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Impact investing nel pubblico e nel privato. Esperienze a confronto

  • Pubblicato il: 18/07/2017 - 18:28
Rubrica: 
DOVE OSA L'INNOVAZIONE
Articolo a cura di: 
Maria Elena Santagati

Un fenomeno in crescita, ma ancora da sviluppare in Italia, quello dell’impact investing. Se ne è dibattuto lo scorso 5 luglio in occasione del 2° Forum internazionale  Expoelette- delle donne al governo della politica e dell'economia- con il progetto “Innovazione e Competitività” dell’Università degli Studi di Torino e l’esperienza di Fondazione Sviluppo e Crescita CRT, Fondazione Paideia, Fondazione Cottino, Ferrero.
 


 
L’impact investing è un’attività di investimento in imprese, organizzazioni e fondi che operano con l’obiettivo di generare un impatto sociale misurabile e compatibile con un rendimento economico.
Gli elementi che caratterizzano l’impact investing sono:
  • l’intenzionalità dell’investitore di generare un impatto sociale;
  • l’aspettativa di un rendimento economico che motiva l’investitore; 
  • la flessibilità del tasso di rendimento atteso che può posizionarsi al di sotto del livello medio di mercato o allinearsi ai rendimenti di mercato;
  • la varietà degli strumenti finanziari utilizzati e delle forme di intervento che spaziano dal debito all’equity puro;
  • la misurabilità dell’impatto, fondamentale per assicurare trasparenza e accountability[1]. 

 
Il «cuore invisibile dei mercati». Così ci si riferisce all’impact investing nel primo rapporto[2] della Social Impact Investment Taskforce (SIIT), costituita durante la Presidenza britannica del G8 nel 2013 con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo degli investimenti ad impatto sociale e di armonizzarne la crescita, con l’auspicio che possano raggiungere nel mondo il primo triliardo di dollari nel 2020. Un lavoro che si è articolato anche a livello di singoli paesi attraverso Advisory Board nazionali. La SIIT è evoluta nel 2015 nel Global Social Impact Investment Steering Group al fine di promuovere l’impact investing anche a livello globale. In Italia, l’esperienza dell’Advisory Board nazionale è portata avanti, dal 2016, dall’associazione Social Impact Agenda, attraverso una «piattaforma che faccia convergere idee, proposte e sperimentazioni per nuovi modelli di attrazione di capitali e collaborazioni sugli investimenti ad impatto sociale».
 
Un interessante dibattito sul tema si è tenuto in occasione di Expoelette, il 2° Forum Internazionale delle donne al governo della politica e dell'economia, svoltosi il 5-6-7 luglio in Piemonte, presso il Castello di San Giorgio Canavese. Una giornata, quella del 5 luglio, dedicata all’evoluzione e all’innovazione nella filantropia, con sessioni di approfondimento, tra cui il seminario Le opportunità e le sfide dell’impact investment nel pubblico e nel privato, coordinato dal prof. Germano Paini, Responsabile del Progetto “Innovazione e Competitività” dell’Università degli Studi di Torino, progetto strategico sostenuto dalla Compagnia di San Paolo al fine di «creare network in tema di innovazione e lavorare in raccordo con i diversi attori della comunità universitaria e della ricerca, dell’imprenditoria e delle pubbliche amministrazioni e dei finanziatori della ricerca».
«Assistiamo a un passaggio dal grant-making per il riconoscimento al grant-making per l’impatto» afferma il prof. Paini che, a fronte delle testimonianze dei vari relatori, ha sottolineato l’esigenza di un adeguamento della normativa in materia, anche per recuperare il ritardo che abbiamo nell’uso di strumenti quali i social impact bond, di promuovere maggiormente un orientamento al bene comune e la relativa valutazione d’impatto sociale, di uno sforzo di affiancamento ai servizi pubblici per la co-costruzione di percorsi in grado di garantire una maggior sostenibilità nel tempo, superando l’episodicità dell’aiuto. La questione non si pone soltanto in termini di supporto finanziario, ma anche di vero e proprio know-how, vi è la necessità infatti di fornire capacità a supporto dei processi di impact investing, non solo e non tanto da parte delle Fondazioni, ma anche da professionisti ed esperti in materia. «Non si può più parlare di innovazione seguendo il modello della tripla helix, che identifica in soli tre soggetti la possibilità di generare innovazione, ovvero università, imprese e pubblica amminsitrazione. E’ chiaro che il mondo degli innovatori è ben più ampio, comprende anche makers, cittadini, venture philanthropists».
Uno spazio, quello dell’innovazione sociale, in cui intende posizionarsi anche la Camera di Commercio di Torino, procedendo in particolare alla misurazione e valutazione, ovvero alla certificazione, dell’impatto sociale, soprattutto alla luce della propria esperienza di Osservatorio di economia civile. Guido Bolatto, Segretario Generale afferma: «Come Camera di Cammercio, circa 10 anni fa abbiamo iniziato ad occuparci di economia civile, ad esplorare quella frontiera tra il profit e no profit, ad interessarci a quelle imprese che operavano con finalità sociali e anche alle realtà no profit che comunque presentavano degli elementi di business. Vedendo questo mondo non come un nemico, come spesso invece accade da parte delle imprese tradizionali. Nel 2016 abbiamo rinnovato il Comitato dell’Osservatorio dandogli un mandato molto più determinato in una direzione: l’innovazione. Crediamo che questo mondo abbia bisogno di rinnovarsi, sotto vari aspetti, a livello finanziario ma anche rispetto all’acquisizione di competenze manageriali e all’uso delle nuove tecnologie ». Il Segretario Generale ha tra l’altro ripercorso le criticità della normativa relativa all’impresa sociale, in particolare al fallimento del d.lgs. 155 del 2006, a seguito del quale solo 1.000 imprese hanno proceduto all’acquisizione della qualifica di impresa sociale, a fronte di oltre 100.000 imprese che potrebbero essere classificate come tali, tra le 22.500 organizzazioni no profit e le 88.500 imprese profit operanti nel sociale. Con la recente riforma del Terzo Settore sembrano invece aprirsi nuovi scenari per l’impresa sociale, con un rafforzamento del suo ruolo di soggetto chiave e un miglioramento degli aspetti fiscali.
 
Eterogenee le esperienze di impact investing restituite in occasione del seminario, a testimonianza di un ecosistema complesso e variegato, il cui sviluppo necessita la creazione di condizioni più favorevoli, grazie ad un intervento normativo che faciliti la creazione e la sperimentazione di nuovi strumenti e agevoli la mobilitazione di risorse in favore dell’imprenditorialità sociale. Condizioni peraltro ben delineate nelle 40 raccomandazioni contenute nel Rapporto La finanza che include.
 
Impatto sociale & innovazione finanziaria
Prima esperienza è quella di Fondazione Sviluppo e Crescita CRT, nata del 2007 da Fondazione CRT, con all’attivo molteplici interventi a carattere innovativo, in una logica di impact investing, in vari ambiti quali start-up, progetti di innovazione sociale, green economy. Impegno importante anche quello nel progetto di rifunzionalizzazione delle OGR Torino, tra i primi esempio di venture philanthropy[3] in Europa. «Noi abbiamo sostenuto, attraverso la partecipazione del privato, del pubblico e del terzo settore, una serie di progetti per cercare di mettere in campo delle azioni in un momento in cui si è venuto a creare un forte vuoto, dovuto sicuramente alla crisi economica, ma anche alla politica, ai governi, che non lo hanno saputo colmare. Attraverso la venture philanthropy si può arrivare all’erogazione di servizi che coinvolgono pubblico e privato con una maggiore efficacia», afferma Cristina Giovando, Presidente della Fondazione.
Il 12 giugno scorso, alla presenza del Ministro Orlando, è stato presentato lo «Studio di fattibilità sull’applicazione di strumenti pay by result per l'innovazione dei programmi di reinserimento sociale e lavorativo delle persone detenute», realizzato dalla Fondazione in collaborazione con Human Foundation e con il contributo del Politecnico di Milano, dell’Università di Perugia e di Kpmg. Partirà infatti da Torino la prima sperimentazione di finanza sostenibile in ambito carcerario, con l’auspicio che questo primo modello di Social impact bond possa essere trasferito anche altrove e in altri ambiti del welfare. «Dall’impatto sociale che si andrà a generare, ci sarà il ritorno del capitale ai soggetti investitori. Con la venture philanthropy entra in gioco infatti la valutazione, dobbiamo entrare, stakeholder compresi, in una modalità diversa di immaginare il welfare, dove la vera innovazione consiste nel promuovere una cultura della valutazione dell’impatto sociale», afferma ancora la Presidente. Il ruolo di osservazione, anticipazione e sperimentazione delle Fondazioni bancarie è ancora una volta determinante. Altri bandi sono stati promossi dalla Fondazione Sviluppo e Crescita CRT in un’ottica di impatto sociale, tra cui Innova con CRT a sostegno di nuova imprenditorialità, +Risorse, strumento di crowdfunding per la crescita delle organizzazioni del territorio in merito a progetti legati all’innovazione sociale, alla cultura e al welfare. 
 
Impatto sociale & Infanzia
Seconda esperienza quella di Fondazione Paideia che, da 24 anni, si occupa di progetti a tutela dei minori con disabilità e di famiglie fragili. La Fondazione nasce con l’intento dei fondatori, le famiglie torinesi Giubergia e Argentero, di restituire al territorio profitti generati dalla loro impresa, in un’ottica distributiva. Una fondazione patrimonializzata, in cui il 100% delle risorse attratte viene investito in progetti, grazie alla copertura dei costi di gestione con la rendita del patrimonio.
Un’importante iniziativa ha visto la creazione di un soggetto impegnato nell’erogazione professionale di micro crediti, nell’educazione finanziaria e nell’offerta di servizi di avviamento e accompagnamento all’impresa. Il direttore Fabrizio Serra afferma: «Fondazione Paideia ha promosso PerMicro, un’impresa fondata nel 2007, che negli anni ha attratto altri investitori e finanziatori, con l’obiettivo di evitare, a coloro che non hanno accesso al credito bancario tradizionale, la permanenza in uno stato di evasione dal mercato del lavoro. PerMicro ha erogato crediti per 112 milioni di €, ha generato 3.500  imprese, ha sostenuto e accompagnato 13.800 famiglie».
Altro progetto è Famiglia per una Famiglia, a sostegno delle famiglie con rischio di allontanamento di un minore dal nucleo di origine. «Abbiamo provato ad utilizzare uno strumento nuovo per problemi già noti. L’affiancamento familiare avviene in stretta collaborazione con il pubblico e genera un doppio impatto: in primo luogo, non abbiamo allontanato alcun bambino dal proprio nucleo familiare; in secondo luogo, l’allontanamento di un minore e l’inserimento in una struttura residenziale ha un costo alto per la pubblica amministrazione, circa 3.000€ al mese e dura in media 6 anni, l’allontanamento e l’inserimento in una famiglia affidataria ha un costo di circa 500€ al mese fino alla maggiore età, l’affiancamento familiare costa invece 100€ al mese e dura circa 12-18 mesi. L’obiettivo è quello di restituire delle competenze alla famiglia di origine perché possa ristrutturare la sua forza educativa nella gestione di minori in difficoltà», afferma il Direttore. Un modello nato a Torino, dove è poi diventato politica sociale, e che molte realtà italiane stanno sperimentando.
  
Impatto sociale & cultura d’impresa
Altra esperienza quella di Fondazione Cottino, soggetto filantropico nato nel 2002 per volontà di Giovanni Cottino con l’obiettivo di investire risorse in progetti di interesse sociale negli ambiti istruzione e formazione, ricerca scientifica e innovazione, solidarietà sociale. «Il nostro obiettivo è quello di promuovere cultura d’impresa ad impatto sociale. Se consideriamo i 5 elementi dell’impact investing definiti dalla Social Impact Agenda, possiamo dire di essere diventati degli impact investors. Agli esordi si era adottato un approccio filantropico più tradizionale orientata al grant-making, dopo 15 anni di esperienze e di errori possiamo dire di aver trovato un approccio che valorizza diversamente le variabili, per creare un volano e moltiplicare l’efficacia di un capitale filantropico. Riteniamo fondamentale dare accesso ad un capitale paziente ai futuri aspiranti imprenditori, in particolare nel nostro settore di interesse che è quello sanitario, nello specifico il biomedicale», afferma Giuseppe Dell’Erba, Direttore Generale. Le opportunità legate all’impact investing sono legate non soltanto al capitale paziente ma anche alla fornitura di ciò che rientra nel non financial support, ovvero quel capitale di competenze, relazioni, conoscenza, necessario per accompagnare i potenziali nuovi imprenditori. Una sfida è invece senz’altro quella di disporre di nuove tecniche e nuovi strumenti. 
 
Impatto sociale & CSR Corporate Social Responsibility
L’esperienza di Ferrero in termini di CSR risale alle origini dell’impresa, grazie a un particolare senso di responsabilità sociale del fondatore Michele, che si è tradotto in primo luogo in un grande rispetto e impegno verso i propri dipendenti, ormai 40.000 nei vari stabilimenti presenti da una parte all’altra del mondo. «Abbiamo creato delle imprese agricole nella filiera della nocciola, nostra materia prima strategica, e una decina di anni fa, su spinta di Michele Ferrero, delle imprese sociali in paesi difficili, in Camerun, India e Sudafrica. Direi che si tratta di imprese difficili non solo in paesi ma in aree difficili, nate non per un intento filantropico, ma proprio con l’obiettivo di fare impresa, per attivare un circolo virtuoso che creasse posti di lavoro e potesse migliorare le condizioni di vita del lavoratore e della famiglia. Oggi lavorano in queste imprese oltre 4.000 persone, di cui il 55% donne. Una parte degli utili viene reinvestita in progetti di utilità sociale, in collaborazione con le autorità locali e la Fondazione Ferrero, nata nel 1983», racconta Antonella Sottero, Direttore Generale Ferrero Česká s.r.o Repubblica Ceca. Altro progetto internazionale è Kindersport, volto a promuovere uno stile di vita sano e l’attività fisica di bambini e adolescenti, e che ha raggiunto finora 4 milioni di beneficiari. L’impegno dell’azienda è anche in ambito ambientale, sia a livello di materie prime, sia di impatto ambientale, ad esempio con una certificazione delle materie prime, che sarà del 100% nel 2020, un Codice di condotta per i fornitori, l’aumento di packaging ecosostenibile, una riduzione di sprechi e di emissioni di CO2. 
 
Risultano chiare, allora, le numerose potenzialità del fenomeno e le implicazioni concrete per un nuovo welfare, frutto di un percorso, auspicabilmente sempre più collaborativo, tra soggetti portatori di interessi e di competenze diverse e complementari. Destinazione: impatto sociale.  
 
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Ph: Rapporto Impact Investment: the Invisible heart of markets. Harnessing the power of entrepreneurship, Innovation and Capital for Public Good
 

 
[1]Rapporto “La finanza che include”, p.25
 
[2]Rapporto internazionale sugli investimenti a impatto sociale Impact Investment: the Invisible heart of markets. Harnessing the power of entrepreneurship, Innovation and Capital for Public Good
 

[3] «La venture philanthropy fornisce un pacchetto di capitale finanziario e non finanziario – in termini di consulenza – sviluppando un rapporto molto stretto fra ente erogatore e organizzazione beneficiaria, prestando particolare attenzione all’obiettivo finale, ovvero al conseguimento di un impatto sociale (Buckland, Hehenberger, 2014)». In Cantino V., Coni S., Fiandrino S., “Venture philanthropy: il supporto non finanziario a sostegno dell'imprenditorialità sociale. Il caso di Fondazione CRT”, Impresa Sociale, 7/2016