Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

CULTURA DELL’ACCOGLIENZA. LEZIONI DI ACCESSIBILITÀ UNIVERSALE

  • Pubblicato il: 14/04/2017 - 11:52
Autore/i: 
Rubrica: 
CONSIGLI DI LETTURA
Articolo a cura di: 
CS

Cultura accessibile è sinonimo di società inclusiva. Torino è considerata un modello. Grazie al progetto concepito da Fondazione Paideia (realtà che si occupa di persone con disabilità e delle loro famiglie) e Fondazione CRT, 600 operatori museali nei diversi ruoli, provenienti da tutta l’Italia, sono stati formati in 4 anni all’accoglienza senza barriere architettoniche, cognitive e relazionali, “che possono generare tensioni, incomprensioni”. Il racconto di una best practice che va oltre i confini regionali e nazionali, riguarda il pubblico di prossimità, ma guarda anche al Turismo for All, è raccolto in un volume corale che da voce agli esperti scientifici e agli operatori che costruiscono l’esperienza, in cui la relazione come elemento cardine della soddisfazione del pubblico, affichè sia garantita a tutti la possibilità di vivere esperienze culturali piacevoli, rilassanti, edificanti.
 


Secondo il primo rapporto mondiale sulla disabilità di OMS e Banca Mondiale (2011), le persone con disabilità nel mondo sono oltre un miliardo. Si stima che in Italia siano 3 milioni.  Persone con dotazioni psico-fisiche e intellettuali diverse possono trarre dall’esperienza culturale, commisurata alla loro capacità, arricchimento e dignità. L’approccio inclusivo rappresenta una forma efficace di contrasto all’emarginazione e di arricchimento delle comunità dai contributi dei singoli. E’ un processo bi-direzionale in cui l’empowerment individuale potenzia il gruppo. Un processo concepito per la disabilità aumenta l’attenzione alla persona,  diventa valore per tutti, famiglie, singoli individui. La disabilità diventa risorsa.
Negli ultimi dieci anni l’accessibilità museale ha fatto passi da gigante e Torino fa scuola. Non si tratta soltanto di innovazione tecnologica anche se è strabiliante ciò che possiamo fare oggi con il nostro smartphone: con  Qrcode (il codice a barre leggibile con una app) e l'Nfc (connessione alla rete internet) accediamo ad audio e video descrizioni, anche in LIS-Lingua degli segni, per fruire di opere d’arte. Strumenti di accessibilità universale, che creano valore  e moltiplicano l’esperienza di visita di chiunque, senza ghettizzare persone con bisogni speciali da soddisfare.
L’introduzione della tecnologia, ma soprattutto la strategia di accessibilità culturale, formazione degli operatori museali, continua sperimentazione sono state rese possibili dalla ricerca continua  e dall’alleanza tra le associazioni che tutelano i diritti  e rappresentano le persone disabili,  tra cui la CPD-La Consulta delle Persone in Difficoltà, l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, l’Istituto dei Sordi, le amministrazioni pubbliche, le istituzioni culturali e le fondazioni private e di origine bancaria del territorio.
Grazie alla Fondazione Paideia (delle famiglie Giubergie e Argentero, impegnata a offrire aiuti concreti a bambini e famiglie in difficoltà), dal 2012 sono stati formati a Torino 600 operatori museali di tutta l’Italia, con psichiatri ed esperti della comunicazione, che come afferma Paola Traversi, responsabile delle attività educative del Museo del Cinema  “30 persone del nostro museo, con ruoli diversi e complementari; competenze che  sono servite a progettare cambiamenti organizzativi e attività inclusive”, dando un grande contributo per “la qualità dell’esperienza e per evitare conflitti generati dall’incomprensione tra le richieste espresse dalle persone e dai loro familiari e gli  operatori. Il cambiamento si vede su tutti, sono state attivate promozioni dell’apprendimento indiriretto, facendo da cassa di risonanza e contaminando i colleghi”.
Dall’esperienza, seguita e sostenuta da Fondazione CRT, è nato un libro per favorire la cultura dell’accoglienza, superare gli stereotipi e comprendere quali processi, presupposti metodologici di progettazione partecipata, competenze comunicative e strategie di valutazione siano necessari per migliorare il servizio. “Un percorso formativo che sottolinea il ruolo di cura e di relazione degli operatori museali con il fine di dare profonda valenza agli aspetti emotivi dell’esperienza culturale, senza cercare scorciatoie. Tutti sentiamo l’attitudine alla cura, ma senza competenze specifiche ci sentiamo imbarazzati di fronte alle diversità. E’ la differenza tra l’essere addetti alla vigilanza tra operatori dell’accoglienza”.
Il libro dà valore alle testimonianze degli operatori che continuano a sperimentare. Proprio il Museo del Cinema sta lavorando che sull’accessibilità delle mostre temporanee. E’ in corso la quarta mostra con accesso facilitato verso il pubblico non vedente: con   "Tonalità tangibili. Peretti Griva e il pittorialismo italiano", 250 fotografie nella sala del tempio e lungo la scala elicoidale della Mole Antonelliana vengono fatte “vedere” ai non vedenti, attraverso pannelli visivo-tattili lungo il percorso espositivo che riproducono in rilievo gli elementi dell’immagine,  corredati da Qrcode e Nfc riconoscibili al tatto, didascalie in Braille.  Nel 2015, già la Biennale Italia-Cina, al Mastio della Cittadella, era stata concepita in accessibilità totale, grazie a Fondazione Fitzcarraldo in alleanza con le associazioni: tre mesi di attività di laboratorio di apprendimento collettivo.
Come rendere accessibile l’emozione di un’opera? Tra i principali studiosi, il filosofo rumeno, naturalizzato francese  Evgen Bavcar sostenitore del "diritto universale alla visione" come spiega Francesco Fratta, punto di riferimento in questa progettazione,  componente della Direzione Nazionale dell'UICI e responsabile della Commissione Accessibilità ai beni culturali e servizi librari.  "Il processo immaginativo avviene per tutti attraverso il nostro corpo nella sua interezza" spiega Fratta al Corriere della Sera[1] che ha dedicato all’accessibilità universale a Torino un servizio. "Il corpo vede in base a un sentire che è il risultato di più input, sensoriali, emozionali, esperienziali. Ognuno si fa un'immagine delle cose indipendentemente da ciò che i suoi occhi vedono. In questa formazione dell'immagine mentale, la parola è fondamentale perché indica, mette in risalto elementi percettivi, sottolinea le relazioni. La parola richiama esperienze e conoscenze, eventuali valenze simboliche, evoca atmosfere ed emozioni. Ecco perché  siamo molto attenti ai testi.” L'esperienza sta insegnando che solo l'unione intelligente di tecnologia, modello tattile e parole, fa fare il salto di qualità all'accessibilità delle opere pittoriche e fotografiche.  Questi percorsi sono possibili grazie a” investitori illuminati, tra i quali  la Compagnia di San Paolo”, come afferma Traversi, “che hanno creduto nel progetto. Una mostra accessibile a tutti è un  passo avanti e attira visitatori da tutta Italia e numerosi stranieri,  interessati a capire come superiamo le  barriere comunicative”.
La Cultura dell’accoglienza di Torino  è frutto di una lunga strada. Nel 2009 il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli ha realizzato il primo Dizionario al mondo per l’arte contemporanea nella lingua dei segni, con 80 neologismi. Dal 2010, con la Cdp lo stesso museo ha varato un "Tavolo di confronto sulla cultura accessibile", con oltre 45 istituzioni, associazioni e operatori culturali si confrontano sulle tematiche dell'accessibilità della cultura a tutti i pubblici[2] che hanno elaborato un “Manifesto” di impegno e avviato numerosi percorsi, cresciuti nel tempo. “Il Parco arte Vivente, adotta didascalie in corpo sedici, traduzioni in Braille, mappe tattili degli spazi museali e delle opere in mostra, visite guidate che hanno trasmesso chiare indicazioni spaziali e oggetti concreti da esplorare attraverso il tatto e laboratori che esaltano tutti i sensi, percezioni olfattive, uditive, tattili e soprattutto immaginifiche” riferisce Fratta che ha formato lo staff.
Percorsi accessibili si trovano  a Palazzo Reale, al Castello del Valentino, alla Galleria d'arte moderna, al Museo del Risorgimento, alla Reggia di Venaria, al Castello di Rivoli,  a  Palazzo Madama, dotato di  audioguide e postazioni multimediali per sordi e non vedenti,  creato con la Onlus Tactile Vision anche  nelle tre aree del  giardino: Orto (hortus),  Bosco e Frutteto (viridarium) e  Giardino del principe (iardinum domini) e dalla torre, chiunque, può godere della vista della città, con pannelli che mettono in rilievo “edifici, colline e montagne e luoghi di interesse." La  Fondazione Sandretto Rebaudengo  alla presenza di persone non vedenti, integra contenuti importanti per tutti:  "proponiamo ai vedenti di indossare una mascherina per coprire gli occhi e di ascoltare la descrizione dell'opera e una volta terminata li invitiamo a riconoscerla nella sala”. Un gioico che genera visioni interiori e ricordi indelebili.
Considera Fratta che “L’esperienza in un museo che sarà utile quando nella quotidianità, nella folla per strada, in metropolitana, si incrocia un non vedente. L'arte che diventa veicolo di conoscenza fra il mondo dei vedenti e quello dei non vedenti che è necessario si conoscano in maniera corretta, equilibrata, per una convivenza che sia fruttuosa per entrambi. Spesso i due mondi non dialogano perché non conoscono i rispettivi linguaggi. L'arte può aiutare in questo avvicinamento".
 
Il libro:
Fabrizio Serra, Franco Tartaglia, Silvio Venuti, Operatori museali e disabilità-come favorire una cultura dell’accoglienza, Carrocci Faber edizioni, 16 euro.
 
© Riproduzione riservata
 
 
[1] Il viaggio del Corriere nei musei della Torino accessibile
 
[2] Fra questi, l'UICI, Fondazione Fitzcarraldo, Torino, la Fondazione Paidei, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, la Fondazione Torino Musei - GAM Torino, Museo Nazionale del Cinema, Torino, Tactile Vision Onlus, Parco Arte Vivente