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Mercato dell'arte e Wealth Management: un binomio in crescita

  • Pubblicato il: 15/11/2017 - 10:02
Autore/i: 
Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Alessia Zorloni

Per la quinta edizione dell’Art & Finance Report, Deloitte e ArtTactic hanno condotto la propria indagine su diversi temi inerenti l’arte come asset class, indagando il ruolo presente e futuro, nonché le sfide e le opportunità, che gli stakeholder di questo mercato si trovano ad affrontare. Il Rapporto di quest’anno ci consegna, grazie ad una comparazione dei dati emersi dalle indagini condotte dal 2011 ad oggi, una fotografia della cosiddetta Art & Finance Industry. Quello che emerge chiaramente è l’evoluzione verso un modello di gestione patrimoniale “olistico”, ossia in grado di offrire, in modo più dinamico e sofisticato, un pacchetto di servizi relativi all’arte e in grado di soddisfare le richieste dei clienti più facoltosi, sempre più desiderosi di tutelare e gestire in modo finanziariamente corretto il proprio patrimonio artistico.
 

Arte e finanza sono sempre più interconnessi.  Un trend già in atto da diversi anni, che conferma come l’arte intesa come asset class sia sempre più legata al settore del wealth management. Rispetto al passato però è aumentata la consapevolezza della necessità di una consulenza patrimoniale olistica, che si sta concretamente trasformando in una reale offerta, da parte dei private banker e dei family office, di servizi legati all’arte. Ad esempio, l’87% dei gestori di patrimoni oggi offre servizi di valutazione delle opere d’arte (+18% rispetto al 2016); i servizi di art advisor sono offerti dall’83% (+4% rispetto al 2016); la gestione delle collezioni d’arte è offerta dal 78% (+19% rispetto al 2016). Queste, in sintesi, le principali evidenze emerse dall’Art & Finance Report 2017, che analizza il mercato dell’arte a livello globale, mettendone in luce prospettive, sfide e sviluppi dal punto di vista dei principali operatori.
I risultati del nuovo report, realizzato da Deloitte e ArtTactic, sono stati presentati l’8 novembre a Milano, alla Borsa Italiana, in occasione della 10° edizione dell’Art & Finance Conference, che quest’anno è stata interamente dedicata al tema della gestione delle collezioni private.
L’evento, aperto da Enrico Ciai, CEO di Deloitte Italia, e introdotto da Adriano Picinati di Torcello, Global Art & Finance coordinator di Deloitte, si è articolato in tre panel: il primo, dedicato al ruolo dei private banker e all’offerta di servizi di art wealth advisory, è stato moderato da Sophie Neuendorf, direttrice di Artnet, e ha visto la partecipazione di Domenico Filipponi, Head of Art Advisory di Unicredit, Patrizia Misciattelli, presidente di AIFO, Paola Musile Tanzi, professore alla SDA Bocconi,  Massimo Penco, partner dello Studio Legale Penco, Dave Wolf, direttore di Clarity Life e Alessia Zorloni, docente all’Università Cattolica di Milano.
Il secondo panel, dedicato al tema della regolamentazione e della trasparenza nel mercato dell’arte, è stato moderato da Henry Blundell, CEO di MasterArte, e ha visto discutere delle principali sfide e criticità Giuseppe Calabi di CBM & Partners, Maria Adelaide Marchesoni, giornalista de Il Sole 24 Ore, Laura Patten, Advisory Specialist Leader di Deloitte US, Famke Schaap, direttore Tax and Legal di Deloitte Belgium, Nicola Steel, General Counsel di Christie’s e Anastasia Tennant, Senior Policy Advisor dell’Arts Council of England.
Infine il terzo panel, moderato dalla giornalista del Corriere Enrica Roddolo, si è concentrato sulla gestione delle collezioni private: sono intervenuti James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera, Alice van der Slikke, Business Manager del Van Gogh Museum, Kai Kuklinski, CEO di AXA ART, Javier Lumbreras, CEO di The Charitable Museum Endowment Fund, Viola Raikhel-Bolot, direttore di 1858Ltd Art Advisory e Dr. André Rogger, Head of Art Collection di Credit Suisse AG.
Per la quinta edizione dell’Art & Finance Report, Deloitte e ArtTactic hanno condotto la propria survey su diversi temi inerenti l’arte come asset class indagando il ruolo presente e futuro nonché le sfide e le opportunità che gli stakeholder di questo mercato si trovano ad affrontare. Oggetto dell’indagine sono stati 69 Private Bank, 27 Family Office, 155 operatori del mercato e 107 collezionisti. Secondo lo studio l’88% dei gestori patrimoniali afferma che i beni artistici e gli oggetti da collezione debbano essere inclusi nell’offerta di servizi di wealth management. Infatti molta della ricchezza dei loro clienti verrà distribuita sempre più in investimenti in opere d’arte e in altri passion asset come auto d’epoca, vini pregiati e orologi. Il 55% dei gestori afferma che i clienti chiederanno sempre più servizi relativi agli investimenti in arte in futuro, mentre il 69% di essi si aspetta che i clienti includano arte e oggetti da collezione nei loro asset, sebbene l’arte, da parte dei collezionisti, in particolare quelli italiani, non sia intesa come mero investimento finanziario (solo il 3% lo ritiene tale). Il 65% dei collezionisti dichiara di acquistare per passione, seppur sia in crescita l’attenzione all’investimento. Infine il 44% degli intervistati ritiene che nei prossimi 12 mesi aumenteranno il focus e le risorse dedicate alla gestione patrimoniale dei beni artistici.
Quella che emerge chiaramente è un’accresciuta richiesta di consulenza evoluta da parte dei collezionisti che si orientano con difficoltà tra i molteplici aspetti legati alla gestione e alla pianificazione del loro patrimonio artistico. In particolare, più del 70% dei collezionisti è fortemente convinto che i servizi relativi alla valutazione delle collezioni (74%) e alle ricerche di mercato (72%) debbano essere offerti dai loro private banker. La figura del wealth manager risulta infatti più credibile agli occhi del cliente per le fasi di valutazione e di raccolta delle informazioni.
 
Il 46% dei collezionisti ha dichiarato di essere interessato a utilizzare la propria collezione come forma di garanzia per un prestito e 67% dei wealth manager è certa che ciò costituirà una priorità strategica nei prossimi 12 mesi. Seppur la domanda per questo servizio sia ancora circoscritta, soprattutto in Italia, vi è la convinzione da parte degli operatori che l’arte costituirà sempre più una forma di garanzia per scopi finanziari. Tuttavia in un mercato dell’arte sempre più globalizzato e internazionale le peculiarità normative italiane continuano a prevalere e non rappresentano certo un vantaggio competitivo ma piuttosto una fonte di rallentamento per l’offerta di servizi di art-secured lending. Ricordiamo solo a titolo di esempio l’istituto giuridico della notifica che per le opere di oltre settant’anni considerate di interesse culturale pone limitazioni alla disponibilità del bene da parte del proprietario tra cui il diritto di prelazione dello Stato in caso di vendita e il divieto di spedizione o esportazione all’estero in via definitiva.
Infine risulta evidente dall’opinione dei collezionisti (69%) e degli operatori del settore (80%) che la pianificazione ereditaria e gli aspetti legali e fiscali ad essa collegata stia diventando sempre più prioritaria. Anche in Italia c’è molto interesse da parte dei collezionisti e delle famiglie per le tematiche relative alla riorganizzazione del patrimonio familiare, anche in riferimento al passaggio generazionale, in cui la parte dedicata al patrimonio artistico, che siano opere d’arte singole o collezioni o beni culturali in senso stretto, assume un rilievo importante. Gli strumenti giuridici solitamente utilizzati a tali fini, sono molteplici e vanno dal mandato fiduciario, al trust, alle fondazioni, per passare alle c.d. società benefit, a seconda delle esigenze concrete.
Questi nuovi bisogni hanno ispirato l’affermarsi di servizi di art wealth advisory non solo da parte dei private banker e dei family office ma anche degli studi legali e tributari, sempre più coinvolti con un ruolo strategico nella gestione, tutela e trasmissione dei patrimoni artistici.  Tra questi lo Studio CBA ha recentemente annunciato la costituzione di una nuova practice di Art Law, nell’ambito dei servizi dedicati agli HNWI, che mira a consolidare, con una struttura articolata e caratterizzata da competenze trasversali, la presenza di CBA nel settore dell'arte. Il dipartimento, che ha come responsabile il Socio Avv. Nicola Canessa, sta organizzando una serie di appuntamenti per approfondire le tematiche più rilevanti e attuali del diritto e del mercato dell’arte.
 
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