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L'estate dell'archeologia. Anche «Pietre parlanti»

  • Pubblicato il: 11/07/2016 - 11:02
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Articolo a cura di: 
Manlio Lilli

Tanti siti archeologici italiani, soprattutto teatri, nel corso della stagione estiva si riempiono di spettacoli. Singole iniziative ma anche progetti dalla solida tradizione. Mentre molti siti  continuano a rimanere in abbandono ed altri vengono utilizzati per eventi di ogni tipo, finalmente una “valorizzazione” coscienziosa. Nel rispetto del decoro dei monumenti. Una valorizzazione leggera che da sostanza ad estati, troppo spesso, di musica sguaiata. In questo modo i monumenti da muti simulacri del passato si trasformano in pietre parlanti
 
 
 
“Ho visto il posto: magnifico, solenne, vagamente magico.
Ora: io, riguardo a posti come quelli ho una mia idea. Sono come enormi e antichissimi strumenti musicali: non bisogna andare a farci il teatro, bisogna suonarli. Che poi vuol dire partire da come sono fatti loro e cercare di farli risuonare con qualche storia, o visione, o magia” (http://romaeuropa.net/festival-2016/palamede-la-storia/). Alessandro Baricco, autore e regista di “Storia di Palamede”, in scena allo Stadio di Domiziano al Palatino, a Roma dal 4 al 9 luglio, appuntamento del Roma Festival 2016,  ha decisamente colto nel segno. Il suo racconto dell'eroe acheo che ha partecipato all'assedio di Troia, ma non compare mai nei due poemi omerici, é straordinario perchè é il risultato di una indagine archeologica nei testi greci. Alla ricerca delle tracce di Palamede. Ma è tanto più straordinario perché ha deciso di rappresentarlo all'interno di un monumento dell'antichità. Tutt'altro che un evento isolato. In realtà il secondo appuntamento del progetto Patrimonio storico e creazione contemporanea, con cui la Soprintendenza per l'area archeologica centrale di Roma ha concesso aree monumentali per mostre e altre iniziative legate al contemporaneo.
I resti archeologici finalmente non sono un semplice spazio suggestivo nel quale mettere in scena uno spettacolo. Non si tratta della studiata location ad effetto. Non é assolutamente così. Baricco e, poi, Valeria Solarino che da voce a Palamede nel suo monologo di difesa prima di essere giustiziato, riescono in un incantesimo.   Rianimare quella struttura antica. Dare l'impressione agli spettatori che i muri dello Stadio siano parte vitale della performance. Regalare la sensazione che quelle pietre che hanno sfidato il tempo parlino anche loro. Quindi un'operazione meritoria  perchè sottolinea come l'utilizzo di monumenti e aree archeologiche possa perseguirsi, senza necessariamente calpestarne il decoro. Senza oltreggiarne il ruolo. Senza mercificarne il riconosciuto appeal. Un'operazione fotunatamente non isolata che si affianca  ad appuntamenti ormai tradizionali. Come la rassegna “Teatri di Pietra”, giunta alla diciassettesima edizione. Una rete culturale per la valorizzazione dei teatri antichi e dei siti monumentali attraverso lo spettacolo dal vivo, con oltre venti aree coinvolte, dalla Toscana alla Sicilia, nelle quali saranno ospitati gli appuntamenti di una programmazione dedicata ai temi del Mediterraneo e del Mito. Dal Teatro romano di Volterra ai teatri romani di Ferento e Cassino, passando per l'anfiteatro romano di Sutri e il Parco archeologico di Malborghetto a Roma. Dai teatri romani di Sessa Aurunca, Teano e Calvi Risorta agli anfiteatri di Santa Maria Capua Vetere, Alife e Nola, fino al parco archeologico di Piedimonte Matese, il Tempio di Apollo a Pozzuoli e il Teatro e l'Odeon nella villa imperiale Pausillypon. Dagli anfiteatri di Grumentum e Policoro, a Villa Tarantini a Policoro e  l'Abbazia dell'Incompiuta a Venosa. Dai teatri di Morgantina ad Aidone, di Eraclea Minoa a Cattolica Eraclea e Kalos a Termini Imerese, Akrai a Palazzolo Acreide e di Lipari,  al tempio di Hera a Selinunte, all'Orto dei Cappuccini a Nicosia e alla Cave di Montedoro e Pietra Franco a Modica, passando per i parchi archeologici di Palmintelli a Catanissetta, di Caucana a Santa Croce Camerina, di Naxos a Giardini Naxos e di Santa Venera al Pozzo ad Acicatena, fino alla Necropoli di Realmese a Calascibetta, al Castello di Lombardia ad Enna. Senza contare la Chiesa di S. Ippolito a Piazza Armerina e il Chiostro di S. Francesco a Castelbuono. Una cospicua parte dei siti archeologici dell'Italia centro meridionale trasformati in scena. Per il teatro, naturalmente, ma anche per la musica e la danza. La particolarità, il ricorso non soltanto a strutture funzionalmente adibite a spettacoli dal vivo. Insomma non soltanto teatri e anfiteatri, chiostri e chiese, ma anche molto altro. Come templi e cave, addirittura una necropoli, oltre ai parchi archeologici. Nelle differenze, un elemento comune. Lo spazio prescelto non é un involucro, anche se di qualità.  Attori e musicisti non recitano né suonano per le persone presenti. Almeno non lo fanno solo per loro. Parole e note sono anche per quei luoghi della storia, nei quali si trovano. Per questo le emozioni si amplificano fino all'estasi. Per questo i monumenti nei quali lo spettatore si trova diventano quasi spazi irreali. Perdono sostanzialmente la loro fisicità per farsi spazi dell'immaginazione.
La Sicilia grande protagonista di “Teatri di Pietra” con tanti siti. Ai quali va aggiunto il teatro greco di Siracusa nel quale alla fine di giugno si è concluso il 52 ciclo di rappresentazioni classiche, organizzato dall'Inda. La principale manifestazione di teatro di prosa in Italia. L'”Elettra” di Sofocle, l'”Alcesti” di Euripide e la “Fedra” di Seneca nel teatro all'interno del Parco archeologico della Neapolis.  Un'esperienza memorabile, racconta chi l'ha vissuta. Non diversamente da chi, fino al 4 settembre entrerà nel teatro di Segesta, dove si svolge il Catalafimi Segesta Festival. Spazio alla musica, anzi alla grande musica con il “Sogno di una notte di mezza estate”  di Mendelssohn-Bartholdy, “Le contradiction du baroque”, “Nella luce di Segesta” e “Il circo magico“, ma anche alla danza con “Gattopardo Promenade”, oltre al teatro. Quello classico de l'”Elettra”, de la “Medea” e de “Il ciclope” di Euripide, de “La Mostellaria, la Commedia del fantasma” e il “Miles gloriosus” di Plauto, La “Fedra” e “Le Troiane” di Seneca, quello moderno del “Faust” di Goethe, del “Bugiardo” di Goldoni, del “Giulio Cesare” di Shakespeare e quello contemporaneo di “Giovanni e Paolo. Aldià di Falcone e Borsellino”.
Tutte performances che il pubblico ha apprezzato e continua ad apprezzare. Il più delle volte con un inequivocabile sold out. “La qualità delle produzioni e dell’organizzazione, unita al fascino unico di questo evento, ha consentito di raggiungere 119.377 spettatori, il numero più alto fin qui conseguito nei 102 anni di vita della fondazione Inda, con una crescita del 3,6% rispetto all’anno scorso”,  si legge in una nota diramata alla fine di giugno dalla Fondazione che organizza gli eventi nel  teatro di Siracusa. Il binomio tra solida tradizione e successo, in scena anche in diverse aree archeologiche marchigiane.
Dal 28 giugno al 10 agosto la 18° edizione del TAU, teatri antichi uniti, rassegna di teatro ospitata nei luoghi archeologici più belli della Regione (http://www.teatro.it/rubriche/news/a_teatro_nelle_aree_archeologiche_delle_marche_46819).  Dal Teatro Romano di Ascoli Piceno all’Area Archeologica di Santa Maria in Portuno di Corinaldo, dal Teatro Romano di Falerone all’ex Chiesa di San Francesco di Fano, dal Teatro Romano Helvia Recina di Macerata al Palazzo Campana di Osimo, dalla Chiesa dell’Annunziata e Rocca Costanza di Pesaro alle Terme Romane del Parco Archeologico di Septempeda a San Severino Marche e all’Anfiteatro Romano di Urbisaglia.
Un successo anche lì dove si tratta di una novità. Di un appuntamento tutt'altro che tradizionale, peraltro in aree che pur avendo un indiscutibile appeal non possono certo competere con quelle più note. Questo è quel che accade a Senigallia che ospiterà Sotterranea 2016. Una rassegna anche di spettacoli teatrali e passeggiate narrate nell'area archeologica individuata nei lavori per il teatro “La Fenice”.  Tra i resti della domus e dei tracciati stradali l'“Odi et Amo. L’amore al tempo degli dei”, ma anche l'“Iliade”, “I fili di Penelope”e “Le metamorfosi”. Così accade anche alla prima edizione del Portus Lunae Art Festival, una serie di appuntamenti in scena dal 2 luglio al 24 settembre all'interno dell'area archeologica di Luni, in provincia di La Spezia. Teatro ma anche dialoghi.
C'è dell'altro. Il cartellone degli spettacoli non si esaurisce qui. Tante le regioni coinvolte. Tantissimi i siti protagonisti. L'Italia dell'archeologia recuperata per l'estate. L'abbandono e il degrado, la mancanza di pannelli illustrativi e l'erba alta, almeno qui sembrano sconosciuti. Problemi lontanissimi, quasi sconosciuti. Teatri, anfiteatri, domus, necropoli, cave, chiostri e chiese sono parte degli spettacoli. Le voci degli attori e le note delle orchestre, i passi di danza e le sagome degli artisti diventano speciali, uniche, perchè c'è l'archeologia, la storia. Le performances non potrebbe trasmettere emozioni così grandi, trasformarsi in eventi unici se al posto dei muri in laterizio, delle delle gradonate di pietra, dei pavimenti di marmi preziosi, ci fossero strutture recenti. In quegli spazi quasi senza tempo si parla la stessa lingua. Quasi per un artificio. Attori e spettatori sono nello stesso sogno che può realizzarsi solo grazie a quelle testimonianze del passato. I monumenti, immobili, sembra quasi che si animino. Quelle pietre, silenziose, che prendano a parlare. Insomma entrando in quel mondo onirico nel quale é possibile ascoltare le storie raccontate da Omero e i lirici greci, Seneca e Sofocle, Goethe e Goldoni  si ha davvero l'impressione che l'archeologia sia necessaria. Elemento imprescindibile anche dei nostri momenti di svago. Parte vitale della nostra esistenza. Se tutto ciò non é solo un'illusione estiva, il pensiero di come vengano utilizzati tanti monumenti ed aree archeologiche non può che provocare un ragionevole sdegno. Una più che giustificata preoccupazione. Sagre paesane e discoteche, feste ed eventi privati e matrimoni, set fotografici e per riprese cinematografiche. Eccole le circostanze inseguite da molti con colpevole leggerezza. Occasioni per interrompere la libera fruizione del sito e contemporaneamente calpestarne il decoro.  L'estate offre la possibilità di verificare che può esistere un'alternativa. Che si può utilizzare senza mercificare. Che è possibile valorizzare senza tradire.
 
 
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