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Imprenditoria e innovazione sociale: Ashoka Italia e l’importanza di fare rete

  • Pubblicato il: 15/06/2015 - 13:34
Autore/i: 
Rubrica: 
DOVE OSA L'INNOVAZIONE
Articolo a cura di: 
Elena Lombardo
Mappatura Innovatori Sociali - Fonte:  Ashoka Italia

Ashoka è un’organizzazione internazionale fondata nel 1981 dall’imprenditore sociale Bill Drayton convinto che per promuovere un cambiamento sociale positivo e sostenibile fosse necessario investire, a livello nazionale e internazionale, nei changemakers stessi e nelle idee più attuabili e innovative. Da allora Ashoka ha dato vita ad una rete globale che si estende in oltre settanta Paesi e sostenuto quasi 3000 imprenditori sociali in qualità di Ashoka Fellows.
Dopo il lancio di Ashoka Italia nel mese di Febbraio con l’evento Innovare per Ripartire durante il quale sono stati presentati per la prima volta i risultati della mappatura dell’imprenditoria sociale nel nostro Paese, ci confrontiamo con Enrica Cornaglia, la project manager che si è occupata dello sviluppo della ricerca, per saperne di più rispetto ai risultati e ai progetti più interessanti emersi dall’analisi.
 

Everyone A Changemaker
Per raccontare visone e missione di Ashoka basta partire dal suo nome, ispirato all’omonimo imperatore indiano famoso per aver contributo attraverso la sua creatività e tolleranza all’unione del subcontinente indiano nel III secolo a.C. e considerato “il primo esempio assoluto di un innovatore sociale”.
Ashoka ripone estrema fiducia nelle capacità umane di reagire efficacemente alle problematiche sociali e racconta una visione precisa secondo la quale, utilizzando le proprie competenze, ciascuno di noi può essere guida del cambiamento.
Con questa premessa, Ashoka si pone l’obiettivo di creare un ambiente favorevole nel quale gli imprenditori sociali possano crescere e collaborare tra loro e gli individui riconoscersi come changemakers.
 
 
La mappatura

Se è vero che prima di mettere radici è bene conoscere il terreno che le accoglierà, per Ashoka è stato fondamentale investigare e mappare le esperienze di imprenditoria sociale in Italia per individuare i progetti più apprezzati, efficaci e innovativi presenti sul nostro territorio e al contempo far emergere le problematiche diffuse all’interno del settore.
«Individuati i primi starting-points, per lo più contatti personali e figure note attive nel settore»  spiega Enrica Cornaglia: «abbiamo chiesto loro di nominare alcuni imprenditori e progetti di innovazione sociale significativi. Dopo questo primo step, per tre mesi (novembre 2014-gennaio 2015), abbiamo contattato telefonicamente con una modalità a catena le persone indicateci chiedendo a loro volta di nominare altre persone».
I dati raccolti attraverso le 443 Interviste sono stati elaborati grazie ad un software per lo sviluppo di mappature che ha reso possibile la visualizzazione delle relazioni tra le 1061 persone citate. I progetti sono stati inoltre raggruppati per aree tematiche: Ecologia, Antimafia, Scuola, Inclusione e diritti, sviluppo e lavoro e analizzati per distribuzione geografica e di genere.
 
 
I risultati e le prospettive
Il processo di mappatura, aggiunge la Dott.ssa Cornaglia: «ci ha consentito di giungere ad alcune importanti conclusioni, prima fra tutti la debolezza delle connessioni e del networking tra chi si occupa di innovazione sociale in Italia. Le persone si conoscono, ma non esiste ancora una rete di supporto reciproco. Ognuno porta avanti il suo progetto tra mille difficoltà senza far riferimento o potersi appoggiare ad un sistema più allargato».
Le risorse sul territorio non mancano, ma l’assenza di un’identità condivisa non favorisce sinergie intra ed extra settoriali causando l’inadeguato sfruttamento delle potenzialità in campo.
«Alla luce di queste osservazioni, Ashoka si impegnerà a rafforzare la rete degli imprenditori sociali italiani e a supportare alcuni delle realtà individuate dalla ricerca. Le dinamiche globali Ashoka prevedono infatti la selezione di fellows titolari di progetti già avviati da poter seguire e sostenere per tre anni nelle ulteriori fasi di sviluppo e replicabilità all’estero».
 
 
Gli imprenditori sociali in Italia
Tra le persone ed esperienze più citate nella mappatura compaiono: Roberto Covolo - Ex-Fadda, l’organizzazione che ha trasformato uno stabilimento enologico in disuso nel cuore della Puglia in “uno spazio pubblico per l'aggregazione, la creatività e l'innovazione sociale”. Davide Agazzi - RENA, associazione che si propone di “contribuire ad aggregare una consapevole e diffusa domanda di cambiamento, di innovazione, di buona politica, che possa chiedere e ottenere con più forza le riforme necessarie”. Ed ancora Dario Riccobono - AddioPizzotravel,  dedicato al Turismo etico Sicliano attraverso il sostegno di chi dice NO alla mafia e Luciana delle Donne - Made in Carcere,  che dal 2007 produce con la sua organizzazione “manufatti "diversa(mente) utili", come borse e altri accessori, grazie al lavoro di 20 detenute della Casa circondariale Borgo San Nicola (Lecce) alle quali “viene offerto un percorso formativo, con lo scopo di un definitivo reinserimento nella società lavorativa e civile”.
Molto citati anche Daniel Tarozzi di Italia che Cambia, Daniele Marrannano di Addiopizzo, Marco Tognetti di Lama Development Agency, Luigi Ciotti di Libera e Davide del Maso di Avanzi.
L’obiettivo di Ashoka Italia, aggiunge Enrica Cornaglia: «Non sarà solo quello di creare e valorizzare il network di queste e molte altre realtà italiane, ma anche di affiancare i fellows delle altre nazioni nel percorso di ricerca dei partner locali. Si tratta dunque di individuare contesti ricettivi all’interno dei quali le imprese possono trovare spazi per la propria idea innovativa e generare profitto attraverso l’emancipazione delle persone».
 
 
Fellows stranieri alla ricerca di partner italiani
Sul sito di Ashoka Italia, sono visibili i progetti esteri che stanno cercando di approdare anche nel nostro Paese, tra questi la Fondazione spagnola Anna Bella creata da Anna Bella Estevez, Ashoka Fellow dal 2013, impegnata nella creazione di network di supporto per le donne vittime di maltrattamenti e alla sensibilizzazione mediatica rispetto a questo fenomeno. Con l’obiettivo di rendere queste donne vere changemakers, la fondazione racconta le storie delle sopravvissute, investendo sul concetto di empowerment femminile e offrendo loro gli strumenti per contribuire attivamente al cambiamento.
Con la sua Empowerment School e le numerose partnership con il mondo delle imprese, la Fondazione Anna Bella sostiene modelli di business inclusivi e in grado di offrire migliori opportunità di lavoro per le donne. Secondo il loro report sull’impatto sociale, ad oggi sono state formate più di 1100 donne, 5000 hanno dichiarato di aver superato la violenza grazie alla Fondazione, 1300 le chiamate accolte nel solo 2013 e 12,000 le teenagers sensibilizzate dalle ambasciatrici dell’organizzazione.
Da Siviglia, Anna Bella ha esteso la sua attività ad altre cinque regioni, è presente in sud America e vuole raggiungere 20 milioni di donne nei prossimi dieci anni.
Un obiettivo ambizioso da avvicinare attraverso la definizione di un modello di impiego sostenibile e scalabile che attragga importanti collaborazioni con partner commerciali. Una sfida che speriamo l’Italia sia pronta a cogliere.

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