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Perché il Terzo Settore ci interessa. 5000 volte.

  • Pubblicato il: 31/12/2018 - 10:53
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Articolo a cura di: 
Catterina Seia, Direttore Scientifico de il Giornale delle Fondazioni, con Tutta la Redazione
Fondazioni Polo del ‘900, FOQUS e Cometa tra i “change makers” , casi d’ispirazione per i cross over culturali incontrati nell’anno dal Giornale delle Fondazioni.
Un grazie ai Lettori con due Speciali in regalo per esprimere la riconoscenza della Redazione, che saluta concludendo il lavoro avviato nel 2011.

Quota 5.000” non è solo il record dei goal raggiunti dai bianconeri nella loro storia, dal 1897,  grazie alla rete segnata da Dybala nei giorni scorsi. E’ anche un capitolo dell’avventura del Giornale delle Fondazioni. 5.000 sono gli articoli pubblicati nella versione on line del Giornale delle Fondazioni. Un canale editoriale indipendente che abbiamo concepito nel 2011, dopo la grande crisi, per aggiornare il Rapporto annuale delle Fondazioni, ideato dal visionario Umberto Allemandi- editore del Giornale dell’Arte. Uno strumento pensato per dar conto dell’evoluzione della relazione tra Filantropia e Cultura, della trasformazione in corso della Cultura di fronte alle grandi sfide del nostre tempo. Dell’evoluzione necessaria delle governance dei beni culturali, in dialogo tra pubblico e privato. Per leggere il cambiamento, ascoltare i changemakers e le resistenze, individuare le forze abilitanti, abitare l’innovazione e farne parte, accendere dibattito. Circa 400mila sono state le letture, ogni anno, di articoli di grandi firme, conosciuti produttori di pensiero insieme, senza gerarchie, con tanti giovani e brillanti ricercatori e innovatori sociali, dai quali sono nati ventidue nuovi giornalisti iscritti all’Albo, alcuni direttori di Fondazioni e molte figure apicali del sistema culturale e della filantropia. Un gruppo di confronto che ogni settimana riceve proposte di collaborazione a ricerche e partecipazione a seminari. Una grande piattaforma, una rete, un ascolto in profondità che ci ha cambiati e ha cambiato il modo in cui agiamo l’innovazione. Si, perché una delle forze della redazione del Giornale è stata sempre coinvolgere “chi sta nel farsi delle cose” nel compiere analisi, nella lettura di un universo, anzi di pluri-versi grandi e articolati, di quella peculiarità italiana, il Terzo Settore (quanto è riduttiva questa denominazione, né Stato né Mercato, medaglia di bronzo su podi instabili) che conta 340mila realtà, 820mila dipendenti, 6milioni di volontari, cresciuto del 60% in quindici anni.
Il Terzo settore ci interessa perché si occupa delle grandi cause (…). E’ la qualità di ciò che fa che ci interessa. (…) interessa ciascuno di noi perché fa la differenza per un mondo migliore, perché ha la capacità di immaginare l’impossibile e di riunire centinaia, migliaia, milioni di persone per una causa”.  Puntando il dito sulla partecipazione democratica alla crescita sociale del Paese, Carola Carazzone (avvocato specializzato in diritti umani che, ispirata dal lavoro di Amartya Sen sullo sviluppo umano e le libertà fondamentali guida verso il cambiamento, da segretario generale, Assifero, l’associazione delle Fondazioni di impresa, famiglia e comunità italiane) ha aperto il suo intervento alla TedxLakeComo Conference che vi invitiamo ad ascoltare. Carazzone richiama i nodi sui quali ha acceso un intenso dibattito su queste colonne, per consentire al Terzo Settore di uscire da un ruolo prestazionale di servizi di  supplenza sociale, della cura dei sintomi, per esprimere compiutamente le grandi potenzialità verso risposte innovative.
Impegni civili che non possono arrestarsi. Lo dimostrano decisioni penalizzanti inaccettabili del Governo, con la scure fiscale del raddoppio dell’IRES per il Terzo Settore, seppur mitigata da dichiarazioni tardive che aspettiamo alla prova dei fatti. Non solo miopia.
Non è conosciuto, compreso il ruolo della società civile organizzata, nonostante la Riforma in attesa dei decreti attuativi, di chi opera a fianco delle istituzioni nel contrasto delle diseguaglianze, antiche e nuove, “per migliorare le prospettive del Paese” attraverso la cittadinanza attiva alla quale “uno Stato democratico deve garantire condizioni abilitanti”.
 
Questa è la nostra visione di mondo. Di questo ci siamo occupati. E anche di ciò che non interessava alla stampa mainstream perché era “il non ancora”, ma che oggi fortunatamente vede in campo diverse testate di qualità. Ci interessano i  crossover, trend globale chiave in un’economia guidata dall’innovazione. I crossover culturali, le relazioni tra produzione, partecipazione culturale e policy fino a ieri esterni a quello che si considerava un settore, la Cultura. Di Cultura come asse trasversale, costitutivo, delle diverse politiche. Benessere e salute, coesione sociale, innovazione, oggi pillars della politica della Nuova Agenda Europea 2030,  strumenti per affrontare le sfide sociali. Per un ri-disegno del Welfare in cui il privato sociale è grande attore. Uno scenario di accelerazioni in cui la Cultura, la partecipazione culturale è ideale piattaforma per costruire capacità, a livello individuale e sociale, per relazionarsi con le fratture, le discontinuità, per impollinare di possibilità a fronte di “istanze, categorie di bisogni che irrompono come elementi di novità e producono una richiesta di innovazione radicale che prima non era sentita”. 
Di Innovazione civica. Che cosa significa? “Modi nuovi, soluzioni, progetti, comportamenti, approcci, programmi che siano in grado di offrire risposte a bisogni che nuovi non sono, ma consentono di migliorare la convivenza civile, la qualità della cittadinanza anche attraverso processi di crescita di attivismo civico, partecipazione pubblica, di rafforzare bisogni, forme di democrazia sostanziali e non solo formali per contrastare i fattori disgreganti di discriminazione, le diseguaglianze nella distribuzione delle opportunità, di vivere in modo attivo, consapevole, rispettoso di sé e degli altri”. Il cultural divide può produrre civic divide. Nella presentazione a Genova della prima edizione del Bando CivIca di Compagnia di San Paolo così chiariva la sua visione Alessandro Bollo, da un anno direttore della Fondazione Polo del ‘900, un nuovo dispositivo integrato di capacità progettuali e visioni che unisce, nella loro autonomia, 19 istituti di ricerca volti a conservare la memoria, un sistema di 9 km di archivi, un museo, biblioteche. Istituti che si stanno rileggendo con immense potenzialità di laboratorio di civicness, costruendo alleanze all’interno e all’esterno, con università, sistema scolastico, terzo settore…. ”Economie di scopo che producono servizi alla cittadinanza, con attenzione ai giovani, ai nuovi cittadini, per promuovere la crescita civica. A partire dalla riflessione sul 900, come chiave di interpretazione dei grandi temi dell’oggi. Parole novecentesche come guerre, rivoluzioni, riempiono lo spazio di discussione quotidiano, rivendicando, oltre ogni paternalismo implicito in molti sistemi culturali, libertà di spazio e di parola delle persone che debbono essere protagonisti del loro cambiamento sociale. Dodici ore di apertura al giorno, per leggere, studiare, ascoltare”.
 
Da Torino a Napoli, città nella quale si è tenuto recentemente un convegno internazionale su Educare con l’Arte, alla Bellezza e alla Cura di sé e dei luoghi, come atto di cittadinanza, a pochi giorni di distanza dal primo Congresso Mondiale della Trasformazione Educativa. “Quasi un presidio permanente urgente, quello napoletano, sui temi educativi: un mandato forte, basato sulla consapevolezza che l’educazione è il luogo in cui si rinnova costantemente il contratto sociale”. Ospite d’onore, Cesare de Florio La Rocca, fondatore del progetto brasiliano Axè, unanimamente considerato il padre dell’Arte Educazione, ascoltato per noi da Francesco Mannino. Una Napoli di innovatori sociali, che parte dall’educazione, come descrive la ricerca NapoliAttiva, guidata dal prof. Stefano Consiglio in collaborazione con gli studenti del corso di laurea Magistrale in Management del Patrimonio Culturale. Uno degli esempi che consideriamo più luminosi è la Fondazione FOQUS, un ecosistema generativo nel cuore di una delle aree più controverse, i Quartieri Spagnoli. Ideato nel 2014 da Rachele Furfaro, che presiede la Fondazione, è un progetto di rigenerazione urbana e sociale sostenuto esclusivamente da privati, dall’impresa fondatrice “Dalla parte dei bambini”, da numerose aziende e fondazioni, tra cui Fondazione con il Sud. Diretta da Renato Quaglia, FOQUS è un “edificio mondo” varcato da 1200 persone al giorno, in cui si combatte la dispersione scolastica tra il disagio e la fragilità, in un quartiere ospita il 10 per cento dei bambini della città, ha le più alte percentuali nazionali di disoccupazione, inoccupazione e problemi di criminalità diffusa e costante. Una comunità per l’educazione, la cultura, la ri-abilitazione. Da Sud a Nord. Appena fuori dal centro di Como, una città nella città, una “Cometa”. Giorgia Turchetto ci introduce alla conoscenza di un luogo di bellezza, “una casa per crescere” in cui adolescenti disorientati ritrovano sé stessi e la strada del futuro attraverso l’educazione basata sull’esperienza, in collaborazione con 62 famiglie affidatarie e 400 operatori e volontari.
 
Quanta ricchezza. E se ognuno può essere definito changemaker, “parola che per decenni abbiamo usato con deferenza, con timore reverenziale (…)” e pensiamo, come Carazzone “che ciascuno nel suo piccolo (o grande) possa essere attivatore e attore di cambiamento”, laureiamo, con grande difficoltà di scelta, tra i numerosi incontri epifanici dell’anno, le Fondazioni Polo del ‘900 e FOQUS, con COMETA, come modelli di ispirazione, change makers che si muovono cross-over, mobilitando, animando la rilettura delle risorse, fuori dagli steccati, dai silos, mettendo al centro le potenzialità dei giovani per una nuova società, tutta da creare.
 
La Fondazione Venezia 2000, ente di ricerca e attuale editore, dopo Fondazione di Venezia di cui è stato ente strumentale, è in trasformazione e il Giornale verrà ripensato su nuovi obiettivi, orientati al futuro della città lagunare. Questa Redazione, che dal 2011 cura la testata,  conclude quindi la collaborazione con il numero di dicembre regalando a voi Lettori, con riconoscenza per l’attenzione e il dibattito stimolato, due “Speciali”. Il primo, “Studi e Ricerche” in collaborazione con Fondazione CRC, partner scientifico di grande valore, che da sempre crede nell’importanza della ricerca per delineare politiche e strategie, è una raccolta ragionata dei commenti agli studi di cui ci siamo occupati, curata da Valentina Montalto che ha diretto la rubrica sul Giornale. Leggi qui. La seconda “Nuove opportunità per le Aree interne e la Montagna nel XXI secolo”, temi di cui ci siamo a lungo occupati, sarà on line nei prossimi giorni. Pensiamo possano essere utili strumenti, letture lente per chi agisce il cambiamento.
 
Arrivederci nei luoghi dell’empowerment e della difesa degli spazi civici che troppi Governi, anche europei, stanno comprimendo. #shrinkingspaceforcivilsociety
Auguri a Voi creatori di mondi, auguri di buona vita, a tutti.
 
 
In redazione per questo numero: Roberta Bolelli, Claudio Calveri, Cristina Casoli, Paolo Castelnovi, Stefania Crobe, Stefano Consiglio, Stefano D’Isanto, Elena Inchingolo, Francesco Mannino, Federico Miniotti, Valentina Montalto, Amerigo Nutolo, Ilaria M. Nizzo, Francesca Panzarin, Giangavino Pazzolla, Virginia Piazza, Ruggero Poi, Catterina Seia, Chiara Tinonin, Giorgia Turchetto, Alessia Zorloni
 
In ascolto di: Giovanna Barni, Cesare de Florio La Rocca, Michele Guerra, Carolina Lussana, Viviana Kasam, Anna Pellizzone, Isabella Tobino, Davide Zanichelli
 
Grazie alle firme che hanno contribuito: Anna Allemandi Somers Cocks, Elisabetta Ballaira, Luca Dal Pozzolo, Vincenza Ferrara, Matteo Negrin, Leoluca Orlando, Giacomo Paini, Giorgio Righetti,  Marco Zappalorto
 
Ai Partner: Fondazione CRC, Fondazione Museo Marino Marini-Firenze, DeRevLab, Fondazione Fitzcarraldo
 
A Cristina Casoli, Francesca Panzarin ed Erica Astolfi senza le quali nessuna uscita sarebbe stata possibile.

 

 
Alla vostra attenzione
Una ricerca dell’Università di Kiel pubblicata da Nature, rivista scientifica multidisciplinare, mostra come i cambiamenti climatici con la crescita delle acque lungo le sponde del Mediterraneo possa arrecare danni gravissimi a 49 siti patrimonio mondiale dell’Unesco. 37 saranno sommersi entro il 2100. Secondo lo studio, di cui scrive Anna Somers Cocks su questo numero (reportage sul Giornale dell’Arte), 13 sono in Italia. Il primo passo deve essere l’inserimento del tema tra le priorità vincolanti delle Agende politiche dei diversi Governi. La complessità dell’educare alla sostenibilità, generare consapevolezza diffusa, un profondo cambiamento culturale e azioni conseguenti è un processo lento “come dimostrano quelle del Governo italiano, a lungo rimandate e tutt’ora incomplete nel proteggere una delle più preziose creazioni del mondo, la città di Venezia”. Ma non lo è la trasformazione degli equilibri naturali indotti da ognuno da noi.
 
 

Crediti immagine: Claudia Losi, Oceani di terra, 2003, gomitoli di seta ricamati, cm 16,5x43 circa, collezione Consolandi-Milano. Ph Roberto Marossi