Dalla catalogazione alla globalizzazione. La tecnologia al servizio dell’arte nella esperienza della Fondazione Federico Zeri
La recente pubblicazione 'Natura Morta' di Federico Zeri è l’occasione per discutere con Andrea Bacchi, Direttore della Fondazione, su progetti, soluzioni innovative tecnologiche e collaborazioni nazionali ed internazionali
Una Biblioteca d’arte con 46.000, volumi 37.000 cataloghi d’asta, una Fototeca con 290.000 fotografie di opere d’arte. Questo straordinario patrimonio è il lascito di Federico Zeri all’Università di Bologna con cui si era stabilito un positivo rapporto grazie alla collaborazione con la professoressa Anna Ottani Cavina. Attraverso la Fondazione a lui dedicata, istituita nel 1999 dall’Ateneo bolognese, si è sviluppato l’impegno di divulgare l’opera di Federico Zeri, conservare e valorizzare il suo lascito, rappresentare un centro di ricerca e formazione specialistica nel campo della storia dell’arte.
Per rendere quindi disponibile alla comunità scientifica il suo patrimonio, la Fondazione ha portato avanti in tutti questi anni un innovativo progetto per la catalogazione informatizzata e la messa online dei nuclei più significativi della fototeca e della biblioteca.
Sui diversi filoni di attività della Fondazione oggi parliamo con Andrea Bacchi, docente di Storia dell’arte all’Università di Bologna e membro del Consiglio scientifico dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione del MiBACT - a due anni dal suo insediamento come Direttore quando ha preso il testimone da Anna Ottani Cavina (oggi Presidente onorario e protagonista nell’avvio di questa esperienza) – e Francesca Mambelli, Responsabile Banche Dati della Fototeca Zeri, nella prestigiosa sede del Convento rinascimentale di Santa Cristina, nel centro storico di Bologna.
Il patrimonio culturale esiste se è conosciuto e la sua conoscenza è diffusa, è stato detto. Oggi il vostro database può essere considerato punto di riferimento per lo studio della pittura italiana nel mondo? E in questo contesto che ruolo ha la raccolta specialistica dedicata alla Natura Morta con lo specifico progetto di catalogazione informatizzata?
La Fototeca Zeri è uno straordinario archivio che conserva 290.000 fotografie di opere d’arte raccolte, annotate e ordinate da Federico Zeri in oltre cinquant’anni di lavoro ed oggi accessibile grazie alla realizzazione di una banca dati che sfrutta soluzioni tecnologiche innovative. Attualmente oltre 150.000 immagini di Pittura e Scultura Italiane sono consultabili liberamente online sul sito www.fondazionezeri.unibo.it. Per la ricchezza e scientificità dei dati (riconoscibili come “autorevoli” nell’ambito delle “digital humanities”) questo catalogo è oggi considerato il più importante database presente nel web dedicato all’arte italiana.
Per la raccolta dedicata alla Natura Morta, il 28 settembre scorso abbiamo presentato in anteprima a Firenze, in occasione della Biennale Internazionale dell’Antiquariato, la banca dati online sulla Natura Morta della Fototeca Zeri in corso di realizzazione. La previsione è che si possa rendere disponibile nel prossimo mese di aprile.
Si tratta di una raccolta unica per ricchezza e organicità (la sezione costituita da oltre 14.400 fotografie è la più importante al mondo dedicata a questo genere pittorico) che documenta dipinti dal XVI al XIX secolo, di scuola italiana, fiamminga, olandese, francese, spagnola, tedesca, austriaca. Proprio perché consapevoli dell’importanza di questi materiali abbiamo avviato un articolato progetto di catalogazione informatizzata realizzando il primo repertorio online specificamente dedicato alla natura morta.
Un database che si propone come strumento scientifico per studiosi, ricercatori, docenti e studenti, di immediata e facile consultazione anche per un pubblico più vasto e per professionisti e specialisti dei vari settori. Tra i punti di forza, la capacità di documentare l’interesse per la Natura morta da parte del collezionismo e insieme la possibilità di ricercare le opere attraverso un sistema appositamente studiato che consente di abbinare ai tradizionali criteri di interrogazione, i collegamenti ai singoli oggetti raffigurati (fiori, frutta, strumenti musicali, vetri, ceramiche). E’ così possibile individuare i dipinti all’interno del contesto, anche in casi di attribuzioni e datazioni incerte o controverse. Tutto questo grazie alla collaborazione di un team di specialisti come botanici, storici dell’alimentazione, musicologi, studiosi di arti decorative.
Come primo importante risultato di questo lavoro abbiamo presentato a dicembre scorso il volume La Natura morta nella Fototeca Zeri – realizzato con il contributo di UniCredit – con le prime riflessioni tratte da questo prezioso materiale.
Lo sviluppo della digitalizzazione influenza il ruolo scientifico, storico artistico e formativo della Fondazione?
Sì, moltissimo. Siamo partiti dalla costruzione del Catalogo e successivamente, grazie al sostegno di UniCredit, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna ed anche grazie ad una borsa ottenuta dalla Fondazione Getty, abbiamo investito moltissimo sulla digitalizzazione. Per questo noi storici dell’arte abbiamo dovuto allargarci a competenze ed esperienze tecniche. Realizzato un consistente nucleo di schede abbiamo dato avvio alla fase della valorizzazione (con le pubblicazioni iniziate nel 2007). La catalogazione è stata quindi il primo passo per arrivare a ricostruire ed approfondire la figura e gli studi di Federico Zeri.
Sono nate figure professionali nuove. Siamo partiti con bibliotecari e storici dell’arte per poi capire che la sfida era la digitalizzazione e per farla nel modo più efficace erano necessarie anche tecnologie e competenze specifiche.
La dott.ssa Mambelli rappresenta oggi queste competenze: la storia dell’arte, la tecnologia informatica e poi la conoscenza della fotografia, della storia della fotografia, della sua conservazione. Una professionalità che negli anni 90 non esisteva e che abbiamo sviluppato perché crediamo che il futuro degli archivi fotografici va in questa direzione.
Fra gli storici dell’arte della sua generazione, Zeri era il più internazionale. Quali sono oggi i rapporti e le collaborazioni della Fondazione con le istituzioni culturali estere
Partecipare a banche dati e piattaforme internazionali, investire sulle tecnologie digitali e sulla libera accessibilità online ai materiali per la ricerca sono state scelte vincenti, oggi riconosciute in ambito internazionale. Dal 2008 la Fondazione Federico Zeri è partner e content provider di Europeana (http://www.europeana.eu), la Biblioteca Digitale Europea, avendo partecipato alla sua costituzione. Contribuiamo con 50.000 immagini digitali di opere di pittura italiana dal XIII al XVII secolo. Siamo presenti nella banca dati di ARTSTOR (http://www.artstor.org), una piattaforma specializzata nella storia dell’arte utilizzata da istituzioni culturali e università americane. Dal 2012 la Fondazione - unica istituzione italiana - è parte di PHAROS Consortium (PHoto Archives Research Online Searching) un network che comprende i 14 più importanti archivi fotografici del mondo e un patrimonio complessivo di 31 milioni di immagini, per la documentazione storico artistica con l’obiettivo di realizzare una piattaforma online che unisca le risorse digitali dei singoli istituti e diventi strumento di ricerca, multilingue e interattivo, per l’intera comunità degli storici dell’arte.
La Fondazione intrattiene in Italia rapporti di collaborazione con istituzioni culturali e fondazioni pubbliche e private?
Fin dall’inizio ci siamo confrontati con istituzioni simili a noi, punto di riferimento per gli studi storico artistici, come la Fondazione Roberto Longhi, Villa i Tatti, il Kunsthistorisches Institut a Firenze e l’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti. Attualmente abbiamo intrapreso collaborazioni per progetti specifici con il Centro studi sull’arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti di Lucca, la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, l’ICCD del Ministero per i Beni e le Attività culturali.
Quali sono i nuovi progetti in gestazione della Fondazione?
Altri progetti legati alla Fototeca, in particolare acquisizioni di altri Fondi fotografici. In precedenza è stata un’attività collaterale ma adesso viene ad assumere un rilievo importante per lo sviluppo della raccolta. Abbiamo avuto la possibilità di accedere a materiali abbastanza complementari rispetto alla nostra raccolta ma anche diversificati su cui pensiamo di poter lavorare alla digitalizzazione ad integrazione della nostra banca dati. Ci sembra interessante soprattutto perché questa è la logica “progressiva” con cui Zeri ha realizzato la sua Fototeca.
Le acquisizioni sono anche il frutto dell’autorevolezza che ci siamo costruiti. Il lascito della Fototeca di Zeri all’Università di Bologna avrebbe potuto rimanere custodito nei depositi come è avvenuto per altre raccolte. La valorizzazione infatti richiede risorse oggi ancor più che nel passato, perché c’è una nuova consapevolezza della fotografia come opera d’arte che quindi richiede una serie di impegnativi requisiti di conservazione, catalogazione e sistemazione archivistica. Attualmente acquisire una fototeca richiede un investimento rilevante e un impegno di risorse notevolissimo.
Che ruolo hanno collaborazioni e sponsorizzazioni culturali nella vostra attività?
Abbiamo contributi che ci derivano naturalmente dall’Università, inoltre dal Ministero per i Beni Culturali e dalla Regione Emilia-Romagna.
Abbiamo inoltre mantenuto il sostegno, anche se più esiguo, di UniCredit e Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Ora vi è l’esigenza di organizzare in modo più strutturato operazioni di fundraising che attirino nuove risorse.
Una domanda forse ricorrente: l’Art bonus può avere effetti positivi sulle vostre iniziative?
I benefici dell’Art bonus intervengono sugli aspetti legati alla conservazione del patrimonio ma non si estendono ad esempio ai costi di una mostra virtuale, di borse di studio, ecc.
Da quest’anno la Fondazione Federico Zeri rientrerà tra gli enti beneficiari dell’Art bonus per progetti, per esempio, come la digitalizzazione e valorizzazione della Fototeca o per l’incremento della Biblioteca.
Il grande gesto di Federico Zeri è stato quello di lasciare i propri beni a un’istituzione pubblica. Come vede oggi la collaborazione in campo culturale tra privato e pubblico?
Indispensabile! A patto che si attivino circuiti davvero virtuosi.
Qual è il rapporto della Fondazione con la città? Ha riflessi sulla vostra attività il nuovo clima culturale bolognese?
Cerchiamo di consolidarci in questa realtà con attività di alta divulgazione proprio pensate per la città (incontri, conferenze, presentazione di libri). Abbiamo una collaborazione con la Cineteca per una rassegna cinematografica legata al mondo dell’arte. Nel 2015 abbiamo tenuto tre incontri su filmati dedicati a grandi storici dell’arte come Longhi Ragghianti e Zeri. Quest’anno ci sarà la mostra di Pietro Poppi sulla fotografia storica in San Giorgio in Poggiale dove sono conservati i Fondi fotografici della Fondazione Carisbo.
A due anni dal suo insediamento quali sono gli aspetti più stimolanti e significativi di questa sua esperienza?
Una linea di continuità perché io collaboravo già dal 1998. Fino ad un certo punto ci si è dovuti focalizzare sulla catalogazione. Oggi sempre di più possiamo diversificare la nostra attività e quindi puntare più sulla formazione e la didattica. Abbiamo aumentato il numero dei corsi di fotografia e di storia dell’arte, abbiamo rafforzato il campo delle pubblicazioni diventando editori, svolgiamo servizi di consulenza, cerchiamo di dare più visibilità e più forza a questi aspetti. Se possiamo farlo è perché abbiamo alle spalle quegli anni “duri e puri” di catalogazione. E questa è un’evoluzione del tutto naturale.
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Andrea Bacchi è professore di storia dell’arte all’Università di Bologna. Dal 2014 è direttore della Fondazione Federico Zeri. E’ autore di numerose pubblicazioni e curatore di mostre sui temi della scultura italiana, con particolare attenzione per quella di epoca barocca.
E’ tra i fondatori della rivista “Nuovi studi” e membro del Consiglio scientifico dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione del Ministero dei beni e delle attività culturali.
Francesca Mambelli si è laureata in Lettere nel 1998 a Ferrara. Dopo una borsa all'Istituto Warburg ha frequentato la Scuola di specializzazione in Storia dell'arte all'Università di Bologna.
E’ responsabile delle banche dati della Fondazione Federico Zeri, si occupa di progetti di catalogazione e di problematiche relative alla conservazione e gestione di archivi fotografici di storia dell’arte.
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