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SGUARDO DI DONNA

  • Pubblicato il: 15/09/2015 - 10:44
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FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
Redazione

La Casa dei Tre Oci ha inaugurato giovedì 10 settembre 2015 la mostra SGUARDO DI DONNA a cura di Francesca Alfano Miglietti. Lo spazio espositivo sull’isola della Giudecca, al centro del bacino di San Marco, ospita fino a martedì 8 dicembre 2015 le fotografie di venticinque autrici, pensate e scelte per orientare lo sguardo e la mente verso un mondo che parla di diversità, responsabilità, compassione e giustizia. Antonio Marras firma l’allestimento con una scenografia capace di trasportare il visitatore all’interno delle storie che si leggono sulle pareti: un’esperienza nell’esperienza, in cui anche l’allestimento diventa parte fondamentale della narrazione e crea la relazione tra gli spazi della Casa e le opere fotografiche.
SGUARDO DI DONNA è una mostra potente, che parla della cura delle relazioni, del rapporto con l’altro, dello sguardo sul mondo, a partire dal proprio senso di responsabilità. Un progetto ambizioso che rimarca come la fotografia negli ultimi decenni ha scelto di divenire una sorta di coscienza del mondo, facendosi testimone anche di quello che spesso viene occultato. L’essere che ama è per antonomasia la donna, capace del “dono totale dell’anima e del corpo” (Nietzsche, La gaia scienza), con una dedizione incondizionata. Ed è per questo che la curatrice ha scelto delle artiste, delle autrici che usano la fotografia come mezzo per esprimersi, tutte donne, di ogni parte del mondo, tutte sensibili a cogliere la stessa umanità, unicità, in-differenza delle infinite varietà dei soggetti ritratti, nell’intento di sottrarsi alla paura della diversità.
SGUARDO DI DONNA è anche un racconto a più voci delle molteplici forme del corpo – fisico, mitico, spirituale e glorioso – dalla duplice valenza: intima e universale, alla ricerca dell’esistenza, al di là del sistema anonimo della maschera. Ogni opera diventa la provocazione di un dialogo profondo e intimo tra i soggetti delle foto e lo spettatore, raccontando uno scorcio indefinito della comune condizione umana, un “invito alla consapevolezza” dell’esistenza di mondi differenti e spesso estranei uno all’altro.
Francesca Alfano Miglietti ha scelto 25 autrici, 25 storie, 25 sguardi singolari sul mondo, sull’altro, sulla relazione, selezionando circa 250 lavori di Diane Arbus, Martina Bacigalupo, Yael Bartana, Letizia Battaglia, Margaret Bourke-White, Sophie Calle, Lisetta Carmi, Tacita Dean, Lucinda Devlin, Donna Ferrato, Giorgia Fiorio, Nan Goldin, Roni Horn, Zanele Muholi, Shirin Neshat, Yoko Ono, Catherine Opie, Bettina Rheims, Tracey Rose, Martha Rosler, Chiara Samugheo, Alessandra Sanguinetti, Sam Taylor-Johnson, Donata Wenders, Yelena Yemchuk. Le autrici con le loro opere e le loro immagini affrontano i temi profondi dell’esistenza umana, la vita, la morte, l’amore, il corpo mettendo in luce differenze, conflitti, sofferenze, relazioni, paure, mutazioni.
La mostra è perciò una complessa drammaturgia, ricca di rimandi a varie fonti: sembra, a volte, indispensabile il recupero della tradizione del reportage, altre volte una poeticità struggente e malinconica, altre ancora il linguaggio della denuncia e della compassione. La caratteristica di tutte le opere in mostra è l’assoluta centralità del dialogo con il reale, una centralità che stabilisce un vincolo stretto con le forme del mondo, nel recupero di materiali di vita. E qui sta il paradosso, perché chiunque avvicini queste opere si accorge che il mondo che raccontano e mostrano non ha nulla di spontaneo. Che si tratti di uomini o donne, che si tratti di una stanza o di un letto, che si veda una panchina o una sedia elettrica, il modo di comporre le opere non è mai in riferimento a un reportage, al gusto dell’istantanea, ma si percepisce fortemente la capacità di inventare e costruire le storie a partire da un pensiero poetico, da un’idea di ciò che potrebbe accadere e spesso accade.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo, Marsilio Editori, in due edizioni: italiano e inglese, illustrato, con testi di Antonio Marras, curatore dell’allestimento, e il saggio della curatrice, Francesca Alfano Miglietti.

da Trentagiorni, la rivista della Fondazione di Venezia, settembre 2015