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MORGANTINA, LA DEA E LA SUA COMUNITÀ (DI EREDITÀ)

  • Pubblicato il: 16/03/2018 - 08:01
Rubrica: 
MUSEO QUO VADIS?
Articolo a cura di: 
Francesco Mannino

La recente proposta di Vittorio Sgarbi, ex Assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana, di trasferire la statua chiamata la Dea di Morgantina dal Museo Archeologico Regionale di Aidone verso il Museo Salinas di Palermo e il Quirinale per esposizioni temporanee ha provocato diverse reazioni e contrasti, tra entusiasti sostenitori e oppositori accaniti, tra "amovibili" e "inamovibili", e in parte tra aidonesi e resto del mondo. Ci siamo chiesti cosa significhi davvero quella statua per la comunità di Aidone e dintorni: lontani dal dibattito tecnico sulla amovibilità-inamovibilità del reperto, e sulla opportunità o meno di farla viaggiare, abbiamo cercato di capire se nella vicenda si possa ravvedere quella attribuzione di “valore ad aspetti specifici dell’eredità culturale" da parte di una comunità di eredità”, come indica espressamente la Convenzione di Faro. Ne parliamo con Serena Raffiotta, archeologa, studiosa di Morgantina e guida turistica, nonché tra i sostenitori più attivi della necessità di lasciare la Dea lì dove si trova.
Rubrica di ricerca in collaborazione con il Museo Marino Marini


Innanzitutto, tu chi sei? In che maniera sei col-legata alla Dea di Morgantina e con Aidone?
Sono un'archeologa, laureata e specializzata all'Università di Catania. Il mio interesse per l'archeologia nasce da bambina e in famiglia. Ritengo di essere fortunata, potendo parlare da un punto di vista per certi versi privilegiato. Papà, di origini aidonesi, è stato sempre appassionato di storia antica e la sua famiglia da oltre un secolo possiede una proprietà a ridosso dell'area archeologica di Morgantina, dai tempi in cui Paolo Orsi fu tra i primi a esplorare l'area senza sapere ancora che in quel luogo ci fossero i resti di un enorme insediamento.
Da questo legame particolare col sito sono scaturiti intensi contatti e rapporti di stima reciproca e amicizia tra la nostra famiglia e la missione americana che scava a Morgantina dal 1955. Frequentare gli archeologi della missione e seguire anno dopo anno le loro ricerche sul campo, oltre che avere una guida appassionata in casa, mi ha avvicinato con naturalezza al mondo dell'archeologia, influenzando la scelta degli studi classici al liceo e di un percorso universitario dedicato allo studio del mondo antico. Trascorrendo le mie vacanze estive a Morgantina, affascinata dalla magia di quei luoghi ho sempre esplorato in lungo e in largo l'area archeologica e seguito da vicino le ricerche sul campo, a cui ho partecipato come volontaria da universitaria e poi, una volta laureata, come archeologa collaboratrice della Soprintendenza di Enna lavorando sia al sito che al museo archeologico di Aidone. 
Crescendo il legame con Morgantina si è rafforzato sempre più, avendo anche avuto la possibilità, per il tramite di papà, di conoscere molto da vicino le vicende dei reperti trafugati. Lui è il magistrato che nel 1986 ha avviato al Tribunale di Enna le indagini giudiziarie che hanno permesso la restituzione all'Italia degli acroliti, degli argenti e della dea. Per uno strano gioco del destino anch’io sono stata protagonista di una vicenda di recupero, avendo posto le basi - con un mio lavoro di ricerca nei depositi del museo di Aidone - per il rimpatrio dell'ormai nota 'testa di Ade', trafugata da Morgantina negli anni Settanta e acquistata illegalmente nel 1985 dal Getty Museum di Los Angeles.
 
Ci spieghi brevemente il contesto territoriale e la storia della Dea?
Morgantina è uno dei più importanti e meglio conservati siti archeologici del Mediterraneo. Di fondazione sicula, l'insediamento ebbe contatti coi Greci sin dall'età arcaica, il VI secolo a.C.; il momento di massima fioritura della città si data all'epoca ellenistica (tra IV e III secolo a.C.) quando, in virtù della posizione strategica lungo importanti vie di comunicazione tra le coste e l'interno dell'isola, Morgantina fu inglobata nel potente regno di Siracusa. In questo periodo la città si estese enormemente e la zona pubblica - l’agorà - divenne quello spazio scenografico che tutti conoscono, connotato da numerosi edifici dalle architetture eleganti e maestose.
Essendo l'agricoltura - in passato come oggi - la principale risorsa di questo territorio, i Greci istituirono qui ufficialmente già nel VI secolo a.C., contestualmente al loro arrivo, il culto per la coppia divina rappresentata da Demetra e Persefone/Kore, le dee tutelari della fertilità dei campi a cui la città fu dedita in modo esclusivo.
In questo contesto culturale va inserita la creazione, alla fine del V secolo a.C. da parte di un ignoto scultore considerato dagli studiosi appartenente alla cerchia dell'ateniese Fidia, della statua colossale nota come la dea di Morgantina, protettrice della città. È alta circa 2.20 metri e pesante 6 tonnellate, cavata da un unico blocco di pietra calcarenitica siciliana sapientemente modellata, a cui - com’era tipico della tecnica acrolititica - furono aggiunte le parti nude (testa, mani e piedi) in marmo greco insulare.
Emersa nel corso di scavi clandestini alla fine degli anni Settanta, probabilmente nell'area del santuario extraurbano di contrada San Francesco Bisconti, ai margini dell'abitato, purtroppo nulla possiamo conoscere dell'esatto contesto di rinvenimento. È evidentemente una statua di culto sulla cui identificazione si dibatte ancora, propendendo la gran parte degli studiosi per Demetra. Dopo un lungo viaggio dalla Sicilia a Londra passando per la Svizzera, nel 1987 fu acquistata dal Getty Museum di Los Angeles per la cifra esorbitante di 18 milioni di dollari. Provatane la provenienza da scavi illeciti a Morgantina, il museo californiano è stato costretto a restituirla all'Italia nel 2011, avviando da quell'anno un rapporto di collaborazione con la Sicilia.
 
E recentemente, cosa è accaduto? Chi sono gli attori in campo?
La nostra dea è tornata da un paio di mesi nuovamente alla ribalta per alcune proposte inerenti Morgantina e il museo di Aidone espresse poco dopo il suo insediamento dall’Assessore ai Beni Culturali e Identità Siciliana Vittorio Sgarbi, che della dea aveva già avuto occasione di parlare in passato, prima ancora di rivestire un ruolo nell'amministrazione regionale.
A detta dell'Assessore la statua ad Aidone non avrebbe la visibilità che merita. Puntando sull'analisi dei flussi turistici e degli incassi al museo di Aidone e a Morgantina, valutati deludenti, l'Assessore sostiene che la migliore strategia di promozione di Morgantina e di valorizzazione della statua sia un'esposizione della stessa a Palermo al Museo Archeologico Salinas e a Roma al Quirinale nei mesi dell'anno in cui i flussi turistici al museo di Aidone sono ridotti, ovvero tra l’autunno 2018 e l’inverno 2019. A questa proposta si collega quella di realizzare una copia perfetta della statua da sottoporre alla valutazione del pubblico in una 'sfida' per la scelta del reperto - copia o originale? - da portare in tournée a Palermo e Roma. 
Alle proposte dell'Assessore è seguito immediatamente un forte movimento di opposizione di cui lo stesso Presidente Musumeci e le massime Istituzioni regionali e nazionali (Presidente della Repubblica, Ministro per i Beni Culturali e Turismo, Consiglio Superiore dei Beni Culturali) sono stati messi al corrente, destinatari di un lungo appello in difesa della dea e del museo di Aidone  - dal titolo “La dea inamovibile” -  a firma mia e della Presidente dell'Archeoclub di Aidone-Morgantina, Alessandra Mirabella.
L’appello inoltrato alle Istituzioni è strettamente collegato ad una petizione on line lanciata da me e dalla Presidente Mirabella, che dal 19 Gennaio ad oggi ha raccolto oltre 11.000 adesioni.  
 
Ad Aidone quali reazioni ha provocato questa proposta dell'Assessore? Il paese è stato compatto o ci sono state posizioni discordanti? Eventualmente, quali?
La proposta ha immediatamente suscitato un NO corale da parte della comunità aidonese, e in generale del territorio ennese. In questa proposta di Sgarbi si è visto non solo un grande rischio per l'opera d'arte, della cui estrema delicatezza si era già discusso nel 2011 facendo in modo che da Los Angeles arrivasse direttamente ad Aidone evitando tappe intermedie a Roma e Palermo (come allora era stato proposto), ma anche un'operazione irragionevole, convinti che per un'efficace promozione turistica di Morgantina non sia utile svuotare il museo di Aidone del suo reperto più significativo, che peraltro dal 2011 lo identifica, ma sia piuttosto necessario oltre che urgente programmare una lunga serie di interventi mirati a valorizzare e promuovere Morgantina, interventi fondamentali di cui a livello regionale si discute a vari livelli - locale e regionale - da anni, sin dal momento dell'arrivo della dea al museo di Aidone, ma purtroppo senza avere ancora raggiunto alcun risultato concreto.
Il movimento di opposizione della comunità locale alla proposta di Sgarbi è stato compatto, concretizzandosi immediatamente nel lancio della petizione on line a cui sono seguiti due incontri pubblici organizzati rispettivamente ad Aidone e ad Enna da parte di due associazioni (il Comitato Co. Ri. di Aidone e il Club per l'Unesco di Enna), occasioni in cui oltre ad essere ribadite le dettagliate ragioni del NO alla proposta di trasferta della dea si sono anche discussi gli interventi ritenuti necessari per un serio rilancio turistico di Morgantina e del suo museo.
Tra i rappresentanti delle istituzioni l'unico ad esprimersi ufficialmente è stato il sindaco di Aidone, il quale in più occasioni pubbliche ha manifestato il netto dissenso dell'amministrazione comunale rispetto all'idea dello spostamento della statua.
 
E il mondo delle università?
Altra nota di dissenso, non di poco conto, è arrivata dagli Stati Uniti d'America, dove il Direttore della Missione Archeologica Americana a Morgantina, Professore Malcolm Bell, ha sentito il dovere di intervenire indirizzando alla Direzione del Polo Museale di Piazza Armerina, Aidone ed Enna una nota (pubblicata con premessa del Prof. Pier Giovanni Guzzo), insistendo su alcuni punti principali: la fragilità della scultura, il cui montaggio al museo di Aidone nel 2011 è stata operazione delicatissima e complessa, protrattasi diversi giorni e seguita dagli stessi tecnici del Getty Conservation Institute con l'impiego di sofisticate attrezzature arrivate direttamente dall'America; l'importanza che la statua riveste nel racconto della religiosità di Morgantina e del cuore antico della Sicilia; la necessità di garantirne la permanenza al museo di Aidone, in quanto opera di punta della collezione museale.
Per il resto, pur abbondando sui social le polemiche tra sostenitori e oppositori del progetto, il dibattito è rimasto abbastanza confinato a livello regionale, con qualche sporadica voce di dissenso, pur autorevole, di rilievo nazionale.
La prima domenica di Febbraio, partecipando ad una manifestazione a sostegno della dea promossa dall’Archeoclub Aidone-Morgantina, Jacopo Fo ha inscenato una simpatica protesta proprio al museo di Aidone.
Qualche giorno dopo la protesta di Fo, su Il Manifesto è uscito un lungo articolo a firma del docente universitario calabrese Battista Sangineto, unica voce finora levatasi dal mondo accademico nazionale insieme al conciso ma forte messaggio del Professore Guzzo legato all’appello di Malcolm Bell.    
 
Qui però non ci interessa prevalentemente la fattibilità o meno della proposta di spostamento, sulla quale il dibattito scientifico è sembrato assai serrato e argomentato da una parte e dall’altra, quanto capire quale  rapporto ha la comunità locale (Aidone e dintorni, la provincia di Enna),  con il Museo Archeologico: partecipa? E come?
La comunità aidonese ha un forte legame col museo archeologico e con Morgantina. Molte famiglie del paese hanno contribuito alla scoperta del sito archeologico, lavorando sin dal 1955 per la missione americana e tramandando racconti e storie di generazione in generazione. Dovendo guardare anche al rovescio della medaglia non si può non ricordare che quando, dopo i primi decenni di scavi, la ricchezza del sito fu sotto gli occhi di tutti, a livello locale iniziò ad emergere il fenomeno degli scavi clandestini, piaga che soprattutto alla fine degli anni Settanta ha danneggiato irreparabilmente Morgantina e che ancora oggi non è del tutto sanata.
Qui come altrove il sorgere e il perdurare di questo fenomeno dimostrano come da parte di alcuni, pochi per fortuna, all'archeologia si guardi ancora non come preziosa risorsa culturale su cui, tra le altre cose, poter far leva per rilanciare l'economia in termini di offerta turistica ma come patrimonio da depredare per facili seppur rischiosi guadagni.
Un valido contrasto a questo fenomeno è certamente l'educazione al valore del patrimonio culturale, su cui negli istituti scolastici aidonesi negli ultimi decenni - almeno a partire dagli anni Novanta, epoca delle indagini giudiziarie per l'attribuzione a Morgantina dei capolavori trafugati - si è tanto investito, volendo sensibilizzare le nuove generazioni sull'argomento anche allo scopo di contrastare il fenomeno dello scavo abusivo. Per esperienza personale, coinvolta in più occasioni in progetti extracurriculari dedicati a Morgantina, posso dire che - rispetto ad altri comuni della provincia ennese - ad Aidone sin dalla scuola dell'infanzia gli insegnanti realizzano progetti dedicati a Morgantina e al museo di Aidone, luoghi che per i giovani aidonesi sono familiari. Difficile è trovare un giovane aidonese che non sappia cos’è Morgantina o che non abbia mai visitato il museo. Lo stesso non posso dire per Enna e nemmeno per Piazza Armerina dove, salvo casi eccezionali, ho personalmente riscontrato un maggiore distacco tra il mondo della scuola e il patrimonio culturale locale.
Questa straordinaria attenzione della comunità scolastica aidonese nei confronti di Morgantina e dei suoi reperti non ha mai trovato grande corrispondenza nell'apparato gestionale regionale. Pur sostenendo sempre le iniziative direttamente promosse dal mondo della scuola, né il sito archeologico di Morgantina né il museo di Aidone sono mai stati dotati di servizi educativi, non potendo quindi garantire la realizzazione di attività didattiche rivolte alle scuole. È pur vero che l'offerta di servizi educativi a livello regionale è attiva in Sicilia solo da pochissimi anni e non in tutti i luoghi della cultura, presente per lo più in quelli gestiti da privati.
Personalmente da libera professionista, convinta dell'importanza che l'educazione al patrimonio culturale riveste nella società, organizzo da anni iniziative mirate a far conoscere sito e museo agli studenti, attività a cui mi dedico anche in veste di guida turistica abilitata specializzata in turismo archeologico e in 'kids friendly tours'.
 
Il Terzo Settore che ruolo ha avuto?
Va constatato come un grande impegno per la valorizzazione di Morgantina svolgono ad Aidone le associazioni. Pur essendo un piccolo centro, il paese ne vanta una presenza degna di nota: valga per tutti l'esempio della sezione locale di Archeoclub d'Italia, impegnata a 360°, con costanza e continuità, a realizzare iniziative di qualità coinvolgendo la comunità tutta. In tal senso è significativa l'importanza che l'evento 'Tra mito e storia… Morgantina rivive', quest'anno alla 14esima edizione, riveste nel panorama turistico regionale. Si tratta di una rievocazione storica in costume nell'area archeologica di Morgantina dove il primo weekend di Agosto lo spazio scenografico dell'agorà ellenistica si rianima grazie al coinvolgimento di centinaia di figuranti in costume, quasi tutti cittadini aidonesi di ogni età, che contribuiscono volontariamente all'organizzazione della manifestazione e vi partecipano con grande impegno mostrando fieri a migliaia di ospiti provenienti da ogni parte della Sicilia, e non solo, l'orgoglio delle proprie radici.
 
La Convenzione di Faro, all'art. 2, recita: «una comunità di eredità è costituita da un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici dell’eredità culturale, e che desidera, nel quadro di un’azione pubblica, sostenerli e trasmetterli alle generazioni future»: non è questa la sede per valutare gli aspetti tecnici dell'inamovibilità; invece ci interessa piuttosto capire il vostro sentimento (e la vostra visione) riguardo la statua. Perché è così rilevante per voi? Che valore gli attribuite?
Ricollegandomi a quanto appena detto riguardo alla straordinaria partecipazione della comunità aidonese alla manifestazione 'Tra mito e storia… Morgantina rivive', posso certamente affermare con convinzione che il principio sancito dall'art. 2 della Convenzione di Faro trova piena affermazione in questo piccolo paese ricco di storia nell'entroterra siciliano. L'acquisizione della piena consapevolezza dell'importanza delle proprie radici e del valore incommensurabile del patrimonio culturale locale, tuttavia, è cosa recente. Diciamo che più o meno coincide, non a caso, con gli anni Novanta, quando l'avvio al Tribunale di Enna delle indagini per il recupero dei capolavori saccheggiati (acroliti, argenti e dea) e il faticoso successo delle investigazioni hanno per la prima volta scosso la comunità aidonese, costringendola giocoforza a interrogarsi sul ruolo che nel passato e nel presente di quel territorio aveva giocato Morgantina. L'avere per la prima volta scoperto che musei stranieri di rilevanza internazionale avevano investito enormi capitali per impossessarsi a tutti i costi nel mercato nero delle antichità di autentici capolavori dell'arte greca trafugati nel sito ha portato gli aidonesi per la prima volta a valutare il danno provocato dagli scavi illegali e a realizzare per la prima volta quanto fosse importante, a quel punto, svoltare nella direzione della tutela e della valorizzazione di quel patrimonio e della trasmissione dello stesso alle giovani generazioni, come eredità culturale.
Una comunità di eredità, dunque, quella aidonese, protagonista negli anni dei rimpatri di accorate azioni di protesta in difesa dei propri tesori. Su questo sostrato, oggi, si imposta la recente battaglia in difesa della dea di Morgantina e, di riflesso, del museo archeologico di Aidone che, pur piccolo, è giudicato da chi lo visita un autentico scrigno di tesori di inaspettata bellezza, di importanza pari a quella dei più noti e ben più grandi musei siciliani. La collezione museale, caratterizzata da un'estrema varietà, è in grado di raccontare attraverso un'esposizione gradevole, certamente da migliorare, le fasi salienti della storia della Sicilia centro-orientale: dalla fondazione di un piccolo insediamento ad opera dei Siculi al lento abbandono di una ricchissima città completamente greca agli albori dell'età imperiale, quando nuove dinamiche di popolamento nella Sicilia ormai provincia romana indussero all'abbandono dei centri d'altura e alla conseguente occupazione delle campagne coltivate col nuovo sistema del latifondo.
Né, analizzando le statistiche dei flussi turistici, si può negare che la presenza di eccezionali statue di culto originali - la dea, gli acroliti, Ade - abbia aumentato in modo esponenziale l'appeal del museo, in passato ricercato più dagli addetti al settore che dal grande pubblico, tendenza che da una decina d’anni risulta decisamente invertita.
 
E quindi, per voi perchè la dea deve rimanere vicina alla comunità di Aidone?
Tralasciando le problematiche, pur importanti, legate alla dichiarata fragilità del reperto, ci sembra che le ragioni di questo NO corale siano soprattutto altre. Da due mesi ripeto a chi mi interpella che se ciò che stiamo difendendo a tutti i costi fosse un tronco di legno informe invece che una pregevolissima scultura attribuita alla cerchia fidiaca avrei ugualmente sostenuto la sua inamovibilità. Non è il valore eccezionale in quanto opera d'arte, né la sua fragilità, a motivare la gran parte delle voci di opposizione alla trasferta della dea ma il suo inestimabile e insostituibile valore come eredità culturale. Quel fortissimo risalto mediatico a livello internazionale che l'ha vista assurgere nel mondo a simbolo della lotta contro il traffico illecito di reperti archeologici e riappropriarsi dell’identità violata e perduta a causa dello scavo illegale ha suscitato nella comunità locale un fortissimo senso di eredità culturale derivante dal riconoscere nella dea un prezioso segno tangibile del proprio passato.
Non meno importante per comprendere il significato potente che la dea ha nel suo contesto di appartenenza, quel mondo che l'ha generata e voluta, è il fatto che il suo ritorno ad Aidone è servito a rafforzare straordinariamente l’immagine del territorio ennese come culla del mito di Demetra e Persefone e, soprattutto, del museo di Aidone come sede privilegiata per il suo racconto.
La dea, simbolo dell’economia del territorio ennese, fondata da millenni sulla produzione cerealicola e l'agricoltura, essendo l’attrattiva principale del museo archeologico di Aidone è divenuta la sua icona, identificandolo. Proprio queste considerazioni ritengo abbiano motivato nel 2011 la scelta, in un’apposita campagna di marketing avviata dallo stesso Assessorato ai Beni Culturali e Identità Siciliana in occasione del rimpatrio della scultura, dell’immagine stilizzata della statua come simbolo del museo di Aidone, logo che ancora oggi campeggia sulla segnaletica turistica ufficiale.
La dea di Morgantina sta al museo di Aidone come il Toro Farnese sta al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, come la Gioconda e la Nike di Samotracia stanno al Louvre e, per restare in Sicilia, il Satiro Danzante sta al museo di Mazara del Vallo e il Telamone sta al museo di Agrigento.
Sono opere che, incastonate nel solo contesto che merita di custodirle, raccontano storie che vanno oltre lo stretto significato e valore storico-artistico.
 
Però questa potrebbe suonare anche come una posizione campanilistica...
In questa posizione rigida in difesa della dea personalmente non vedo campanilismo gretto e bigotto. Parlerei semmai di sano campanilismo come reazione di autodifesa da parte di un territorio che coraggiosamente esce le grinfie arrabbiandosi di fronte a un ennesimo tentativo di 'scippo' dalle motivazioni alquanto discutibili perpetrato a danno della comunità locale da quelle stesse istituzioni che in passato e in più occasioni, ad ogni inaugurazione e manifestazione al museo di Aidone, hanno fatto proclami altisonanti che non sono stati in grado di concretizzare.
In un’epoca che promuove ormai da decenni il concetto di museo diffuso e di ecomuseo, in cui si mira a valorizzare le peculiarità di ogni territorio, anche di quello apparentemente meno attraente in termini di flussi turistici; in un'Italia che è un museo a cielo aperto e in una regione come la Sicilia dove negli ultimi tempi i viaggiatori, categoria diversa da quella dei turisti, sono alla ricerca di luoghi inesplorati e silenziosi, a caccia di località poco note rispetto alle mete tradizionali e più tranquille rispetto alle grandi città; nell’era del digitale, dove basta un’applicazione multimediale per far rivivere musei e opere d’arte da un capo all’altro capo del mondo non è concepibile, dal mio punto di vista, pensare a una strategia di promozione che, partendo da un'analisi discutibile dei numeri dei visitatori e degli incassi (pochi considerano che Morgantina e il museo sono uniti alla villa romana del Casale da un biglietto unico cumulativo che viene perlopiù venduto a Piazza Armerina, dove i flussi sono esorbitanti e dove gli incassi, altrettanto esorbitanti, sono per legge trattenuti lì per intero, a danno delle casse museali aidonesi), miri a impoverire un piccolo museo di provincia, la cui fama è legata ai pochi reperti importanti che custodisce e che lo identificano, sottraendo - seppur temporaneamente e in bassa stagione - l'opera di punta della collezione per trasferirla in una grande e più importante sede espositiva nell’incerta speranza di incrementare nel futuro il numero dei visitatori e di dare fama e visibilità a Morgantina.
Aidone ha già, in tal senso, precedenti illustri. Gli acroliti son stati esposti nel 2015 per sei lunghi mesi ad EXPO a Milano e gli argenti di Morgantina, già esposti all’EXPO di Shangai nel 2010, dal 2015 sono esposti al MET di New York. Queste operazioni non hanno assolutamente portato alcun beneficio, stando alle statistiche ufficiali. Perché ad Aidone ci si dovrebbe fidare di un’ennesima trasferta?  
 
Perché la statua non potrebbe continuare ad essere comunque un simbolo, anche se collocata altrove? Insomma, sempre la Convenzione di Faro, all'art. 10 invita gli Stati membri ad «accrescere la consapevolezza del potenziale economico dell’eredità culturale e utilizzarlo» ...
Collocata altrove come icona della classicità ed espressione eccellente della grecità di Sicilia, quale indiscutibilmente è, la nostra dea perderebbe una parte importante della sua essenza, quell'insieme di significati profondi che le ha dato il contesto culturale che l'ha voluta e generata attribuendole una forza sovrumana, una potenza divina per l'appunto.
Esposta lontano dall'entroterra siculo la nostra dea sarebbe probabilmente un simbolo (di cosa, mi chiedo? della vittoria della giustizia sull'illegalità? dell'importanza della cerealicoltura nel mondo greco?) ma non comunicherebbe a tutti un messaggio univoco, quel messaggio vibrante che si fa indiscutibile e indiscusso se la si ammira nel museo di Morgantina.
Qui la dea ci parla di ordine cosmico, ci parla di una città ricca dai fertili campi coltivati, di una città potente che chiede e ottiene la sua protezione, di una città in cui da ogni parte si alzano preghiere, si praticano riti e si consumano sacrifici per lei, la Grande Madre, perchè sia garante di benessere e di serenità, i concetti di eirene e ploutos tanto cari al mondo greco. Tutto questo dubitiamo che possa percepirsi ammirando la sua pur straordinaria forza espressiva all'interno di un qualsivoglia contenitore museale nel mondo. Sarebbe come ritornare indietro al tempo in cui la dea, una tra tante, si lasciava ammirare da migliaia di visitatori in una delle bellissime sale del Getty Museum a Los Angeles. Una tra tante, appunto, bella da morire ma senza identità.
 
Allora la vostra azione ha un valore simbolico, innanzitutto...
Alla base di una richiesta di rimpatrio c'è sempre la convinzione, da inculcare bene nei musei stranieri, che ogni opera vada compresa e interpretata nel legittimo contesto culturale che l'ha prodotta.
Se questo principio non ci convince smettiamola di investigare per anni e con fatica per cercare all’estero capolavori illegalmente sottratti dal nostro sottosuolo, dove molto spesso essi sono oggetto di tutte le attenzioni che meritano, quelle attenzioni che in Italia, e men che meno in Sicilia, non siamo in grado di poter garantire.
Se questo principio non ci convince lasciamo tutto dov'è, in quei musei esteri che, deviati dal non conoscere la provenienza, e quindi la vera identità, di opere senza contesto perché acquisite illecitamente, chiamano Afrodite una figura palesemente mediterranea e prosperosa, scambiando la dea dell'agricoltura per la dea della bellezza, o appellano Zeus e non Ade un dio barbuto solo perché ha una folta barba blu, colore del divino.
Se abbiamo combattuto decenni di guerre diplomatiche contro la potenza americana per restituire dignità al nostro territorio e identità a questi capolavori, non possiamo vanificare quegli sforzi per un progetto che sembra andare nella direzione opposta rispetto a quanto fatto negli ultimi decenni per tentare di valorizzare quelle aree della Sicilia fuori dai grandi circuiti turistici.
L’eredità culturale ha certamente un gran potenziale economico, che nel caso specifico di Morgantina per varie ragioni finora non è stato utilizzato come doveva. Progettare strategie appropriate per sfruttare questo potenziale a livello locale, celebrando in ogni luogo dell'isola, anche il più recondito, l'identità siciliana, ritengo debba essere oggi il compito delle istituzioni preposte al rilancio culturale e turistico della nostra terra.
Ed è proprio l'articolo 10 della Convenzione di Faro che ci indica la giusta direzione da percorrere, avvertendoci di «considerare il carattere specifico e gli interessi dell’eredità culturale nel pianificare le politiche economiche; e […] accertarsi che queste politiche rispettino l’integrità dell’eredità culturale senza comprometterne i valori intrinseci».
Il valore intrinseco della nostra dea, nata nell’umbilicus Siciliae di ciceroniana memoria e oggi la più grande eredità culturale dell'entroterra siciliano, verrebbe di certo fortemente compromesso da uno spostamento, anche se temporaneo.
La dea è Morgantina, la dea è il museo di Aidone.  
 
 
Approfondimenti:
MARCONI C., L'identificazione della dea di Morgantina, in Prospettiva, nn. 141-142, Gen-Apr 2011, pp. 2-31
MARCONI C., The goddess from Morgantina, in Antike Plastik 31, Wiesbaden 2016, pp. 1-31
AA.VV., Dossier: una dea da Morgantina a Malibu, in Kalos. Arte in Sicilia, pp. 2-19 Aprile-Giugno 2007
MAZZA, S., Vittorio Sgarbi e il nodo dei beni culturali in Sicilia, in «Il Giornale dell'Architettura», 3 febbraio 2018
 
 
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