affreschi di Palazzo Grimani, l’archivio fotografico dell’editore Ferdinando Ongania (187 lastre che ritraggono la Venezia di fine Ottocento), la facciata dell’Ospedale dei Santi Giovanni e Paolo.
Intanto Hello Venezia, il brand promozionale dell’azienda di trasporto del capoluogo veneto, a partire dal mese di luglio proietterà i video d'ikono sui monitor presenti nelle agenzie e in alcuni approdi dei vaporetti consentendo al turista di avere un’anteprima su alcune opere d’arte o esposizioni presenti in città.
Ora, per il prossimo futuro, ikono guarda al resto d’Europa e soprattutto verso Est, a Cina e Giappone.
E in Italia?
«Il mio sogno per l’Italia, confessa Elizabeth Markevitch, è che Telecom ci sostenga e capti il nostro segnale. È chiaro, ci sono dei costi tecnici ma non sono insormontabili. È un progetto facile da realizzare. Qualsiasi Paese e persona potrebbe ricevere ikonoTV perché è gratis». E giacché trasmette in alta definizione, è indubbio, afferma, che ikono possa attrarre sponsor legati al mondo dell’arte.«L’Italia oggi mi sembra, in Europa, il Paese che più investe nell’immagine del marchio: le banche donano denaro per costituire delle collezioni, per finanziare restauri e lo stesso avviene per le marche di lusso che istituiscono anche Fondazioni».
Ad alcuni ikono, d’acchito, potrà sembrare solo un grande tableau vivant per adornare gli spazi domestici con il paradossale rischio d’allontanare lo spettatore proprio per l’assenza d’un audio esplicativo.
Vero è, però, che per esprimere un giudizio bisognerebbe almeno prima sperimentare. Nello sconfortante palinsesto nazionale in cui si corre il rischio d’inciampare nei mirabili affreschi d’una semisconosciuta pieve romanica solo durante i programmi domenicali dedicati all’enogastronomia e in cui l’unica «parentesi culturale» sembra essere «Il Capitale» di Philippe Daverio, nuova metamorfosi di «Passepartout», sarebbe davvero un peccato lasciarsi sfuggire quest’opportunità.

Articoli correlati:
Intervista a Elizabeth Markevitch

© Riproduzione riservata
 
da Il Giornale dell'Arte, edizione online, 18 giugno 2012