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DA SPAZIO VUOTO A IMPRESA CULTURALE

  • Pubblicato il: 14/06/2016 - 16:53
Rubrica: 
DOVE OSA L'INNOVAZIONE
Articolo a cura di: 
Giovanni Campagnoli

Prosegue Hangar Piemonte, il progetto voluto dall’Assessorato alla Cultura e Turismo della Regione Piemonte. Un'attività di formazione diffusa sul territorio regionale con momenti di studio e di approfondimento dedicati alla cultura con l’obiettivo di sviluppare capacità imprenditoriali e visione progettuale. Ne parla Giovanni Campagnoli, autore del libro 'Riusiamo l'Italia'

 

Il nostro Paese è passato, nel giro di pochi anni, da un’Italia formata da persone senza spazi, ad una realtà di spazi senza più persone. Si costruisce con la velocità di consumo del suolo di 8 metri al secondo, l’urbanizzazione è cresciuta tra il Dopoguerra ed il 2000 del 400%, mentre la popolazione del 27%. La svalutazione dei beni immobiliari proprio per questo incremento di offerta sul mercato (che ne provoca un calo dei prezzi), ha causato una crisi di “sovra produzione”, che – come negli Usa ed in Spagna – è stata l’origine di difficoltà ben più complessive nel sistema economico, innescando crisi non solo di fine ciclo, quanto piuttosto strutturali. Non è un caso che questa fase perduri dal 2008 e che oggi il Paese si ritrovi un patrimonio di oltre sei milioni di beni inutilizzati o sottoutilizzati (significa più di due volte la città di Roma vuota), tra abitazioni (5 milioni) ed altri immobili pubblici, parapubblici e privati, come ex fabbriche e capannoni industriali dismessi, ex-scuole, asili, oratori e opere ecclesiastiche chiuse, cinema e teatri vuoti, monasteri abbandonati, spazi di proprietà delle società di Mutuo Soccorso e delle Cooperative Case del Popolo, Cantine Sociali, colonie, spazi comunali chiusi (sedi di quartiere, ospedali, Scuole ed altri spazi di proprietà quali lasciti), stazioni impresenziate, Case cantoniere non utilizzate, beni confiscati alla mafia, "paesi fantasma". E la lista dell'Italia lasciata andare a se stessa sarebbe ancora lunghissima.
 
 
Fig. 1: Le tipologie di spazi vuoti oggi in Italia
 
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Secondo il Censis, siamo un Paese dal “capitale inagito” proprio perché l’Italia riesce solo in minima parte a mettere a valore il ricco patrimonio culturale di cui dispone (330 miliardi di euro). Senza contare il valore economico dei patrimoni potenzialmente oggetto di lasciti ad istituzioni di beneficenza entro il 2020, che si può stimare in circa euro 105 miliardi, corrispondenti ai patrimoni di circa 340 mila famiglie, che non hanno figli e parenti, conviventi al momento della morte (v. più avanti Fig. 3).
Oggi però, la crescente disponibilità di spazi è dovuta anche a cambiamenti e trasformazioni dei processi produttivi, con i nuovi concetti di manifattura, andando ed evidenziare che il sistema di produzione / distribuzione dei beni che ha dominato gli ultimi 60/70 anni, potrebbe non essere l’unico, di certo non è già il più efficiente… Sono tutti segnali di una transizione da una economia ad un’altra, che in generale segnalano la fine di una società basata solo su logiche (e pensieri) industriali e statalisti…. Questo ripensamento di modelli, porta avanti anche una diversa concezione delle città e dell’abitare, dove la crescita di “spazi ibridi”, ora luoghi marginali o “residui della storia”, segnala che qui si stanno scrivendo pezzi di futuro, fatto di innovazioni, micro-impresa e talenti creativi, accompagnato sempre dalla partecipazione e dal coinvolgimento delle comunità [www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2014-12-21/spazi-vuoti-rianimati-star.... Sono percorsi trasversali per geografia e funzione d’uso originaria degli spazi (v. Fig. 2), accomunati dal presentare una vocazione culturale e creativa innovativa, occasioni di nuova socialità e di percorsi partecipativi dal basso. Con un obiettivo: riempire i vuoti di passioni, idee, talento, competenze. [www.riusiamolitalia.it]
 
 
Fig. 2: Le vocazioni originarie delle best practices censite dalla ricerca di “Riusiamo l’Italia”
 
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Anche la Fig. 2, potrebbe indurre il pensiero che oggi il tema del riuso / rigenerazione degli spazi possa avere come suo naturale “terreno di gioco” principalmente quello delle città, specie quelle medie e grandi, lì dove il fenomeno del vuoto è ben visibile e diffuso a causa i tanti “scheletri” di edifici ex industriali, caserme, case sfitte o invendute, oltre a strutture pubbliche vuote ed abbandonate e, sempre più, anche spazi del terziario chiusi (uffici e banche in primis). In realtà, il tema del riuso / valorizzazione dei luoghi riguarda sempre più spesso anche piccoli centri, molto anche il Sud Italia, spesso anche aree interne e non solo quelle metropolitane. Questa dimensione legata alla “innovazione sociale” non presenta infatti aspetti di “divide” tra Nord e Sud, tra centro e periferie, metropoli e aree interne. Lo dimostrano anche i dati dell’ultimo bando Culturability/Fondazione Unipolis: dei 522 progetti presentati - da quasi 3.000 under35 - su altrettanti beni da riusare già disponibili, ben un terzo provenivano da Puglia, Sicilia e Campania. Non solo: l’anno prima le istanze provenivano per il 40% da piccoli Comuni e per il 60% da città capoluogo di provincia. Conferme a questa analisi arrivano anhe dai risultati del bando ministeriale “Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici” che puntava a sostenere il recupero di spazi comuni (nelle quattro Regioni del Sud a “Obiettivo convergenza”), al fine di restituirli al territorio, dando impulso all'imprenditoria giovanile e all'occupazione sociale. Risultati: ben 590 domande pervenute, finanziando poi 66 progetti per circa 200.000 euro ciascuno.
Il riuso / valorizzazione di spazi vuoti è dunque un fenomeno che si attiva sempre più spontaneamente, sempre più a partire da cittadini che spesso sono gruppi di giovani “pionieri” e da tanti altri team di innovatori culturali e sociali. Tutto ciò rimane ancora “sotto traccia”, ma – cominciando a guardare anche ai contenuti che prendono vita in questi contenitori - sempre più si ha la sensazione di essere di fronte a segnali di un modello socio-economico basato su nuovi paradigmi e valori, che cominciano a delinearsi. Così si assiste alla nascita di “fabbriche della conoscenza”, di co-working, incubatori ed acceleratori, green building, nuovi luoghi di arte e cultura, di welfare e nuovi sport, spazi di start up, arrivando a forme sempre più spinte di sharing economy (dove l’uso prevale sulla proprietà), di valorizzazione di intangibile assets (a partire da conoscenza e formazione), di fonti rinnovabili, di rigenerazione urbana e riuso anche temporaneo, di azioni di social and cultural innnovation. Tutto ciò esprime le direzioni verso le quali si sta andando, senza dimenticare un fatto fondamentale: le esperienze di riuso attivate, hanno visto spazi luoghi trasformarsi in beni comuni, “pubblici”, mai divenuti “luoghi privati” o “per pochi”. Prevale il cooperare, il condividere (che si esprime con i termini di co-working, sharing, wiki, crowdfunding, wiki) ed un approccio interdisciplinare alla soluzione dei problemi, dove le conoscenze sono uno strumento per la soluzione dei problemi e non la soluzione, vista la complessità degli stessi. [www.fondazionefeltrinelli.it/wp-content/uploads/2015/07/Lo-Skyline-delle...
 Questo è un cambiamento forte nel sociale, quando la corsa da parte di molti attori era a cercare luoghi ad uso esclusivo… Oggi questi progetti innovativi che rigenerano e danno nuova vita a spazi, propongono un mix di più dimensioni in quanto hanno a che fare con questioni legate a cultura, arte e creatività, innovazione, misurazione dell’impatto sociale, welfare, sviluppo di collaborazione e reti, sostenibilità economica, occupazione giovanile.
La rinascita e il riuso dei “vuoti” urbani e non, di edifici, siti industriali, aree abbandonate o sottoutilizzate a partire dalla cultura e dalla creatività, è quindi un tema di rilevante attualità, che sta assumendo una dimensione quantitativa e qualitativa importante (vedi Fig. 3), anche ai fini occupazionali.  Secondo le stime dello scorso rapporto Censis, in Italia, il numero di lavoratori nel settore della cultura (304.000, l’1,3% degli occupati totali) è meno della metà di quello di Regno Unito (755.000) e Germania (670.000), e di gran lunga inferiore rispetto a Francia (556.000) e Spagna (409.000). Invece, in molte di queste iniziative legate al riuso / valorizzazione, la cultura può rappresentare il punto di partenza per avviare progettualità dal forte impatto sociale, con processi di collaborazione e co-progettazione tra cittadini, organizzazioni private e istituzioni pubbliche.
 
 
Fig. 3 I numeri del riuso

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In questi percorsi, vengono messe in campo piani di sostenibilità economica con startup sociali e culturali composte molto spesso da under35, che puntano alla diversificazione delle entrate, dipendono sempre meno da enti pubblici e sono più autonomi, grazie alla raccolta fondi, alle fondazioni ex bancarie, alla partecipazione a bandi, alla ricerca e coinvolgimento di nuovi pubblici. I “numeri del riuso” dicono oggi di 5.000 esperienze attivate, con 1  miliardo di euro di fatturato annuo, dove emerge però – di interessante – che questi sono tutti posti di lavoro nuovi, “creati” la dove prima c’era uno spazio vuoto. Non solo: in queste esperienze, emerge la capacità di questi progetti di fungere da moltiplicatore di contributi pubblici, là dove vengono erogate, generando da tre a cinque volte tanto, a partire dal terzo anno. [www.comune.scandicci.fi.it/rassegne/bancadati/20160229/SIM1064.PDF]
Infine due osservazioni sul settore dei beni culturali. Il nostro è anche il Paese dalla “bellezza diffusa”, non solo nelle città, ma nei piccoli centri delle aree interne e (v. Fig. 4) che rischia – anche in questo caso – di portare ad una situazione di “crisi di offerta”. La domanda però sembra molto interessante: il Censis, rileva infatti che gli Italiani si aspettano quale maggior impulso al miglioramento della loro vita, proprio la riqualificazione del patrimonio storico/artistico nazionale.
 
Fig. 4: Le dimensioni della “Bellezza diffusa” in Italia
 
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Nonostante la crescente diffusione di queste esperienze, sono ancora molte le criticità, a partire dal rapporto con la “finanza”, piuttosto che la carenza di una formula giuridica appropriata (soprattutto nella gestione dei rapporti con l’Ente Pubblico), quanto ad aspetti legati alla progettazione in “ambienti low cost” ed in situazione incerte, sempre “in via di definizione”, piuttosto che questioni relative alla sostenibilità economica e finanziaria di medio lungo periodo (oltre lo start up quindi), agli aspetti di governance e di organizzazione in situazioni per lo più informali, partecipative, orizzontali, per non parlare poi degli aspetti burocratici autorizzativi che in questi spazi a “vocazione indecisa” possono costituire veri e blocchi ai percorsi. Le gestioni di questi spazi, quasi tutte stressate dal “qui e ora”, dall’urgente/importante, dal problem solving dell’emergente, lasciano meno spazi di pensiero strategico di sviluppo, mettendo in luce difficoltà di coordinamento tra queste esperienze (ad oggi non esiste un network formale di questi luoghi, mentre prevalgono – e sono ben salde - relazioni informali).
 
 
 
Giovanni Campagnoli
Giovanni Campagnoli, lavora in Hangar Piemonte, il programma di sostegno all’innovazione culturale della Regione. Docente di economia dai Salesiani, bocconiano e autore di “Riusiamo l’Italia” (Ilsole24ore), si occupa sempre di più di progetti di trasformazione / valorizzazione di spazi vuoti, in luoghi “non convenzionali” di incubazione di start up giovanili innovative, a vocazione creativa, sociale, culturale. E’ anche direttore della Rete Informativa Politichegiovanili.it e su questi temi opera anche come consulente e formatore per Enti Pubblici e Organizzazioni No Profit.
 
 
Free book, strumenti utili ed opportunità sul tema del riuso
Riusiamo l’Italia, Ilsole24ore: https://www.facebook.com/Riusiamolitalia
Cittadinanza attiva: Free Book:  "Disponibile! Il diritto dei cittadini a riusare gli spazi abbandonati": http://freebook.edizioniambiente.it/libro/109/Disponibile
Legambiente / Lega Coop: free book “Beni pubblici, valori comuni”, http://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/beni_pubblici_valori_...
Fondazione Brodolini: Free Book:  “Laboratori urbani. Organizzare la rigenerazione urbana attraverso la cultura e l’innovazione socialehttp://openincet.it/laboratori-urbani-organizzare-la-rigenerazione-urbana-attraverso-la-cultura-e-linnovazione-sociale/
Temporiuso: Manuale di riuso temporaneo degli spazi: www.temporiuso.org
I risultati della valorizzazione / riuso di spazi a Milano: www.postdegrado.com
Bando Aree urbane degradate: Pubblicato sulla Gazzetta il decreto da 500 milioni per le periferie (scadenza 31 agosto 2016): http://www.lavoripubblici.it/news/2016/06/EDILIZIA/Aree-urbane-degradate...