Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

L’importanza della progettazione per la “resilienza”

  • Pubblicato il: 10/10/2016 - 16:22
Autore/i: 
Rubrica: 
PAESAGGI
Articolo a cura di: 
Redazione

A 50 anni dall’alluvione a Firenze, ai Lincei si stila la “Carta della Resilienza delle Città d’Arte” alle catastrofi naturali. Intesa come “la rapidità con cui sistemi critici possono essere ripristinati dopo un evento calamitoso”, la resilienza - declinata in azioni di previsione, prevenzione, soccorso e superamento dell’emergenza - è ciò a cui la Protezione Civile punta per tutelare e proteggere i Beni Culturali, nei quali le comunità si riconoscono. Ecco il futuro, che vede formazione e coinvolgimento della società civile, secondo Riccardo Gaddi, responsabile di settore protezione civile e riduzione del rischio alluvioni della Regione Toscana che interverrà il 14 ottobre a LuBeC, in occasione dell'incontro "I Beni Culturali in Emergenza"

 
 
Perché la protezione civile si interessa dei Beni Culturali invece di lasciare alle autorità competenti le attività per preservare e conservare il patrimonio artistico e culturale?
La legge regionale 67/2003, così come la legge nazionale 225/1992, individua la finalità della Protezione Civile nella “tutela dell'incolumità della persona umana, l'integrità dei beni e degli insediamenti dai danni derivanti da calamità e da altri eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo, attraverso il concorso di risorse, competenze e discipline sinergicamente operanti”.
In un periodo caratterizzato da grandi, ma soprattutto continui, cambiamenti, e nell’impossibilità di controllare questi fenomeni, diventa fondamentale imparare a progettare o ridisegnare le organizzazioni, procedendo verso sistemi capaci di assorbire al meglio gli sconvolgimenti, di operare in una più ampia varietà di condizioni e di passare, senza soluzione di continuità, con più fluidità, da una situazione ad un'altra.
Proprio questo quadro rende sempre più necessario che la protezione civile si avventuri nell’emergente campo della “resilienza”. La resilienza deve qui intendersi come “la rapidità con cui sistemi critici, possono essere ripristinati dopo un evento calamitoso” e, più in generale, esprime la capacità di andare avanti e riprendersi in seguito di cambiamenti.
L’incremento della resilienza di sistemi, comunità ed individui a qualunque titolo coinvolti da un evento calamitoso è il tema della protezione civile del futuro ed in funzione di questo nuovo obiettivo devono essere declinate le azioni di previsione, prevenzione, soccorso e superamento dell’emergenza.
I valori su i quali una comunità deve farsi forza dopo un evento per rialzarsi sono molteplici, spesso caratteristici e diversi da comunità a comunità e nessuno deve essere trascurato. Senza dubbio di essere smentiti, si può certamente affermare che una comunità si ritrova nei luoghi del proprio vissuto ed anche, e forse soprattutto, si identifica nei beni culturali che le appartengono.
Le azioni in emergenza per preservare i beni culturali presenti in un territorio, vanno quindi oltre la necessità di garantire la loro disponibilità alla collettività, perché la loro salvaguardia concorre alla finalità di protezione civile. Sarà infatti difficile o almeno più difficile, per una comunità il “ritrovarsi” dopo un evento, se quel luogo avrà perso i segni del passato, se non avrà più quelle connotazioni che lo fanno sentire proprio ed attorno alle quali la comunità potrà stringersi e trovare la forza per riprendere il cammino. E niente più dei beni culturali rappresentano le radici e la storia di un territorio e della sua comunità. Preservare e proteggere i beni culturali in ordinario così come in emergenza vuol dire quindi aumentare la resilienza di una comunità.
 
 
 
Perché il coinvolgimento del volontariato su un tema, anche delicato, come quello dell’intervento sui beni culturali? Qual è l'obiettivo perseguito?
L'identificazione di una comunità anche attraverso i propri beni culturali non è fatto di alcune ma di tutte le comunità, tanto più in un territorio come il nostro che ne è così ricco, in ogni suo angolo. Nella vita di ogni giorno così come nell'emergenza, uno dei problemi con il quale siamo costretti, quotidianamente, a confrontarci è sicuramente la ristrettezza delle risorse disponibili, talvolta anche per qualità ma sopratutto per quantità. I beni culturali possono contare sulla presenza di importanti professionalità, il personale MIBACT, che peraltro possono risultare numericamente insufficienti per compiere in poco tempo, così come succede in un’emergenza, tutte le azioni che richiedono interventi tanto distribuiti dal punto di vista territoriale.
Proprio la grande diffusione di questi beni rende necessario pensare ad organizzare un’azione articolata che preveda anche il supporto di un forza altrettanto diffusa. Da questo punto di vista in Italia, ma particolarmente in Toscana, il Volontariato è la forza che presenta diffusione analoga ed una disponibilità praticamente immediata.
Ed il sottolineare l'evidente necessità di possedere una formazione particolare e di procedure studiate che definiscano bene chi fa e che cosa, non deve far pensare ad una inadeguatezza del mondo del volontariato che si fa apprezzare, oltre che per la professionalità, anche per la disponibilità a mettersi al servizio e a fare quanto è necessario. In fin dei conti è evidente a tutti il ruolo che ha il volontariato nel campo della Sanità, che sicuramente presenta altrettanti motivi di attenzione, un settore dove il servizio non solo è garantito dalla copresenza di professionali e volontari, ma spesso trova efficienza ed è disponibile grazie alla presenza e partecipazione del mondo del volontariato, ovviamente specializzato.
La Protezione Civile regionale con il protocollo di intesa sottoscritto il 7 marzo 2016 tra Regione, MIBACT ed il CORV, ha voluto facilitare una sperimentazione nell'ottica di sviluppare una forma codificata di collaborazione che potrebbe risultare uno strumento, a mio avviso importante, a disposizione della “Struttura operativa per il monitoraggio e il coordinamento delle attività necessarie a fronteggiare le situazioni emergenziali derivanti da calamità naturali”, facente capo al MIBACT in emergenza.  Anche in questo caso, come spesso su tutti i fronti della protezione civile, si dovrà lavorare per sviluppare una risposta di sistema, definita mediante protocolli e procedure.
 
 
 
Quale lo sviluppo?
Come certamente noto la Regione Toscana, rispondendo alle direttive del Dipartimento Nazionale, può vantare la disponibilità di una propria colonna mobile di Volontariato e personale degli Enti Locali capace di fornire diversi servizi nei territori colpiti. Servizi che vanno dall’assistenza alla popolazione mediante la realizzazione di uno o più campi fino ad un massimo complessivo di 250 ospiti, all’intervento sia di verifica del danno e di valutazione dell’agibilità mediante il modulo dei rilevatori tecnici, all'intervento in aree allagate mediante i moduli idraulici e di soccorso alla popolazione ed altro ancora. Ma la Toscana presenta un’eccellenza legata alla funzione “Sanità”, capace di offrire un modulo di chirurgia di urgenza, ovvero un completo ospedale da campo, diretto dal prof.  Evangelista di Pisa ma anche capace, mediante la Centrale operativa di Pistoia, diretta dal dott. Paolini, di recente individuata dal dipartimento di protezione civile, di sostituirsi quale CROSS (Centrale Remota Operazioni Soccorso Sanitario) ad uno o più ospedali resi inagibili dall'evento per il coordinamento, in remoto, dei soccorsi sanitari urgenti e dei referenti sanitari regionali in caso di emergenza nazionale. L'ulteriore obiettivo, aggiuntivo a quello dello sviluppo della resilienza, è quindi che la Toscana possa quanto prima contare, all'interno della Colonna Mobile, di un ulteriore modulo tecnico, specifico per interventi in emergenza a salvaguardia dei beni culturali, ovviamente coordinati dal MIBACT e dalle sue strutture di emergenza. Un riconoscimento ma anche uno stimolo ad andare avanti nel lavoro che stiamo effettuando, è la richiesta che il dipartimento ha fatto alla Toscana di far partecipare alle attività volte alla salvaguardia dei beni culturali, squadre di volontari formati in Toscana per la recente emergenza del Sisma di Amatrice. I volontari in particolare frutto di una esperienza con il Comune di Lucca nell'ambito del progetto LuChex 2016 sono già all'opera. 
 
© Riproduzione riservata