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Comunicare attraverso le culture e attraverso il tempo

  • Pubblicato il: 14/02/2016 - 13:32
Rubrica: 
OPINIONI E CONVERSAZIONI
Articolo a cura di: 
Alberto Garlandini

In uno scenario di crisi, sapremo garantire pace e tolleranza, o prevarranno le nefaste tendenze al nazionalismo e alla chiusura? E’ la sfida più importante del nostro tempo. Per vincerla occorrono nuove dinamiche culturali. Sulla responsabilità dei musei in tempo di cambiamenti globali, le riflessioni di Alberto Garlandini, Executive Council di ICOM e Presidente del Comitato Organizzatore di ICOM Milano 2016 

 
 
 
«Noi» non possiamo integrare «loro» se «noi» rimaniamo «noi»; «noi» ci dobbiamo allargare in modo da creare un nuovo spazio comune in cui «loro» possono essere accolti e diventare parte di un nuovo «noi»
B. Parekh, Rethinking Multiculturalism. Cultural Diversity and Political Theory [1]
 
 
 
 
La sfida del cambiamento
Il mondo sta cambiando rapidamente a causa di trend internazionali come la globalizzazione, la rivoluzione delle tecnologie, le migrazioni, il meticciato culturale, le comunicazioni transnazionali.
Questi trend sono resi più drammatici dalla crisi finanziaria iniziata nel 2008 e sono spesso visti solo come forze distruttrici della coesione delle comunità. In realtà essi offrono molte opportunità di crescita sociale e personale. La globalizzazione può produrre dialogo tra le culture, ma anche intolleranza e distruzione del patrimonio culturale e delle diversità.
Le politiche tradizionali appaiono incapaci di fronteggiare i nazionalismi, la xenofobia, i conflitti interreligiosi. La globalizzazione sta cambiando la vita di sempre più persone in tutto il mondo. Si muovono da un paese all’altro non solo capitali, merci e tecnologie, ma anche milioni di persone. Nel 2015, abbiamo avuto 237 milioni di migranti a causa di crisi economiche ed ambientali e di conflitti. Il loro numero è aumentato in particolare in Europa e in Nord America. Culture e visioni diverse si incontrano e talvolta si scontrano.
La globalizzazione e le migrazioni stanno cambiando in profondità la struttura sociale delle nostre comunità. Politiche di interculturalità diventano necessarie quando le comunità sono composte da persone con origine, cultura, lingua e religione diversi.
Sapremo garantire pace e tolleranza, o, al contrario, prevarranno le nefaste tendenze al nazionalismo e alla chiusura? E’ la sfida più importante del nostro tempo. Per vincerla occorrono nuove dinamiche culturali.
 
Cosa intendiamo quando parliamo di interculturalità? L’UNESCO ci fornisce la definizione: «L’Interculturalità» rimanda all’esistenza e all’interazione equa tra culture diverse nonché alla possibilità di produrre espressioni culturali condivise attraverso il dialogo e il rispetto reciproco.[2] Promuovere interculturalità vuol dire costruire società dove le persone sanno superare confini culturali obsoleti e si aprono a scambi con altre culture. Le comunità protagoniste del futuro saranno quelle inclusive e interculturali, dove l’interazione, la collaborazione e la diversità culturale sono vissute come un’occasione di arricchimento e non come una minaccia.
Che contributo possono dare i musei? I musei devono aiutare le comunità a riconoscere ed accettare sia le similarità sia le diversità culturali, valorizzarne i valori comuni e combattere la segregazione e la separazione. Nel mondo globalizzato molte identità tradizionali sono entrate in crisi. Una comunità inclusiva deve essere orgogliosa delle sue radici e identità storiche e, al contempo, deve accogliere le radici ed identità dei cittadini non autoctoni.
 
 
Le funzioni sociali dei musei
Essere «al servizio della società e del suo sviluppo», come dice il Codice etico per i musei di ICOM[3], significa che i musei del XXI secolo devono riconsiderare il proprio ruolo nelle comunità ed aumentare le attività sociali e interculturali. Non possono occuparsi solo della conservazione ed esposizione delle collezioni. Devono assumere nuove responsabilità nei confronti del patrimonio culturale e naturale, materiale e immateriale, che li circonda. I musei odierni si rivolgono a settori sociali mai coinvolti in passato. Utilizzano nuovi linguaggi e nuove forme di comunicazione. ICOM chiama questo impegno ad aprirsi alla società e alle sue nuove esigenze «la democratizzazione dei musei».
I musei creano interculturalità quando usano le collezioni per promuovere educazione, dialogo e comunicazione all’interno delle comunità e fra le comunità. I musei sviluppano educazione interculturale quando trasmettono ai cittadini le competenze e l’autonomia necessarie a relazionarsi con persone di diversa origine e cultura. Creare conoscenza e comunicare sono funzioni storiche dei musei. Con la rivoluzione tecnologica tali funzioni sono diventate più sfidanti.
 
 
Il cambiamento demografico in Italia
L’Italia è sempre stata un paese di emigranti. Persone di origine italiana vivono in un gran numero di paesi. Ma in pochissimi anni l’Italia è profondamente cambiata.
Il nostro paese è diventato una società di immigrazione. Da una parte, secondo i dati ISTAT, più di 4,5 milioni di Italiani vivono all’estero. Dall’altra parte, gli stranieri residenti legalmente in Italia sono più di 5 milioni, l’8,2 per cento della popolazione. L’immigrazione in Europa e in Italia è aumentata notevolmente negli ultimi tempi. Secondo i dati forniti dall’Agenzia Europea Frontex, i migranti che hanno attraversato i confini esterni dell’Unione Europea nei primi nove mesi del 2015 sono stati più di 710.000. Nel 2014 erano stati solo 282.000. Nello stesso periodo, i migranti arrivati in Italia sono stati 130.000.
Una prova del cambiamento sociale in atto in Italia è il fatto che i minori non comunitari che vivono in Italia sono ora più di un milione. In dieci anni i minori stranieri sono quadruplicati e per più del 60% sono nati in Italia. Nel 2025 ci saranno più due milioni di minori con genitori stranieri, destinati a diventare cittadini italiani al compimento dei diciotto anni.
E altri dati sono ancora più emblematici. Ogni giorno si celebrano settanta matrimoni tra cittadini italiani e cittadini stranieri; nel Nord Italia un matrimonio su quattro è «misto»; quasi il 20% dei minori che oggi vivono in Lombardia è figlio di coppie «miste».
Una nuova Italia sta crescendo e nuovi italiani chiedono ascolto e riconoscimento. Anche ad essi devono parlare i musei italiani.
 
 
Mettere in mostra la storia italiana di incontri tra le culture.
Sin dalla preistoria l’Italia ha visto migrazioni e incontri culturali e il nostro patrimonio archeologico ne offre molte testimonianze. Un bell’esempio è la mostra «Brixia. Roma e le genti del Po. III-I secolo A.C. Un incontro di culture»[4] che la Fondazione Brescia Musei ha inaugurato l’8 maggio 2015 e chiuso oggi 15 febbraio 2016. I 400 reperti archeologici esposti nel Museo di Santa Giulia raccontano la storia dell’Italia del Nord dal III al I secolo A.C., quando la Roma repubblicana entrò in contatto con i popoli che vivevano nella pianura padana e la conquistarono. Non si trattò solo di una conquista militare. I popoli che vivevano nella pianura padana (Galli, Veneti, Etruschi, Liguri, Umbri) sotto Giulio Cesare ottennero la piena cittadinanza romana e l’intera area divenne un crogiuolo di civiltà in cui le radici culturali dei popoli autoctoni si mescolarono con la cultura italica ed ellenistica dei Romani. Dopo scontri ed incontri, alleanze e rivolte, il risultato fu una integrazione di tale successo che, nel I secolo d. C. e poi durante tutto il periodo augusteo, la Gallia Cisalpina, con Brixia capitale, divenne una delle aree più ricche e vitali del Mediterraneo. La mostra documenta una fusione sociale e culturale di popoli diversi che seppe integrare il meglio di ciascuna civiltà e creò nuovi modelli di vita e nuove economie.
 
 
Le attività interculturali dei musei italiani
Il sito web Patrimonio e intercultura[5] è dedicato all’educazione al patrimonio culturale ed è testimone delle attività interculturali sviluppate da musei italiani in collaborazione con scuole, agenzie formative per adulti, biblioteche, archivi, amministrazioni e associazioni locali, istituti di ricerca e mediatori culturali. In un saggio che verrà pubblicato su Museum International, la rivista accademica di museologia di ICOM, ho descritto i progetti interculturali di cinque musei italiani, in città con una percentuale di residenti stranieri superiore alla media nazionale. I cinque progetti sono: «Choose the piece. Il museo civico come luogo di dialogo interculturale», del Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena[6]; «Il museo di Brera, un veicolo di dialogo interculturale»[7], della Galleria nazionale di Brera a Milano; «Educazione interculturale e comunicazione in museo»[8], del Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico «Luigi Pigorini» di Roma; «Punti di vista. Musei e interculturalità in provincia di Siena» della Fondazione Musei Senesi; Sharing Conservation[9] dei Musei Vaticani.
In contesti sociali e culturali diversi questi progetti condividono il medesimo obiettivo di promuovere la comprensione e il riconoscimento delle diversità culturali, incoraggiando contatti e scambi interculturali e creando partenariati stabili con le comunità e le scuole. Da un punto di vista educativo, essi promuovono approcci educativi basati sulla lettura, l’ascolto e lo scritto, ma anche sull’esperienza emozionale, sviluppando l’autostima dei partecipanti, il loro personale contributo, la loro esperienza. Da un punto di vista museologico, essi valorizzano il valore interculturale delle collezioni museali e dimostrano in concreto quanto sia errata l’opinione che i musei italiani non possano attrarre i nuovi cittadini perché le loro collezioni consistono principalmente in opere d’arte di soggetto religioso. Al contrario, le opere d’arte possono essere lette alla luce dell’interculturalità e dimostrare i fruttuosi risultati prodotti dalle reciproche influenze tra popoli, culture e religioni diverse.
 
 
La Raccomandazione dell’UNESCO sul ruolo dei musei
Le nuove funzioni sociali dei musei sono ben espresse nella Raccomandazione riguardante la protezione e la promozione dei musei e delle collezioni, della loro diversità e del loro ruolo[10], approvata il 17 novembre 2015 dalla XXXVIII sessione della Conferenza Generale dell’UNESCO. ICOM ha contribuito in modo determinante alla sua stesura ed approvazione. La Raccomandazione sui musei dell’UNESCO contribuirà ad aumentare la consapevolezza di governanti e legislatori e aiuterà ICOM nella sua campagna mondiale a favore dei musei e del patrimonio culturale.
 
 
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Alberto Garlandini è Executive Council di ICOM e Presidente del Comitato Organizzatore di ICOM Milano 2016
 
BOX
 

  • Stranieri che vivono in Italia, percentuale sulla popolazione totale

 
1981:  0,4 %
        2003:  2,5 %
        2014:  8,2%

  • Bambini con almeno un genitore straniero, percentuale sul totale delle nascite

 
1999:  6%
 
2012:  20%
 

  • Minori stranieri che vivono in Italia

 
2004:  0,41 milioni
 
2014:  1,08 millioni
 

  • Minori stranieri che frequentano le scuole italiane, percentuale sul totale della popolazione scolastica

 
2005:  4,2%
2014:  9%

  • Minori stranieri che frequentano la Scuola materna e primaria, percentuale sul totale dei bambini

 
2014: 10%

  • Minori stranieri nati in Italia che frequentano le scuole italiane nel 2014

80% del totale dei bambini stranieri che frequentano la scuola materna
60% del totale dei bambini stranieri che frequentano la scuola primaria
47% del totale dei bambini stranieri che frequentano le scuole italiane
 
 

 
 
 

[1] Parekh, Bhikhu C. (2000), Rethinking Multiculturalism. Cultural Diversity and Political Theory, Macmillan Press Ltd., UK 

[2] Articolo 4 Paragrafo 8 della Convenzione sulla Protezione e Promozione della Diversità delle Espressioni Culturali dell’UNESCO

[3] ICOM, l’International Council of Museums, è l’organizzazione mondiale dei musei e dei professionisti museali. Ha 35.000 soci presenti in 140 paesi ed è  composta da 117 Comitati nazionali, 30 Comitati internazionali, 5 Alleanze regionali e 18 Organizzazioni affiliate. Il Codice etico per i musei di ICOM è stato approvato l’8 luglio 2001 dalla XX Assemblea generale di Barcellona e l’8 ottobre 2004 è stato ulteriormente rivisto dalla XXI Conferenza generale di Seul.  Il testo vigente è pubblicato sul sito di ICOM  http://icom.museum/ethics.html. Nel 2009 è stata approvata la versione ufficiale in italiano, che è reperibile sul sito di ICOM Italia www.icom-italia.org

[4] Vedi il sito web della Fondazione Brescia Musei http://www.bresciamusei.com e il volume Brixia. Roma e le genti del Po. Un incontro di culture. III – I secolo a. C., 2015

[5] Vedi www.ismu.org/patrimonioeintercultura della Fondazione Ismu – Iniziative e studi sulla multietnicità; Silvia Mascheroni e Silvia Bodo sono i diettori di Patrimonio e intercultura.

[6] Vedi S. Bodo, K. Gibbs, M. Sani (eds.), Museums as places for intercultural dialogue: selected practices from Europe, 2009

[7] Il progetto è documentato in S. Bodo, E. Daffra, R. Giorgi, S. Mascheroni, A. Montalbetti, M. Sozzi, A Brera anch’io. Il museo come terreno di dialogo interculturale, 2007.

[8] Vedi il sito web del museo http://www.pigorini.beniculturali.it/.

[9] Vedi il sito web dei Musei Vaticani www.museivaticani.va/; I primi risultati di Sharing Conservation sono pubblicati in S. Pandozy (a cura di), earth. Several Approaches to the Conservation and Restoration of Art Made with Different Materials, 2014

[10] Vedi http://www.unesco.se/wp-content/uploads/2015/12/Recommendation-concerning-the-protection-and-promotion-of-museums-and-collections-their-diversity-and-their-role-in-society.pdf