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La Collezione Philara: quando il mecenatismo è una tradizione di famiglia

  • Pubblicato il: 15/01/2018 - 00:00
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI E ARTE CONTEMPORANEA
Articolo a cura di: 
Alessia Zorloni

Collezionista di seconda generazione con una carriera nel real estate e la passione per l’arte contemporanea, dal 2008 Gil Bronner ha presentato le opere della sua collezione in mostre temporanee fino a quando nel 2016 ha inaugurato uno spazio museale a Düsseldorf, in un’ex vetreria, dove conserva ed espone la sua collezione permanente. Il progetto, finanziato dalla Fondazione Cary & Dan-Georg Bronner, nasce dall’idea di creare una naturale prosecuzione dell’attività collezionistica che fa parte della tradizione della famiglia, indirizzandola  verso le arti e gli artisti del nostro tempo. Lo incontriamo nel giorno del suo cinquantacinquesimo compleanno, presso la sede della Collezione Philara, per approfondire la conoscenza del progetto.


Collezionista è un termine polivalente che racchiude un’ampia gamma di attività. Molto spesso il termine definisce individui con una grande ricchezza personale, i cosiddetti High Net Worth Collectors, che già possiedono un numero significativo di opere e che acquistano frequentemente arte contemporanea.
Uno studio pubblicato da AXA Art nel 2014 rileva che questi collezionisti sono per la maggior parte rappresentati da imprenditori che hanno avuto successo nel proprio ambito professionale e hanno negli anni diversificato il proprio portafoglio tra asset liquidi, investimenti immobiliari e collezioni d’arte.  Generalmente uomini, con un grado di istruzione medio alto, si collocano in una fascia di età che va da 40 a 69 anni. Lo studio evidenzia che il gusto dipende fortemente dall’età; i collezionisti più giovani preferiscono opere d’arte contemporanea, al contrario quelli con più di 60 anni privilegiano opere provenienti da periodi precedenti. A livello comportamentale si differenziano rispetto alle motivazioni di acquisto e possono essere segmentati in tre tipologie. I primi collezionano per il piacere di vivere con le opere, di conoscere personalmente gli artisti e di scoprire nuovi talenti. Nella seconda tipologia rientrano quelli che acquistano come investimento commerciale, con aspettative finanziarie. Infine, ci sono coloro che non necessariamente discendono da famiglie aristocratiche, ma per cui la pratica collezionistica è parte della tradizione famigliare; ciò che li guida è la volontà di preservare e promuovere i valori di famiglia attraverso l’impegno costante in attività culturali e filantropiche.
 
Cinquantacinque anni, una laurea in economia, una carriera negli investimenti immobiliari e la passione per gli artisti emergenti. Lui Gil Bronner, potrebbe essere il prototipo del collezionista descritto dalle ricerche. “Sono cresciuto circondato dall'arte, quindi collezionare non è stata un'opzione, ma una necessità.
 
La scelta delle opere d’arte è spesso guidata dalle preferenze e dal senso estetico personale per cui risulta particolarmente difficile tramandare una collezione alle nuove generazioni. Non è automatico che membri diversi della medesima famiglia abbiamo lo stesso gusto artistico o la medesima curiosità. Ma essere costantemente circondati da opere d’arte, fin dall’infanzia, aiuta a sviluppare il gusto e una certa sensibilità nei confronti dell’arte.
 
Collezionista di seconda generazione, Gil Bronner ha cominciato a mettere assieme la sua collezione da metà degli anni ’90 costruendo una relazione privilegiata con la Kunstakademie di Düsseldorf e promuovendo gli artisti emergenti. La stessa Accademia in cui si è formata una generazione di artisti, più celebrata e di maggior successo degli ultimi cinquant’anni (Sigmar Polke, Gerhard Richter, Thomas Struth, Andreas Gursky, Thomas Ruff e Candida Höfer solo per citare i più noti).
 
Per dare sistematicità e maggiore impulso alla promozione dell’arte contemporanea, dal 2016 ha inaugurato uno spazio museale a Düsseldorf, in un’ex vetreria, dove conserva ed espone la sua collezione permanente. Situata nel quartiere delle gallerie, all’interno di un recente lavoro di ristrutturazione ad opera dello studio Sieber Architects, quella che una volta era una fabbrica di vetro ospita oggi la Collezione Philara, esposta a rotazione cinque volte all’anno nei suoi 1.700 metri quadri. Si tratta uno spazio industriale, nascosto in un cortile interno, che Gil Bronner acquistò nel 2006 e che negli anni ha trasformato in un polo museale, comprensivo di atelier per artisti, spazi espositivi, nonché servizi per la collettività. L'elaborata conversione ha dato vita ad uno spazio luminoso, caratterizzato dai soffitti alti (la maggior parte delle sale ha un'altezza variabile da 5 a 9 metri), dotato di un ristorante, il Glas Lennarz, una terrazza per le sculture di 550 metri quadrati e alcune sale progettate appositamente per ospitare installazioni site-specific di artisti come Freeman & Lowe, Tomás Saraceno e Daniel Steegman Mangrané.
 
Il progetto, finanziato dalla Fondazione Cary & Dan-Georg Bronner, nasce dall’idea di creare una naturale prosecuzione dell’attività collezionistica che fa parte della tradizione della famiglia, indirizzandola però verso le arti e gli artisti del nostro tempo. Sin dagli anni '60, la famiglia Bronner ha collezionato artisti come Pablo Picasso, George Grosz, Konrad Klapheck e Jorge Castillo, e con l’istituzione della Cary & Dan-Georg Bronner Stiftung, ha unito il proprio nome alla migliore tradizione mecenatistica. La Fondazione è infatti sponsor di varie iniziative culturali (sostiene annualmente con generose donazioni il Museum Kunstpalast, che ha dedicato alla famiglia una sala, la “Bronner-Saal”) nonché produzioni realizzate in collaborazione con il teatro e il balletto di Düsseldorf. Da dieci anni, inoltre, ha avviato la “Bronner Residency”, un programma di residenze per artisti realizzato in collaborazione il Goethe Institute di Tel Aviv.
 
La Collezione Philara, pur offrendo un’eccellente panoramica della scena emergente locale e degli autori più noti della scuola di Düsseldorf, come Thomas Ruff, Katharina Fritsch, Andreas Gursky e Hans-Peter Feldmann, non si limita a una prospettiva territoriale, includendo giovani artisti internazionali come Alicja Kwade, Kris Martin, Pae White, Rashid Johnson e Monika Sosnowska. Per questo motivo, ci spiega Katharina Klang, curatrice della collezione “preferiamo non inserire le didascalie a fianco delle opere esposte, per mettere tutti gli artisti sullo stesso livello: giovani emergenti appena usciti dall’accademia, che non hanno ancora una galleria, con artisti riconosciuti a livello internazionale”. È dunque evidente che il patrimonio artistico posseduto da Gil Bronner, rispecchia la volontà, tipica di molti collezionisti, di promuovere le espressioni artistiche del proprio paese con uno sguardo rivolto alla scena artistica internazionale.
 
Negli ultimi due decenni, la collezione è cresciuta costantemente fino a comprende più di 1.500 opere. “Non c’è un budget dedicato alle acquisizioni di nuove opere” ci spiega il mecenate tedesco “un’ opera per attrarmi deve contenere qualcosa che mi interessa e che mi dia la sensazione che mi interesserà per un lungo periodo”. La Collezione Philara è interamente catalogata ed è gestita da un direttore, che è anche il curatore della collezione, coadiuvato da un exhibition assistant, da una risorsa impiegata part-time e da 12 guide che si alternano. E’ un’organizzazione snella, la cui principale fonte di finanziamento proviene dalla Fondazione di famiglia, che, oltre ad aver sostenuto i costi di ristrutturazione del complesso museale, corrisponde annualmente un canone di locazione e finanzia tutte le attività espositive.
 
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Ph: Courtesy Sammlung Philara