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Il MaXXI s’inchina all’outsider

  • Pubblicato il: 10/02/2012 - 10:42
Rubrica: 
FONDAZIONI E ARTE CONTEMPORANEA
Articolo a cura di: 
Federico Castelli Gattinara, da Il Giornale dell'Arte numero 317, febbraio 2012
A proposito di Marisa Merz

Roma. La rotazione delle collezioni del MaXXI Arte diretto da Anna Mattirolo offre nuovi spunti di riflessione con «A proposito di Marisa Merz», un focus sull’artista torinese, 80 anni compiuti l’anno scorso, attiva dai secondi anni Sessanta con l’adesione, insieme al marito Mario Merz, all’Arte povera, e sulla sua influenza sui successivi sviluppi dell’arte in Italia ma non solo. Il cuore della mostra allestita nella Galleria 4 è la grande installazione «Senza titolo» del 2009-10 da poco acquistata dal MaXXI e che presenta tutti i materiali tipici del lavoro della Merz: il rame, in uso fin dalla mostra d’esordio del 1966, l’argilla e la carta. È ancora una volta una meditazione sull’universo femminile, tema portante del suo lavoro come si evince anche dalle altre nove opere della Merz raccolte per l’occasione, sei in prestito dall’artista e tre in comodato da collezioni private di Roma e di Bari. Sulla scia di questa esplorazione dello specifico femminile, ma anche dell’impronta poverista della sua arte e di altri filoni di ricerca tutti intrecciati, quali la maternità, la gestualità, l’intimismo, il fluire del tempo, la mostra evidenzia influenze e legami con il lavoro di coetanei della Merz e degli artisti delle generazioni successive. Si vedono così, sino al 23 settembre, opere di Elisabetta Benassi, Alighiero Boetti, Jim Iserman, Ketty La Rocca, Luisa Lambri, Claudia Losi, Mario Merz, Paola Pivi, Rosemarie Trockel, Kara Walker e Franz West. Nato sulla scia dell’esperienza del Premio per la Giovane Arte Italiana che dal 2000 ha accompagnato la costruzione e la nascita del MaXXI arricchendone le collezioni, il Premio Italia Arte Contemporanea, giunto alla sua seconda edizione, si conclude nello stesso museo con la presentazione delle installazioni site specific dei quattro finalisti: il veneziano Giorgio Andreotta Calò e il marchigiano Patrizio Di Massimo (entrambi attivi ad Amsterdam), Adrian Paci, milanese d’adozione, e Luca Trevisani che si sposta tra Berlino e l’Italia. La giuria che li ha selezionati (Elena Filipovic, Udo Kittelmann, Anna Mattirolo, Jessica Morgan e Luigi Ontani), coordinata da Bartolomeo Pietromarchi, a marzo proclamerà il vincitore, al quale verrà dedicato un catalogo monografico e la cui opera entrerà a far parte della collezione permanente del museo. La mostra è allestita sino al 20 maggio nella Galleria 5, e le opere esposte spaziano dal tema del paesaggio e della città (Andreotta Calò) a una riflessione sull’identità nazionale tramite il confronto di opere musicali incompiute (Di Massimo), dalla funzione del rito (Paci) a uno studio sulla materia e la finitezza degli oggetti (Trevisani).

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da Il Giornale dell'Arte numero 317, febbraio 2012