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L’incorreggibile, feroce, geniale Maccari: un selvaggio

  • Pubblicato il: 14/06/2013 - 15:42
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FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Redazione

Severazza (LU). La Fondazione Terre Medicee dal 7 luglio all’8 settembre presenta nella sede del Palazzo Mediceo di Seravezza l’esposizione «La Commedia nell’arte. Omaggio a Mino Maccari».
Del celebre maestro (Siena 1898 - Roma 1989) sono proposti disegni, acquerelli, pastelli, dipinti e incisioni scelti da Marco e Francesca Maccari, Nemo Galleni, il suo assiduo e fedele torcoliere, nonché Piero Pananti e Giuseppe Nicoletti.
A quest’ultimo si deve la supervisione dell’intera rassegna e la presentazione biografico-critica al catalogo della mostra che reca pure, a cura di Diana Ruech, della Biblioteca Cantonale di Lugano, un’accurata appendice documentaria.
Molti i critici e letterati che si sono occupati del pittore senese. Tra questi Alessandro Parronchi che in un suo scritto, enumerando i tipi ritratti da Maccari («soldati, commendatori, avvocati, preti, marionette, e soprattutto donnine, donnine interrogate da poliziotti, scelte da protettori, difese da avvocati, che assistono con le amiche a una sfilata di uomini allineati, che turbano adolescenti, o ipnotizzano lo sguardo severo e apparentemente distaccato del pittore, pronte a prendere il volo e roteare nei sogni dei banchieri») notava come la sua mano cercasse sul foglio ogni volta direzioni nuove, non seguendo impronte, non ripetendo calchi: «Il bianco del foglio o della tela per lui è sempre un’avventura. Gli azzurri di Maccari non appassiscono nelle occhiaie delle mondane, l’orizzonte oscurato brucia d’incendi sempre nuovi, e dove sembrano spenti il fuoco dorme sotto la cenere».
Secondo Federico Zeri, lo sguardo di Maccari, sempre volto alla parodia nei confronti della storia del suo paese, è dotato di una «eccezionale lucidità d’occhio e di mano» e di una «acutezza mentale e percettiva» ineguagliabile. Per Attilio Bertolucci la grande dote di Maccari, è il saper stare «tra la gente del suo tempo... ricevendone, gomitate e cattivi odori a dir poco, e uscirne al momento giusto per cavarne la più allegra e, a tratti, malinconica delle ‘poesie’ pittoriche contemporanee». L’artista Ben Shahn affermava che «Maccari lavora con il coltello», perché «basta vedere in che modo ha inciso sul corpo politico, civico, sociale, intellettuale e artistico» dell’Italia.
Al nome di Maccari, che è stato scrittore e giornalista, è legata anche l’esperienza del «Selvaggio», la rivista che percorse per intero l’era fascista, tra fantasmi e risate di scherno, disinganni e ramanzine, e che lascia di quel periodo una parodia ricca, che contemplata oggi può suscitare non poche riflessioni.

Per informazioni: Fondazione Terre Medicee, tel. 0584 757443, www.terremedicee.it, www.palazzomediceo.com

Da Vedere a Lucca, n.2 giugno/agosto 2013, Umberto Allemandi &C.