Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

DSLcollection: quando la visita al museo diventa virtuale

  • Pubblicato il: 15/07/2018 - 00:00
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI E ARTE CONTEMPORANEA
Articolo a cura di: 
Alessia Zorloni
Dominique e Sylvain Levy si sono avvicinati al collezionismo circa trent’anni fa, passando attraverso l’arte classica e il design. Dal 2005 la loro collezione è focalizzata sull’arte contemporanea cinese con artisti come Zeng Fanzhi, Yang Jiechang, Zhang Huan e Qiu Shihua. Sin da subito, la coppia avverte il bisogno di mettere a disposizione del pubblico la loro collezione attraverso le tecnologie virtuali più sofisticate e nel 2016 presentano al pubblico il DSLcollection Virtual Reality Museum, il primo museo privato totalmente virtuale. In questa intervista Dominique Levy ci racconta la genesi della DSLcollection e il suo approccio al collezionismo.

Dominique e Sylvain Levy si sono avvicinati al collezionismo circa trent’anni fa, passando attraverso l’arte classica e il design. Ron Arad, Marc Newson, così come i maggiori designer italiani del secolo scorso hanno trovato dimora nella loro abitazione a Parigi. La svolta di DSLcollection, tuttavia, risale a dieci anni fa, quando la coppia decide di focalizzare la collezione sull’arte contemporanea cinese. Sin da subito, Dominique e Sylvain avvertono il bisogno di mettere a disposizione del pubblico la loro collezione attraverso le tecnologie virtuali più sofisticate. La coppia di collezionisti cerca infatti di condividere la propria collezione in diversi modi, attraverso social media come Facebook e LinkedIn, esposizioni virtuali, applicazioni per iPad, e-books e presentazioni 3D.
Nel 2016 hanno creato il primo museo di realtà virtuale: si tratta di un museo che consente al visitatore di muoversi all’interno dello spazio virtuale tridimensionale tramite apposita apparecchiatura (casco e comando remoto), dove le opere sono riprodotte nelle loro dimensioni reali. Il sistema di riproduzione virtuale consente la simultanea fruizione delle opere in diverse località remote, dove l’apparecchiatura per usufruire dell’esperienza virtuale può essere temporaneamente installata, all’interno di musei o eventi espositivi. Il DSLcollection Virtual Reality Museum è stato presentato per la prima volta in Italia nel 2018 durante la Milano Design Week, in un allestimento presso l’Asia Design Pavillion.
Less is more è il concetto che sta alla base della DSLcollection, che porta avanti una politica d’acquisto limitata, mantenendo il numero delle opere, ad un livello pressoché costante di 350 pezzi. «Cambiamo il 15% della collezione ogni anno — ci racconta Dominique Levy nell’intervista —. Solo così può rispecchiare la contemporaneità». Nel momento in cui un’opera non è più rilevante questa viene sostituita con un’altra. Questo procedimento, un vero e proprio processo organico in cui la collezione è in continua costruzione e ridefinizione di sé, le permette di rimanere fresca e al passo con il dinamico mondo dell’arte contemporanea cinese. Tutto ciò riflette la visione di Sylvain e Dominique Levy i quali credono fortemente in un’arte e in un collezionismo nomade e globale. In questa intervista Dominique Levy ci racconta la genesi della DSLcollection e il suo approccio al collezionismo.
 
Come nasce la DSLcollection?
La collezione nasce circa trent’anni fa quando io e mio marito abbiamo iniziato a collezionare arte moderna; siamo in seguito passati al design, per poi focalizzarci, dopo il nostro primo viaggio in Cina, sull’arte contemporanea cinese. In quell’occasione abbiamo conosciuto Lorenz Helbling, il fondatore di ShanghART Gallery, che ci ha iniziati a questa nuova avventura. Un elemento per noi molto importante è la condivisione della nostra esperienza con il pubblico, collezionisti e artisti; negli anni abbiamo incontrato tutti gli autori delle opere che abbiamo in collezione, visitando i loro studio e condividendo interessanti conversazioni e punti di vista sull’arte.
 
Qual è il fulcro della vostra collezione?
La DSLcollection riflette tutte le diverse scene locali che si sono sviluppate in Cina nel corso degli ultimi decenni. Abbiamo artisti che vengono da Pechino, Shanghai, Canton, Hangzhou – i maggiori centri nevralgici – ma anche da realtà piccole e persino artisti cinesi espatriati. Un buon 45% della collezione è costituito da pittura, il 30% da installazioni e la restante percentuale da video e fotografia. Ci sono anche molte opere dalle dimensioni importanti, come quella di Jia Aili di 6x15 metri. Collezioniamo sia artisti noti, sia giovani emergenti, perché avvertiamo il bisogno di sostenere le nuove generazioni di creativi. Commissioniamo anche dei lavori: finora circa 50 e l’intero iter creativo di ogni pezzo è stato filmato.
 
In base a quali criteri decidete se aggiungere un lavoro alla vostra collezione?
È fondamentale dare una direzione alla propria collezione ed è per questo motivo che abbiamo deciso di focalizzarci sull’arte contemporanea cinese. Abbiamo avuto la fortuna di essere consigliati dagli artisti stessi i quali ci forniscono sempre nuove prospettive e ci introducono al lavoro degli artisti contemporanei più interessanti. Ovviamente anche le gallerie giocano un ruolo fondamentale, soprattutto se si considera che i musei pubblici di arte contemporanea in Cina sono molto rari. Quando dobbiamo inserire una nuova opera in collezione il primo criterio che seguiamo concerne il lavoro in sé. Ci facciamo sempre questa domanda: “È un lavoro visivamente e concettualmente forte?” Per noi un lavoro forte è molto più importante di un nome famoso. Il secondo criterio riguarda l’artista e il suo background personale. Il terzo criterio riguarda l’interazione che può nascere tra un nuovo lavoro e quelli già presenti in collezione.
 
Avete mai venduto delle opere della collezione?
Abbiamo deciso di mantenere il numero delle opere in collezione, ad un livello pressoché costante di 350 pezzi, per questo cambiamo il 15% delle opere ogni anno. Nel momento in cui un lavoro non è più rilevante questo viene sostituito con un altro. In genere chiediamo agli artisti di sostituire le opere con nuovi lavori oppure alla galleria (se abbiamo acquistato li). Raramente vendiamo un lavoro in asta, solo quando questi due canali preferenziali non sono percorribili.
 
Come è possibile creare una collezione che abbia una personalità?
Innanzitutto, bisogna essere coerenti e non seguire le mode. Capita spesso che una collezione sia semplicemente una raccolta di oggetti. Per renderla significativa bisogna decidere che tipo di collezione si vuole creare, comprendendone innanzitutto lo scopo: arredamento, investimento, una collezione museale. Una volta stabilito l’obiettivo bisogna scegliere il genere di opere, che sia in linea con lo scopo principale e che rappresenti il gusto personale e l’anima del collezionista. È molto importante osservare, visitare musei, collezioni private, frequentare le aste e le gallerie; l’occhio va costantemente allenato e questo è il miglior modo per conoscere e raffinare il proprio gusto personale. Inoltre, non bisogna essere spaventati dalla possibilità di commettere errori quando si acquista, in quanto sono parte del processo; è impossibile costituire una collezione perfetta. Se non si sbaglia non si procede.
 
Se dovesse dare un consiglio ad un collezionista neofita su come selezionare le opere giuste...
Per selezionare le opere d’arte bisogna focalizzarsi sugli artisti in quanto individui, sul loro processo di pensiero e immaginazione, sulla loro abilità nell’esplorare nuove possibilità e strategie per vedere il mondo. Le opere d’arte da collezionare devono essere naturalmente collegate al genere di collezione scelto; inoltre se si vuole acquistare arte come forma d’investimento è importante acquistare un’opera che piaccia e che sia un pezzo con cui si convivrebbe anche in futuro; se invece si parla di una collezione di tipo museale allora il valore culturale e artistico dovrà guidarne la scelta. L’obiettivo deve essere quello di acquistare le migliori opere possibili rispetto al budget di cui si dispone.
 
Cosa vuol dire per voi collezionare?
Collezionare è qualcosa di più che una semplice raccolta di oggetti. È un’avventura personale, un arricchimento spirituale fatto di nuovi incontri. Collezionare è il modo attraverso cui una persona ordinaria ottiene una vita straordinaria. Ogni collezione ad un certo punto prende una direzione ben precisa ed è in grado di riflettere la personalità, i gusti musicali e letterari del suo proprietario, creando una connessione intellettuale, spirituale ed emozionale tra collezionista e collezione. Collezionare è un confronto emotivo, è sia sogno che trauma, è una forma di auto-scoperta.
 
DSLcollection è stata tra i pionieri che hanno scelto internet come piattaforma per promuovere la propria collezione. Cosa ne pensa dei social media e della realtà virtuale?
Penso che i social media siano uno strumento incredibile in quanto offrono infinite possibilità a tutti gli attori del mondo dell’arte. Forniscono una quantità di informazioni e permettono di entrare in contatto con gallerie e dealers. Penso che il digitale sia di grande aiuto per gli artisti, in quanto è la giusta piattaforma per esporre le loro opere e condividerle con un vastissimo pubblico. Avendo scelto un approccio museale, fin da subito ci siamo sentiti in dovere di condividere con il pubblico i lavori collezionati. Ecco perché abbiamo deciso di usare la tecnologia e di creare un sito. Anche se nulla può sostituire il contatto diretto con un’opera d’arte, DSLcollection usa spesso molti strumenti online per avvicinare alla collezione un pubblico sempre più ampio. Nostra figlia Karen partecipa alla gestione della collezione e si occupa dei social network come Twitter, Facebook, e il cinese WeChat. Queste nuove tecnologie stanno cambiando il tradizionale rapporto tra l’arte e il suo pubblico, creando nuove modalità di fruizione dell’opera, più interattive e basate sulla partecipazione.