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I musei tra sistema e distretto: verso un Brand Cultura Italia

  • Pubblicato il: 15/07/2016 - 16:45
Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Massimiliano Zane

Cultura e musei possono rimodellare le future politiche industriali del nostro paese? Ecco una nuova "Produzione del Valore" che emerge della 24esima Conferenza generale ICOM e dall'ultimo Rapporto "Io sono cultura" di Symbola e Unioncamere

 
"Museums today are an inspiration for the world,
they are the custodian of diversity culture in our planet [...]
Museums became incubators of progress"

Hans-Martin Hinz (ex-President of ICOM) at ICOM 24th General Conference
Museums and Cultural Landscapes 2016 - Open Ceremony

Essere promotori di ispirazione, custodi di biodiversità culturale e incubatori di progresso; aprirsi ad una visione stratificata ed organica dell'idea stessa di Museo e di Sistema Culturale come nuova base per un nuovo sviluppo. Queste le parole rivolte ai musei di tutto il mondo con cui Hans-Martin Hinz (ex-Presidente ICOM) ha aperto la 24esima Conferenza generale ICOM.
Il panorama e il peso dei rapporti e delle relazioni tra Patrimonio, Musei e Società è cambiato, e continua a cambiare; gli equilibri si sono spostati in maniera fluida, oggi più che in passato e in questo continuo mutare di prospettive e finalità, la centralità del ruolo istituzionale e identitario i Musei l’affermano e la rivendicano con determinazione “Il Museo oggi divenga specchio del territorio, centro di interpretazione, luogo di produzione, presidio di tutela territoriale attiva” (Daniele Jalla).

La coscienza collettiva negli ultimi dieci anni si è evoluta verso una nuova consapevolezza delle molteplici potenzialità dei “valori” della Cultura, in un'interazione sempre più massiccia tra le sue componenti, anche economiche: dai cambiamenti sociali e comunicativi (macrosociologica), alle implicazioni tra cultura e città/territorio (mesosociologica), fino ai comportamenti individuali di visitatori locali e non (microsociologica), si delineano nuovi piani di relazione, nuovi rapporti di forza tra anime differenti.
Al museo di oggi, in quanto entità dinamica e relazionale immersa nella società e che dalla società trae la sua ragion d'essere, si richiede quindi altrettanta consapevolezza dell'evoluzione del proprio ruolo e della propria identità; di farsi interprete, promotore e portavoce di questa evoluzione collettiva, perché "Museums change lives, they influence people way of life" (David Flaming). E se Volker Kirchberg, parlando del museo contemporaneo, afferma ”Oggi il Museo è al contempo prodotto e fattore della società”, Vittorio Falletti e Maurizio Maggi ne individuano il compito primario “nell'esser capace di pensare la complessità andando oltre le sue mura, individuando ruoli, dinamiche e problematiche complesse che lo riguardano attraverso le sue nuove responsabilità verso il Patrimonio e gli stakeholder che gli gravitano attorno”.

Da “conservativo”, il Museo è divenuto prima “collaborativo”, poi “partecipativo”, e ancora, in un binomio cultural-economico, “immersivo” da un lato, e “produttivo” dall'altro. E questa nuova considerazione del “valore” del Patrimonio e dei suoi componenti spinge al mutamento, ancora una volta, ma stavolta in una prospettiva armonica, alla riconquista della propria legittimità di rappresentazione, attraverso una nuova forma, propria e del Sistema di cui fa parte: “Reti” prima, “Distretti” poi, “i Musei sempre più approdano a nuove forme aggregative capaci di puntare sull'aspetto della Cultura quale generatore di economia e di un nuovo modello di sviluppo locale” (Pierluigi Sacco).
Il modello di offerta culturale che qui si prospetta, similmente al modello di distretto industriale che vede aziende ed enti territoriali coesistere e sviluppare nuove logiche sistemiche, si fonda su una prospettiva di aggregazione che mira a creare e relazionare veri e propri “nuclei culturali” con l'intero sistema territoriale che li ospita, ponendo beni e musei al centro di una ri-valutazione che li veda quali “patrimonio portatore di valore da mettere a valore”; perchè, se è vero che negli attuali scenari socio-economici, “le imprese che crearano un collegamento con il territorio in cui operano sono più pronte ad affrontare il mercato(rapporto Symbola, “Coesione è competizione”), è anche vero che, in questo contesto, il “valore” delle istituzioni museali e culturali, se riconosciuto, può divenirne un potente comburente, promuovendo al contempo un nuovo modello di sviluppo etico, efficace e sostenibile. In quest'ottica, dunque, acquistano rilievo economico-produttivo non solo le caratteristiche tangibili della sfera industriale di un territorio, ma anche quelle intangibili sociali e culturali peculiari che, se messe in corretta connessione, possono divenire un potente catalizzatore di creatività e risorse. Questa stessa prospettiva è ritrovabile anche dal rapporto “Io sono cultura 2016” della Fondazione Symbola e Unioncamere che indica ne “l’impatto delle attività culturali e creative propriamente dette, dai musei all’audiovisivo al design, ma anche del “creative-driven” -il manifatturiero evoluto- e l’artigianato artistico, un sistema che continua ad alimentare diversi comparti dell’economia italiana, in equilibrio tra saper fare, cultura, bellezza, valori sociali, territorio e tecnologie”.

Le nuove forme relazionali che questa logica sistemica mette in luce, possono spingere il momento gestionale aggregativo singolo, finito, verso nuove dimensioni di programmazione industriale allargata e connessa alla gestione del patrimonio e delle attività culturali, in una prospettiva che offra nuovi tool strategici volti a rinnovare capacità di immissione e creazione di valore agiunto (anche economico) attraverso nuove modalità di organizzazione multilivello. In questo senso, tanto il Distretto/Sistema Territoriale (gestionale o culturale), quanto quello Culturale Nazionale, sono chiamati a divenire generatori di nuovi strenghs all’interno di politiche industriali condivise; nuovi generatori di valore, capaci di orientare, sostenere e promuovere strategie di sviluppo e progettualità che vadano oltre il localismo particolaristico neo-tribale divenendo vettori di identità condivisa e di “attrattività” nazionale. Una prospettiva di “Brand Culturale” commista a quella di “Corporate Social Responsibility” delle imprese, che offre l'opportunità di rivalutare la potenzialità della filiera culturale, amplificando le attitudini di un determinato territorio e delle sue capacità – dirette ed indotte – di produrre “valore condiviso”; ed il Museo contemporaneo, così, diviene sempre più “unità potenziale”, componente strutturale essenziale e non più accidentale, non più frammento di un “totale” somma di più parti slegate, ma attivatore e generatore di integrazione complessa, elemento di un “unicum” basato e sviluppato tanto su singoli valori identitari, quanto su quelli comunitari, da cui prende origine e di cui si fa primario promotore.

Ed anche se permangono criticità e questioni aperte su logframe e limiti di indici e schemi interpretativi dei Distretti/Sistema attivi fin'ora (dalla mancaza di dati di analisi di lungo periodo sull'effetiva capacità di questi di generare concreto valore tanto economico quanto sociale sul territorio; alla fin troppa differenziazione e localizzazione dei metodi di progettazione fin qui sperimentati, spesso troppo statici e privi di circolarità retroattiva di analisi e progettazione complessa; fino alla scarsa ed eccessiva sinteticità degli strumenti ad-hoc, che rischiano spesso di eludere i principi cardine di partecipazione che dovrebbero animare progettazioni di sviluppo aggregativo come quelle descritte) trovare il modo di coadiuvare ed amalgamare i meccanismi culturali ed imprenditoriali più tradizionali a questa differente strategia di sviluppo è possibile. Si necessita però di un impianto del quadro normativo e istituzionale rinnovato, come prodromo al confronto di assetti di governance diversi ed alternativi che favorisca politiche multi- e inter-disciplinari che guardino a quelle dinamiche di innovazione capaci di facilitare lo scambio e le collaborazioni tra cultura e impresa; che sostenga e favorisca un approccio di negoziazione commista secondo un metodo di designing (dinamico), piuttosto che di design (statico); che consenta allo stesso tempo implementazioni pragmatiche, sperimentazioni creative e apprendimento contestuale; che vada oltre la pura attrattività e che valorizzi davvero il delicato e straordinario rapporto che esiste (solo) in Italia tra cultura e territorio, istituzioni museali -locali e non-, patrimonio e paesaggio.

Bibliografia:
ICOM 24th General Conference Museums and Cultural Landscapes - Annual Report 2015
Rapporto Symbola “Io sono cultura - L'Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”, 2016
A.Francesconi, G.Cioccarelli, Organizzare i distretti culturali evoluti, FrancoAngeli, 2013
L.Cataldo, Musei e Patrimonio in Rete, Hoepli, 2014
L.Cataldo, Dal Museum Theatre al Digital Storytelling, Franco Angeli, 2011
M.Paraventi, Il Museo Oggi, Hoepli, 2007
V.Golding, W.Modest, Museums and Communities, Bloomsbury, 2013
S.Watson, Museums and their Community, Routledge, 2008
V.Kirchberg, Museum Visitors and Non-Visitors in Germany: a Representative Survey, Poetics, 24.2: 239-258, 1996
V.Falletti, M.Maggi, l Musei, Il Mulino, 2012
AAVV a cura F.De Biase I pubblici della cultura, FrancoAngeli, 2014

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