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Bill Viola nella galleria del Vasari

  • Pubblicato il: 29/11/2013 - 18:49
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Articolo a cura di: 
Stefania Crobe

Firenze. Ambizione sicuramente di molti artisti contemporanei, non a tutti è concesso di confrontarsi «peer to peer» con le arti e i maestri del passato. E di sicuro a pochi di entrare in contatto con «i più eccellenti pittori, scultori, architetti» della Firenze medicea.
Onori e oneri che spettano ora al videoartista Bill Viola (1951), newyorkese di nascita e californiano d'adozione, che incrementa il patrimonio della Galleria dei «ritratti» del Vasari con l’opera «Self Portrait, Submerged, 2013». Dal 17 al 22 dicembre l'autoritratto di Viola sarà ospitato nella Galleria degli Uffizi, nella ex chiesa di San Pier Scheraggio. Appartenente alla serie dei «Water Portraits», l’opera è stata donata agli Amici degli Uffizi, la storica associazione di supporter del museo che, nei festeggiamenti per i suoi venti anni, prosegue la politica di apertura verso il presente, avviata con la donazione del trittico «Fuoriquadro (Autoritratto) di Giulio Paolini.

Nata da un gruppo di cittadini nel luglio del 1993 per aiutare la rinascita degli Uffizi colpiti dall’attentato dei Georgofili del 27 maggio dello stesso anno con la perdita di alcune opere, l’associazione degli Amici è oggi una delle principali, con circa 8mila iscritti, a fianco di un museo.  «Sin dalla loro costituzione, vent'anni fa, gli Amici degli Uffizi, sottolinea il presidente Maria Vittoria Rimbotti, hanno avuto un'attenzione particolare alle espressioni dell'arte contemporanea. In perfetta armonia con quanto fecero i Medici nel ’500, creare una raccolta privilegiando le opere del loro tempo non dei secoli passati, noi abbiamo trovato naturale arricchire negli anni la superba collezione degli Uffizi con i lavori dei protagonisti dell'arte contemporanea mondiale di cui Bill Viola è l'esempio più recente».

Nel video «Self Portrait, Submerged 2013» uno schermo al plasma verticale mostra l’artista stesso immerso completamente nell’acqua, tra gli elementi d’indagine prediletti da Viola.
In uno stato di catarsi, tra stasi e movimento, inerzia e metamorfosi, fine e inizio, con un uso sempre sapiente della tecnica e uno sguardo al passato, la pace e la consapevolezza di sé evocate dall’immagine dai colori preraffaelliti preannuncia la rinascita.
Il «Cristo morto» del Mantegna è lontano, in quel di Brera, ma il Bronzino, Giovanni Bellini e il fiammingo Rogier van der Weyden sono lì, a due passi.