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Palazzo de’ Mayo è un motore dello sviluppo economico, sociale e culturale della comunità

  • Pubblicato il: 18/01/2014 - 19:42
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Rubrica: 
FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
Redazione

Che cosa è significato il recupero di Palazzo de’ Mayo, sede della Fondazione e della maggior parte delle sue attività? È un luogo che contribuisce giorno per giorno allo sviluppo economico, sociale e culturale della nostra comunità. I continui eventi realizzati e ospitati al suo interno hanno creato un costante flusso di pubblico per il Palazzo che va a vantaggio dell’intera città. Siamo aperti da un anno e mezzo e abbiamo raggiunto e superato la quota di 50mila visitatori e per questa calorosa e costante risposta da parte del territorio e dei turisti non smetteremo mai di ringraziare. Il Palazzo de’ Mayo è diventato così, spontaneamente, un luogo di ritrovo per i cittadinidell’intera provincia di Chieti, e ha contribuito a fornire una dimensione nazioale a questa bella città che ha tanto da dire e da dare.

Quali criteri guida sono stati scelti nel vostro progetto? Il recupero anche a livello architettonico e logistico è stato pensato, fin dall’inizio, in un’ottica di continua interazione con il territorio, come un polo culturale polifunzionale che potesse accogliere al suo interno spazi destinati alle più svariate attività, ciascuna dedicata a un’utenza diversa. I visitatori quindi possono godere di un’esperienza a 360 gradi, a seconda che vogliano usufruire dei servizi della biblioteca, o visitare le collezioni d’arte, le mostre temporanee, fare una visita guidata all’architettura barocca o agli affreschi delle volte del Palazzo, conoscere la storia delle famiglie nobili che hanno vissuto al suo interno, scendere nei cunicoli sotterranei della zona ipogea di epoca romana denominata Via Tecta o ascoltare un convegno in auditorium, portare i propri figli ai laboratori d’arte o assistere ad un concerto o a uno spettacolo nel Teatro Giardino del nostro Palazzo, il quale accoglie anche gli uffici della Fondazione Carichieti, sempre aperti al cittadino, all’ascolto delle esigenze del territorio e a recepirne gli stimoli.

Quali sono i punti fondamentali della vita culturale e delle attività del museo, sia temporanee che permanenti?
Il punto fondamentale è ovviamente costituito dalle collezioni permanenti, attualmente composte dalla raccolta, in maggior parte ottocentesca, di dipinti e sculture di proprietà della Fondazione Carichieti e della Carichieti spa, tra cui opere di assoluto pregio di Francesco Paolo Michetti e di altri grandi esponenti dell’arte abruzzese; dalla collezione formata da 200 pezzi di pregiata argenteria di netta prevalenza inglese e dalla collezione d’arte di 130 opere di 90 artisti del secolo scorso, messa a disposizione dal mecenate Alfredo Paglione, intitolata «Nel Segno dell’Immagine. Da Sassu a Ortega». Alle collezioni del Museo si affiancano poi le mostre che periodicamente realizziamo nel SET, Spazio Esposizioni Temporanee, e che permettono di ampliare di volta in volta l’orizzonte di riferimento, come quelle di artisti del calibro di Mimmo Paladino, Giorgio de Chirico,
Francis Bacon, solo per citarne alcuni.

Quali sono gli interventi attuati di cui andate particolarmente fieri?
Nel settore di intervento «Arte, attività e beni culturali» a cui la Fondazione Carichieti destina in maggioranza le proprie risorse, oltre al Palazzo de’ Mayo, di certo fiore all’occhiello di tutte le attività, vi è anche il costante sostegno a enti e istituzioni culturali operanti sul territorio provinciale, tra i quali il Teatro Marrucino di Chieti, l’Istituto Nazionale Tostiano di Ortona, l’Ente Mostra Artigianato Artistico di Guardiagrele, il Teatro Rossetti di Vasto, oppure la continua attività di recupero e valorizzazione del patrimonio storico-artistico della nostra provincia, nel quale ambito spicca il recupero di numerosi organi settecenteschi o il restauro della cripta di San Giovanni in Venere a Fossacesia. Sono poi molteplici i
concerti, i premi, i concorsi, le rassegne, i progetti editoriali costantemente sostenuti.

E quali sono i futuri progetti che intendete realizzare?
Abbiamo appena chiuso due importanti mostre nel mese di ottobre, «Emilio Greco. La vitalità della scultura», che ha inaugurato a livello internazionale proprio a Palazzo de’ Mayo un comune progetto per le celebrazioni del centenario della nascita di questo famoso artista, e una dedicata all’intero patrimonio dei Codici miniati abruzzesi, «Illuminare l’Abruzzo. Codici miniati tra Medioevo e Rinascimento», con l’esposizione di pezzi dal valore inestimabile come il famoso Exultet di Avezzano. Al momento invece sono state inaugurate altre due mostre, di grande valore didattico ed artistico, «Illustrare Manzoni. 10 anni di Agende Manzoniane» e «Nicola da Guardiagrele e l’oreficeria contemporanea», curata dall’Ente Mostra di Guardiagrele e aperta fino al 12 gennaio. In programma per il nuovo anno, invece, ci sono «Sironi e la Grande guerra. L’arte e la prima guerra mondiale dai futuristi a Grosz e Dix», a cura di Elena Pontiggia, prevista nei mesi da febbraio a maggio 2014, e «Pietro Cascella/Cordelia von den Steinen. Due idee della scultura, una vita in comune», a cura di Gabriele Simongini, che stiamo preparando per l’estate prossima.

Da Vedere Abruzzo, N. 3 gennaio/febbraio 2014 umberto allemandi & C.

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