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Autofinanziare i musei con una gestione efficace

  • Pubblicato il: 31/01/2014 - 22:06
Autore/i: 
Rubrica: 
SPECIALI
Articolo a cura di: 
Stefania Crobe

Genova. Con un fatturato consolidato che, in soli cinque anni, è passato da 18 (nel 2008) a 24 milioni di euro (nel 2012), con la gestione autonoma di 11 sedi museali cittadine e la sua capacità di autofinanziamento attraverso i ricavi generati dalla vendita dei servizi al pubblico, le sinergie con altri soggetti e operatori pubblici e privati, e con la gestione del fondo di dotazione iniziale, la Fondazione Musei Civici di Venezia, nata nel 2008, rappresenta un modello nel panorama delle fondazioni di partecipazione per la gestione museale che, con grande lungimiranza, guarda ai nuovi mercati.

«La nostra fondazione è un soggetto operativo gestionale di diritto privato, a socio unico, il Comune di Venezia che ne è fondatore spiegaMattia Agnetti, Segretario Organizzativodell’Ente per gestire un patrimonio tutto pubblico e in cui il coinvolgimento dei privati avviene su partenariati ad hoc, dalle sponsorizzazioni tecniche e istituzionali alle co-produzioni di progetti culturali, al recupero di nuovi spazi espositivi. Un sistema multyunit, in cui i servizi centrali operano a supporto della rete di Musei e delle loro specificità, che ha dimostrato che esiste un equilibrio tra la necessità di una programmazione e gestione di natura aziendale a regia centrale e l’autonomia dei singoli musei. Una messa in comune dei servizi e dei processi ha certamente favorito economie di scala. L’attenzione per la gestione ed il contenimento dei costi si è accompagnata da un lato con un’intensa attività di promozione commerciale e di comunicazione e dall’altro con una programmazione scientifico-culturale sempre più rilevante, secondo una strategia di internazionalizzazione che valorizza le collezioni tramite scambi e co-produzioni con le principali istituzioni e musei del mondo».
Strategie aziendali con finalità di interesse pubblico, dove la qualità è conditio sine qua non.
«Di impatto sono la raccolta fondi, la partecipazione a bandi regionali, nazionali o comunitari e le sponsorship per le quali abbiamo costituito un ‘Servizio Comunicazione e Business Development’ secondo una logica aziendale, attività favorite da una programmazione culturale/scientifica e di mostre temporanee pianificate con largo anticipo. Inoltre coinvolgiamo il pubblico di visitatori, sulla falsariga del mondo anglosassone, con urne per la raccolta fondi per restauro di progetti specifici», il tutto seguendo un approccio di attenzione al cliente, prioritario, che si accompagna all’ottimizzazione dei costi.
«La Fondazione ha fatto un grande investimento sui depositi con il progetto VEGA Stock, uno storage tecnologicamente avanzato per le opere delle collezioni con annesso laboratorio di restauro, nel parco Scientifico e Tecnologico a Marghera: quattro grandi strutture di circa 2mila mq che ospitano opere di Ca' Pesaro, di Palazzo Mocenigo e parte del Correr». Un’operazione fondamentale in termini di recupero di spazi, ma soprattutto in termini di maggiore tutela delle opere.
E mentre le sponsorizzazioni tradizionali sono in via di diminuzione, la Fondazione punta sulle partnership tecniche.«Nel 2012 abbiamo siglato un accordo di co-branding in scambio merci con Philips Italia, per la fornitura di impianti illuminotecnici a LED di ultima generazione, che ha generato rilevanti risparmi energetici e di manutenzione degli impianti, ma soprattutto la valorizzazione delle opere grazie ad un’illuminazione di altissima qualità. Interveniamo quindi sui costi di gestione del sistema museale, dialogando con esperti nel settore, che ci aiutano con un contributo di mezzi o di progettualità, con un riflesso positivo sul bilancio». Non si trovano più sostenitori su gestioni «poco attente ed accurate».
Altra partnership importante quella con Louis Vuitton, che ha recentemente aperto uno store a Venezia con un Espace Culturel - con loro Muve organizza mostrelegate al contemporaneo e in cambio il marchio francese finanzia un programma di restauro biennale di opere - ma anche con un pool internazionale di finanziatori che comprende i comitati internazionali per la salvaguardia di Venezia, tra cui il Comité Francais pour la Sauvegarde de Venise. Con laveneziana Mavive SpA, è statavarata una progettualità comune, la realizzazione della nuova «sezione del profumo», in Palazzo Mocenigo, il Museo del tessuto.
Con Venice International Foundation inveceè stato recentemente costituito un soggetto di diritto statunitense per sviluppare e ampliare programmi di fundraising negli USA, interlocutore di primo piano per progetti consolidati con le più importanti istituzioni museali internazionali. Tra le ultime collaborazioni quella con il PMA - Philadelphia Museum of Art che porterà da febbraio 2014 la mostra «Léger and the Modern City», una co-produzione a tutti gli effetti, una diretta partecipazione ai progetti scientifici, dall’idea alla realizzazione. «Sono le parole chiave dettate dalla direttrice Gabriella Belli alla struttura museale e ai conservatori», aggiunge Agnetti.
Una lucida progettualità di lungo termine, presupposto per l’autofinanziamento, sul quale lavora uno staff per la strategia di raccolta fondi ed il contenimento accurato dei costi. «L’investimento sul capitale umano è centrale». Nella politica di recruitment, privilegia un mix tra esperienza, potenzialità di crescita e professionalità che vengono dal mondo del privato, mostra un’apertura all’investimento sui giovani. «La Fondazione ha un organico di 80 dipendenti, di cui oltre la metà assunti dopo il 2008. Gli ex dipendenti comunali, che optarono per il passaggio ad un nuovo contratto, sono stati fondamentali per la nascita e il decollo dell’Ente così come lo sono oggi per l’esperienza che apportano e le conoscenze che trasmettono ».
Un modello vincente, accreditato da numerosi riconoscimenti, tra cui il premio «Best practice patrimoni pubblici 2011» durante il Forum delle PA. «Nel 2012, abbiamo avuto circa 2,1mila visitatori alle collezioni permanenti che salgono a più di 2,3mila con il pubblico delle mostre temporanee. Palazzo Ducale rappresenta circa il 60% del totale, ma le diverse sedi stanno crescendo anche sulla spinta delle mostre. Stiamo lavorando per farle crescere tutte sia in termini di visitatori che di sostenibilità economica. Il Museo del Vetro di Murano ad esempio è diventato la terza sede, che insieme a Palazzo Ducale e al Museo Correr, potenzialmente può navigare autonomamente e auto sostenersi. È comunque un equilibrio delicato che non permette certamente di rilassarsi. In questo tutta la struttura e tutto il personale della Fondazione ha capito l’importanza di combinare attività di studio, ricerca e tutela con la promozione e attenzione al visitatore».
Una fondazione privata, ma che viene dal Pubblico e che con il pubblico si relaziona.

www.visitmuve.it

Dal XIII Rapporto Annuale Fondazioni, in Il Giornale dell'Arte, 338, gennaio 2014