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La scelta della sostenibilità di esterni, impresa culturale milanese

  • Pubblicato il: 19/10/2012 - 18:05
Autore/i: 
Rubrica: 
OPINIONI E CONVERSAZIONI
Articolo a cura di: 
Neve Mazzoleni
esterni

Lecce. Abbiamo incontrato Nicolò Bini, Direttore Generale di esterni, dove ha testimoniato l'avventura quasi maggiorenne dell'Impresa culturale milanese attiva dal 1995. Il segreto del successo: una gestione orizzontale e partecipata, l'obbiettivo della sostenibilità e l'instancabile voglia di progettare.

Come siete nati?
esterni nasce nel 1995, per iniziativa di tre giovani milanesi Beniamino Saibene, Lorenzo Castellini, Carlo Gabardini mossi da alcuni bisogni, dall'esigenza di colmare un vuoto, espresso in tre pensieri cardine: la necessità di spazi pubblici, la produzione di contenuti culturali e la stimolazione della socialità e relazione fra le persone nella città di Milano.
Questi tre input sono la matrice originaria della produzione dei progetti culturali: infatti la cornice è lo spazio pubblico, il contenuto è la cultura espressa nelle forme del Cinema, Design, Musica, l'obbiettivo finale è la relazione fra le persone.
Dunque fin dall'inizio la socializzazione è sempre stata la missione principale, mentre la cultura è lo strumento per far rivivere gli spazi pubblici della città in una maniera diversa.
Anche oggi, dopo 17 anni, i progetti che immaginiamo hanno questa struttura.
All'origine era un'Associazione fra amici, dove gli amici stessi stavano insieme e pensavano a realizzare progetti basandosi sulle proprie forze.
Il primo passaggio a una fase più matura è avvenuto nel 2000 con l’affitto di uno spazio di circa 500mq nella palazzina su tre piani, in via Paladini 8. Non solo sede degli uffici, ma anche  luogo della progettazione e produzione, dove abbiamo sperimentato le prime attività collaterali volte all'auto-sostentamento, come una foresteria e una trattoria. Una o due volte alla settimana organizzavamo cineforum, per animare la sede, aprirci e sviluppare il senso di coinvolgimento.
Le persone hanno cominciato a visitarci, a partecipare alle nostre iniziative e così la cerchia dei nostri frequentatori si è allargata, tanto che alcuni si sono proposti per lavorare, costruire, progettare insieme a noi.

Come siete cresciuti?
Fra il 2000 e il 2006 abbiamo vissuto la fase più creativa e spensierata,  con la produzione di progetti e contenuti, sempre intorno ai tre cardini che ho citato, con l'inclusione di tante risorse umane, con l'energia e l'entusiasmo del fare e realizzare tutte le idee che avevamo in testa.
È il momento in cui incorporiamo delle persone nello staff, dunque non siamo più solo il gruppo di amici, ma una realtà più ampia, con esigenze di sostenibilità diverse come stipendi e rimborsi spese....
La parola Gruppo fa ingresso a pieno titolo nella nostra mission. Abbiamo sempre agito in collaborazione, con persone alle prime esperienze oppure giovani usciti da università, crescendo insieme. Il momento è bello per entusiasmo, per la creatività, in cui ognuno dice la sua. La sostenibilità in questa fase è messa da parte, con eventi non sempre economicamente di successo come lo Sciopero degli Spettatori, che non ha avuto più seguito. Il Milano Film Festival nasce allora e cresce con gradualità, ma all'inizio cercavamo di rientrare come capitava, rifacendoci sui biglietti o gli incassi del bar.
Ci siamo  man mano resi conto di avere bisogno di auto-definirci meglio. Siamo partiti come ragazzi di vent’anni e ci siamo trovati ad averne trenta: anche le nostre necessità sono cambiate di pari passo.
Ma soprattutto abbiamo cominciato a ragionare più seriamente sulla nostra sostenibilità e questo ci ha aperto a una dimensione che prima non avevamo esplorato. Siamo anche cresciuti, sviluppando competenze grazie alle esperienze maturate, tanto che abbiamo realizzato i primi lavori su commissione. Dalle nostre esigenze progettuali, ci siamo proposti come erogatori di servizi per altri utenti e siamo entrati nel mercato.

Quando siete arrivati alla fase attuale?
Nel 2007, con il secondo cambiamento che ha ri-definito esterni così come siamo ora.
Nel momento della nostra apertura, ci è risultato difficile farci capire dal Mercato, perché non avevamo mai ragionato su di noi con etichette. Alla domanda: “Cosa facciamo?” davamo risposte articolate :” Eventi, progettazione dello Spazio Pubblico, agenzia di comunicazione...” .
Abbiamo attraversato un percorso di razionalizzazione nel quale ci siamo ripensati e abbiamo ragionato sulla nostra identità, abbandonando tutte quelle iniziative fine a se stesse o che hanno procurato solo dispendio di energie. Ci siamo concentrati su due assi fondamentali: la creazione dei nostri progetti e l'offerta dei servizi e competenze. Per entrare sul mercato, abbiamo dovuto dare un messaggio chiaro su cosa sappiamo fare. Abbiamo definito 5 aree di competenza: la comunicazione, la formazione, gli eventi, i servizi e gli spazi, che delineano complessivamente le aree di offerta per il mercato.

Cosa avete maturato a confronto con il mercato?
Da quando siamo sul mercato, non smettiamo la quotidiana riflessione sulla nostra identità.
In primis , ci poniamo questioni nei confronti dello Staff: non possiamo esimerci dal costruire con esso un rapporto di fiducia e consenso. Dal momento che le persone che stanno con noi investono tempo e accettano sacrifici, l'Associazione deve rispettare la coerenza della propria missione condivisa. Faccio un esempio: siamo stati contattati  da un’azienda automobilistica, che ci chiese una campagna di valorizzazione dei propri prodotti. Sapendo che rischiavamo di perdere l’incarico (come per altro è stato), abbiamo deciso di fare una proposta coerente con i valori che abbiamo sempre espresso nei nostri progetti: più spazio pubblico e meno spazio per le auto, più spazi di condivisione e meno spazi per singoli/privati .. Questa è una scelta forte di identità e rispetto dei collaboratori. Il percorso seguito è quello della coerenza con la nostra missione.
Siamo aperti alla collaborazione con lo Sponsor finché non entra in merito dei contenuti: accettiamo le proposte solo se  possiamo continuare a dire quello che vogliamo.
Consideriamo anche la nostra Community, ovvero il pubblico esterno: non possiamo essere ipocriti verso le persone che ci seguono. In ArtLab, abbiamo discusso intorno al concetto di Community : il pubblico non ha solo un valore relazionale, ma anche economico. Non possiamo, come Imprese Culturali, non analizzare i fallimenti: quando i nostri musei, o i nostri eventi non sono partecipati, dobbiamo farci delle domande, analogamente a come fanno le Imprese di business che rivedono i propri obbiettivi di rendimento.

Chi è il pubblico di esterni?
Non ho una definizione, perché esterni  con ogni progetto cerca di  parlare a un range amplissimo, senza target, in assoluta contro-tendenza a tutti i piani di marketing.  Vogliamo percorrere la sfida del coinvolgimento di più realtà possibili, accontentando tutti con la nostra ampia offerta.  Un percorso difficile, ma motivante.
In Milano Film Festival, il pubblico va dai 20-40 anni, con background culturalmente elevato, ma
con  Cascina Cuccagna ci apriamo a una rosa di realtà: in base all’orario, ci passano tutti i target, dai giovanissimi, alle famiglie con bambini, alle coppie, ai nonni…diciamo che potenzialmente parliamo dagli 0 ai 95 anni.
esterni è fatto anche dalle persone che ci lavorano dentro che si identificano e parlano ai propri pari. Siamo un'Associazione di persone, che evolve con le persone che la fanno. Il pubblico cresce con noi. Non vogliamo fossilizzarci.

Come si concilia la forma associativa con le esigenze di un’impresa?
Con la formula della Srl non profit, che traduce in concreto l’Impresa Culturale: produciamo profitto, senza suddividere le quote, reinvestendole nei progetti, pur rimanendo Associazione.
Il nostro sogno è sviluppare attività di business mantenendo un'identità coerente con la nostra mission,  per auto-sostenerci. Altri attori presenti in ArtLab come il Festival di Terni hanno attivato azioni di lucro per mantenere il proprio sostentamento e sviluppare la progettazione.  Non siamo soli su questo percorso. É normale arrivare a questi compromessi, quando si vuole essere autonomi. Siamo cresciuti gradualmente nella capacità di stare in piedi da soli, della quale siamo molto orgogliosi. Il nostro obbiettivo è continuare la produzione di cultura, con nuovi progetti, ma con grande attenzione alla sostenibilità. É un percorso virtuoso che abbiamo raggiunto naturalmente.

Funziona?
Non ti so dire se durerà per sempre, poiché gli sforzi economici sono ancora tanti. Ma ora siamo auto-sufficienti. La nostra dimensione è quella del continuo investimento sulle persone, sulla qualità e dimensione dei progetti. Quando arriva uno sponsor, per noi diventa possibilità per realizzare  un nuovo progetto. Siamo una realtà trasversale: Milano Film Festival, il Public design Festival, la Cascina Cuccagna con la ristorazione, ora l'Ostello in Cuccagna, la comunicazione di tutti i comuni a Nord di Milano.... Costruiamo costantemente. Come Audiovisiva o Trick Animation Festival. La nostra è una frenesia...continuare, continuare, continuare.
Per esempio solo dopo 17  anni siamo riusciti a ricevere fondi da Fondazione Cariplo sulla struttura. Spesso partecipiamo a bandi, dove ci viene chiesto di concorrere con contenuti producendo anche piani di sostenibilità. Questi sono comunque costi per noi, eppure non ci fermiamo alla ricerca del bando fatto su misura. La nostra filosofia è fare, dunque dobbiamo sempre trovare il modo di proseguire. Accettiamo il rischio di impresa e ragioniamo su come sostenerci.

Quale il vostro modello di Governance? Esiste il modello esterni?
Il nostro modello si basa su una visione molto orizzontale di tutto. Ovviamente esiste un Direttivo, che è una sorta di Consiglio di Amministrazione, con le persone più “anziane” dell'Associazione, che hanno l'ultima parola sulle decisioni. Poi ce n'è uno più allargato con tutti coloro che lavorano per esterni.  Siamo poi organizzati in Direzione generale, ufficio amministrazione, marketing e comunicazione, sotto-strutture organizzative che rispettano una certa gerarchia funzionale, ma la progettazione è partecipata. Spingiamo moltissimo per l’interazione di tutto il sistema, dal tirocinante appena salito a bordo al collaboratore di lungo corso. Con i tirocinanti attiviamo percorsi di inclusione nei quali li spingiamo a lavorare con responsabilità fin dai primi passi.  La partecipazione è un processo organizzativo fondamentale.
Teniamo una riunione plenaria del martedì alle 9.30 con confronto sui progetti. Abbiamo inventato un software gestionale interno che ci permette di condividere tutto,  dai report delle riunioni, ai format, ai documenti vari per ottimizzazione, tanto da spingerci a venderlo sul mercato

In quanti siete?
Siamo a fisarmonica. Circa 20 persone durante l'anno e quasi 50 intorno al Festival. 20 persone fisse sono a contratto a progetto poi affiancate da 4/5 persone su progetti specifici. E poi i volontari.

Cosa aiuterebbe le Imprese Culturali nel nostro Paese in termini di agevolazioni?
Come attori culturali, noi siamo molto disincantati su questo. Abbiamo sempre ragionato come Impresa, dunque in Banca ci andiamo con le garanzie. Siamo molto concreti.
Sicuramente Banca Prossima è un interlocutore interessante per accesso al credito. Ci sembra sempre così strano che in campo culturale non si abbiano le stesse attenzioni di un settore di business.
Non penso ci sia grande differenza con le imprese profit: vuoi esistere? Allora parla di sostenibilità. Il fatto di fare Cultura non deve dare agevolazioni particolari o formule di sussidiarietà. Non siamo abituati a supporto del settore pubblico, dunque siamo sempre stati attivi. Come fa un'Associazione se non vivere di contratti a progetto? Il tuo mercato stesso parla di progetti.

Vi piacerebbe raggiungere una situazione di stabilità economica per l'intervento di un mecenate?
La Community è la vera risorsa economica. Se come impresa culturale si riesce a costruire la percezione di produrre un valore, così si trova sostentamento: per esempio una tessera associativa, per quanto difficile. Un ringraziamento va per Fondazione Cariplo, perchè ha costruito processi limpidi, così come nei tempi di risposta, ai quali tutte le realtà culturali possono partecipare. Si devono però costruire più opportunità.

Rapporti istituzionali con Milano.
Noi siamo fuori dalla politica da sempre. Non vogliamo avere etichette. Noi siamo quello che facciamo. Socialità, cultura apertura, coinvolgimento che può far stare bene la cittadinanza. I nostri valori sono sopra le parti.
esterni ha sempre cercato il confronto e sempre riusciti a fare indipendentemente da parti politiche al governo della città. Nel 2006 in Piazza Gramsci, nel momento di massima polemica con l'amministrazione pubblica, abbiamo realizzato un progetto proprio con la comunità cinese. 3 giorni di cinema cinese in piazza attraverso la collaborazione con ragazzi cinesi di seconda generazione. La Piazza era piena. Bell'esempio: la cultura è linguaggio comune, ponte fra le culture. Confronto.
Per es. Milano Film Festival non è mai stato contrastato nei contenuti con censure o altro. Hanno sempre riconosciuto un valore nelle nostre attività.
Oggi abbiamo buoni rapporti con l’Assessorato alla Cultura. Forse ci siamo illusi che sarebbe stato più facile, ma la caparbietà nel raggiungimento degli obiettivi non deve mai venire meno per un'Impresa Culturale.

Un commento sul caso MACAO?
Nella nostra storia abbiamo sempre seguito la via della legalità: raggiungimento di obiettivi attraverso certi percorsi. Detto ciò noi non ci siamo sempre riusciti, esempio spazio. Il Progetto Cuccagna è un esempio di lunghezza del bando...percorso tortuoso.
Macao ha svegliato da un torpore. Sono mosse che fanno bene, sebbene come esterni preferisco seguire un iter diverso.
Li abbiamo appoggiati come operazione di appropriazione di spazi pubblici. Milano ne aveva bisogno. OCA, Ansaldo si sono messi in moto dopo, dunque Macao ha portato una cosa positiva, velocizzando alcuni processi.
L'unica esperienza fuori dalle regole è con la Lista elettorale 2006 “questa è una città”: abbiamo occupato il casello di parco Sempione, pulendolo e gestendolo per un mese per la campagna. Poi abbiamo reso chiavi all'assessorato. Esperienza bella.
Ammiriamo Macao, ma noi abbiamo una struttura e responsabilità diverse.

Confronto con altre realtà culturali?
Il network dopo lo staff e community, è un enorme valore per esterni.
A Milano, Fondazione Cariplo ha costruito dei bandi per mandarci in quella direzione in maniera costruttiva. Network dei 7 Festival del cinema, il Milano Film network, per condividere le risorse. Da qualche tempo ci confrontiamo con altri gruppi milanesi ,Elita, Opposti Concordi , per costruire insieme alcuni progetti per la città
Siamo anche usciti da Milano: attualmente con il Trick Animation Festival siamo andati a Verona, ma in particolare con Milano Film Festival che riceve film da 90 Paesi del Mondo. Siamo anche in contatto con altre realtà che lavorano negli spazi pubblici, come gli Exyzt in Francia o la Casa Encendida a Madrid.
Fra le linee strategiche dei bandi europei, si richiama la progettazione partecipata che per noi è modus operandi costante.
Man mano che cresciamo siamo più umili e protesi all'ascolto, per questo da due anni partecipiamo ad ArtLab come momento di incontro e confronto, dove ci mettiamo anche “a nudo” nel momento dei progetti sotto la lente.

Che pensate della crisi?
Sono 17 anni che per noi c'è la Crisi! In ArtLab abbiamo sentito tante realtà in panico. Noi rispondiamo dicendo “facciamo”. Per es. Progetto Cuccagna è un progetto difficoltoso, per il bando, la lunghezza del tempo, il progetto di restauro che abbiamo assunto e poi la prospettiva di  dover restituire lo spazio al Comune. Perchè lo facciamo? Perchè ne vale la pena per le persone.
Non voglio che la cultura sia trattata diversamente da altri: dobbiamo essere sostenibili. Non vale la pena di tenere aperto per la cultura fine a se stessa. Bisogna dare e ritornare qualcosa alla comunità.

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