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Che cos'è la mediterraneità?

  • Pubblicato il: 12/05/2017 - 21:06
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI PER LA CULTURA
Articolo a cura di: 
Gianmarco Murru

Il nostro sguardo continua a indugiare su Napoli. Proseguono le restituzioni del Giornale delle Fondazioni sulla vitalità culturale della città, vero laboratorio in questa stagione,  espressione della mediterraneità.Non un mare, ma un complesso di mari, mari ingombri di isole, tagliati da penisole, circondati da coste frastagliate, mari la cui vita si è mescolata alla terra”, diceva Fernand Braudel. La Fondazione Laboratorio Mediterraneo somiglia a questa definizione. Le attività si intersecano senza soluzione di continuità in una fitta rete di azioni incastonate tra loro. I risultati sono visibili nell'ultimo progetto, forse il più importante, ossia il Museo della paceMAMT. La sede è quella del prestigioso palazzo ottocentesco del Grand Hotel de Londres. “Il museo è il risultato di un’azione corale, durata oltre 15 anni, messa in atto dalla Fondazione al fine di assicurare a Napoli, alla Campania ed all’Italia un luogo capace di far “vivere” la pace e la mediterraneità: uno spazio attivo per far dialogare Ambiente, Archeologia, Architettura, Arte, Artigianato, Conflitti, Migrazioni, Musica, Religioni, Storia e Tradizioni  del Mediterraneo all’interno della società contemporanea”. Il museo accompagna il visitatore nella conoscenza di ogni paese, attraverso l'esperienza immersiva di video e audio di altissima qualità. Una parte è dedicata alla conoscenza diretta di reperti, opere d'arte e d'artigianato, oltre una pregevole collezione di libri antichi. Tutto il materiale è stato donato direttamente dai paesi con cui la Fondazione ha collaborato negli anni. Un'intera sala è dedicata a Pino Daniele, che ha donato il suo patrimonio professionale (attrezzature, chitarre, nastri di registrazione, cimeli e ricordi di una vita). Il visitatore potrà ripercorrere l'intera carriera del grande cantautore napoletano, italiano e mediterraneo.
 


 
Il Mediterraneo è da millenni crocevia di movimenti migratori, a partire dalle rotte commerciali create dai fenici, greci e romani, ricoprendo un'importanza fondamentale per la crescita culturale e civile di tutti i paesi che lo circondano. Negli ultimi vent'anni il mare nostrum è diventato protagonista di nuove rotte migratorie, in misura maggiore dall'Africa sub sahariana si muovono verso l'Europa continentale. Per ora il numero di migranti non raggiunge cifre straordinarie. E’ la contabilità dei morti ad essere insopportabile. Questo è solo il principio di un fenomeno che diventerà sempre più importante, tenendo conto della crescita demografica di paesi come la Nigeria (quasi 200 milioni di abitanti).
 
Il Mediterraneo oggi è anche uno spazio vitale, per l'economia e, in timida crescita, anche per la cultura. E’ stato definito autostrada del mare, un enorme area di scambio commerciale. Rappresenta meno dell'1% della superficie marittima della terra, ma questa piccola percentuale ha in realtà un'importanza straordinaria. Storicamente è il luogo che più di ogni altro ha permesso proficue e durature relazioni che hanno superato enormi barriere culturali e politiche. “Se, l'Europa ha avuto bisogno di millenni di guerre per unire i propri confini politici, nel Mediterraneo convivono da sempre” afferma [1] David Abulafia che parla anche di naturale spazio integrato, costruito attraverso millenni di confronti e scambi culturali. La definizione di “cultura autonoma[2]”, si deve all'antropologo John Davis, che riconosce nella cultura mediterranea un'entità indipendente, che resiste nelle sue caratteristiche peculiari se comparata ad altri sistemi culturali. Danilo Zolo ha indagato, insieme a Franco Cassano, una nuova prospettiva per arricchire un dibattito ancora aperto: “l'unità e la grandezza del Mediterraneo sta nella longevità del suo 'pluriverso' culturale che a rigore si è articolato non entro 'un mare', ma entro un 'complesso di mari[3]. Salvaguardare la complessità senza perdere di vista la possibilità di riconoscersi nella cultura madre.
 
La onlus Fondazione Mediterraneo si inserisce agilmente in questo contesto. Fondazione privata, senza scopo di lucro, nasce a Napoli nel 1994: centro ideale e geografico del Mediterraneo, ma in realtà l'idea parte da Mostar, negli anni della guerra dei Balcani, dalla volontà di Predrag Matvejevic, uno dei massimi intellettuali europei (docente, storico e scrittore), e l'architetto napoletano Michele Capasso, fondatore e Presidente della Fondazione. Matvejevic, che ricopre il ruolo di Presidente del Comitato scientifico internazionale, vuole creare un laboratorio permanente dedicato alla ricerca della pace nella culla della cultura occidentale. Sono anni di grandi cambiamenti nella geopolitica europea e mediterranea. La fondazione nasce un anno prima del Processo di Barcellona, fulcro delle politiche europee nel Mediterraneo.
 
Il progetto di una politica euromediterranea
Il partenariato euromediterraneo nasce durante la Conferenza Euromediterranea di Barcellona nel novembre 1995 è una soglia di cambiamento. Lo stesso anno, 15 ministri degli Esteri dell'Unione Europea e 12 partner del Programma Meda firmano la Dichiarazione di Barcellona, un accordo politicamente molto importante e adeguatamente finanziato. Si incontrarono paesi come Turchia, Siria, Territori di Gaza e della Cisgiordania e Stato di Israele, solo per citarne alcuni.  In questo momento storico sembravano accorciarsi le distanze tra le due sponde. “La nuova impostazione è desumibile già dalla terminologia usata: non si tratta più di paesi in via di sviluppo, o di paesi terzi mediterranei, bensì di paesi partner, (..) in ambito multiculturale, nel rispetto delle caratteristiche, dei valori e delle specificità di ogni paese, riconoscendo pari dignità ai partners e soprattutto mettendo in luce i reali squilibri tra le due rive del Mediterraneo”.[4]
 
La Fondazione Mediterraneo riconosce fin da subito l'importanza dell'accordo, è interessata alla creazione di una fitta rete di accordi in diversi settori: la cooperazione con università, associazioni professionali, organismi non governativi; il riconoscimento reciproco del patrimonio culturale; lo sviluppo del dialogo; la creazione di una zona di pace e stabilità.
Le attività della Fondazione si ritrovano fin dalla stesura dello statuto, dove cerca di non precludersi nessun campo d'azione. Il consiglio direttivo della Fondazione è composto dal Presidente, Michele Capasso, e da 5 a 9 membri, nominati dal Presidente. La Fondazione si articola in un Consiglio Scientifico, presenti tra gli altri: Lucio Caracciolo (Italia); Pat Cox (Irlanda); Shirin Ebadi (Iran); Nasser El Ansary (Egitto); Said Essaid (Palestina); Nullo Minissi (Italia); Carmine Nardone (Italia); Ignacio Ramonet (Spagna); e un Comitato Internazionale, composto da personalità che appoggiano le finalità della Fondazione, tra i quali: Luigi Ambrosi (Italia); Caterina Arcidiacono (Italia); Juan Arias (Spagna); Mohammed Arkoun (Francia); Eugenio Bennato (Italia); Fethi Benslama (Tunisia); Gerardo Bianco (Italia); Remo Bodei (Italia)
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La Fondazione possiede un patrimonio, versato interamente dai fondatori (circa € 140,000), gestito attraverso quote di fondi comuni di investimento (OICVM), i cui ricavi vengono reinvestiti nella realizzazione dei progetti. Altre risorse provengono da donazioni private o pubbliche, e larga parte da progetti di cooperazione internazionale (la Fondazione è capofila della rete italiana Anna Lindh), nazionale e soprattutto regionale. La Regione Campania ha finanziato la creazione del Museo Mamt, sostenendo le spese di ristrutturazione dello stabile (di proprietà della stessa Regione Campania).
 
Il filo conduttore di tutte le attività è la ricerca della pace, lo strumento è il riconoscimento del Grande Mediterraneo: entità storica e strategica basata sull’interdipendenza tra i Paesi Europei, del Medio Oriente, del Golfo e del Mar Nero.
Durante quasi 25 anni di attività, nascono diversi organismi: La Maison de la Méditerranée (MdM), successivamente la La Maison de la Paix. Progetti su temi specifici: Accademiamed, Euromedcity, Isolamed. E ancora il Premio Mediterraneo, l'idea del Totem della Pace da diffondere ovunque. La Fondazione coinvolge attraverso varie iniziative il territorio regionale, come l'Osservatorio sulle Mafie. Lavora in stretto contatto con gli enti pubblici e privati della Campania, con una particolare attenzione ai giovani e alle donne. Negli ultimi anni molti progetti culturali sono dedicati al fenomeno delle migrazioni, come il Progetto Lampedusa. Finanziato dalla Rete italiana Fondazione Anna Lindh che ha coinvolto circa settanta associati in Italia, e associazioni dalla Tunisia e Albania.
 
Tutti questi organismi hanno prodotto più di 3000 progetti in 42 paesi, coinvolto ogni settore della società. Un lavoro enorme che ha coinvolto politici, artisti, intellettuali, imprenditori, rappresentanti del clero e società civile per guardare alle complessità di uno scenario in evoluzione, gravido di conseguenze socio-economiche per tutto il continente, per tutto il mondo. 
 
 
Sitografia
Fondazione Mediterraneo http://www.fondazionemediterraneo.org/
Mamt – la storia; percorsi emozionali
RAI Storia
La conferenza di Barcellona
Il Sud del Mediterraneo è la grande sconfitta dell’Unione europea
L’Unione per il Mediterraneo tra crescita e diseguaglianze
 
Bibliografia
Danilo Zolo e Franco Cassano, L'alternativa mediterranea, Feltrinelli, 2007
Franco Cassano, Pensiero meridiano, Laterza, 1996
David Abulafia, Il Grande Mare. Storia del Mediterraneo, Collezione Le Scie, Milano, Mondadori, 2013
 
 
Il Giornale delle Fondazioni e Napoli
MADE IN CLOISTER: SAPIENZA ARTIGIANALE, ARTE E DESIGN SI INCONTRANO A NAPOLI
C’È TANTO XXI SECOLO IN CAMPANIA. “NE VEDREMO DELLE BELLE”
UN ARCHIVIO DI STORIE E MEMORIE NEL CUORE DI NAPOLI
FONDAZIONE MORRA GRECO: UN CASO DI RAPPORTO PUBBLICO-PRIVATO NATO DALLA PASSIONE DI UN COLLEZIONISTA
NOTTURNO, COMPOSIZIONE PER “RESTARE UMANI” NELL'INCERTEZZA DELLA CONTEMPORANEITÀ
FONDAZIONE SAN GENNARO E RIONE SANITÀ: QUANDO IL CAMBIAMENTO È REALTÀ
 
[1]                David Abulafia, docente di Storia del Mediterraneo presso l'Università di Cambridge, RAI Storia
[2]          John Davis Antropologia delle società mediterranee. Un'analisi comparata, Trauben Editore, 1997
[3]          Danilo Zolo e Franco Cassano, L'alternativa mediterranea, Feltrinelli, 2007
[4]   Valentina M. Donini, in Jura Gentium