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Segni di terra e di fuoco

  • Pubblicato il: 25/05/2012 - 09:17
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Stefano Luppi
Mimmo Paladino

Faenza (Ra). La rassegna «Mimmo Paladino. Ceramiche», che il Museo Internazionale delle Ceramiche dedica dal 25 maggio al 30 settembre alla produzione dell’artista campano (classe 1948), raccoglie un centinaio di lavori tra cui alcuni inediti realizzati appositamente. La curatrice Claudia Casali, insieme all’artista, ha scelto infatti per il percorso lungo le sale museali una serie di opere che ripercorrono in senso temporale l’intera produzione di Paladino. Dalle sculture dipinte alle installazioni di grandi dimensioni, da particolari lastre concave ad ampie strutture che richiamo le fortificazioni micenee, sino a piccoli oggetti e appunto gli inediti «Vasi alchemici», «Dormienti» e lastre delle «Maestà», le sculture esposte sono comprese tra il 1993, quando l’autore, grazie all’insistenza del ceramista Davide Servadei e del gallerista Emilio Mazzoli, inizia a collaborare con la faentina Bottega Gatti, e oggi.
Se l’inizio dell’attività ceramica di Paladino data a una ventina d’anni fa, in realtà le prime prove sono precedenti e risalgono alla fine degli anni Settanta; successivamente la ceramica diviene un materiale d’elezione per il quale l’autore utilizza diverse terre, in particolare quelle brune, che forniscono agli oggetti una struttura severa e visivamente vicina alla plastica precolombiana, e quelle gialle e chiare che invece permettono un segno pittorico più leggero e «superficiale». Tra le serie presenti in mostra, particolare attenzione meritano i «Dormienti», realizzati con Gatti e nati come sculture da giardino poi variati con smalti lucidi e colori opachi, segni graffiti e buchi, oppure i «Testimoni», grazie ai quali Paladino sperimenta una forte cromia. Del 1998 sono le serie delle «Maestà» e i «Senza titolo», mentre successivi sono l’imponente «Elmo», le grandi sfere come «Cannonate per Arnaldo», «Torre», i «Dischi» e «Treno». Seguono le serie delle «Edicole» e imponenti figure quali il «Guerriero di Capestrano», il «Cavallo», «l’Edipo a Colono», la Via Crucis e i «Vasi ermetici».

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da Il Giornale dell'Arte numero 320, maggio 2012